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  • Guida Completa ai Bilancieri da Palestra: Scelta, Utilizzo e Benefici

    Guida Completa ai Bilancieri da Palestra: Scelta, Utilizzo e Benefici

    I bilancieri da palestra sono strumenti fondamentali per chiunque desideri migliorare la propria forza e muscolatura. Se sei un principiante che sta iniziando il suo percorso nel mondo del fitness o un atleta esperto alla ricerca del prossimo passo per migliorare le tue prestazioni, questa guida ti fornirà tutte le informazioni necessarie sui bilancieri da palestra.

    Cosa Sono i Bilancieri da Palestra?

    I bilancieri sono barre di metallo progettate per essere utilizzate con pesi. Esistono diverse tipologie di bilancieri, ognuna delle quali è adatta a specifici esercizi e obiettivi di allenamento. Tra i più comuni troviamo:

    Bilancieri Olimpici: Utilizzati nelle competizioni di sollevamento pesi, sono noti per la loro robustezza e capacità di sostenere carichi elevati.

    Bilancieri Standard: Più leggeri rispetto agli olimpici, sono ideali per chi si allena a casa o in palestre meno attrezzate.

    Bilancieri EZ: Hanno una forma a zig-zag che riduce lo stress sui polsi durante esercizi come i curl per bicipiti.

    Come Scegliere il Bilanciere Giusto

    La scelta del bilanciere dipende dai tuoi obiettivi di allenamento e dal livello di esperienza. Ecco alcuni fattori da considerare:

    1. Peso e Capacità: I bilancieri olimpici possono sostenere carichi molto elevati (fino a 1000 kg), mentre i bilancieri standard hanno una capacità inferiore.
    2. Diametro e Lunghezza: I bilancieri olimpici hanno un diametro maggiore (circa 50 mm) rispetto agli standard (circa 25 mm).
    3. Flessibilità e Durabilità: La qualità del materiale influisce sulla durata e sulla capacità del bilanciere di sopportare allenamenti intensi.

    Vantaggi dell’Uso dei Bilancieri

    L’allenamento con i bilancieri offre numerosi benefici:

    Aumento della Forza: Gli esercizi composti come lo squat, il deadlift e la panca piana sono ottimi per sviluppare la forza globale.

    Sviluppo Muscolare: Lavorare con pesi liberi permette una maggiore attivazione muscolare rispetto alle macchine.

    Miglioramento della Coordinazione: Utilizzare i bilancieri richiede una maggiore coordinazione e controllo del corpo.

    Esercizi Fondamentali con i Bilancieri

    Alcuni degli esercizi più efficaci con i bilancieri includono:

    Squat: Perfetto per allenare gambe e glutei.

    Deadlift: Eccellente per la forza della schiena e delle gambe.

    Panca Piana: Indispensabile per sviluppare i pettorali.

    Manutenzione dei Bilancieri

    Per garantire la longevità del tuo bilanciere, è importante effettuare una manutenzione regolare:

    Pulizia: Rimuovi sudore e residui dopo ogni utilizzo.

    Lubrificazione: Mantieni le parti mobili lubrificate per un funzionamento ottimale.

    Ispezione: Controlla periodicamente il bilanciere per eventuali segni di usura o danni.

    Dove Acquistare i Migliori Bilancieri da Palestra

    Se stai cercando bilancieri di alta qualità, ti consigliamo di visitare la categoria Bilancieri da Palestra sul sito Donatif. Qui troverai una vasta gamma di bilancieri adatti a tutte le esigenze di allenamento, garantiti per durabilità e performance.

    Conclusione

    Scegliere il bilanciere giusto può fare la differenza nel tuo allenamento. Con questa guida hai a disposizione tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione informata e migliorare la tua routine di allenamento. Ricorda, l’investimento in attrezzatura di qualità è un passo fondamentale per raggiungere i tuoi obiettivi di fitness.

  • Come individuare il target clienti per un e-commerce: guida pratica

    Come individuare il target clienti per un e-commerce: guida pratica

    Individuare e definire il target per un e-commerce è cruciale per il successo del business. Attraverso un’analisi accurata di variabili quali mercato, concorrenza e social media, è possibile delineare il profilo dei clienti ideali per il tuo negozio online.

    Definire quali siano le caratteristiche del cliente ideale va ben al di là delle semplici percezioni o sensazioni personali.

    Il compito, infatti, è assai più difficile ed è per questo che affidarsi ai dati e a un esperto che li sappia interpretare – ad esempio un analista UX il cui ruolo è descritto diffusamente nel sito lorenzopinna.it – è uno dei passaggi praticamente obbligatori se si desidera operare in modo professionale.

    Definizione del Target

    Il target di riferimento rappresenta il segmento di persone maggiormente incline ad acquistare nel tuo E-commerce.

    Questi individui condividono visione, missione e valori del tuo business, risultando propensi alla fidelizzazione e meno inclini a considerare la concorrenza.

    La loro identificazione si basa su una combinazione di fattori demografici, geografici e di interessi legati all’offerta del tuo E-commerce.

    Gli Step da seguire per definire il target

    Seguire passi strategici è fondamentale per individuare efficacemente il tuo target cliente.

    Iniziare un business senza conoscere il proprio pubblico è un azzardo. È vitale identificare chi sono i potenziali clienti e comprendere come comunicare efficacemente con loro.

    Questo processo inizia con l’analisi di dati demografici, quali età, genere, reddito, stato civile, occupazione, settore di riferimento e livello di istruzione.

    Inoltre, la considerazione di elementi psicografici, come interessi, hobby, stili di vita e opinioni, fornisce una visione più completa del target, consentendo una comunicazione empatica e mirata.

