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Un servizio di hosting può influire sul posizionamento di un sito sui motori di ricerca?

A volte ci si chiede se cambiando hosting di un sito ci si possa posizionare meglio, e sono tanti i servizi che arrivano a “vantare” un potenziale vantaggio del genere per il cliente. In genere, purtroppo, non c’entra nulla: se è vero che la velocità  è un fattore di posizionamento, è altresଠvero che ogni sito faccia storia a sè e che quindi, in definitiva, un hosting non possa quasi mai influire seriamente sul ranking di un sito.

I cinque principali criteri per trovare un provider di hosting che sia all’altezza delle nostre aspettative e che si comporti correttamente dal punto di vista dei motori di ricerca.

1) Uptime. Mi sembra che questo parametro, con tutte le riserve del caso, sia stato fin troppo sopravvalutato in questi anni: chiunque è in grado di scrivere 99.9% di uptime, rari sono i casi in cui ciò succede, la realtà  spesso è ben diversa. Certo, se inavvertitamente lo spider di un motore dovesse passare sul sito proprio nel periodo di downtime potrebbe essere un problema solo temporaneo (ritardo nell’indicizzazione), per quanto se ciò capitasse con un visitatore (qualunque sia il referrer) potrebbe non visitare mai più il nostro portale.

Di fatto, comunque, se il sito non è installato su un server sufficentemente stabile il problema potrebbe riguardare principalmente l’indicizzazione (e, in certi casi ben circoscritti, anche un eventuale ri-posizionamento).

Per monitorare gli uptime ho abilitato, un po’ di anni fa, un piccolo servizio di monitoraggio che ha avuto un interesse, finora, circoscritto quasi esclusivamente ai mantainer dei servizi, che in certi casi mi hanno addirittura richiesto di “ritoccare” tacitamente le percentuali di uptime (cosa che ovviamente non ho accettato di fare): specifico che mi è sempre interessato mantenere il servizio realistico anche se, in molti casi, se trovate percentuali inferiori al 90% su quel sito è quasi sempre perchè l’IP del provider è cambiato ed il software continua erroneamente a “pingare” un indirizzo vecchio. Sto giusto in questi giorni sistemando un po’ le cose per quanto riguarda questi errori di misura, per quanto ribadisca che l’uptime non è la priorità  da considerare nella scelta dell’hosting.

2) Localizzazione geografica. Anche qui i lugohi comuni si sprecano: molti ritengono che la vicinanza geografica possa influenzare le prestazioni di un sito, per cui i server italiani lavorano meglio di quelli USA.

Basterebbe dare uno sguardo alle posizioni geografiche di molti celebri siti, che sicuramente non hanno problemi di visite, per capire come non vi sia nulla di più ingannevole (anche se, bisogna dire, piuttosto intuitivo) che stabilre una correlazione tra gli aspetti “vicinanza geografica” e “prestazioni dell’hosting”, e decidere che si tratti del criterio definitivo per l’acquisto. Le localizzazioni che ho riportato nel seguito del post possono non essere precise, ma rendono l’idea di come internet sia una rete globale distribuita su scala mondiale: se proprio si volessero fare discorsi sui server necessariamente in Italia, di fatto, sarebbe opportuno farlo quantomeno con i dati di provenienza dei visitatori alla mano. Ovviamente le architetture in questione sono quasi sempre dedicati o cloud, per cui è questo, e non la vicinanza, a fare la reale differenza (fonte).

Schermata 2013-06-07 alle 13.17.22 Schermata 2013-06-07 alle 13.14.24 Schermata 2013-06-07 alle 13.14.413) Assistenza tecnico-commerciale. Diverso è il discorso per chi non fosse pratico con l’inglese, o comunque non si “fida” a lasciare i propri dati in pasto ad un server dell’altra parte del mondo: in realtà  le “barriere linguistiche” sono un problema di cui ho discusso in passato su questo blog e che, contrariamente al resto, non andrebbe sottovalutato. Se effettuate l’analisi del caso peggiore, di fatto (ad es. il vostro sito diventa irraggiungibile), è bene fare i conti con la qualità  e la lingua dell’assistenza, e anche con la loro disponibilità  fin da subito (possibilmente in fase di pre-acquisto). Se non sapete parlare in inglese quantomeno scritto, è praticamente deleterio rivolgersi ad un hosting estero, per quanto sembri allettante, ed è quasi sempre meglio ripiegare su uno italiano.

4) Assegnazione IP. I server dedicati (e quelli di alto livello in genere) tendono ad assegnare un IP statico ed unico al sito in questione, quelli condivisi invece ne usano solo uno e lo virtualizzano. C’è da specificare che i siti grossi necessitano spesso di investire denaro su infrastrutture dedicate o cloud, e questo li rende ovviamente “importanti” anche per Google: tuttavia pensare ad una persona che crede di fare una giusta mossa in ambito SEO comprandosi un dedicato (magari per un sito con 70 visite al mese) mi sembra piuttosto fuori luogo. Non credo sia per nulla corretto, in pratica, anche se può essere intrigante (tecnologicamente parlando) incentrare strategie serie di Search Engine Optimization sugli IP che saranno assegnati al nostro network di siti, sull’appartenenza a blacklist eventuali e via discorrendo. Stesso discorso vale, a mio avviso, per la permanenza di siti web di qualità  su hosting che ospitano webspam (i cosiddetti “cattivi vicini”): Google credo possa fare le opportune distinzioni e comunque, per quanto non si tratti di una mentalità  non del tutto scorretta, è molto più importante fare caso alle rete di link in ingresso e soprattutto alla qualità  (ora e sempre…) di quello che si offre. Il punto di questo approccio è che devia l’attenzione dal problema reale: cosa offre il tuo sito che gli altri non hanno? Se poi ovviamente escono fuori del problemi SEO possiamo interrogarci anche sulla qualità  dell’hosting, sul fatto che siamo stati spammati e via dicendo: ma mai fare “scaricabarile” sull’hosting quando le cose vanno male, perchè finisce quasi sempre per deviarci dalla realtà .

5) Credibilità  del provider. Molti sono i fattori, infine, che contribuiscono all’erogazione di un servizio di hosting adeguato: tra questi lo stato dei server (nel link ho riportato quello del provider Netsons), una SLA ben in vista per i servizi di firewall o antivirus (Keliweb), la garanzia che non si tratti di un hosting gratuito che, in certi casi per scelta di policy, non permette la scansione dei motori di ricerca per risparmiare banda. Nella pratica, almeno personalmente, quando cerco un hosting mi baso essenzialmente sulla qualità  dell’assistenza e sulla disponibilità  di banda e spazio su disco, oltre che ovvia presenza di servizi essenziali.

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