Cosa ci racconta davvero il Google Leak


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È da molto tempo che non scrivo di SEO, e mi sembra opportuno farlo in vista del recente leak di dati che molti SEO ha entusiasmato. Come al solito non sono preda di facili entusiasmi, come spesso accade, e preferisco mantenermi lucido in merito. Vediamo di cosa si tratta e cosa cambia per la SEO, soprattutto.

Il leak di Google evidenzia l’importanza di mantenere strategie SEO che si concentrano sulla qualità dei contenuti, l’engagement degli utenti e la costruzione di un brand solido. Questi aspetti sono sempre più cruciali per navigare attraverso le sofisticate tecnologie e algoritmi che Google utilizza per determinare il posizionamento nei risultati di ricerca. Restare aggiornati sulle pratiche e adattare le proprie strategie di conseguenza è essenziale per rimanere competitivi in un panorama SEO in continua evoluzione.

Implicazioni del Google Leak per la SEO

Il recente leak di dati su Google ha portato alla luce alcune pratiche e tecnologie che potrebbero avere un impatto significativo sul modo in cui viene gestita la SEO. Di seguito, esplorerò alcuni punti cruciali che emergono da queste rivelazioni e come potrebbero influenzare le strategie SEO future.

1. NavBoost e la Raccolta dei Dati

NavBoost, il sistema che Google utilizza per raccogliere dati sugli URL visitati tramite Chrome, è operativo dal 2005. Questo sistema va oltre il semplice calcolo del PageRank, raccogliendo informazioni dettagliate sui trend di ricerca, il numero di clic su un risultato e la durata del clic. Questi dati consentono a Google di:

  • Identificare i trend di ricerca: Capire quali argomenti sono di interesse crescente.
  • Valutare l’intento dell’utente: Determinare se una query richiede risultati di tipo video, immagini o testo.
  • Misurare l’engagement: Analizzare quanto tempo un utente trascorre su una pagina specifica prima di passare a un altro risultato.

2. Uso dei Cookie e Click Automatizzati

Google utilizza i cookie per proteggersi dai clic automatizzati e per identificare tentativi di manipolare le SERP (Search Engine Results Page). Questo significa che:

  • Le attività sospette possono essere identificate e penalizzate: Gli script automatizzati che tentano di influenzare il ranking possono essere rilevati con maggiore precisione.
  • Maggior controllo sull’accuratezza dei dati: Assicurarsi che i dati di clic raccolti siano rappresentativi del comportamento reale degli utenti.

3. Rinforzo Indiretto

Un altro aspetto interessante emerso dal leak è il concetto di “rinforzo indiretto”. Se un utente cerca qualcosa, non trova il sito che si aspetta e quindi cerca direttamente il nome del sito, Google può interpretare questo comportamento come un segnale positivo per quel sito. Questo può portare a:

  • Miglioramenti nel ranking per specifiche query: Se un sito viene cercato e cliccato frequentemente, Google potrebbe migliorare il suo posizionamento per quelle query.
  • Importanza del brand: Rafforzare la presenza del brand può aiutare a incrementare le ricerche dirette e quindi influenzare positivamente il ranking.

4. Algoritmo di Valutazione della Qualità

Il leak ha rivelato che NavBoost contribuisce anche alla valutazione della qualità complessiva di un sito. Questo algoritmo considera diversi fattori, tra cui:

  • Domini a chiave esatta (Exact Match Domains – EMD): I domini che contengono esattamente le parole chiave target possono essere penalizzati se non rappresentano chiaramente un brand riconoscibile.
  • Dati geolocalizzati: I clic sono analizzati anche in base alla provenienza geografica, distinguendo tra traffico mobile e desktop.

5. Whitelist Durante Eventi Eccezionali

Durante la pandemia di Covid-19 e le elezioni USA, Google ha utilizzato whitelist per garantire che solo siti affidabili apparissero in cima ai risultati di ricerca su temi sensibili. Questo approccio dimostra che:

  • La qualità delle informazioni è cruciale: Google prende misure attive per garantire l’accuratezza e l’affidabilità delle informazioni durante eventi critici.
  • Possibili implicazioni per altri settori: Altre aree sensibili potrebbero vedere un’applicazione simile di whitelist per mantenere l’integrità delle informazioni.

