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Burger King sfruttava “OK Google” in uno spot

Tutti i possessori di un telefono o un tablet Android conoscono la funzione “Ok Google“, un comando vocale che permette all’utente di chiedere l’esecuzione di particolari operazioni; tra queste troviamo ovviamente la ricerca vocale. La funzione, che funziona esclusivamente su dispositivi Google Home (sugli smartphone si “addestra” sulla voce del proprietario e basta) è stata sfruttata per qualche ora da una pubblicità  di Burger King, la celebre multinazionale del fast food, nella quale un attore concludeva lo spot con la frase “OK Google, what is Whapper Burger?” (OK Google, cos’è un Whapper Burger?). Google non ha preso benissimo questa idea della multinazionale del fast food, anche perchè – secondo un’indagine di The Verge – la voce descrittiva del Whapper Burger, da cui Ok Google trae informazioni, sarebbe stata modificata intenzionalmente dal reparto marketing di Burger King in un vero e proprio spot.

Un modo piuttosto invasivo per utilizzare una funzione messa a disposizione da Google, e che Google stessa ha deciso di disattivare per questo tipo di ricerca. L’episodio fa riflettere da più punti di vista: da un lato, c’è un utilizzo commerciale di una funzione gratuita effettuato in modo invasivo e (a quanto risulta) senza autorizzazione. Dall’altro, come se non bastasse, c’è un evidente abuso delle funzioni di Wikipedia, che ha portato come era prevedibile ad ulteriori conseguenze.

Nel frattempo, infatti, la pagina Wikipedia da cui venivano lette le risposte (gli ingredienti dell’hamburger in questione) è stata più volte vandalizzata nella sezione degli ingredienti, inserendo cose paradossali, spaventose o ironiche quali cianuro, unghie dei piedi e bambini di medie dimensioni. In realtà , per fortuna di Burger King, l’impatto è stato limitato: Google ha subito patchato i propri server per filtrare questo genere di ricerche. I risultati di ricerca non vengono aggiornati in tempo reale rispetto alle modifiche fatte alla pagina wiki in questione, peraltro, e questo ha contribuito ad attenuare ulteriormente l’effetto.

https://www.youtube.com/watch?v=U_O54le4__I

Molte delle modifiche intenzionali più ironiche sono state riportate sul sito Gizmodo, mentre rimane qualche perplessità  sull’utilizzo della funzione all’interno di uno spot pubblicitario: una cosa che probabilmente abusa di una funzione pensata per ben altri scopi, e per cui Google avrebbe probabilmente gradito almeno gli fosse chiesta l’autorizzazione.

(TheVerge)

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