    Analisi della Concorrenza

    Osservare i concorrenti è illuminante. Analizzando i loro social media, siti web e partecipando ad eventi, è possibile comprendere chi segue i concorrenti e perché.

    Questa analisi profonda aiuta a identificare i bisogni e le aspettative del target, fornendo insight preziosi su come migliorare o differenziare la tua offerta. Un’osservazione attenta e critica delle strategie altrui consente di riconoscere opportunità uniche per il tuo E-commerce.

    Consultazione di Fonti Autorevoli

    Internet offre un vasto insieme di dati, accessibili gratuitamente o a pagamento, utili per definire il target. Fonti affidabili come ISTAT, Confcommercio e Federconsumatori offrono dati aggiornati e veritieri su vari segmenti demografici, geografici e psicografici, fondamentali per affinare il profilo del target cliente.

    Trend di Mercato

    Conoscere i trend attuali del mercato è essenziale. Utilizzando Google Trends, puoi esplorare l’andamento di ricerche specifiche nel tempo, confrontare termini e analizzare l’interesse per regione geografica. Questo strumento è indispensabile per rimanere aggiornati sui cambiamenti del mercato e identificare nuove opportunità o sfide emergenti.

    Comportamento sui Social Media

    Le piattaforme social sono fondamentali per l’analisi del target. Osservando attentamente chi interagisce con i tuoi contenuti, chi visualizza le storie e chi commenta, è possibile raccogliere dati preziosi sul tuo pubblico.

    Strumenti come Instagram Insights e Audience Insights di Facebook sono particolarmente utili per comprendere demografia, interessi e comportamenti del tuo seguace ideale.

    Sondaggi e Questionari

    La creazione di sondaggi e questionari è un metodo diretto ed efficace per raccogliere dati dal tuo target. Strumenti online come Typeform facilitano il processo, consentendo di creare questionari personalizzati che gli utenti possono compilare facilmente. I risultati aiuteranno a comprendere meglio le preferenze, le aspettative e le esigenze del tuo pubblico, fornendo dati concreti su cui basare le tue strategie.

    E-mail Marketing

    L’email marketing è un canale potente per identificare e interagire con il target. Attraverso campagne mirate, è possibile costruire una mailing list robusta e segmentata. Ciò richiede la creazione di contenuti attrattivi, come offerte esclusive o sconti, che incentivino gli utenti a lasciare il loro indirizzo e-mail, entrando così a far parte del tuo database di contatti qualificati.

    Pagine di Destinazione

    Le landing pages sono strumenti efficaci per convertire visitatori in lead o clienti. Progettate con un obiettivo specifico, queste pagine possono presentare nuovi prodotti, raccogliere indirizzi e-mail o incentivare preordini. L’analisi del comportamento degli utenti su queste pagine fornisce dati dettagliati sull’interesse per specifici prodotti o servizi, guidando ulteriormente le strategie di targeting.

    La definizione accurata del target di riferimento è vitale per un e-commerce e ti permetterà di costruire un profilo dettagliato del cliente ideale al quale poterti rivolgere al meglio.

  • Che cosa sono i PCTO

    Che cosa sono i PCTO

    La sigla “PCTO” sta per “Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento.” Questo termine è utilizzato in Italia nel campo dell’istruzione e della formazione per indicare un sistema di percorsi formativi obbligatori per gli studenti delle scuole superiori, che mira a sviluppare competenze trasversali e a fornire orientamento professionale. PCTO è l’acronimo di “Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento“, un programma educativo introdotto in Italia nel 2010 come parte della riforma della scuola secondaria. Il PCTO è un elemento fondamentale del percorso formativo degli studenti delle scuole superiori, volto a fornire loro competenze trasversali e orientamento per la futura scelta universitaria o lavorativa.

    Punti chiave relativi al PCTO

    Ecco alcuni punti chiave riguardanti i PCTO:

    1. Competenze trasversali: I PCTO mirano a sviluppare competenze trasversali, cioè quelle abilità che sono utili in molteplici contesti e ambiti della vita, come il lavoro di squadra, la comunicazione efficace, la gestione del tempo e la risoluzione dei problemi.
    2. Orientamento: Il programma include anche attività di orientamento che aiutano gli studenti a esplorare le loro passioni, interessi e talenti, fornendo loro una migliore comprensione delle opportunità educative e lavorative disponibili dopo la scuola superiore.
    3. Collaborazione con il mondo esterno: I PCTO coinvolgono spesso collaborazioni tra le scuole e le realtà esterne, come le imprese, le università, le associazioni e le istituzioni culturali, al fine di offrire agli studenti esperienze concrete e significative al di fuori dell’ambiente scolastico.
    4. Attività pratiche: Gli studenti possono partecipare a una varietà di attività pratiche durante i PCTO, come tirocini, laboratori, visite guidate, progetti di ricerca e volontariato, che consentono loro di mettere in pratica ciò che hanno imparato e di acquisire esperienza nel mondo reale.

    In sostanza, i PCTO sono progettati per arricchire il percorso formativo degli studenti delle scuole superiori, preparandoli in modo più completo per il loro futuro sia accademico che professionale.

