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OpenShift

Il cloud sembra essere una delle nuove tendenze in ambito hosting, e la sua importanza lo porta a non dover essere sottovalutato dalle aziende più moderne: nonostante qualche incomprensione di fondo (e la sicurezza e privacy non sempre al top), le sue caratteristiche rimangono orientate a fornire il massimo della flessibilità  per l’utente, anche qualora non disponga delle opportune competenze tecniche.

Resta da considerare che il cloud come applicativi richiede sଠcompetenze elevate in ambito di sviluppo e sistemistica, ma soluzioni come OpenShift riescono – a mio avviso – a rendere concreta la sua utilizzabilità , facilitandone quantomeno la diffusione in fase di avvio.

OpenShift è la piattaforma per cloud (Open Hybrid Cloud Application Platform) di Red Hat, la notissima distribuzione commerciale di Linux: come usare il cloud per i nostri scopi? Un esempio potrebbe essere un’app sviluppata in Java / JSP (l’hosting per Java, per intenderci, non è certo all’ordine del giorno per i provider, e di solito costa parecchio), che potrebbe usufruire di OpenShift come supporto tecnologico (anche per uno sviluppo di codice in team, sia privato che in community).

Altro esempio, familiare a molti blogger, potrebbe banalmente essere un sito in WordPress ad alte prestazioni, tipico nel momento in cui abbiamo un carico di moltissimi visitatori e desideriamo “scalare” le risorse in modo dinamico sulla base delle necessità . Il paradigma PaaS (Platform as a Service) consiste in piattaforme tecnologiche di elaborazione e servizi informatici configurabili a piacere che, a differenza di altre soluzioni “classiche”, permettono di sviluppare in un linguaggio qualsiasi (Java, Python, PHP) senza doversi sobbarcare l’onere di configurare l’ambiente a monte. Le applicazioni in ambiente cloud sono potenzialmente illimitate, e riguardano qualsiasi app, da semplici pagine statiche (ad esempio per videogame in HTML5) fino a complessi web-service, siti di ogni genere, portali e cosଠvia. Cosa che un ambiente statico come un dedicato o un condiviso, di norma, non ammettono.

Le principali caratteristiche di OpenShift sono:

  • supporto nativo dei linguaggi Java, Node.js, Ruby, Python, PHP, Perl; sono inoltre supportati i database MySQL MongoDB PostgreSQL e Jenkins.
  • gestione possibile sia mediante shell di comando remota (terminale) che interfaccia web;
  • facilities di vario tipo per avviare subito le app;
  • community di sviluppatori molto fervente (in inglese);
  • ampio spettro di tutorial, esempi già  pronti e spiegazioni di vario livello fornite sul blog ufficiale.
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Ci sono tre tipi di PaaS che vengono messi a disposizione dei clienti:

  • Online Public (gratuito);
  • Enterprise Private;
  • Origin Community;

Per maggiori informazioni potete iscrivervi sul sito www.openshift.com e disporre del vostro ambiente cloud pronto all’uso.

In tre semplici passi potrete:

  1. scegliere in cosa sviluppare l’app (JBoss, PHP, Python, Ruby, Node.js, o addirittura creare direttamente un sito in Drupal or WordPress “al volo”);
  2. selezionare il supporto al DB MySQL, MongoDB ecc. (sfruttando il meccanismo delle cartridges);
  3. effettuare l’upload del codice ad OpenShift per poter effettuare il deploy.

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