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WEB hosting, sei miti da sfatare in fretta

Non credere a tutto ciò che leggi! Eccoti alcune delle leggende urbane più difficili da smentire (e più diffuse), che meritino una minima discussione.

  1. hosting illimitato è la soluzione migliore in assoluto. Molte offerte di provider di hosting sono presentate come “illimitate” come banda o spazio su disco. Sono da sempre contrario a questa forma di marketing, e purtroppo devo riconoscere che moltissimi hosting (anche qualitativamente molto validi) non fanno altro che strombazzare questo tipo di caratteristiche. La verità  è che lo spazio illimitato si riesce ad ottenere mediante virtualizzazione e overselling, e che raramente un webmaster ha bisogno di quantità  realmente “infinita” di spazio e banda da cui l’illusione in questione. Di fatto molti webmaster senza avere spazio e banda illimitati si sentono quasi limitati, ma secondo me in molti casi anche soluzioni di hosting con limiti in tal senso vanno bene, a patto che la stima sul traffico sia stata realistica.
  2. Bisogna scansare le soluzioni low-cost. Questo è un altro pessimo luogo comune dettato dallo snobismo di alcuni webmaster: va bene che ci sono hosting davvero ai limiti della decenza, ma in genere le soluzioni di hosting a costo minimo non andrebbero evitate a priori. Dipende, molto semplicemente, dall’importanza dei vostri dati e da quanto ci teniate al vostro sito, quante volte dobbiate aggiornarlo al mese e via dicendo.
  3. Perchè non fare hosting direttamente da casa propria, o in housing? àˆ evidente che i prezzi dei computer server che acquistiamo nei negozi sono decisamente diminuiti negli anni, tanto che è possibile acquistarne uno per uso “domestico” o aziendale anche a qualche centinaio di euro. Al tempo stesso i servizi di hosting dedicato, anche solo unmanaged, sono ancora costosissimi e fanno preferire, nella maggioranza dei casi, la sostituzione con servizi  VPS o semi-dedicati. La cosa non è certo casuale, e potrebbe comunque far venire in mente a qualcuno di farsi l’hosting direttamente in casa, in modo da ridurre o eliminare questi problemi; le cose non sono cosଠsemplici per almeno due ragioni. La prima è legata ai problemi di connettività  che un hosting in housing richiederebbe, e le connessioni ADSL che abbiamo in Italia, pur essendo mediamente performanti, risultano essere inadeguate per servizi e portali web di grosso spessore. In secondo luogo direi che una soluzione in housing richiede, in molti casi, la capacità  di disporre di un sistemista che possa configurare il sistema: anche un semplice sistema Apache / MySql / PHP può risultare ostico da configurare in ambiente VPS o dedicato, dato che (usando ad es. Linux) dovrete configurare il tutto da console di comando. Senza contare la configurazione di rete che porta via parecchio tempo, senza la quale il vostro servizio web sarà  poco responsivo o non funzionerà  affatto (firewall, configurazione porte ecc.)
  4. Tutti gli hosting provider “seri” possiedono soluzioni in housing. Nulla di più falso: in molti casi i vari Bluehost, SupportHost ecc. possiedono servizi esternalizzati e si limitano a gestirli (chi bene, chi male), tanto che alcuni hosting italiani hanno sia i server in loco che in Inghilterra o negli Stati Uniti. Il fatto che un provider faccia reselling o venda servizi di proprietà  non è, in generale, un vero e proprio fattore di qualità .
  5. Le soluzioni italiane di hosting funzionano meglio di quelle oltreoceano. Questo è un luogo comune che deriva, in parte, dalla voglia dei grossi blog e forum italiani di sponsorizzare a priori le soluzioni hosting italiane. Detto con simpatia e senza astio, credo che sarebbe ora di farla finita: se andiamo ad analizzare la questione dal punto di vista tecnologico, in effetti, una connessione client-server segue un algoritmo di routing dei pacchetti che è tutt’altro che lineare. Quindi se i due punti di comunicazione sono vicini non è detto che il percorso per raggiungerli lo sia, e viceversa, tanto che per rendersene conto basta tracciare i ping mediante traceroute.  Ipotizzare quindi che un server negli Stati Uniti sia “lento” per il pubblico italiano significa ignorare il fatto che Blogger e Facebook (non esattamente gli ultimi arrivati) sono localizzati lଠda anni, e mai nessuno sembra essersi mai posto il problema. La scelta dell’hosting, come sostengo da diverso tempo, è legata più che altro al tipo di assistenza e di servizi che vengono da essa erogati, e che di fatto raramente in Italia trovo soddisfacente dal punto di vista tecnico (con le dovuteeccezioni). Ma questo, ripeto, non c’entra con l’assunto un po’ semplicistico (ed errato) che i server vicini geograficamente funzionino sempre meglio di quelli lontani.
  6. Sugli hosting condivisi/in overselling c’è il problema del “cattivo vicinato”. Questa assomiglia molto ad una leggenda metropolitana che si basa sull’assunto (niente affatto scontato) che un server dedicato sia una risorsa per siti “buoni” mentre la “marmaglia” risieda esclusivamente sugli hosting condivisi. Se è vero che molti hosting dedicati ospitano siti di qualità , non è vero il contrario ed è anche da considera che non si può ridurre tutto a questo, perchè altrimenti non ci vorrebbero oltre 200 fattori e migliaia di update all’anno per migliorare i risultati delle ricerche. Se per “cattivo vicinato” si intende un sito porno o di gioco d’azzardo sul vostro stesso IP, appare ingenuo pensare che Google non prenda contromisure per non “giudicare male” siti soltanto perchè non possono permettersi di stare di un dedicato. Questo incubo è bene che finisca, preoccupiamoci della sicurezza e qualità  dei nostri siti senza farci distrarre da altri fattori. Al tempo stesso, è diffusa in certi forum l’idea che il cattivo vicinato in termini di hosting virtuale condiviso sia quello che influenza il trustrank, che invece si basa su ben altri concetti. Un caos di chiacchiere inutili che confonde i principianti (e non solo loro), e li fa lavorare sui problemi sbagliati, invece di pensare al “cosa” che resta fondamentale. Matt Cutts ha anche smentito ufficialmente questa voce: http://youtu.be/AsSwqo16C8s

Immagine tratta da ocf.berkeley.edu

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