    Esempi pratici di PCTO

    Il “Percorso per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento” (PCTO) è un percorso formativo previsto dal sistema scolastico italiano che mira a favorire l’inserimento degli studenti nel mondo del lavoro, offrendo loro opportunità di conoscenza diretta del mondo produttivo e delle sue dinamiche. Ecco alcuni esempi comprensibili di attività che potrebbero essere parte di un PCTO:

    1. Stage in un’azienda: Gli studenti possono svolgere uno stage presso un’azienda, dove hanno l’opportunità di osservare e partecipare alle attività quotidiane, apprendendo direttamente sul campo come funzionano determinati processi lavorativi.
    2. Visita in un’impresa: Gli studenti possono partecipare a visite guidate presso aziende di settori diversi, dove possono incontrare i dipendenti, osservare gli ambienti di lavoro e porre domande per comprendere meglio le dinamiche aziendali.
    3. Partecipazione a workshop o seminari: Gli studenti possono partecipare a workshop o seminari organizzati da aziende o istituzioni, dove possono acquisire conoscenze specifiche su tematiche quali la sicurezza sul lavoro, la gestione del tempo, le tecniche di comunicazione, ecc.
    4. Progetti di alternanza scuola-lavoro: Gli studenti possono essere coinvolti in progetti specifici in collaborazione con aziende o enti del territorio, dove hanno l’opportunità di applicare le conoscenze acquisite a scuola alla risoluzione di problemi reali o allo sviluppo di progetti concreti.
    5. Partecipazione a eventi o fiere settoriali: Gli studenti possono partecipare a eventi o fiere settoriali, dove possono conoscere da vicino le ultime novità e tendenze del settore di loro interesse, incontrare esperti del settore e ampliare la propria rete di contatti.
    6. Simulazioni di colloqui di lavoro: Gli studenti possono partecipare a simulazioni di colloqui di lavoro, dove possono imparare ad affrontare efficacemente un colloquio di lavoro, migliorando le proprie competenze di comunicazione e presentazione.

    Questi sono solo alcuni esempi di attività che potrebbero essere parte di un percorso PCTO. L’obiettivo è offrire agli studenti un’esperienza concreta e significativa che li aiuti a comprendere il mondo del lavoro e ad acquisire competenze trasversali utili per il loro futuro professionale.

    Storia

    I PCTO sono stati introdotti in Italia come parte della riforma dell’istruzione nota come “Buona Scuola,” avviata nel 2015. L’obiettivo principale dei PCTO è di preparare gli studenti delle scuole superiori per il mondo del lavoro e per la scelta di un percorso di studio universitario o professionale, fornendo loro esperienze pratiche e di orientamento in vari settori.

    In cosa consiste un PCTO

    I PCTO comprendono attività che vanno oltre la formazione tradizionale in aula e coinvolgono esperienze di lavoro, stage, tirocini, visite aziendali, progetti formativi, e altro ancora. Queste attività permettono agli studenti di acquisire competenze trasversali, come la capacità di lavorare in team, la comunicazione efficace, la risoluzione dei problemi, l’orientamento professionale e la conoscenza diretta del mondo del lavoro.I PCTO sono una componente importante dell’istruzione in Italia e sono finalizzati a fornire agli studenti una visione più chiara delle opportunità di carriera e a sviluppare le abilità necessarie per affrontare il mondo del lavoro in modo efficace una volta completata la loro istruzione superiore. Ogni studente è tenuto a completare un certo numero di ore di PCTO durante il suo percorso di studi, come parte del suo percorso di formazione.

    Alternanza scuola-lavoro

    Alternanza scuola-lavoro è un termine spesso utilizzato in Italia come sinonimo di “PCTO” (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento): entrambi i termini si riferiscono a programmi che coinvolgono gli studenti delle scuole superiori in esperienze pratiche presso luoghi di lavoro, aziende o istituzioni, al fine di fornire loro competenze trasversali e orientamento professionale.

    L’alternanza scuola-lavoro e i PCTO sono parte integrante della formazione degli studenti delle scuole superiori in Italia e sono progettati per preparare gli studenti per il mondo del lavoro, aiutandoli a sviluppare competenze pratiche e a comprendere meglio le opportunità di carriera disponibili. Entrambi implicano che gli studenti trascorrano del tempo fuori dalla scuola per acquisire esperienza pratica nel mondo reale. Pertanto, i due termini sono spesso usati in modo intercambiabile.

  • Che vuol dire startup?

    Che vuol dire startup?

    Le startup giocano un ruolo significativo nell’innovazione economica e nella creazione di nuovi posti di lavoro. Molte delle aziende più famose al mondo, come Google, Facebook, Amazon e Apple, sono iniziate come startup e hanno avuto un impatto significativo sui rispettivi settori.

    Una startup è un’azienda o un’impresa commerciale di dimensioni relativamente ridotte e di recente costituzione che è fondata da imprenditori o imprenditrici con l’obiettivo di sviluppare e commercializzare un prodotto, un servizio o un’idea innovativa. Le startup sono spesso associate a settori ad alta tecnologia e innovazione, ma possono operare in una vasta gamma di settori, compresi quelli tradizionali.

    Le caratteristiche comuni delle startup includono:

    1. Innovazione: Le startup di solito cercano di portare sul mercato qualcosa di nuovo o di rivoluzionario, sia che si tratti di una nuova tecnologia, di un servizio online, di un prodotto fisico o di un approccio commerciale innovativo.
    2. Crescita rapida: L’obiettivo principale di molte startup è crescere rapidamente, acquisendo un gran numero di clienti o utenti e, spesso, cercando finanziamenti da investitori esterni per sostenere questa crescita.
    3. Scalabilità: Molte startup cercano di creare modelli di business scalabili che consentano di espandersi rapidamente senza aumentare proporzionalmente i costi.
    4. Rischio e incertezza: Le startup operano in un ambiente ad alto rischio e incertezza. Molte di esse non sopravvivono oltre i primi anni di attività, ma quelle che riescono a crescere possono diventare aziende di successo.
    5. Cultura imprenditoriale: Le startup tendono ad avere una cultura aziendale incentrata sulla creatività, la flessibilità, l’adattabilità e la ricerca di soluzioni innovative ai problemi.
    6. Finanziamenti: Spesso, le startup cercano finanziamenti da investitori, come venture capitalist, business angel o accelerator, per ottenere il capitale necessario per sviluppare il loro prodotto o servizio e sostenere la crescita.

