L’hosting cloud deve il proprio nome all’opportunità dalla possibilità di estendere l’hosting tradizionale, ed il suo modello di base client-server, ad un’infrastruttura più complessa, che sia flessibile (nel senso che risponda dinamicamente alle esigenze di uno o più visitatori), efficiente (per supportare in modo efficace visitatori che possono diventare molto numerosi) e scalabile (posso pagarlo, in sostanza, in base all’uso effettivo ed al “consumo” che ne faccio).
Perchè, quindi, coniugare cloud e tecnologia hosting tradizionale? A chi serve farlo, e come può essere utilizzato il tutto? L’idea di fondo è basata sull’offerta di una “infrastruttura come servizio“, ovvero senza preoccuparsi del dimensionamento esatto delle risorse necessarie.
Cosa vuol dire hosting cloud?
Il termine cloud hosting probabilmente non suggerisce un’idea ben precisa alla maggioranza di noi, e rimane spesso una tecnologia vaga e poco chiara ai più. Essa deriva parzialmente dal cloud computing, che consiste in una sostanziale virtualizzazione delle risorse in rete allo scopo di fornire supporti, ad esempio di memorizzazione dati, per gli utenti. L’uso del cloud nel settore hosting riesce a fornire grande efficenza a prezzi decisamente più contenuti rispetto agli equivalenti VPS e/o dedicati, ed è questo che rende tale tecnologia cosଠinteressante.
Che vuol dire IaaS?
L’ offerta è automaticamente scalabile e service-based (basata sull’uso), cioè basata sull’utilizzo effettivo che ogni utente ne fa (cosiddetto “infrastructure as a service” o IaaS).
Piuttosto che comprare un server, del software e/o dei dispositivi di rete, con le soluzioni cloud i clienti optano per l’acquisto di risorse in outsourcing, scalabili in base alle esigenze (utility computing). A quel punto, quindi, la quantità di risorse consumate, e di conseguenza il loro costo, riflettono il livello di attività reale dell’azienda, ed evitano sprechi dovuti al sovra-dimensionamento delle risorse.
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Come usare l’hosting cloud al meglio
Chi vuole acquistare un cloud hosting deve di solito:
- decidere una taglia di cloud server (dimensione massima della memoria, sostanzialmente);
- scegliere un sistema operativo (Ubuntu 64bit, CentOS, Windows Server e cosଠvia) e se necessario un database server (es. Microsoft MySql Server);
- pilotare la macchina acquistata mediante un’interfaccia, solitamente web, controllabile da vari dispositivi e senza bisogno di installare nient’altro.
Caratteristiche di un buon hosting cloud
L’infrastruttura cloud hosting permette di disporre di più server in misura variabile, non in modo prefissato ma a seconda del carico di lavoro richiesto: dunque se in condizioni normali ne sfruttate ad esempio soltanto uno, in caso di necessità il lavoro verrà distribuito fino a 50 server differenti. Ovviamente tale complessa stratificazione delle risorse è realizzata in modo del tutto trasparente per l’utente finale, per via dell’efficente grado di virtualizzazione e garantendo cosଠun’efficenza molto alta, una gestione ottimale dei picchi di carico ed una buona probabilità di recuperare i dati in caso di danni imprevisti. Un utilizzo tipico del cloud hosting riguarda, in effetti, lo storage (memorizzazione) di grosse quantità di dati.
Hosting cloud: chi lo usa?
IL cloud hosting HA PRESO PIEDE? Nonostante si tratti di un diffuso trend di Google – in crescita del 50% rispetto all’hosting tradizionale (vedi figura), secondo un sondaggio condotto da Rackspace circa il 60-70% degli intervistati di piccole e medie imprese non risulta avere familiarità con questa tecnologia. Forse il modo migliore per comprendere meglio di cosa si parla è elencare qualche esempio di uso:
- data storage (file e/o grossi quantitativi di dati);
- web hosting (gestione di enormi flussi di traffico);
- boost processing/distribuite workload (migliore gestione del carico di lavoro);
- hosting di file e database;
- application hosting.
Una lista certamente parziale, suggerita da RackSpace, che rende l’idea della grande versatilità di fondo del cloud hosting. Tale adattabilità , tuttavia, si scontra in Italia con almeno tre tipi di problematiche:
- le aziende che offrono cloud hosting sono ancora poco numerose (nel nostro paese Telecom Italia, Seeweb e pochi altri);
- l’uso del cloud hosting richiede tempi, progetti e risorse che spesso non si ha il tempo di concretizzare;
- in molti casi non si ha un’ idea precisa di come si possa sfruttare tale tecnologia, che rimane sulla carta in moltissimi casi.
Resta un dato di fatto che molte aziende non possiedono disponibilità per acquistare un’infrastruttura di hosting in loco, e per questo motivo possono optare per affittare degli spazi in ambiente cloud per risolvere in modo efficente il problema. A parte le soluzioni italiane, le alternative di questo tipo vanno cercate tra i big come Amazon AWS, Google Cloud e RackSpace.
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