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Che cos’è un reverse proxy?

Definizione

Partiamo dalla definizione di proxy standard per poi capire meglio quello che è un reverse proxy.


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Un proxy serve a regolamentare il traffico di rete tra client e server, e ciò può avvenire in modo diretto oppure, per l’appunto, inverso, a seconda dei casi. Il reverse proxy, in particolare, si frappone tra client e server al fine di impedire al primo di avere dettagli sul secondo, oppure per poter ottimizzare la velocità  di caricamento dei servizi.

Reverse proxy vs forward proxy

È importante non fare confusione tra reverse proxy e proxy “classico” (forward): quest’ultimo, infatti, detto anche forward proxy, raccoglie le varie richieste di una rete interna e le inoltra con un indirizzo IP ai vari server di destinazione sul web. àˆ il caso in cui, ad esempio, ci connettiamo dalla rete dell’ufficio ed “usciamo” su internet con un indirizzo IP unico, senza distinzione tra i singoli computer.

Questo può garantire una certa dose di anonimato ai singoli computer o dispositivi connessi, visto che non sarà  possibile risalire direttamente al singolo mittente o utilizzatore della rete (nel caso in cui l’IP venisse loggato, ad esempio). I proxy possono, in questo caso, proteggere da attacchi informatici i singoli clienti connessi alla sottorete e fornire anche dei sistemi per l’ottimizzazione della banda utilizzata e per mandare in cache le richieste più frequenti (che non saranno necessariamente siti per adulti, ndr).

Il reverse proxy, invece, fa un percorso inverso: protegge i server, ad esempio quelli dei siti, in modo da filtrare le richieste ed evitare abusi (attacchi informatici) oppure sovraccarichi di vario genere: il tutto, ovviamente, in modo trasparente ed in background (ovviamente se è ben configurato).

A cosa serve un reverse proxy

Un reverse proxy viene utilizzato in vari modi: ad esempio, è utile per mantenere separati contesto, riferimenti e identità  di un client rispetto ad un server di riferimento a cui siamo connessi. Questo non solo garantisce una parte di anonimato (concetto sul quale bisognerebbe discutere, visto che l’anonimato perfetto in genere non esiste a meno che uno non usi sistemi come TOR), ma permette anche di gestire il flusso di dati in ingresso e in uscita in modo adeguato, in base alle esigenze della sottorete specifica connessa al web.

Esempio pratico di uso di reverse proxy

Molti, per la verità, sono i casi pratici di uso dei reverse proxy:

  • Un caso classico di uso dei reverse proxy riguarda la configurazione di server come Apache, per il quale si può pensare di impostare un reverse proxy (ad esempio fatto in NGINX) e sfruttarne cache e vari sistemi di accelerazione per caricare le pagine web prima del previsto. Questo sistema permette di ottimizzare i tempi di caricamento dei siti web, tra cui l’utilizzatissimo WordPress; molti web hosting possono fornire ai clienti in hosting condiviso questo genere di tecnologia, tra cui ad esempio V-Hosting.
  • Protezione del server da analisi che potrebbero portare ad attacchi informatici.
  • Reindirizzamento o redirect delle richieste al server in forma diversa (anche a livello di URL)
  • Cifratura della connessione o protezione della stessa mediante HTTPS.
  • Bilanciamento ottimale del carico di lavoro del server web (ovvero: uso di load balancer)

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