Oltre 135 milioni di modem, venduti in tutto il mondo, sono stati problematici in termini di sicurezza informatica: secondo lo studio pubblicato da David Longenecker sul proprio blog, sarebbero addirittura sprovvisti di protezione con username e password, mettendo così ad un rischio di manomissione del modem stesso dall’esterno. La connessione ad internet può quindi essere compromessa per diversi minuti e, nonostante i danni potenziali siano relativamente limitati, per riattivare il dispositivo è indispensabile in molti casi rivolgersi all’internet provider, con conseguenti disagi per gli utenti.
Il modello in questione è l’Arris SURFboard SB6141, venduto soprattutto negli USA, e l’azienda produttrice è corsa ai ripari in poco tempo: ha infatti rilasciato un firmware aggiornato per il modello in questione, e sarà compito dei vari internet provider distribuirlo agli utenti, teoricamente senza un loro intervento diretto. Per mitigare eventuali problemi è sempre possibile sia impostare manualmente username e password che bloccare l’accesso, temporaneamente, mediante IP table o filtri URL all’indirizzo 192.168.100.1 (fonte).
In un’epoca di rapida evoluzione tecnologica, dove il mondo digitale sembra intrecciarsi sempre più con la nostra esistenza, un’ombra di inquietudine aleggia sul nostro vivere quotidiano: la sicurezza. Laddove la connessione alla rete è divenuta una necessità imprescindibile, il rischio di vulnerabilità si fa sempre più tangibile, come nel caso del modem Arris SB6141, venduto in milioni di esemplari privi di un elemento fondamentale: una protezione d’accesso predefinita.
Immaginate, se volete, un castello imponente, dotato di mura ma senza chiavi per le porte. Così accade quando un dispositivo che regola il nostro legame con il vasto oceano della rete non prevede alcuna barriera di sicurezza, lasciando spazio alla possibilità di intrusioni sconsiderate. La scoperta di tale deficienza ha suscitato preoccupazioni giustificate, non solo per la vulnerabilità esposta, ma per il suo impatto sulla serenità degli utenti.
Eppure, come in ogni racconto, una soluzione si è profilata all’orizzonte: aggiornamenti del firmware e accorgimenti manuali da parte degli utenti, che, attraverso l’adozione di misure di protezione adeguate, possono ora porre rimedio all’inganno dell’incompletezza iniziale.
In questo scenario, si ripropone una riflessione imprescindibile: mentre la tecnologia avanza con un ritmo vertiginoso, la vigilanza rimane l’arma più potente per preservare la nostra privacy e la nostra sicurezza in un mondo sempre più connesso.
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