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Hosting DreamHost

DreamHost è uno dei servizi di hosting del momento: l’impennata su Google in termini del +300% di ricerche solo in Italia sembra parlare chiaro. DreamHost si presenta al grande pubblico un po’ all’improvviso, almeno per quello che ne sapevo fino ad oggi, per cui mi sono incuriosito ed ho deciso di parlarne un po’ nel sito.

Per chi non lo sapesse, DreamHost, LLC è un hosting americano che esiste dal 1996, si tratta di una delle più innovative offerte di hosting sul mercato di oggi. I piani che vengono presentati dall’azienda sono esclusivamente per WordPress e Woocommerce, e vengono pensati su un duplice piano: da un lato l’aspetto monetario – per cui troviamo i classici piani di hosting condiviso, ai soliti prezzi di mercato – dall’altro quello legato alle prestazioni – per cui sono stati proposti hosting cloud di vario genere.

Cosa offre DreamHost

Dreamhost presenta, come tanti altri servizi della concorrenza italiana e USA, diversi piani di offerta: se l’hosting condiviso può andare bene per la maggioranza degli utenti (nella varianti Dreamhost Starter e Dreamhost Unlimited), le offerte in cloud (Dreamhost DreamPress, Dreamhost DreamPress Plus, Dreamhost DreamPress Pro) sono indicate per i siti web in WP con moltissime visite, oppure che abbiamo problemi di prestazioni che non possono, per qualsiasi ragione, risolvere lato codice.

L’offerta è presentata in modo molto semplice ed essenziale, senza fronzoli ma anche senza dare troppi dettagli tecnologici sulle macchine usate, sul fatto di usare una certa versione di PHP o di Apache / NGINX; l’unico modo per sapere di cosa parliamo è quello di provare un piano, e trovarsi poi magari in difficoltà  per il seguito. Ovviamente questo problema sarebbe superabile se chiedessi all’assistenza informazioni in merito, cosa che non è escluso possa fare in futuro ovviamente soltanto se ci sarà  abbastanza interesse su questo servizio da parte vostra.

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Data center in USA

Da quello che mi risulta i datacenter sono in USA; in realtà  non dovrebbe essere un problema per chi accede dall’Italia, visto che – come ho scritto molte volte, e detto durante i miei corsi di formazione – il routing dei pacchetti sul web non è per forza proporzionale alla distanza, e lo dimostra il fatto che in pochissimi si siano accorti  che Facebook, ad esempio, ha i server negli Stati Uniti.

Prezzi

Sui prezzi vale il solito discorso di sempre: si paga in dollari, e finchè il cambio sarà  favorevole all’euro (al momento in cui scrivo lo è, ed è cosଠda molti anni, anche se la forbice si è ridotta da qualche tempo) sarà  comunque convieniente comprare da loro.

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