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Profilazione sui social: cos’è e come funziona

Definizione di profilazione / social profiling

Quando si parla di profilazione si fa riferimento al mondo del social profiling, mediante un processo software mirato a costruire le caratteristiche più importanti di un utente dal punto di vista commerciale. Entro certi limiti, almeno in teoria, la cosa aiuterebbe a costruire software, e-commerce e siti web su misura delle preferenze di ognuno, creando un effetto sostanzialmente utile e piacevole. Nella pratica la profilazione consiste nella raccolta dei dati dell’utente, molto spesso di natura personale, la quale può avvenire:

  • esplicitamente mediante richiesta (ad esempio compilare un form coi propri dati);
  • implicitamente mediante adeguate tecnologie software (mentre navighiamo, mediante fingerprint e cosଠvia).

Profilazione secondo il GDPR

Secondo il GDPR della UE (link), si intende per profilazione (cito) qualsiasi forma di trattamento automatizzato di dati personali consistente nell’utilizzo di tali dati personali per valutare determinati aspetti personali relativi a una persona fisica, in particolare per analizzare o prevedere aspetti riguardanti il rendimento professionale, la situazione economica, la salute, le preferenze personali, gli interessi, l’affidabilità , il comportamento, l’ubicazione o gli spostamenti di detta persona fisica;

Nella realtà , tuttavia, le necessità  puramente commerciali si scontrano con una tendenza ad utilizzare qualsiasi dato sia presente online di qualsiasi utente, creando una profilazione molto più approfondita e quasi sempre lesiva del concetto di privacy. La profilazione avviene mediante un mix di tecnologia ed algoritmi di analisi e tecniche di data mining, utilizzate per ottenere dal web (come dai social) informazioni a costo quasi nullo molto preziose per chi faccia marketing, come anche (purtroppo) per chi si dedicasse ad attività  illecite.

A che serve la profilazione

Mediante social profiling è possibile, ad esempio:

  • identificare tutti i potenziali consumatori di una certa area geografica (ad esempio Milano o la Toscana);
  • ricavare liste di email di persone interessate ad un certo interesse, hobby, posizione geografica o passione;
  • definire gruppi o cluster di utenti sulla base di like e interazioni espressi in passato;
  • raggruppare utenti sulla base di ciò che scrivono sui social.

Quello che si può fare ovviamente, caso per caso, dipende dalla specifica applicazione. In genere, comunque, per mantenere intatta la propria privacy e tutelarla al meglio, si può pensare di limitare il social profiling nel seguente modo:

  • creando profili social con dati fake in tutto o in parte, al fine di sviare l’eventuale profilazione illecita;
  • regolando adeguatamente la privacy (contenuti pubblici limitati al massimo) di ogni utente mediante le impostazioni (ad esempio su Facebook);
  • evitando di utilizzare social network dalla reputazione scarsa o dubbia.

Dal conto loro, le aziende sono interessate alla profilazione per poter inviare pubblicità , cosa che è regolamentata in Italia da precise leggi: in genere non è ammesso inviare pubblicità  mirata agli utenti senza il loro esplicito consenso (opt-in).

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