I criteri con cui Google presenta i risultati di ricerca sono noti solo in parte: ciò si presta per sua natura a facili speculazioni e strumentalizzazioni, con la diffusione di idee spesso sbagliate o quantomeno fuorvianti. Questo accade in maniera marcata nei casi di ricerche più “emozionali”, ovvero legate ai nostri stati d’animo e che spesso, come sappiamo, portano ad un inestirpabile fatalismo. àˆ diventato quasi uno stereotipo, in altri termini, cercare dei sintomi su Google e sprofondare nel pessimismo cosmico.
Se è vero che ciò riflette, almeno in parte, le tendenze del web, e che i vari link degli utenti spesso danno credito involontariamente ad idee poco precise, Google ha da qualche tempo pensato di dare una svolta a questo trend. Nel caso delicato di ricerche di sintomi, in effetti, sembra aver riconosciuto che ci siano circostanze nelle quali pagine inaffidabili (o addirittura non scritte da medici) compaiano lo stesso in prima pagina, con lo scopo (poco nobile) semplicemente di guadagnarci qualcosa.
Smentendo cosଠufficialmente la propria fama di “consulente medico virtuale” inaffidabile, Google ha appena lanciato sulla sua versione internazionale google.com un nuovo tipo di card, che estrae informazioni su comuni sintomi, quali mal di testa e mal di stomaco, da un archivio scientificamente testato, proveniente dalla Harvard Medical School e dalla Mayo Clinic. I risultati saranno integrati in modo simile a quanto avviene attualmente per alcuni contenuti di Wikipedia, nella parte più alta della pagina, nella forma di vere e proprie definizioni con tanto di fonte bene in evidenza.
Se in alto possiamo vedere la definizione scientifica del sintomo, andando a cliccare su “About this result” esce fuori una casella informativa sulla fonte della definizione, che dovrebbe far intuire agli utenti la credibilità di quel risultato specifico.
Il servizio non è ancora disponibile in italiano, ma è plausibile che possa arrivare prossimamente – probabilmente in corrispondenza con accordi analoghi con enti accademici nostrani. L’idea sembra essere quella di estendere il tutto anche alle altre lingue, in modo da fornire un’informazione più equilibrata a chiunque cerchi informazioni su dei sintomi, specialmente se molto comuni, e migliorare (tra l’altro) il tasso di permanenza sul motore da parte degli utenti.
La prossima volta che chiederemo a Google cosa possa esserci dietro un nostro malessere, quindi, faremmo comunque bene a non concludere in automatico che possa trattarsi di malattie molto gravi, ovvero evitare di arrivare a conclusioni affrettate: è sempre opportuno (e Google lo dice chiaramente) chiedere ad un medico o ad uno specialista. Questo strumento dovrebbe solo aiutarci a capire meglio, sia come medici che come pazienti, aspetti della medicina prevalentemente fraintesi dai più, quando non addirittura vittima di speculazioni e “metodi miracolosi” di cura da parte di siti poco affidabili (fonte).
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