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DuckDuckGo: il motore di ricerca che non traccia gli utenti

DuckDuckGo nell’era di Google? Qualcuno potrebbe avanzare un legittimo sospetto sulla sua utilità  effettiva: chi mai ne farà  uso? Eppure si usa, seppur da un settore specifico di pubblico e non certo, ovviamente, senza un perchè.

Perchè si usa DuckDuckGo?


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Prendiamola larga: il principale problema dei motori di ricerca odierni sembra legato da un lato al fatto che utilizzano cookie ed altri fingerprint in maniera troppo disinvolta, e dall’altro al livello di controlli di qualità  sui risultati, rendendo qualsiasi intervento SEO molto più difficile di un paio di anni fa. Le politiche commerciali stringenti – e spesso parzialmente chiare – di questi motori hanno finito per influenzare un intero mercato, rendendo il processo stesso di link building (chi forza più link, vince) vero e proprio link earning (il link te lo guadagni se lo meriti o, in molti casi, se sei disposto a pagarne il prezzo). Senza contare che, se l’influenza delle precedenti ricerche è davvero cosଠdeterminante, fare SEO su un sito più diventare quasi inutile ai fini del posizionamento.

Come nasce DuckDuckGo

Fondato da Gabriel Weinberg ed arrivato inizialmente un po’ in sordina, è diventato noto grazie ad un articolo su TechCrunch che ne illustrava le caratteristiche principali: la più importante era che combinava, per stabilire il ranking di una pagina, i risultati di Wikipedia con la tradizionale tecnologia di IR usata da Bing e Google. Eppure in pochi, tutt’ora, se ne sono accorti: stranamente, perchè DuckDuckGo sembra un progetto dalle intenzioni serie, che mette in primo piano semplicità  e difesa della privacy dell’utente.

Quali sistemi operativi hanno adottato DuckDuckGo?

Probabilmente più attratti, all’epoca, dalle rumorose novità  introdotte da Google, in pochi si sono accorti di questo motore: personalmente anch’io ne ho sempre sottovalutato l’impatto, anche perchè ritenevo un po’ vago il loro non utilizzo di tracciamento, da sempre distintivo di riconoscimento di DDG rispetto ai più noti competitor. GNOME Linux, ad esempio, utilizza DuckDuckGo come motore di ricerca di default, e la Apple (in mezzo a qualche polemica in termini di privacy) ha annunciato il suo supporto ufficiale allo stesso a partire da iOS 8 e OS X Yosemite. Meno dell’1% delle ricerche a questo sito, ad esempio, proviene da DDG: sono pronto a scommettere che questa percentuale aumenterà  nei prossimi mesi, anche perchè la qualità  dei risultati che sto monitorando mi sembra davvero interessante.

Ma allora cos’è e come funziona…?

Vedremo se DuckDuckGo potrà  avere un futuro anche in Italia, e che possa essere utilizzato come motore quantomeno “alternativo” quantomeno nel caso di ricerche non instantanee (puramente informative). Per saperne di più sugli aspetti pratici e tecnici (perchè dovresti usare DuckDuckGo, per intenderci) leggi la panoramica generale che ho scritto di seguito. DuckDuckGo è il motore di ricerca (in inglese, italiano e molte altre lingue)  fondato da Gabriel Weinberg che sta lentamente prendendo piede anche in Italia. Poichè l’ho sperimentato un po’ nella scorsa settimana, presento un po’ di osservazioni secondo me utili sullo stesso.

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Esso si presenta semplice ed essenziale fin dal suo primo utilizzo, che qui ho testato per la chiave di ricerca “hosting“. Le informazioni sono presentate senza fronzoli, con un buon livello di leggibilità , con la favicon del sito a fare da icona e – cosa ancora più interessante – senza paginazione dei risultati, visto che i risultati si possono caricare progressivamente restando nella stessa pagina. Quasi a voler dare per scontato che ciò che l’utente sta davvero cercando non è per forza in prima pagina.

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Il suo URL (in HTTPS di default) appare piuttosto semplice e poco manipolabile, anche perchè non sembra tenere conto realmente delle ricerche precedentemente effettuate (ho cercato hosting dopo aver cercato domini e PHP, per la cronaca). Gli altri parametri – di cui alcuni difficilmente identificabili – sembrano relativi ad opzioni di nazionalità , lingua e tipo di ricerca.

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A seconda del termine richiesto, possono apparire all’utente – a seconda delle ricerche – ricerche verticali relative a “Informazioni“, “Immagini“, “Video” e l’interessante “Significati“, relativo alla disambigua di termini come “domini” che possono avere più di un significato a seconda delle intenzioni dell’utente.

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Per quanto riguarda le ricerche per adulti, sono nascoste di default, a meno che non sia impostate diversamente dai settings. Impostazioni che, peraltro, riguardano lingua, ricerca sicura, risposte istantanee, suggerimenti automatici, annunci pubblicitari (possono essere disabilitati), interruzioni di pagina e molto altro.

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Il tutto è simile al caso di Google ma, ripetiamo, senza alcun tracciamento da parte dell’utente: i risultati di ricerca non sono quindi condizionati dalle ricerche precedenti dello stesso utente: in termini di chi fa SEO, può essere un vantaggio non indifferente, ammesso che il volume di traffico sia consistente.

Cosa curiosa, se provate a visualizzare un video da Youtube, può apparire una notifica che chiarisce come la navigazione anonima non sia, di fatto, consentita dal sito. Non lo sapremmo mai in modo cosଠesplicito se non fosse per DDG, in effetti.

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Una differenza sostanziale rispetto a Google coinvolge il livello di “recentismo” delle informazioni, apparentemente ancora assente dal motore; e ce ne accorgiamo subito cercando una parola chiave molto popolare su cui siano uscite di recente notizie. Google privilegia il lato più relativo al trend, almeno per le ricerche di news, mentre DDG comunque quello informativo-didascalico.

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A confronto, i criteri utilizzati dai due motori sono quasi certamente molto diversi, ma è difficile specificare meglio di cosଠquesto aspetto se non per semplici congetture o ipotesi.

Per concludere, DuckDuckGo sta pubblicando su GitHub numerosi progetti open source in Perl e non solo: tenere d’occhio la pagina in questione può essere certamente motivo di ulteriore interesse.

La forza di una novità , quindi, che prova a fare concorrenza ad un Google che, ormai, occupa la maggioranza del mercato del settore, arrivando al 90-95% di tutto il traffico web: praticamente una posizione monopolista, difficile da contrastare per definizione. Anche perchè, al di là  delle questioni legate soprattutto alla privacy, è difficile arrivare al livello di precisione e di dettaglio che, con qualche eccezione, Google riesce ad offrire ai propri utenti.

Photo by Infomastern

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