Giusto ieri sera avevo discusso l’importanza (con tutte le riserve del caso) di uno stress test per valutare la velocità di un sito, ed avevo proposto il metodo più elementare, basato su semplici ping, per averne una misura quantitativa. Oggi vediamo un tool un po’ più avanzato, capace di fornire un grafico delle performance del sito in un grafico, sottoponendolo ad un vero e proprio simulatore di browser.
L’applicazione che ho trovato, la prima tra quelle gratuite, è LoadImpact: si tratta di un sito che offre inizialmente il servizio in modalità gratuita, e l’unica condizione che vi pone è che la pagina dei risultati venga condivisa pubblicamente (i dati del mio stress test sono disponibili qui). LoadImpact presenta un’interfaccia molto semplice, e la prima cosa che dovrete fare è quella di inserire l’indirizzo del sito di cui volete testare la velocità : il resto verrà fatto in automatico.,
Infatti vi comparirà una finestra che impiegherà 4 minuti a caricare completamente, mostrandovi la barra di stato ed effettuando, in sostanza, un ‘invio asincrono di traffico al sito in questione da una postazione casuale nel mondo. Il collegamento viene evidenziato mediante la Google Map di seguito riportata, e verrà generato un grafico delle prestazioni che vedremo alla fine.
Usa il codice
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I parametri considerati per il server da “stressare” sono i seguenti:
- VUs active: numero di utenti virtuali che stanno effettuando il test. Un virtual user (VU) dispone di una singola connessione di rete ed utilizza soltanto quella per effettuare le proprie richieste. Un SBU (Simulated Browser User), invece, simula in modo più realistico il comportamento di un browser, in cui esistono più thread (o flussi paralleli) che prelevano dallo stesso sito contemporaneamente più dati. Attenzione: il test di questo articolo è basato sui Virtual User, quindi è meno accurato rispetto all’altro.
- Connections active: indica il numero di connessioni TCP attive in quel momento.
- Bandwidth: larghezza di banda disponibile in quel momento, misurata in kbps.
- Data received: numero di byte ricevuti durante il test.
- Requests: numero complessivo di richieste effettuate al secondo.
Il grafico risultante è di questo genere: in blu viene rappresentato lo user load time, ovvero il tempo medio impiegato da ogni utente per caricare la pagina in questione (ad esempio la home). Per maggiore precisione, si tratta di un tempo complessivamente impiegato per caricare tutta la pagina, diverso dal Time to First Byte che invece rappresenta una misura di responsività del web server, ovvero quanto tempo ci vuole per ricevere il primo byte della pagina. Tale tempo, come sappiamo, non deve superare per nessun motivo i 30 s, e questa convenzionale soglia è ormai da considerarsi ormai sovra-dimensionata.
Nel mio caso sembra che lo user load time sia mediamente sui 5 secondi, con qualche picco a 12.90 s che arrivano addirittura a 23 secondi nel caso in cui gli utenti attivi contemporaneamente (in verde) arrivino a 50. Ovviamente questo avviene su un hosting condiviso, e può essere considerato accettabile seppur con qualche riserva. Di seguito riporto i tre grafici dei tre server che avevo considerato ieri, in modo da fare il confronto anche in questi termini.
Come leggere i tre grafici: la qualità di un hosting è visibile in prima istanza dal fatto che la linea blu si mantenga il più possibile al di sotto di quella verde.
Prima di tutto SecureSignup (tempo massimo/minimo: 23s/5s):
Poi SupportHost (tempo massimo/minimo: 15 s/6s):
Infine Noamweb (tempo massimo/minimo: 23s/26s):
Dal ping test iniziale risultava che il migliore era Noamweb: in questo caso sembra che le migliori prestazioni siano quelle di Secure Signup, seguito quasi a pari merito da SupportHost, mentre Noamweb sembra il peggiore, nonostante avesse mostrato i ping più veloci giusto ieri sera. Questo risultato apparentemente contraddittoria mostra come le metriche di velocità degli hosting vadano considerate in modo comprensivo di vari fattori, e non prendendoli singolarmente.
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