    Non per forza informatica

    Una startup non deve necessariamente avere a che fare con l’informatica o la tecnologia. Sebbene molte startup siano fondate nel campo dell’informatica e della tecnologia, il concetto di startup si applica a una vasta gamma di settori e industrie, anche in Italia. L’elemento chiave di una startup è l’innovazione e l’obiettivo di sviluppare e commercializzare qualcosa di nuovo e innovativo, che può essere un prodotto, un servizio, un approccio commerciale o un’idea.

    Ecco alcuni esempi di startup in settori diversi da quello dell’informatica:

    1. Alimentare e ristorazione: Una startup potrebbe sviluppare un nuovo tipo di alimento o bevanda, creare un servizio di consegna di cibo innovativo o cercare nuovi modi di coltivare o produrre cibo in modo sostenibile.
    2. Salute e benessere: Startups nel settore della salute potrebbero creare dispositivi medici innovativi, sviluppare app per la salute e il fitness, o offrire servizi di consulenza medica online.
    3. Energia e ambiente: Le startup in questo settore potrebbero focalizzarsi su energie rinnovabili, tecnologie per il risparmio energetico o soluzioni per l’ambiente.
    4. Educazione: Le startup educative potrebbero sviluppare piattaforme online per l’apprendimento, strumenti di insegnamento innovativi o servizi di tutoraggio personalizzato.
    5. Moda e design: Le startup nel settore della moda potrebbero creare nuovi marchi di moda sostenibili, piattaforme di e-commerce innovative o servizi di personal shopping online.
    6. Trasporti e mobilità: Le startup potrebbero sviluppare soluzioni per il trasporto pubblico, veicoli elettrici o servizi di condivisione del trasporto innovativi.

    In sintesi, una startup può operare in qualsiasi settore, purché abbia un’idea innovativa e ambiziosa da sviluppare e portare sul mercato. L’importante è che l’azienda sia guidata da imprenditori che cercano di risolvere problemi o soddisfare bisogni non ancora soddisfatti nel loro settore specifico. Foto di Proxyclick Visitor Management System: https://www.pexels.com/it-it/foto/due-uomini-seduti-di-fronte-a-monitor-a-schermo-piatto-2451646/

  • Lavorare per task con Asana: come, quando e perchè

    Lavorare per task con Asana: come, quando e perchè

    Lavorare in team presupporrebbe delle regole, e molte di queste rules – a prescindere poi dall’approccio fondante (Kanban, Agile, o i vituperati diagrammi di Gantt) – sono dettate dalle policy aziendali. Spesso (anche se non per forza) queste ultime passano per l’uso dei task, strumento utile ma che va saputo usare nel modo corretto, e con l’approccio “scientifico” o tecnico adeguato. Asana, senza dubbio, è uno dei migliori strumenti in questo ambito.

    Introduzione: che cos’è il workflow

    Quando si lavora / lavoravo in team sono/ero il primo a manifestare serie difficoltà : di metodo, di approccio, anche solo di “velocità ” con cui si fanno le cose. Chi va come un treno, chi si prende il suo tempo, chi (soprattutto) crea dei “blocchi” sostanziali (e quasi sempre non consapevoli) alle attività . Questa sostanziale asincronìa può creare potenziali conflitti, ma viene in qualche modo corretta dall’uso dei task, che testimoniano un modo di lavorare e se ne prendono carico, creando così quello che usualmente (soprattutto in ambito ICT) viene detto workflow.

    Un workflow, per quello che ci interessa, rappresenta gli step necessari, possibilmente sequenziali in ordine temporale, per arrivare ad un obiettivo (consegna di un lavoro, raggiungimento dell’obiettivo, ecc.). I vari pezzi sono legati tra di loro, per intenderci, dato che se devo completare un task lo devo fare anche perchè, dall’altra parte, potrebbe esserci un collega che non può procedere nelle proprie attività  se non ho finito prima.

    Prima che qualcuno chiuda la pagina sospirando di non aver capito nulla, mi sembra utile riprendere   un po’ basi ed introdurre un paio di termini tecnici. Così proveremo a capirci ancora meglio, se possibile!

    Che cos’è Asana

    Asana è un software di gestione dei task tra i più diffusi in ambito aziendale, e a differenza del “collega” Trello presenta qualche funzionalità  di integrazione in più. Non è l’unico strumento di gestione task, ovviamente, ma è quasi certamente uno dei più completi. Si tratta di uno strumento di organizzazione del lavoro (come tanti ne esistono, anche free) molto utilizzato dal project management delle aziende.

    Grazie ad Asana è possibile:

    1. assegnare dei task, ovvero dei compiti, ai dipendenti o ai collaboratori;
    2. suddividere il workflow (il flusso di lavoro complessivo) in modo razionale;
    3. “dare l’idea” al cliente finale del lavoro che viene svolto;
    4. usarlo sia nel lavoro classico da ufficio che in smartworking;
    5. essere più trasparente su ciò che faccio ed aiutare i colleghi a fargli sapere, quasi in tempo reale, quello che sto facendo o rispondere alla domanda fatidica “a che punto siamo”.

