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SEO: perchè qualsiasi “metodo” di article marketing fallirà , prima o poi

Una buona attività  SEO passa sempre, o quasi, per una fase di revisione dei contenuti esistenti del sito oppure, più di frequente, per una loro completa rielaborazione o scrittura ex novo. Parlare di metodo per l’article marketing, di fatto, significa banalizzare la questione ad una meccanica che, in questo caso, non andrebbe a considerare il contesto.

Oggi non basta più ricombinare le parole come farebbe un bravo enigmista: il pattern recognition tra la query che farà  il nostro cliente ed il testo che inseriremo nella pagina dell’articolo, di fatto, funziona solo in certi casi non troppo concorrenziali.

In due parole: la prima cosa da capire prima di fare SEO in un settore è riconoscere l’ambiente e capire come si muova il suo marketing.

La parola chiave nel titolo

Un primo stereotipo, in effetti, sembra essere legato alla presenza obbligatoria della parola chiave di interesse nel titolo: ma questo è un’attività  che potrebbe avere più senso quando il nostro risultato è stato già  indicizzato e vogliamo migliorarlo, di fatto. In molti casi sperimentati, in effetti, quella pagina non rientra nei primi 100 risultati di Google e non c’è modo, specie sulle query molto concorrenziali, di rientrarvi. La parola chiave di interesse, soprattutto, deve aver senso che stia nel titolo, visto che deve aiutare l’utente a capire cosa troverà  nella pagina: per la key “marketing vincente” potremmo avere una pagina dal titolo:

15 incredibili casi di marketing vincente

che può avere senso, mentre un titolo come

marketing vincente, marketing virale, articoli virali, seo prima pagina google

ne ha decisamente meno.

In due parole: la parola chiave nel titolo potrebbe funzionare in ambito SEO ma, di fatto, deve essere un’opportunità , non un vincolo: il resto sono stupidaggini, purtroppo.

“Come scrivere l’articolo perfetto per LA SEO”

(per inciso: SEO è un sostantivo femminile perchè si riferisce ad ottimizzazione, per cui si dice LA SEO e non IL SEO)happy-35164_640

C’è anche un modo di pensare altrettanto diffuso tra certi “esperti”, specialmente quelli che – spiace dirlo – non hanno una formazione scientifica troppo solida, che ritiene di aver scoperto/indagato “tecniche di scrittura” / copywriting SEO per posizionarsi in prima pagina. Mi chiedo come si possa vendere una cosa del genere ad un cliente e cosa succeda, soprattutto, se poi quella tecnica non dovesse funzionare.

Se riportate esperienze di prima mano e opinioni sui prodotti vedrete che questi contenuti sono molto ricercati dagli utenti, in molti casi.

Per scrivere su una cosa, devi conoscerla, punto: quello che paghi con una consulenza SEO, di fatto, è proprio la scelta ragionata dei contenuti, una revisione tecnica del sito in termini di prestazioni, la documentazione sull’argomento e la diffusione massima delle pagine. Se bastasse un robot SEO a fare tutto non staremmo a parlare di persone che cercano consulenze, no? I corsi di formazione SEO, del resto, insegnano sempre a contestualizzare e mai, soprattutto, ad astrarsi dalle circostanze.

In due parole: troppi automatismi fanno male alla SEO, bisogna sempre chiedersi se quello che stiamo facendo ha senso per il marketing del sito.

In alcuni casi il guest blog / article marketing … non si fa

Il discorso diventa un po’ più intricato, ma voglio mantenerlo a livello basilare un po’ per tutti: ci sono casi in cui è inutile ricorrere all’article marketing. Strano, direte voi: le recensioni a volte funzionano, le opinioni personali sui prodotti servizi pure, cosa c’è che non va? Per i siti per adulti o i casinò online, ad esempio: quanto sareste credibili a scrivere un articolo in cui parlate della vostra esperienza su Youporn Premium o su casino-online-figo-6125.it?

Un buon criterio per capire la qualità  del guest blogger di turno, del resto, è quella di chiedersi se pubblichereste a vostro nome quell’articolo: certo, a volte è opportuno fare i ghost writer (io stesso a volte preferisco farlo), oppure firmarsi a nome dell’agenzia. Ma qui si tratta di capire se quell’articolo dia valore aggiunto sulla rete: se siete disposti ad uscire a vostro nome per quell’articolo, anche se parla di siti per adulti per dire, è probabile che quel contenuto possa aiutarvi in termini SEO. Nel momento in cui scrivo “Perchè qualsiasi “metodo” di article marketing fallirà , prima o poi“, ad esempio, sono convinto che fornisca (peraltro gratis) un surplus al lettore in termini di conoscenza delle dinamiche del guest blog: sono anche contento che questo articolo riporti il mio nome, del resto.

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Cosa si fa in alternativa all’article marketing o guest blog l’ho descritto nel bonus formativo a fine di questa pagina.

In due parole: scrivere articoli a raffica è stata la maledizione del SEO low-budget degli scorsi anni. Ha rovinato un mercato ed ha dato un’immagine di puri “scrivani” ai vari consulenti del settori. Immagine del tutto sbagliata, perchè non basta più, in molti casi, scrivere articoli e linkarsi il sito: bisogna proporre contenuti che diano valore aggiunto per l’utente medio del sito. A volte, anche solo individuare l’utente medio è più complesso di tutto il resto.

 

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