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Perchè nella SEO non bisogna usare i tag di WordPress come fossero parole chiave

Per chiunque faccia uso di WordPress il dilemma su come vengono usati i tag è meno comune di quello che potrebbe sembrare: i tag sono uno strumento apparentemente molto banale, che è un po’ tutti tendono ad utilizzare, in cui la logica del dilemma casomai è, in buona parte delle casistiche, invertita. Non ci si pone affatto il problema, e anzi si usano i tag con molta disinvoltura, che secondo una credenza dei blogger (diffusa, quanto profondamente errata) “aiutano a posizionare gli articoli“.

Ma è proprio vero che usare i tag all’interno di un articolo aiuta a posizionarlo? In genere no, o meglio, non ci sono dati a supporto e viene da pensare che, nel dubbio, sia più sano alimentare un sano scetticismo che una credenza potenzialmente sbagliata. La verità è che non ci sono dati chiari in merito, su questo, per cui una considerazione del genere andrebbe fatta in modo sperimentale: uno dovrebbe mettersi a creare articoli con tag, passare un po’ di tempo a scrivere, e poi rendersi conto (ovvero misurare) se altri articoli senza tag si posizionino allo stesso modo, dopo aver passato altro tempo a scrivere. Un esperimento tutt’altro che veloce e semplice, ma siamo sicuri valga la pena?

Il punto è che alla base di tutto questo vi è un aspetto sottovalutato, almeno uno, secondo me.

Come funzionano i tag di WP

Consideriamo infatti come funziona WordPress, e chiariamo fin da subito che tag e categorie, per quanto siano usati come fossero quasi la stessa, sono due cose molto diverse. I tag servono a dividere, infatti, mentre le categorie servono a raggruppare, tanto più che ormai da anni su questo blog usiamo la categoria “Guide” per contenuti come quello che state leggendo, mentre i tag Zona Marketing & SEO + Come gestire un sito raggruppa tutti gli articoli che discutono questi argomenti. La distinzione deve essere tenuta in conto perché concorre a comprendere qual è il problema di fondo insito nell’sconsiderato dei tag all’interno degli articoli.  Tutto quando, come spesso ho visto fare, vengono utilizzati come elenco di parole chiave correlate all’articolo in questione.

Ci sono almeno tre aspetti, a questo punto, che vanno considerati per comprendere la portata del problema.

La keyword research non riguarda i tag

Alla prova dei fatti, in primis, la keyword research intesa in senso estensivo non prevede di per sè l’uso dei tag, e non si basa su considerazioni e/o dati interni al sito: si basa semmai sui trend, sulle indicazioni di tool SEO (al limite), sulla search console, sulle keyword di analytics. L’idea insita dietro la ricerca delle parole chiave in senso moderno e funzionale, insmma, è quella di estendere il campo di visibilità delle pagine stesse, non certo quella di ripetere le parole chiave all’infinito, facendo quel keyword stuffing di cui andiamo orgogliosi spesso e volentieri, come se chissà cosa avessimo fatto e come se davvero la SEO si riducesse ad un meccanismo che chiunque, con qualsiasi sito, può emulare.

Le keyword NON sono tag!

Il secondo aspetto da tenere presente è che le keyword NON sono tag: di conseguenza i tag non possono essere keyword, sono proprio concettualmente due cose molto diverse – dato che, come abbiamo premesso, i tag servono a raggruppare gli argomenti, a clusterizzarli per aree tematiche o topic, mentre le parole chiave che usiamo nel sito non sono spesso così individuabili se non da riferimenti molto variegati, e difficili da formalizzare, presenti all’interno del testo del sito (e non solo, a livello SEO moderno: anche delle anchor text nelle vicinanze, nei link esterni ecc.). Quindi usare i tag come fossero keyword è sbagliato, e lo è per le ragioni di cui sopra. Se uno si ritrova ad averlo fatto, a mio avviso, non dovrebbe tanto metterle in noindex (altro uso mitizzato e capito non benissimo, diciamo, perchè se prima non generi la 404 di quella pagina difficilmente Google toglierà di mezzo una pagina), quando rimuoverli e basta, liberiamo di questo inutile fardello perchè, lo ribadisco, se nel nostro sito abbiamo 300 tag NON abbiamo più possibilità di posizionarci meglio su Google potenziata per 300 volte: abbiamo, semmai, 300 pagine potenzialmente inutili da dover gestire e che appesantiscono inutilmente il crawl budget di Google.

Per ogni tag creato, WP creerà una nuova pagina che sarà potenzialmente indicizzata per niente

In terzo e ultimo luogo, e non ultimo come importanza, ogni volta che aggiungete un tag voi state creando, di default in WordPress, una nuova pagina web: la pagina che raggrupperà tutti gli articoli con quel tag. Il problema è molto complesso ed è il classico caso in cui, per usare una espressione colloquiale tanto per capirci senza giri di parole, è probabilissimo incasinare il sito senza nemmeno rendersene conto. Se per questo articolo avessi usato i tag, ad esempio: “SEO, marketing, web marketing, come fare SEO”, avrei creato ben 4 nuove pagine web che Google, salvo nostra indicazione contraria, avrebbe indicizzato, appensantendo il crawl budget con 4 pagine non utili. Se poi uno ne fa uso su altri articoli si ritroverà certamente un raggruppamento, ma in questo caso stiamo usando tag equivalenti a parole chiave derivate dalla coda lunga, il che disperde il traffico degli utenti e del crawler facendo potenzialmente perdere l’orientamento al lettore. Fate anche caso a come sono costruite di default le pagine tag di WordPress nei vari theme, sia tra quelli free che tra quelli premium: in genere sono semplicemente orribili in termini di usabilità, sono pagine di cui non si capisce il senso, a cui possiamo provare a dare un briciolo di significando usandone il meno possibile, semmai, quindi al limite il tag “SEO” (in questo caso, non in generale) usato su tutto il sito avrebbe senso – anche se, ovviamente, bisognerebbe capire quella pagina tag quale ricerca sta targetizzando. Se la risposta è “nessuna” o “non saprei”, tanto vale togliere di mezzo quel tag.

In conclusione…

Sono stato talmente esasperato dall’uso sbagliato dei tag su alcuni siti che gestisco (e ho gestito in passato) che sono arrivato al punto che li ho disabilitati del tutto via codice: non è stato facile convincere gli utenti della necessità di questa cosa, soprattutto gente che mi ha confidato, in seguito, di aver seguito “corsi di marketing” in cui invitavano a fare uso dei tag in modo smodato, audace quanto illogico, secondo la strana (diffusissima, biased e sopravvalutata) logica del “bene o male, purchè se ne parli“, oppure peggio ancora: usando come tag le parole chiave che sono in trend, anche se non c’entrano nulla col topic dell’articolo (è una testimonianza reale che ho raccolto, e che riguarda un corso di marketing frequentato da una persona fidata di mia conoscenza, non più di 6 o 7 anni fa).

Nel marketing non basta osare, non basta trollare, non basta certamente fare le cose pensando che bastino degli azzardi per far funzionare le cose: ci vogliono raziocinio, serietà, e a mio parere è un qualcosa su cui è necessario insistere, perché se nel 2022 ancora utilizziamo i tag come se fossero keyword (pratica errata e fuorviante, come abbiamo visto) con convinzione, vuol dire che, anche a livello di formazione, abbiamo fallito – e abbiamo fallito tutti, come consulenti e come formatori.

Foto di copertina di Darwin Laganzon da Pixabay

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