    Se sulla carta sembra tutto meraviglioso, e molti articoli sul web tendono a descrivere questo mondo come un ambiente favolistico esente da difetti, ma nella realtà  e nella mia piccola esperienza le cose non sono esattamente così. Prima che qualcuno capisca male, quindi:

    1. Asana non “lavora” da solo, ma è uno strumento utile che va saputo usare;
    2. molte aziende non trovano conveniente fare uso dei task (e questo non per forza perchè “abbiamo sempre fatto in un altro modo“, il tipico paravento dei pigri);
    3. Asana aiuta soprattutto nelle attività  tecnico-pratiche, e un po’ meno (a mio umile avviso) per chi opera in modalità  differenti;
    4. si presta facilmente ad abusi, se usato in modo scorrelato dal fatto che ogni compito richiede del tempo per essere completato (in genere l’uso più sbagliato di Asana consiste nel fatto che qualcuno dall’alto scandisce i compiti da eseguire in modo blind, mentre gli operativi si ritrovano sommersi di lavoro sul quale non hanno nemmeno il tempo di ragionare: in questi casi il burnout è dietro l’angolo)

    Un approccio critico ad Asana per PMI: KanBan

    Ho fatto uso di Asana per diversi anni in almeno tre ambiti diversi (attività  di sviluppo codice sul modello Kanban, organizzazione di team editoriali e gestione attività  di una web agency), e devo premettere a questa piccola guida qualche perplessità  legata alla potenziale sopravvalutazione dello strumento. Di per sè Asana (un po’ come Trello) è uno strumento utile più per coordinare le attività  di un team e (a volte) quelle di un singolo freelance.

    Non tutto fa brodo e molti, per capirci, soprattutto se lavorano da autonomi tendono a trovare il proprio metodo di lavoro migliore con l’esperienza: io ad esempio lavoro molto coi log, tendo a segnare quello che faccio perchè così, quantomeno,mi ritrovo data e ora di quando ho fatto ogni cosa (per chi fa SEO credo che sia il metodo migliore, ma ovviamente è un parere personale).

    Con l’approccio Kanban, ad esempio, che è ideale per le aziende medio-piccole, si scompone le attività  tra idee, cose da fare (to-do), cose in corso di svolgimento e cose fatte. Grazie a questo approccio “a strati”, possiamo anche pensare di inserire eventualmente delle attività  massimamente prioritarie per avere maggiore flessibilità . Il problema di questo modello è proprio nell’ultimo passaggio: tutto, tendenzialmente, è prioritario, e questo finisce per esasperare e rendere invivibile l’ambiente in cui si lavora. Bisognerebbe sempre bilanciare le varie componenti, se si vuole fare uso per bene dei task, e stabilire gradazioni di priorità  (alta, media, bassa), a seconda di quelli che vogliono essere gli obiettivi funzionali dell’azienda.

    Un uso sostenibile dei task, peraltro, presuppone che si stabiliscano due dimensioni: una temporale, in orizzontale, ed una verticale (priorità ), anche se ovviamente non è l’unico approccio possibile.

    Ci sono ovviamente tante possibili differenze: ad esempio c’è anche Trello, che funziona un po’ più come “lista della spesa” ed è utile per chi fa parecchie cose a loro volta frammentate in micro-attività , ma alla base di strumenti per la gestione di task c’è un aspetto di trasparenza che in molti non considerano, secondo me (ne riparliamo a breve).

    Alla base di Asana, comunque troviamo 3 componenti basilari:

    • task: una singola attività  che deve essere seguita
    • team: un gruppo di utenti che lavora su un’attività
    • progetti: i singoli progetti a cui lavora l’azienda (ammesso che siano più di uno)

    Esempio di uso di Asana? Se ad esempio devo ristrutturare un sito, posso assegnare i compiti al team creando un progetto dedicato, e suddividere i task tra le varie competenze. Col tempo vedrò i progressi di ognuno, e potrò anche creare delle dipendenze tra le attività , nel senso: prima facciamo il sito, poi pubblichiamo i testi, poi facciamo la SEO.

    Che cos’è (davvero) un task, a questo punto?

    Task significa in questo caso “compito”, “attività “, in questo contesto ha una valenza come unità  di sviluppo delle attività .

    Ad esempio, posso andare dal programmatore ed assegnargli il task di correggere dei bug in un sito; posso poi chiedere al copy di scrivere le schede prodotto di un cliente, posso chiedere di rinnovare SSL a chi dovrà  acquistarlo e così via. La principale cosa che evitano i task è l’accumulo di email, una sorta di incubo che mi porto dietro dai tempi in cui lavoravo in ambito universatario: il lunedì mattina era noto perchè, di fatto, si sorseggiava un caffè nell’attesa di finire di scaricare email con allegati giganteschi, in cui chiunque metteva becco e creava di fatto una gran confusione (soprattutto se un interessato la riceveva mentre la “discussione” era in corso). Se conosco almeno un caso in cui questo uso scellerato delle email aziendali ha portato addirittura a mettere in blacklist l’IP del mail server, si capisce bene che i task aiutino a tenere le cose un po’ più strutturate ed ordinate.

    Di fatto, il task non è solo un’attività  “atomica” (nel senso di non ulteriormente scomponibile) che mettiamo in lista per il gusto di ritrovarci con n-mila cose da fare, ma serve a dare un’idea soprattutto agli altri (che lavorano con noi) di quello che stiamo facendo.

    Non mi meraviglia, peraltro, che molte persone non vedano di buon occhio questi strumenti (alcuni miei colleghi li percepivano come “strumenti di sorveglianza aziendale“), ma dovrebbe (in teoria…) essere compito di chi coordina comprendere (e se possibile, essere empatico) con i motivi per cui ciò avvenga: alla base c’è una questione di metodo, senza dubbio, ed uno sforzo di abitudine richiesto a tutto, ma c’è anche un calcolo molto più brutale.

    L’uso di task in ambito lavorativo, infatti, se non adeguatamente introdotto (benedetta teoria…) rischia di far passare idee poco funzionali, dato che misura indirettamente la produttività  delle persone e questa cosa, per inciso, a molti non piace – e non è detto che siano per forza pigroni o sfaccendati, per quanto in vari casi sia sostanzialmente questo, il problema. Alla fine dei conti, il task è utile perchè è una traccia di quello che si sta facendo, ma anche di quello che si sta provando a fare, volendo: e se un collega è bloccato su un task, posso pensare di risolvere la questione intervenendo per fargli dare una mano. Questa ottica cooperativa del task è alla base del suo funzionamento ideale, per quanto purtroppo mal si coniughi (passatemi la sociologia spicciola), in certi casi, con la natura umana “in media”.

