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  • Concorsi pubblici: alcuni suggerimenti per studiare in maniera proficua

    Concorsi pubblici: alcuni suggerimenti per studiare in maniera proficua

    Lo studio è cambiato notevolmente nel corso degli ultimi anni: il mondo degli smartphone e la tecnologia ha rivoluzionato anche questo ambito. Non solo innovazioni nel mondo dell’intrattenimento e delle scommesse online, dato che sul web si possono individuare appunti e comprare libri online, in maniera tale da arrivare preparati ad esami e concorsi.

    Nel corso degli ultimi anni ci sono sempre più persone che si sono avvicinate al settore pubblico e hanno tentato di entrare dalla porta principale mediante un concorso pubblico, che vengono organizzati sempre più spesso in digitale. La certezza di un contratto a tempo indeterminato e un lavoro piuttosto flessibile rappresentano due vantaggi di non poco conto, che si fanno sentire soprattutto in periodi estremamente delicati e mutevoli come quello che stiamo vivendo per colpa della pandemia.

    Lo studio per i concorsi pubblici

    Una delle verità  più incontrastabili legate ai concorsi pubblici è che non è la persona più intelligente che lo vince, ma il candidato con la preparazione migliore. Di conseguenza, è facile intuire come, a fare la differenza, sia proprio il sistema di organizzazione dello studio che viene messo in atto.

    Uno dei primi aspetti che è bene mettere in evidenza è che, dal momento in cui viene pubblicato il bando sull’albo pretorio dell’ente di riferimento, i candidati hanno a disposizione trenta giorni per la presentazione della domanda. Non solo, dal momento che dal momento in cui viene pubblicata la banca dati, nell’eventualità  che ciò dovesse avvenire, ci saranno solo 30 giorni di tempo per preparare tale banca dati nel migliore dei modi.

    Insomma, sono circa due i mesi di tempo per studiare e prepararsi in maniera certosina al concorso. Il primo passo, evitando di partire subito in quarto, è quello di dare un’organizzazione al proprio tempo. Non serve a nulla chiudersi in casa e, al fianco di una costante tazza di caffè, finire per addormentarsi sui libri.

    Come organizzare lo studio

    Quindi, si deve cominciare a capire il numero di giorni su cui si può contare per prepararsi per le prime volte che sono state previste dal bando. Il passo successivo è quello di stabilire bene quali sono i giorni da poter dedicare allo studio e quante sono le ore in cui effettivamente ci si può mettere sui libri. In seguito, uno dei migliori consigli è quello di realizzare un proprio calendario personale.

    Nella maggior parte dei casi, il suggerimento più generale è quello che prevede di dedicare allo studio quantomeno sei ore al giorno, ma è chiaro che gli impegni condizioneranno tale organizzazione. Per creare una sorta di tabella di marcia di avvicinamento all’esame, è importante anche capire quant’è il materiale di studio che si deve affrontare.

    Alcuni sistemi di studio efficaci

    Sono tantissimi i candidati che, nella preparazione dei concorsi pubblici, come ad esempio per quello per le assunzioni di 500 figure come previste dal Pnrr, ma non solo, sono molto curiosi di scoprire dei metodi di studio caratterizzati da velocità  e rapidità . Si deve sempre iniziare dalla prelettura, tenendo bene a mente sia l’indice che i vari capitolo.

    Un’altra tecnica molto importante e che può dare certamente una grossa mano nella memorizzazione e dello studio è quella che viene definita sniper. Il senso è che si ha solo una possibilità  a disposizione e, di conseguenza, leggere e rileggere non serve a nulla, se non c’è la concentrazione giusta per affrontare un impegno del genere.

    La comprensione di tutto quello che si legge e che si studia è fondamentale. Solo il fatto di capire quello che si sta memorizzando consente di ridurre la fatica in maniera notevole. Provate a esporre il concetto in totale autonomia e provare a darvi un voto.

  • Molti dipendenti USA sono disposti a prendere meno soldi pur di continuare a lavorare da casa

    Molti dipendenti USA sono disposti a prendere meno soldi pur di continuare a lavorare da casa

    Un nuovo sondaggio condotto dalla compagnia di assicurazioni Breeze avrebbe rilevato una cosa clamorosa, ma nemmeno più di tanto: il 65% dei dipendenti americani, il cui lavoro può essere svolto da remoto, sarebbe più che disposto a subire un taglio dello stipendio del 5%, pur di continuare a lavorare da casa. E non solo: molti dipendenti sarebbero persino disponibili a rinunciare ancora di più, in termini percentuali. Breeze ha rilevato che il 38 percento degli intervistati accetterebbe un taglio anche del 10 percento, il 18 percento arriverebbe al 20 percento e il 15 percento perderebbe fino al 25% della propria attuale busta paga.

    Se il risparmio medio per chi lavora da cassa è stimato sui 325$ al mese, per chi non dovrà  più fare il pendolare, resta la considerazione che molti più soldi rimangono in banca per cui i sudati risparmi, per una volta, si possono anche racimolare.   Questa riduzione di stipendio si presta a facili abusi da parte delle aziende, che potrebbero applicarla in maniera marcata approfittando della situazione, ma c’è anche da dire che non tutti i dipendenti la pensano allo stesso modo.

    Se quella potenziale (ad oggi, almeno9 riduzione media viene quantificata sull’articolo uscito su Bloomberg attorno al 5%, per cui se un dipendente medio prende 1500€ al mese sarebbe disposto, stando a questa logica, a prenderne 1.425€ pur di non avere il problema di andare in ufficio ogni giorno, prendere i mezzi o fare benzina e così via. Se è vero che quella percentuale sembrerebbe equa e corrispondente, in linea di massima, al risparmio dovuto al fatto che non ci sono più quelle spese, resta il fatto che lavorare stanca, e vale anche se uno lavora in smartworking.

    Una grande percentuale di americani, da quello che emerge dal sondaggio, sarebbe disposta a rinunciare a una parte di stipendio pur di continuare a lavorare da casa. Più tempo per se stessi, per la famiglia, per le attività  non lavorative, meno tempo per strada o imbottigliati nel traffico, o magari su mezzi pubblici non sempre all’altezza della situazione: insomma, si può perfettamente capire come posizione.

    La dimensione smartworking a cui restiamo tendenzialmente favorevoli, con tutte le dovute riserve etimologiche del caso e considerando la sua diffusione sempre più capillare, comporta qualche problema di socialità  che tutti, da dipendenti o freelance che fossimo, abbiamo sofferto alla lunga in zona rossa e durante la lunghissima pandemia che ancora oggi viviamo. Sappiamo anche che per molti CEO e dirigenti di aziende con sedi prestigiose nelle grandi città  non è così: il valore degli immobili, alla lunga, rischia di svalutarsi, per cui sarà  sempre più necessario trovare delle vie di mezzo.

    Foto di StartupStockPhotos da Pixabay