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Snappening: bufala o verità ? Tutto quello che c’è da sapere

Storia del grande furto di foto dall’app SnapChat.

Da giorno 10 ottobre 2014 non si fa che parlare di un nuovo fenomeno diffuso in rete: lo snappening, nome scelto accuratamente per assonanza con il notissimo fappening, racconta di un furto di fotografie pedopornografiche di dimensioni colossali.

Tutto nasce secondo BusinessInsider dall’app per Android denominata Snapchat, che permette di (almeno secondo le dichiarazioni dei suoi creatori) di condividere foto e video che scompirebbero in automatico, senza lasciare traccia, dopo pochi secondi. Rivolta ad un target di teenager, ed adatta a condividere rapidamente video in chat, il servizio si presenta con modalità  che lasciano in effetti parecchi dubbi sulla realtà  delle cose: come è possibile una cosa del genere? Chi garantisce?

Il rischio di un furto è concreto, in breve, ed i leak con foto pedopornografiche stanno circolando in rete molto velocemente: sembra quindi che siano state davvero sottratte al servizio in questione (Washington Post ne parla approfonditamente). Chiunque capisca un minimo come funziona l’informatica in rete dovrebbe essere abbastanza sveglio da capire che c’è qualcosa che non va, eppure… SnapChat ha subito dichiarato un furto di dati dal proprio account Twitter, ammettendo che l’app illecita effettua operazioni non ammesse dai Termini di Servizio (sic, come se questa fosse una scusa valida per applicare politiche facilone o mentula canis sulla sicurezza digitale).

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In molti casi del resto, SnapChat viene usata per convidere anche selfie spinti, per cui si parla di centinaia di migliaia (secondo BusinessInsider) di fotografie intime sottratte e pubblicate in rete, probabilmente a blocchi consecutivi, nel solito flusso di update, cancellazione e re-upload praticamente impossibile da controllare. L’app incriminata – un .apk non ufficiale per Android, che si scarica direttamente dal sito ufficiale di SnapSave – violerebbe i termini di servizio di SnapChat proprio perchè permette all’utente di salvare foto e video che, diversamente, andrebbero perduti o cancellati per sempre. C’è l’imbarazzo della scelta: un servizio che promette una cosa che è impossibile da verificare versus uno non ufficiale che permette dichiaratamente di violare questa condizione (senza neanche essere root, peraltro).

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C’è un fatto importante da osservare: l’idea stessa di fidarsi di un servizio che promette che i tuoi dati saranno cancellati in automatico (quando, in realtà , basta un’operazione di sniffing o di copia dei dati in background per effettuare delle copie non autorizzate di qualsiasi foto o video) è scellerata di per sè, oltre che indice di un discreto tasso di analfabetismo informatico. Il semplice assunto che qualsiasi dato finisca in rete può considerarsi automaticamente di pubblico dominio, del resto, dovrebbe essere sufficente ad allarmare qualsiasi utente, specie se con poca esperienza nel settore.

SnapSave dice che il rischio è dimensionato, tutto sommato, nonostante affermi l’entità  del furto (“We can confirm that Snapchat’s servers were never breached and were not the source of these leaks.“), idem fa Snapchat (che in fondo ha la parte di colpa relativamente inferiore), e un po’ tutti dovremmo avere un occhio in più per la nostra privacy, prima di affidarla a servizi privati di cui non sappiamo davvero niente.

Photo by zodman

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