  • Come implementare un change management efficace nel settore Hosting e Cloud

    Come implementare un change management efficace nel settore Hosting e Cloud

    Nel mondo digitale in continua evoluzione, le aziende che operano nel settore dell’hosting e del cloud computing affrontano cambiamenti frequenti: aggiornamenti tecnologici, migrazioni di sistemi, nuove configurazioni o implementazioni di sicurezza.

    Senza una gestione strutturata, anche un semplice aggiornamento può comportare rischi significativi. È qui che entra in gioco il change management: un approccio strutturato che consente di introdurre modifiche nei sistemi in modo controllato e prevedibile, riducendo al minimo l’impatto su utenti e infrastrutture.

    In questo articolo, scritto in collaborazione con Crossnova, esploreremo le tecniche di change management applicate al settore dell’hosting e del cloud, con un approccio chiaro e orientato alla pratica.

    Cos’è il Change Management IT

    Il change management in ambito IT si riferisce all’insieme di processi e procedure che guidano il modo in cui le modifiche vengono pianificate, approvate, implementate e verificate. Non si tratta solo di tecnologia, ma anche di coordinamento tra i vari team coinvolti.

    In un contesto dove sviluppo, sicurezza, infrastruttura e supporto devono lavorare all’unisono, una comunicazione efficace rappresenta un elemento determinante.

    Nel settore hosting e cloud, questo significa gestire con precisione tutte le operazioni che possono impattare la disponibilità dei servizi, la sicurezza dei dati e l’esperienza degli utenti finali.

    Perché è importante nel settore Hosting e Cloud

    Ambienti hosting e cloud si distinguono per essere dinamici, distribuiti e altamente performanti. Un piccolo errore o una modifica non autorizzata possono causare interruzioni gravi, perdita di dati o vulnerabilità di sicurezza.

    Implementare un change management efficace consente di ridurre i tempi di inattività, evitare errori umani e imprevisti, garantire la sicurezza e la compliance, migliorare la collaborazione tra i team e offrire servizi più stabili e affidabili ai clienti.

    Le Fasi Fondamentali del Change Management

    1. Richiesta di Cambiamento

    Ogni cambiamento deve partire da una richiesta formale (Change Request), che spieghi l’obiettivo, il motivo e l’urgenza della modifica. Deve includere anche una previsione dei possibili rischi.

    2. Analisi e Valutazione

    La richiesta viene analizzata da un team o da un responsabile del cambiamento. Si valuta l’impatto tecnico e operativo, i costi, il tempo necessario e si decide se approvare o meno la modifica.

    3. Pianificazione e Test

    Una volta approvata, la modifica deve essere pianificata nei dettagli. Questo include la scelta del momento giusto, l’organizzazione delle risorse coinvolte e la preparazione di un ambiente di test per simulare gli effetti della modifica.

    4. Comunicazione

    È fondamentale comunicare il cambiamento a tutti gli attori interessati, sia interni che esterni, indicando chiaramente cosa cambierà, quando e quali saranno le eventuali ripercussioni temporanee.

    5. Esecuzione e Monitoraggio

    Il cambiamento viene implementato seguendo le linee guida definite. Durante e dopo l’implementazione, è importante monitorare costantemente il sistema per individuare eventuali anomalie e intervenire prontamente.

    6. Verifica e Documentazione

    Conclusa la modifica, si esegue una verifica per accertarsi che tutto funzioni correttamente. Infine, si documenta il processo, includendo eventuali problemi riscontrati e soluzioni adottate, così da migliorare le future operazioni.

    Strumenti a Supporto del Change Management

    Nel contesto hosting e cloud, l’uso di strumenti adeguati può semplificare enormemente il change management.

    Alcuni esempi utili includono piattaforme di ticketing e gestione progetti come Jira e Trello, che aiutano a tracciare le richieste di cambiamento e il loro stato.

    I tool di monitoraggio come Datadog e Grafana permettono di verificare le prestazioni durante e dopo la modifica. Infine, strumenti di infrastruttura come codice come Terraform e Ansible sono ideali per automatizzare e standardizzare le configurazioni.

    Buone Pratiche

    Una buona gestione del cambiamento richiede attenzione e metodo. È fondamentale documentare ogni fase del processo, anche quando si tratta di modifiche apparentemente minori, perché ogni dettaglio può fare la differenza.

    Automatizzare i processi ripetitivi aiuta a ridurre gli errori e si integra perfettamente con l’utilizzo degli strumenti descritti in precedenza. Nonostante l’automazione, è sempre consigliabile mantenere un controllo umano per assicurarsi che tutto proceda secondo i piani stabiliti.

    Prima di ogni intervento, è utile predisporre un piano di rollback, ovvero una strategia per tornare indietro rapidamente in caso di imprevisti. Inoltre, è preferibile pianificare le modifiche durante finestre temporali a basso traffico, per ridurre al minimo l’impatto sugli utenti.

    Infine, coinvolgere sin da subito i team di sicurezza è indispensabile per garantire che ogni cambiamento rispetti gli standard di protezione dei dati e delle infrastrutture.

    In un settore dove ogni secondo di downtime può tradursi in perdite economiche e di reputazione, il change management rappresenta un pilastro essenziale. Non è solo un insieme di regole, ma una vera e propria mentalità che aiuta le aziende a evolversi senza compromettere la stabilità dei servizi.

    Con una strategia chiara, strumenti adeguati e una cultura del cambiamento condivisa, è possibile affrontare ogni modifica come un’opportunità di miglioramento, e non un rischio da temere.