Punti cruciali del Google Leak

  • è stata attraversata una fase in cui Google ha raccolto dati su tutti gli URL visitati da ogni visitatore che usava Chrome. Questo algoritmo raccoglieva, a quanto pare, fino dal 2005 questi dati mediante il sistema chiamato NavBoost, che prima si occupava solo di PageRank e poi è stato esteso fino a spingere alla creazione del browser stesso, in modo da raccogliere tutti i dati assieme. Ulteriore caratteristica del sistema è che identifica i trend di ricerca, il numero di click su un risultato e la durata del click (cioè il tempo di lettura della pagina, da quando la pagina viene cliccata a quando si passa al risultato eventualmente successivo). NavBoost assegna inoltre uno score alle query in base all’intento dell’utente. Ad esempio, determinate soglie di attenzione e clic su video o immagini attiveranno funzionalità video o immagini per quella query e le query correlate associate a NavBoost.
  • È stato constatato che Google durante il posizionamento dei siti faccia uso dei cookie per preservarsi da click automatizzati e per identificare più facilmente i casi in cui utenti provavano a modificare le SERP mediante script.
  • Un altro aspeto da considerare è quello che potremmo definire “rinforzo indiretto”: se un utente cerca qualcosa, non trova il sito che aspetta di trovare e provano a cercare il nome del sito in cui si aspettano di trovare quel risultato (un customer journey non infrequente), a quel punto se uno clicca spesso sul sito arriverà un improvement in positivo per la query di ricerca
  • I dati qui visti (NavBoost) vengono poi analizzati da un algoritmo per valutare la qualità complessiva del sito, e può comportare miglioramenti o peggioramenti in egual misura. Tra i fattori di qualità sembra che si debbano considerare i domini a chiave esatta, molto discussi in passato e penalizzanti, a quanto pare, nel caso in cui non sia presente il nome del brand (esempio: mens-luxury-watches.com oppure, ancora milwaukee-homes-for-sale.net). NavBoost valuta anche geograficamente i dati sui clic, tenendo conto dei livelli di paese e stato/provincia, nonché dell’utilizzo mobile rispetto a quello desktop. Tuttavia, se Google non dovesse disporre di dati per determinate regioni o user-agent, potrebbe applicare il processo universalmente ai risultati della query.
  • Durante la pandemia di Covid-19, Google ha utilizzato white list per siti Web che potevano apparire in cima ai risultati delle ricerche relative al Covid. Allo stesso modo, durante le elezioni USA, Google ha utilizzato white list per i siti che avrebbero dovuto essere mostrati (o retrocessi) per informazioni relative alle elezioni

Conseguenze

Il recente leak di dati su Google introduce alcune importanti implicazioni per le strategie SEO. Ecco cosa cambia concretamente:

1. Maggiore Enfasi sull’Intenzione dell’Utente

NavBoost e altri algoritmi di Google ora mettono un’enfasi ancora maggiore sull’intento dell’utente. Questo significa che:

  • Ottimizzazione dei Contenuti: I contenuti devono essere ottimizzati per rispondere esattamente alle intenzioni di ricerca degli utenti. Non basta più puntare su parole chiave generiche; bisogna comprendere il tipo di informazioni che gli utenti cercano e presentarle in modo chiaro e diretto.
  • Diversificazione dei Formati: Bisogna prestare attenzione ai formati di contenuto. Se una query mostra un’elevata interazione con video o immagini, è cruciale includere questi elementi nella strategia di contenuto.

2. Rafforzamento dell’Importanza del Brand

Il comportamento degli utenti che cercano direttamente un brand dopo una ricerca generica può migliorare il ranking del sito. Pertanto:

  • Brand Awareness: È fondamentale investire nella costruzione e promozione del brand. Più il tuo brand è riconoscibile e ricercato, più Google tenderà a considerarlo rilevante per determinate query.
  • Marketing Integrato: Le strategie di marketing devono integrarsi strettamente con le strategie SEO per massimizzare la presenza del brand nelle ricerche.

3. Penalizzazione dei Domini a Chiave Esatta

I domini a chiave esatta (Exact Match Domains – EMD) che non rappresentano chiaramente un brand riconoscibile possono essere penalizzati. Questo richiede:

  • Focus sul Brand: Assicurarsi che il nome del dominio rifletta chiaramente il brand e non sia solo un insieme di parole chiave.
  • Qualità dei Contenuti: Anche se si utilizza un EMD, la qualità dei contenuti e la user experience devono essere al centro della strategia per evitare penalizzazioni.

4. Analisi Geografica e Mobile

La raccolta di dati geolocalizzati e la distinzione tra traffico mobile e desktop implica che:

  • Local SEO: È importante ottimizzare i contenuti per le ricerche locali, assicurandosi che le informazioni siano rilevanti per gli utenti in specifiche aree geografiche.
  • Mobile Optimization: Con l’aumento del traffico mobile, i siti devono essere completamente ottimizzati per dispositivi mobili, garantendo velocità di caricamento e facilità di navigazione.

5. Protezione dai Clic Automatizzati

L’uso dei cookie per identificare e prevenire clic automatizzati significa che:

  • Autenticità dei Clic: Le strategie devono concentrarsi sull’ottenere clic autentici e genuini. L’uso di metodi artificiali o automatizzati per generare traffico può portare a penalizzazioni.
  • User Engagement: Migliorare il coinvolgimento degli utenti e il tempo trascorso sul sito sono metriche cruciali per dimostrare a Google l’utilità e la rilevanza del contenuto.

6. Whitelist per Tematiche Sensibili

L’uso delle whitelist durante eventi critici (come la pandemia di Covid-19 o le elezioni) suggerisce che:

  • Affidabilità delle Fonti: È cruciale costruire e mantenere una reputazione di affidabilità e autorevolezza, soprattutto se si trattano argomenti sensibili o di grande attualità.
  • Collaborazioni e Citazioni: Collaborare con fonti autorevoli e ottenere citazioni da queste può aumentare la credibilità del sito agli occhi di Google.

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