Sul web esistono miliardi di domini che vengono utilizzati, registrati, cancellati e messi all’asta ogni giorno. Ogni dominio internet è solitamente intestato ad una persona oppure ad un’azienda: questa è una regola che vale per tutti i domini di secondo livello, che come sappiamo sono del tipo mionome.net oppure qualcosa.com. Se registriamo un dominio di secondo livello, quindi, il nome dell’intestatario sarà quello dell’utente che si è detto poco fa. Se registriamo un sottodominio come mionome.altrosito.est, invece, il dominio risulterà comunque a nome di chi ha registrato altrosito.est.
Se ragioniamo su un dominio (di secondo livello) di nostra proprietà , che sarà nostro e gestito interamente da noi o che stiamo in altri termini per acquistare, dovremo intestarlo a nostro nome, oppure dell’azienda per cui operiamo. Su questo non dovrebbero esserci ulteriori dubbi: se volessimo nascondere la nostra identità per qualsivoglia ragione (sperabilmente lecita), non dovremo fare altro che associare un servizio di privacy WHOIS: esso impedirà che le richieste di WHOIS sul dominio siano nascoste con dati farlocchi, ma attenzione che questo non è possibile in maniera equivalente su tutte le estensioni (ad esempio non si può attivare sulle estensioni / TLD .US e sui .EU, per citarne due).
Passiamo oltre, e partiamo dal miglior motivo in assoluto per cui è indispensabile intestare il dominio al cliente (se il sito sarà suo, ovviamente): la questione delle responsabilità (un aspetto non da poco), oltre a quella (ben più materiale) dei pagamenti del dominio.
Chiunque voglia un sito, in genere, dovrebbe sapere che è necessario sostenere di norma tre costi distinti:
- il costo di realizzazione (da concordare);
- quello del dominio, a cadenza annuale (fisso);
- quello dell’hosting che permette al dominio di essere online (variabile a seconda del servizio di hosting).
Intestandolo a sè stessi come webmaster, consulenti e via dicendo, il rischio è quello di risultare a proprio nome per tutto ciò che il cliente, in autonomia (se usa un CMS come Joomla o WordPress) deciderà di utilizzare.
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Ovvio, quindi, che qualsiasi webmaster faccia un sito su commessa dovrà intestarlo a nome del cliente, che dovrà a sua volta fornire l’anagrafica propria con:
- nome e cognome (o intestazione azienda);
- indirizzo;
- località , CAP;
- numero di telefono;
- recapito email.
Attenzione che a tale riguardo molti provider di domini distinguono tra contatto del sito, contatto tecnico ed amministrativo: sono tre figure che a volte convergono in soltanto due o addirittura una, ma che è importante lasciare come recapito per quanto richiesto dalle regole dell’ICANN. Una buona ragione per attivare il servizio di privacy è proprio occultare il numero di telefono, che altrimenti resterebbe come dato pubblico: si consideri infatti che i servizi di WHOIS tendono a propagare nel tempo queste informazioni, e trascorso un certo lasso temporale può diventare difficile farle rimuovere da internet o da Google.
Come sappiamo interrogando un qualsiasi servizio di WHOIS (come quello offerto dal nostro sito), ogni dominio viene intestato ad una persona, ad un’ente oppure ad un’azienda a seconda dei casi: ed è opportuno che essa coincida con chi utilizzerà quel sito, non con chi abbia contribuito alla sua creazione o ottimizzazione (che, al limite, potrebbe apparire in una pagina tra i collaboratori, che è una cosa ben diversa, oltre che più logica).
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