Aggiornato il: 29-06-2018 16:53
Il cloud sembra essere una delle nuove tendenze in ambito hosting, e la sua importanza lo porta a non dover essere sottovalutato dalle aziende più moderne: nonostante qualche incomprensione di fondo (e la sicurezza e privacy non sempre al top), le sue caratteristiche rimangono orientate a fornire il massimo della flessibilità per l’utente, anche qualora non disponga delle opportune competenze tecniche.
Resta da considerare che il cloud come applicativi richiede sଠcompetenze elevate in ambito di sviluppo e sistemistica, ma soluzioni come OpenShift riescono – a mio avviso – a rendere concreta la sua utilizzabilità , facilitandone quantomeno la diffusione in fase di avvio.
OpenShift è la piattaforma per cloud (Open Hybrid Cloud Application Platform) di Red Hat, la notissima distribuzione commerciale di Linux: come usare il cloud per i nostri scopi? Un esempio potrebbe essere un’app sviluppata in Java / JSP (l’hosting per Java, per intenderci, non è certo all’ordine del giorno per i provider, e di solito costa parecchio), che potrebbe usufruire di OpenShift come supporto tecnologico (anche per uno sviluppo di codice in team, sia privato che in community).
Altro esempio, familiare a molti blogger, potrebbe banalmente essere un sito in WordPress ad alte prestazioni, tipico nel momento in cui abbiamo un carico di moltissimi visitatori e desideriamo “scalare” le risorse in modo dinamico sulla base delle necessità . Il paradigma PaaS (Platform as a Service) consiste in piattaforme tecnologiche di elaborazione e servizi informatici configurabili a piacere che, a differenza di altre soluzioni “classiche”, permettono di sviluppare in un linguaggio qualsiasi (Java, Python, PHP) senza doversi sobbarcare l’onere di configurare l’ambiente a monte. Le applicazioni in ambiente cloud sono potenzialmente illimitate, e riguardano qualsiasi app, da semplici pagine statiche (ad esempio per videogame in HTML5) fino a complessi web-service, siti di ogni genere, portali e cosଠvia. Cosa che un ambiente statico come un dedicato o un condiviso, di norma, non ammettono.
Le principali caratteristiche di OpenShift sono:
- supporto nativo dei linguaggi Java, Node.js, Ruby, Python, PHP, Perl; sono inoltre supportati i database MySQL MongoDB PostgreSQL e Jenkins.
- gestione possibile sia mediante shell di comando remota (terminale) che interfaccia web;
- facilities di vario tipo per avviare subito le app;
- community di sviluppatori molto fervente (in inglese);
- ampio spettro di tutorial, esempi già pronti e spiegazioni di vario livello fornite sul blog ufficiale.
Ci sono tre tipi di PaaS che vengono messi a disposizione dei clienti:
- Online Public (gratuito);
- Enterprise Private;
- Origin Community;
Per maggiori informazioni potete iscrivervi sul sito www.openshift.com e disporre del vostro ambiente cloud pronto all’uso.
In tre semplici passi potrete:
- scegliere in cosa sviluppare l’app (JBoss, PHP, Python, Ruby, Node.js, o addirittura creare direttamente un sito in Drupal or WordPress “al volo”);
- selezionare il supporto al DB MySQL, MongoDB ecc. (sfruttando il meccanismo delle cartridges);
- effettuare l’upload del codice ad OpenShift per poter effettuare il deploy.

Ingegnere informatico per passione, consulente per necessità, docente di informatica; ho creato Trovalost.it e ho scritto quasi tutti i suoi contenuti. Credits immagini: pexels.com, pixabay.com, wikipedia.org, Midjourney, StarryAI, se non diversamente specificato. Questo sito non contiene necessariamente suggerimenti, pareri o endorsement da parte del proprietario del progetto e/o espressi a titolo personale. Per contatti clicca qui