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mod_pagespeed: cos’è e come attivarlo


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Il modulo mod_pagespeed salverà  davvero i nostri siti, oppure è soltanto l’ennesima inutile componente che cambia la forma senza variare la sostanza?


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Che cos’è mod_pagespeed

Mod_pagespeed è un modulo Apache open source che viene utilizzato per ottimizzare automaticamente le pagine web. Rende il Web più veloce riscrivendo le pagine Web per ridurre la latenza e la larghezza di banda. Mod_pagespeed fornisce anche molti filtri di ottimizzazione che vengono utilizzati per ottimizzare vari file come css, html, png e jpg.

Cosa fa mod_pagespeed? àˆ molto semplice, e viene riassunto dall’efficace slogan “make the web faster“: realizza un sistema di caching ottimizzato e, mediante alcuni filtri impostabili (oltre 40) permette una migliore performance sulle nostre pagine. Da sempre il modulo di Apache mod_pagespeed (open source e sviluppata inizialmente da Google stessa) viene osannato in modo smisurato dall’azienda, anche in ragione del fatto che – per quanto sembra ragionevole
ipotizzare – se le pagine caricano più velocemente riescono (in teoria) a posizionarsi sui motori più rapidamente.

Come installare mod_pagespeed su Apache

Per installare mod_pagespeed su Apache, seguite questa procedura standard. prima di tutto da terminale SSH date i seguenti comandi

sudo apt-get update -y
sudo apt-get upgrade -y

poi installate il pacchetto:

wget https://dl-ssl.google.com/dl/linux/direct/mod-pagespeed-stable_current_amd64.deb

ed installatelo:

sudo dpkg -i mod-pagespeed-stable_current_amd64.deb
sudo apt-get install -f

poi riavviate il server:

sudo systemctl restart apache2

Per testare se funziona e se è attivo:

curl -D- localhost

alchè dovreste vedere un output del genere:

HTTP/1.1 200 OK
Date: Mon, 28 Nov 2016 15:28:51 GMT
Server: Apache/2.4.7 (Ubuntu)
Accept-Ranges: bytes
Vary: Accept-Encoding
X-Mod-Pagespeed: 1.11.33.2-0
Cache-Control: max-age=0, no-cache
Content-Length: 10724
Content-Type: text/html; charset=UTF-8

e avrete fatto. In Apache il file di configurazione si chiama generalmente pagespeed.conf e si troverà  in queste posizioni:

/etc/apache2/mods-available/
/etc/httpd/conf.d/

In Nginx, invece, il file di configurazione da impostare è nginx.conf mentre la cartella di lavoro è la seguente:

/usr/local/nginx/conf/

Per abilitarlo, basta aggiungere nel blocco server la seguente riga:

pagespeed on;
pagespeed FileCachePath /var/ngx_pagespeed_cache;
location ~ "\.pagespeed\.([a-z]\.)?[a-z]{2}\.[^.]{10}\.[^.]+" {
  add_header "" "";
}
location ~ "^/pagespeed_static/" { }
location ~ "^/ngx_pagespeed_beacon$" { }

Per abilitare il modulo PageSpeed:

su Apache:
ModPagespeed on
su Nginx:
pagespeed on;

Cambiando on con unplugged il modulo sarà  disabilitato, mentre con standby sarà  disabilitato temporaneamente.

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Problemi di infrastruttura con mod_pagespeed

Tutto bello, efficente e rassicurante come al solito, se non fosse che esiste un enorme problema di infrastruttura che viene bellamente ignorato: la maggioranza degli hosting commerciali (condivisi), per quanto ho potuto constatare, non utilizza (e non può utilizzare) questo tipo di componente.

Peraltro installarlo/configurarlo dove non ci sia è un lavoro non indifferente, da sistemista, che solitamente i provider non permettono: tutte le volte che ho chiesto l’attivazione di questa feature sui miei hosting hanno risposto picche, con l’ovvia esclusione dei dedicati (se sono managed può darsi che lo permettano) e dei servizi cloud o VPS (in cui installi più o meno ciò che vuoi da solo). Un “problemino” mica da poco: di cosa stiamo parlando, precisamente?

Google sembrava, all’epoca della sua uscita, avere le idee chiare: a quanto scrivono “oltre 120.000 siti” utilizzano questa componente, apparentemente un’enormità  – che diventa un piccolo granello di sabbia nel mare se si raffronta con il numero complessivo di portali web presenti attualmente in rete (Alexa ne ha scansionati circa 30 milioni, e la stima è quasi certamente al ribasso). I siti che utilizzano mod_pagespeed sono quindi realisticamente qualcosa come lo 0.5% dei totali, e possiederebbero un vantaggio competitivo – difficile da replicare, per quanto visto – davvero enorme.

àˆ un problema che Google la metta su questo piano, è un problema che i provider non aggiornino i propri server (visto che, a parte la critica di fondo, immagino che il modulo sia davvero molto funzionale). Senza contare un altro fatto importante: non tutti i siti utilizzano Apache (nè mai lo faranno), e questo riduce ulteriormente la portata apparentemente “epica” della cosa. Avrete notato l’immagine che ho messo all’inizio di questo articolo: una serie di quadratini colorati, un logo con un orologio stilizzato ed una porzione di spazio ancora completamente vuota.

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