Molti video di TikTok non parlano per forza di argomenti leggeri, come si potrebbe pensare a prima vista. Sono molti, anche su Instagram del resto, i video che trattano argomenti seri, addirittura clinici, a volte senza la necessaria competenza di fondo, purtroppo. Tutto conta pur di fare visualizzazioni e mettersi in mostra, seguendo un trend come un altro per meri scopi di marketing.
Purtroppo può capitare che una donna, come pare sia successo, vada a convincersi di avere un disturbo bordeline della personalità semplicemente sulla base della ripetizione di video a tema su TikTok, durante l’uso che ne stava facendo. Per quanto possa sembrare incredibile, infatti, i video della notissima app TikTok contenenti l’hashtag #borderlinepersonalitydisorder (disturbo borderline della personalità) sono stati visualizzati ben 600 milioni di volte. Una cifra incredibile che fa riflettere su come l’hype possa arrivare e far fare visualizzazioni, alimentando di fatto il funzionamento dell’app senza badare troppo alla sostanza. Stando all’analisi effettuata dal Wall Street Journal, autore dell’inchiesta di cui parliamo in questa sede, basta che uno indugi un po’ più del normale su un certo tipo di video perchè TikTok usi come metrica tale permanenza per suggerire sempre più video dello stesso genere.
Di contro, le stime ufficiali in campo medico parlano di un disturbo che affligge appena l’1,4% dei cittadini degli Stati Uniti (fonte: National Alliance on Mental Illness). Il disturbo di personalità borderline, del resto, non viene quasi mai diagnosticato negli adolescenti, perché le loro personalità sono ancora in formazione e sarebbe prematuro parlarne a quell’età. La diagnosi andrebbe effettuata con molta attenzione ma purtroppo, come spesso accade in questi casi, prevale la voglia di alcuni di ricevere visualizzazioni: così si realizzano video su un tema così delicato pur senza avere titolo per farlo, magari leggendo qualcosa su Wikipedia ed improvvisando un video a tema.
Le visualizzazioni arrivano, ma in alcuni casi può finire male: è il caso di Samantha Fridley, ossessionata da video di questo genere e convinta di avere quel tipo di disturbo. Una diagnosi mediante TikTok, ovviamente non veritiera, che ha turbato profondamente la persona tanto che il Wall Street Journal ha affrontato il caso. Molti video provenivano da semplici e sconosciti adolescenti che dicevano di avere questo tipo di problemi, molti altri (a quanto pare) da sedicenti terapeuti. Venivano menzionati potenziali sintomi e si incoraggiava, dannosamente, a fare auto-diagnosi, cosa che in genere non deve essere fatta e che fa parte delle cose sconsigliabili da fare mediante il web in generale.
Alla Fridley, del resto, studentessa delle superiori in Virginia, era effettivamente stata diagnosticata ansia e depressione all’età di appena 10 anni. Un soggetto psicologicamente fragile la cui storia dovrebbe dare un’indicazione importante su quanto bias e falsa credenza possa essere indotta dall’uso compulsivo dei social network. Si è riconosciuta nelle descrizioni dei disturbi e si è convinta, senza appello, di averli tutti. Trattandosi di un ambito delicato come quello medico, forse qualche attenzione in più sarebbe dovuta esserci da parte dell’azienda che lo gestisce. Nessuno vuole criminalizzare l’app, s’intende, ma è bene ricordare che i social network vanno usati in modo diverso e con maggiore consapevolezza, seguendo percorsi più cauti e magari una maggiore leggerezza, verrebbe da pensare. Massima solidarietà alla Fridley, ovviamente, e speriamo che questa storia sensibilizzi le persone su questi argomenti che mai andrebbero banalizzati, mentre forse dovremmo essere tutti un po’ più corazzati e tutelati in merito.
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