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GPL, LGPL, BSD: che cosa cambia?

Le licenze dei software che usiamo vengono spesso trascurate, ma in determinati contesti è utile conoscerle in modo approfondito. Ci sono infatti quattro tipologie di licenze software utilizzate dai programmi che spesso sfruttiamo sui nostri computer e suoi server che utilizziamo abitualmente. In generale la distinzione tra le categorie non è troppo rigida per quanto riguarda i singoli software, e molte licenze possiedono specifiche varianti: nella pratica molti software free sono stati catalogati su questa pagina.

GPL (GNU General Public Licence)

Come ogni licenza di software libero, essa concede ai licenziatari il permesso di:

  • modificare il programma;
  • copiarlo;
  • ridistribuirlo con o senza modifiche, sia gratuitamente che pagando.

All’inizio della licenza GPL si legge infatti:

the GNU General Public License is intended to guarantee your freedom to share and change free software–to make sure the software is free for all its users

quindi, in altri termini, essa è pensata per garantire la libera circolazione del software, essenzialmente tra developer, in modo che possano creare liberamente cose sempre nuove senza bloccare o mettere freni alla loro produttività . Questo, pero’, non significa che i programmatori debbano lavorare gratis!

WordPress possiede una licenza GPL

WordPress, uno dei sistemi più usati per la pubblicazione di siti web, viene pubblicato con licenza ideata dalla Free Software Foundation GPLv2, per cui (nella pratica) sarà  consentito:

  • creare plugin personalizzati ed esigere un pagamento per realizzarli;
  • scaricarlo su qualsiasi hosting e farne uso liberamente;
  • distribuire personalizzazioni di WordPress, sia a pagamento che in modo gratuito.

Sui theme e sui plugin gratuiti, quindi, è possibile fare qualsiasi cosa, incluso riscriverli e modificarli a piacere; sui plugin e sui theme a pagamento (cosiddetti premium), peraltro, c’è qualche zona d’ombra da tenere in considerazione. Si tratta di un argomento delicato con il quale non intendo certo incoraggiare la pirateria, premesso, ma che deve essere tenuto in conto e di cui dovremmo tutti essere consapevoli. In teoria, sotto GPL, non saremmo obbligati a pagare per usare plugin o temi a pagamento, anche se – ribadisco – non è certo mia intenzione incoraggiare tale pratica (molti theme premium sono crackati e contengono malware, per la cronaca, quindi attenzione a quello che fate, sempre).

Il problema è che se distribuissi un plugin per WordPress a pagamento in modo gratuito, o ne facessi uso senza pagarlo, la licenza GPL può consentirlo, proprio per come funziona la GPL stessa. Motivo per cui, ad esempio, nel mio lavoro ho tarato le consulenze in termini di lavoro intellettuale che è stato proposto al cliente, che tipicamente paga (e deve accettare di pagare, pena il decadimento della collaborazione) in questi termini, fermo restando che non esiste alcuna garanzia che WordPress possa non funzionare in futuro, senza che questa sia una mia responsabilità  (almeno, non lo sia al 100%, visto che WP non l’ho certo scritto da solo o col mio team, e ciò media una serie di aspetti per cui, ad esempio, viene distribuito e testato spesso direttamente sul campo dagli utenti e webmaster: si veda ad esempio il lancio sostanzialmente “a crudo” del nuovo editor Gutemberg, che tante difficoltà  ha creato a vari siti dopo l’aggiornamento, almeno nella fase iniziale).

Rispetto alle altre licenze di software libero, la GPL viene inoltre classificata come “persistente” (il software deve essere diffuso alle stesse condizioni iniziali, e deve contenere il codice sorgente o comunque istruzioni per ottenerlo) e “propagativa” (la GPL si applica anche all’unione tra due programmi differenti, entrambi in GPL). Consiste, in altri termini, nel concetto di copyleft introdotto da Richard Stallman, realizzato per garantire la distribuibilità  del software dalle origini ed evitare appropriazioni indebite: questo perchè, al momento pratico, se ci fossero ne sfavorirebbero i futuri miglioramenti.

