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Molti utenti hanno lasciato i propri dati sui server di Megaupload (e non possono recuperarli)

Per chi non lo sapesse, è ormai storia che il servizio Megaupload – uno dei più famosi ed utilizzati servizi di file hosting, fino a qualche tempo fa – sia stato dismesso e sequestrato per via di violazioni ripetute del copyright. In seguito (era il 2012 quando il servizio in questione è scomparso da internet) sono usciti fuori molti altri servizi che vengono usati, ad oggi, per scopi analoghi (soprattutto video in streaming); nel frattempo i server di Megaupload sono rimasti spenti a tempo indeterminato. Questo, oltre alla scomparsa di molti file non più raggiungibili, ha comportato un problema che in pochi tengono in considerazione, e che dovrebbe invece essere posto al centro dell’attenzione.

Coloro i quali caricavano file su Megaupload sono rimasti tagliati fuori dal servizio: questo vale indistintamente per chi caricava file pirata, ma anche per i numerosi che avevano sottoscritto un abbonamento per salvare o condividere propri file in modo legittimo. Ancora dopo molti anni parecchi utenti che avevano caricato lecitamente file di cui detenevano i diritti, o anche copie di backup mediante account premium (che da contratto non imponeva limiti di scadenza, per cui i file caricati erano salvati teoricamente a vita) si sono visti negare l’accesso indistintamente. Cosa di cui si sta occupando anche la Electronic Frontier Foundation (EFF) americana, in particolare grazie alla spinta dell’utente Kyle Goodwin che aveva salvato dei propri filmati su quel servizio, dopo aver pagato una sottoscrizione di due anni allo stesso. A riguardo è anche stata promossa una petizione perchè la situazione venisse sbloccata ed i server rimessi in funzione, quantomeno per permettere di recuperare i propri file agli utenti, cosa che ad oggi non risulta essere ancora avvenuta.

Nello specifico, i file su Megaupload avrebbero dovuto essere dei semplici backup, e disgraziatamente Goodwin avrebbe smarrito la copia originale per colpa di un hard disk danneggiato, restando cosଠdel tutto privo dei file desiderati. Sono trascorsi cinque anni, ad oggi, da quanto il governo americano ha accusato di violazione di copyright il proprietario del servizio Megaupload, che è stato poi arrestato in Nuova Zelanda mentre i server (oltre 1000) di proprietà  della Carpathia Hosting sono stati sottoposti a sequestro.  Questo senza fare distinzioni tra i diversi casi, e senza che gli utenti avessero la possibilità  di reclamare i propri legittimi dati.

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La problematica è complessa, e ricorda tra le altre cose un aspetto importante: non è opportuno usare servizi in cloud come unica soluzione di backup, soprattutto se questi file sono fuori dalla giurisdizione del proprio paese per cui, in casi del genere, diventa anche difficile riuscire a fare causa e a fare valere i propri diritti (fonte: ArsTechnica).

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