L’AI sostituirà i critici gastronomici? Le professioni del futuro che non ti aspetti

Immaginate di svegliarvi nel 2030 e scoprire che l’intelligenza artificiale non solo vi prepara il caffè perfetto, ma scrive anche recensioni gastronomiche più convincenti di quelle di Cracco. Fantascienza? Forse no. Mentre tutti discutono se l’AI ruberà il lavoro ai programmatori o ai grafici, la realtà è che le macchine intelligenti stanno già bussando alle porte di professioni che nemmeno immaginavamo potessero essere automatizzate. E alcune delle trasformazioni più curiose riguardano settori che consideriamo intrinsecamente umani.

Il consulente digitale del divertimento

Prendiamo il mondo del gaming online: oggi esistono decine di portali specializzati che confrontano bonus, promozioni e offerte dei vari operatori. Redattori in carne e ossa passano ore a analizzare termini e condizioni, testare piattaforme, scrivere guide dettagliate sui migliori bonus dei casinò. Ma cosa succederebbe se un’AI potesse scansionare in tempo reale tutti i siti, analizzare migliaia di variabili – probabilità, requisiti di puntata, scadenze, reputazione dell’operatore – e generare consigli personalizzati per ogni utente?

Non parliamo di semplici chatbot, ma di consulenti digitali capaci di imparare dalle preferenze individuali, monitorare le variazioni del mercato minuto per minuto e suggerire le opportunità migliori. L’AI potrebbe persino simulare diverse strategie, calcolare i rischi reali dietro ogni promozione e avvertire l’utente quando un bonus apparentemente vantaggioso nasconde clausole penalizzanti. Addio guide statiche, benvenuti assistenti personalizzati che si aggiornano da soli.

Nuovi lavori che stanno già nascendo

Il bello è che alcune di queste trasformazioni le stiamo già vedendo. Nelle redazioni stanno spuntando gli “editor di contenuti AI”: persone che non scrivono più da zero, ma che supervisionano, correggono e perfezionano quello che produce l’intelligenza artificiale. E succede in molte testate internazionali.

Nel settore della customer care, i “trainer di chatbot” sono diventati indispensabili. Il loro lavoro? Insegnare alle AI come rispondere in modo naturale, quando essere formali e quando più colloquiali, come gestire i clienti arrabbiati senza far perdere le staffe al bot. Sembrano dettagli, ma è importante la differenza tra un assistente virtuale che aiuta davvero e uno che ti fa venire voglia di urlare a uno schermo.

E poi ci sono gli “auditor di algoritmi”: professionisti che verificano se le AI prendono decisioni corrette e imparziali. Con sempre più banche, assicurazioni e aziende che usano l’intelligenza artificiale per valutare prestiti, assumere personale o fissare prezzi, qualcuno deve controllare che non ci siano discriminazioni nascoste nei codici.

Anche nel mondo del marketing digitale sta cambiando tutto. Gli “strategist di AI advertising” non si limitano più a creare campagne pubblicitarie, ma progettano sistemi che imparano dai comportamenti degli utenti e modificano automaticamente annunci, target e budget. È come avere un pubblicitario che lavora 24 ore su 24 e impara dai propri errori.

La rivoluzione è già in atto. Molte professioni diventeranno ibride, metà umane e metà artificiali. E forse è meglio così, perché alla fine quello che serve davvero è qualcuno che sappia dire alle macchine cosa fare e, soprattutto, quando smettere.