WordPress è distribuito “senza garanzie” proprio perchè è gratis

Si legge poi nella licenza GPL:

BECAUSE THE PROGRAM IS LICENSED FREE OF CHARGE, THERE IS NO WARRANTY FOR THE PROGRAM, TO THE EXTENT PERMITTED BY APPLICABLE LAW. EXCEPT WHEN OTHERWISE STATED IN WRITING THE COPYRIGHT HOLDERS AND/OR OTHER PARTIES PROVIDE THE PROGRAM “AS IS” WITHOUT WARRANTY OF ANY KIND, EITHER EXPRESSED OR IMPLIED, INCLUDING, BUT NOT LIMITED TO, THE IMPLIED WARRANTIES OF MERCHANTABILITY AND FITNESS FOR A PARTICULAR PURPOSE. THE ENTIRE RISK AS TO THE QUALITY AND PERFORMANCE OF THE PROGRAM IS WITH YOU. SHOULD THE PROGRAM PROVE DEFECTIVE, YOU ASSUME THE COST OF ALL NECESSARY SERVICING, REPAIR OR CORRECTION.

Tradotto in modo più semplice vuol dire, almeno da quello che riesco a capire: siccome il software non si paga, non c’è alcuna garanzia (nè implicita nè esplicita) che possa funzionare in ogni scenario. Quindi se faccio un lavoro di qualsiasi tipo su WordPress potrei ritrovarmi, all’atto pratico, a dover mettere patch o correttivi personalizzati in modo del tutto autonomo, senza avere la pretesa che i programmatori del core di WordPress lo facciano per me, proprio perchè (come dicevamo all’inizio) la libera circolazione di software presuppone che le combinazioni delle varie configurazioni vadano testate una per una. E questo aiuta anche a capire perchè, quando si fa una consulenza, ogni sito fa storia a sè, e bisogna sempre usare delle accortezze tecniche per limitare eventuali bug che si possano presentare, specie se si lavora (come avviene in molti casi per tempistiche e costi in ballo) in assenza di una piattaforma di staging (e fermo restando che possono verificarsi dei problemi ulteriori dal passaggio da staging a produzione).

Possiamo riconoscerlo facilmente perchè viene distribuito cosଠcom’è (questo è un concetto chiave da tenere a mente), che significa privo di garanzie alcune da parte del detentore dei diritti: sarà  l’acquirente a rischiare, in qualche modo, sulla qualità  e sulle effettive prestazioni del programma che sta utilizzando. Questo rende il lavoro che si effettua su WordPress – quale che sia il motivo: ottimizzazione SEO, miglioramento della velocità  del PageSpeed Insights, e via dicendo – certamente diverso dal contesto in cui, nell’informatica tradizionale, una società  crea una piattaforma non open source e la distribuisce al cliente: c’è molta differenza nelle modalità  d’uso, consumo e manutenzione, perchè la licenza è GPL e scrive chiaramente che si può fare di tutto con questa piattaforma liberamente, credo indirettamente, da qualsiasi responsabilità  chiunque vada a provocare un bug di qualsiasi genere. Fermo restando il discorso legato all’etica professionale che trovo imprescindibile, e anzi proprio per questo motivo ne parlo sul blog, sono dell’idea che bisognerebbe avere molto chiaro che anche Word di Microsoft può causare problemi o errori, e che gli errori andrebbero capiti e contestualizzati, sempre, perchè fanno parte del nostro lavoro.

àˆ inoltre interessante ribadire che la GPL non è necessariamente una licenza gratuita, come comunemente (e a volte maliziosamente, per avere pretesti per non pagare un lavorom ad esempio) viene intesa da alcuni.

742px Gpl v3 logo.svgLGPL

La LGPL è una licenza di tipo copyleft ma, a differenza della licenza GNU GPL, è più “leggera” nel senso che non richiede il vincolo su un eventuale software derivato collegato al programma venga rilasciato sotto la medesima licenza. Firefox, OpenOffice, LibreOffice e svariate librerie vengono attualmente rilasciate sotto quest’ultima licenza, anch’essa ideata da Stallman.

BSD

Tale licenza consente la redistribuzione del software anche in forma proprietaria, purchà© venga riconosciuto il merito all’autore (ed in questo è similare al concetto di alcune Creative Commons per i contenuti originali). Inoltre non si può ridistribuire il codice con un’altra licenza, e assieme alla ridistribuzione dei file binari deve essere allegata la licenza. Un’alternativa a WordPress che usa questa licenza, ad esempio, è la piattaforma analoga Serendipity. Riferimento: BSD License

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