LastPass, il password manager basato su cloud, ha subito un attacco informatico di media gravità durante la scorsa settimana.
Il blog ufficiale del servizio ha annunciato il problema: è stata infatti rilevata un’attività sospetta sul sito dell’azienda, ed è stato scoperto che – sebbene le password salvate siano rimaste integre – alcune informazioni sensibili degli utenti (tra cui indirizzi email, promemoria delle password, chiavi di salatura e hash di autenticazione) erano stati sottratti da terzi. Questo non corrisponde ad un furto di credenziali sensibili, di cui non è stata trovata alcuna prova, ma certamente è una buona idea cambiare password su LastPass se avete un account. Per scoprire se casomai l’aveste creato tempo fa (e non siete sicuri di averlo fatto), provate a recuperarlo inserendo il vostro indirizzo di posta elettronica qui, e poi cambiate la password con una nuova.
Se giustamente LastPass ha poi specificato la difficoltà nel crackare le master password per via di un complesso meccanismo di crittografia multi-stato (Cracking our algorithms is extremely difficult, even for the strongest of computers), ma la reale robustezza di questo dato dipende molto dalla scelta dell’utente: se utilizzavate su LastPass una master password molto banale (del tipo 12345 oppure password1), è possibile subire un attacco basato su dizionario di parole molto comuni.
Se è vero che il meccanismo di LastPass tende a rallentare parecchio questo genere di attacchi, resta la considerazione sull’effettiva opportunità di memorizzare una password (o un gruppo di password), dati molto sensibili e che non andrebbero divulgati in nessun caso, addirittura su un cloud – per quanto protetto e seriamente gestito possa essere.
Affidare la propria privacy ad un servizio di terzi potrebbe non essere un’idea ideale in molti casi: significa fare affidamento su un servizio esterno, peraltro gratuito nel 90% dei casi, e senza poter avere una reale garanzia di sicurezza a fronte di casi del genere. Senza contare che, in molti casi pratici, è molto più semplice e sicuro salvare questi dati su un piccolo pennino USB (magari criptandolo), da tenere al sicuro (a casa o in ufficio) e soprattutto sconnesso da internet.
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