    Foto di Jason Goodman su Unsplash

  • Come scrivere un curriculum vitae, secondo me

    Come scrivere un curriculum vitae, secondo me

    Introduzione

    Come scrivere il curriculum vitae per proporre le tue competenze? Sul web spopolano articoli, risorse e tutorial inerenti questo argomento, che evidentemente possiede, ancora per molte persone, svariati punti oscuri. Con questo articolo, ed alla luce delle mie esperienze, mi piacerebbe condividere con voi gli aspetti fondamentali relativi alla presentazione di un curriculum come si deve.

    Modello preimpostato di CV

    Come presentarsi? Cosa scrivere? Facciamo prima di tutto i conti con le nostre ambizioni e le nostre competenze, e poi mettiamoci al lavoro magari partendo da un modello preimpostato (ad esempio questo in formato europeo, oppure questo). Ovviamente ci toccherà  adattarlo come si deve alle nostre esigenze, ma una volta scritto potremo poi progressivamente aggiornarlo, anche sulla base delle nostre esperienze lavorative successive.

    Siti per creare un CV con procedura guidata

    Esistono anche delle applicazioni in cloud e dei tool o strumenti online per creare un CV, adatti per chi non volesse perderci troppo tempo o volesse uno strumento gratis per crearne, mediante una facile procedura guidata; uno di questi è CV Wizard che vi permetterà  di creare un CV con tutte le informazioni personali e anagrafiche, le esperienze lavorative, gli studi effettuati e così via. Esiste anche l’ulteriore possibilità , del resto, di creare curriculum vitae mediante template personalizzati, ovvero modificando molto facilmente lo stile grafico con un semplice click, senza perdere tempo come succederebbe con Word e simili programmi. Una volta iscritti, tra l’altro, si avrà  anche la possibilità  di avere accesso ad opportunità  lavorative concrete, visto che le aziende potranno vedere direttamente le vostre capacità , in linea con quello che avrete inserito e con le vostre attitudini e competenze lavorative.

    Cosa scrivere nel CV

    Ma quali sono i punti più importanti da rispettare? Vediamone dieci, fermo restando che saranno utili soprattutto per chi cerca lavoro come: webmaster, SEO, consulente informatico o programmatore (le attività  che ho svolto in questi anni). Con qualche adattamento, potrà  essere un decalogo da seguire anche per chi fa lavori leggermente diversi, ad esempio in ambito web (copywriter, social manager ecc.).

    1. Anzitutto, impariamo a contestualizzare: presentare un CV ad un’azienda privata di informatica è diverso dal farlo presso un’ente pubblico. In molti casi (quando lavoravo all’università , ad esempio) mi è capitato di sentire dell’invio di curriculum dispersivi o comunque fuori bersaglio (con effetti involontariamente comici, a volte) rispetto alle indicazioni necessarie. Se il posto è per programmatori PHP, ad esempio, non ha senso inviare un curriculum riportando tra l’altro “esperienza di impaginazione in Publisher” (e mi è capitato di vedere cose simili). Non è vero, quindi, che “tutto fa brodo”, come molti tendono a pensare: sempre meglio essere concisi, diretti e soprattutto sinceri.
    2. Chi ci legge ha poco tempo per noi, come per qualunque altro candidato – soprattutto se il posto è molto ambito: impariamo a rispettare in modo scrupoloso le indicazioni che ci vengono fornite, ed atteniamoci ad esse. Nella mia esperienza, la sintesi è preferibile alle cose troppo lunghe, a meno che ovviamente non dobbiate scrivere per esteso esperienze, titoli e competenze specifiche e/o mirate per l’incarico che dovreste ricevere. Attenzione che, in molti casi, c’è anche il rischio di non farsi capire: per cui ad esempio fate leggere a qualcun altro, possibilmente del settore, il CV, prima di inviarlo. I problemi di comunicazione sono a volte difficili da rilevare, confrontandosi sempre e soli col proprio metro di giudizio.
    3. Attenzione a non diventare autoreferenziali: l’idea di fondo del CV (esposizione della carriera, del percorso professionale, secondo il dizionario) non dovrebbe essere fraintesa con un’autocelebrazione spudorata delle proprie capacità . Al giorno d’oggi, in ambito web ed informatico almeno, noto due cose: si cercano più l’affidabilità  (o la fedeltà  aziendale incondizionata, ad essere più maliziosi) che la competenza effettiva di per sè, in primis. In secondo luogo, chi si autocelebra tende, sempre secondo me, a mettere in secondo luogo la realizzazione degli obiettivi aziendali, che sono, o dovrebbero essere, prioritari su tutto. Bisognerebbe discutere di queste cose per molto a lungo, in effetti, ma non voglio perdere di vista l’obiettivo: spesso un buon CV passa per un gioco di equilibri tra ciò che sappiamo fare meglio ed il modo in cui riusciamo a presentare “bene” le nostre competenze alle azienda.
    4. Non vi formalizzate troppo: il formato europeo è richiesto da moltissime aziende, ma non deve essere un limite, nè un ostacolo, per valorizzare le nostre competenze. Il fatto di farne uso non dovrebbe mai farci dimenticare, in altri termini, che è uno strumento nelle nostre mani, non un “di troppo” che ci impedisca di valorizzarci a dovere. Nella mia esperienza, ad esempio, non sempre è realmente indispensabile, e tanto vale una lista essenziale di competenze che salti subito all’occhio. Ovviamente prima di fare la scelta assicuratevi che… possiate davvero farla, leggendo bene l’annuncio. Ma non fatevi limitare o penalizzare dal formato richiesto, in nessun caso.
    5. Imparare a scrivere un CV è anche questione di “allenamento”, e questo l’ho capito confrontando miei vecchi CV del 2008 con quelli che ho proposto di recente. Più si controllano, si verificano, si fanno leggere a persone o amici affidabili, si limano e si riscrivono, meglio è. L’esperienza è tutto, come in altri ambiti della vita – non solo lavorativa, del resto.
    6. Il curriculum vitae deve essere quasi sempre, direi, finalizzato all’azienda presso cui ci si propone: questo significa che non bisogna diluire il contenuto di quelle pagine, ed è inutile – sempre nella mia esperienza – vantare competenze di sviluppo videogiochi (ad es.) presso chi si occupa di sistemi di controllo in ambito idraulico.
    7. Il punto precedente non dovrebbe comunque farci dimenticare, ovviamente, che ci sono esperienze e competenze collaterali – nel senso di “non direttamente correlate alle attività  primarie dell’azienda” – che potrebbero comunque interessare l’azienda in questione: una web agency potrebbe cercare, ad esempio, webmaster che sappiano sviluppare browser game in Phaser. Faccio questo esempio specifico a simbolo di molti altri che potrebbero essere poco ovvi, a prima vista, ma che finiscono per essere molto significativi in alcuni casi.
    8. Scriviamo sempre un CV che faccia capire, possibilmente a prima vista, il nostro profilo lavorativo: proviamo a finirlo oggi, controlliamolo dopo qualche giorno per verificare che ciò che deve passare… passi sul serio, si noti subito, ad un primo sguardo del documento.
    9. Non confiniamo, inoltre, l’uso dei CV al nostro sito e alle classiche email: sono importanti, certamente, ma anche avere un buon profilo su Linkedin lo è. Su Linkedin, nella mia esperienza, i recruiter sono spesso alla ricerca di persone da assumere, o da far lavorare a vari livelli e condizioni.
    10. È anche importante capire sul serio la realtà  aziendale presso cui ci si propone, ad esempio consultando il sito ufficiale o leggendo su Google a riguardo prima di mandare il CV, ed è una cosa che faccio sempre e che trovo fondamentale. Questo aiuta a sintonizzarci meglio, fin dall’inizio, con quella realtà , oltre ad evitare di incontrare aziende magari poco affidabili.

