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Chiamate di Skype intercettate, lo dice NSA

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Se usate internet per comunicare, una vostra principale preoccupazione dovrebbe essere la privacy, e la garanzia che una conversazione privata non venga spiata da nessun altro. Eppure la natura di internet si presta facilmente ad intercettazioni (che spesso solo soltanto potenziali), ma che non dovremmo sottovalutare in nessun caso.

Per risolvere problemi del genere la crittografia offre, almeno sulla carta, delle soluzioni che pero’ richiedono anzitutto la consapevolezza dell’utente (difficile da trasmettere, a volte) e, in molti casi, una buona capacità  nel configurare i servizi che utilizzato. Sui sofware di Instant Messaging (Skype, Whatsapp, e via dicendo) il problema è sentitissimo, visto che nella conversazione tra due persone un terzo potrebbe spiare quanto viene detto o scritto, e soprattutto non c’è garanzia che quanto viene scritto non sia indebitamente loggato, ovvero registrato, dal server che gestisce il servizio di comunicazione. Quella che dovrebbe essere una garanzia di sicurezza per la riservatezza dell’utente e dei suoi dati da occhi indiscreti, di fatto, arriva ad essere considerata “una minaccia” dall’NSA, per varie attività  di spionaggio e digital-network intelligence.

Secondo l’articolo Inside the NSA’s War on Internet Security alcune rivelazioni di Snowden (l’informatico americano, ex tecnico della CIA, che ha svelato vari dettagli su alcuni programmi di sorveglianza di massa, molti dei quali relativi a comunicazioni via internet o telefono) darebbero delle indicazioni sul fatto che parte del software di crittografia non manterrebbe le promesse. Skype, nato come progetto open ed acquisito dalla Microsoft nel 2011, è considerato un software di comunicazione sicura: esso sfruttava, almeno all’inizio, il protocollo P2P (Peer To Peer) per consentire la comunicazione testuale, audio e video tra utenti registrati, rintracciabili mediante nickname.

Una raccolta di chiamate Skype sarebbe stata archiviata nel 2011 (“Sustained Skype collection began in Feb 2011“, secondo il leak in questione), e per quanto Microsoft affermi il contrario (“We will not provide governments with direct or unfettered access to customer data or encryption keys“) resta il dubbio sul fatto che esistano dei dati di chiamate Skype intercettati e disponibili come fonti di dati per l’agenzia americana. Non ci sono informazioni precise su quanti e quali account fossero spiati, ma è un dato di fatto che anche solo pensare a questa possibilità  è preoccupante.

Fonte: Der Spiegel

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