    Conclusioni

    Non è tutto, non è un libro sacro e non sono regole assolute: sono soltanto le esperienze che ho avuto in questi anni a suggerirmi tutto questo. Ma credo che possano comunque esservi utili. Spero davvero che possano servirvi sul serio e… in bocca al lupo per la vostra ricerca!

  • Che cos’è X (Unix)

    Che cos’è X (Unix)

    Nel mondo Unix si indica con la lettera “X” il sistema noto come X Window System, detto a volte X11: un sistema a finestre per visualizzazioni in formato grafico, comune su sistemi operativi Unix e Unix-like. X fornisce la struttura di base per una interfaccia grafica per sistema operativo (GUI, Graphical User Interface): permette di disegnare e spostare le finestre sul dispositivo di visualizzazione e interagire con mouse e tastiera.

    X non impone alcuna interfaccia utente specifica, in quanto è gestita dai singoli software che ne fanno uso: motivo per cui il suo funzionamento può cambiare notevolmente.

    Storia di X

    X è nato come parte del Progetto Athena presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) nel 1984; Il protocollo X è alla versione 11 (da cui “X11”) dal settembre dell’anno 1987. La fondazione X.Org guida il progetto X da sempre, con l’attuale implementazione di riferimento, X.Org Server, disponibile come software gratuito e open source sotto il MIT Licenza e licenze molto flessibili del genere.

    Vantaggi di X

    X è un sistema indipendente dall’architettura per interfacce utente grafiche remote e capacità  del dispositivo di input. Ogni persona che utilizza un terminale in rete ha la possibilità  di interagire con il display con qualsiasi tipo di dispositivo di input dell’utente. Nella sua distribuzione standard è una soluzione di visualizzazione e interfaccia completa, anche se semplice, che fornisce un toolkit standard e uno stack di protocolli per la creazione di interfacce utente grafiche sulla maggior parte dei sistemi operativi simili a Unix e OpenVMS, ed è stata trasferita su molti altri sistemi operativi generici contemporanei sistemi. Anche le versioni di Linux più diffuse fanno uso di X, per quanto in una versione customizzata e abbastanza diversa da quella originalmente diffusa.

    X fornisce al programmatore il framework di base, o primitive, per costruire tali ambienti GUI: disegnare e spostare le finestre sul display e interagire con un mouse, una tastiera o un touchscreen. X non impone l’interfaccia utente; i singoli programmi client gestiscono questo. I programmi possono utilizzare le capacità  grafiche di X senza interfaccia utente. In quanto tale, lo stile visivo degli ambienti basati su X varia notevolmente; programmi diversi possono presentare interfacce decisamente difformi da quest’ultimo.

    A differenza di altri protocolli di visualizzazione, X è stato progettato specificamente per essere utilizzato su connessioni di rete anziché su un dispositivo di visualizzazione integrato o collegato: quindi può essere ideale per le connessioni in desktop remoto, per quanto sia poco comune farne uso. X presenta la trasparenza della rete, il che significa che un programma X in esecuzione su un computer da qualche parte in una rete (come Internet) può visualizzare la sua interfaccia utente su un server X in esecuzione su un altro computer della rete. Il server X è in genere il fornitore di risorse grafiche ed eventi da tastiera/mouse ai client X, il che significa che il server X è solitamente in esecuzione sul computer di fronte a un utente umano, mentre le applicazioni client X funzionano in qualsiasi punto della rete e comunicano con il computer dell’utente per richiedere il rendering di contenuti grafici e ricevere eventi da dispositivi di input inclusi tastiere e mouse.

    Il protocollo di rete di X si basa sulle primitive dei comandi X. Questo approccio consente alle operazioni 2D e (tramite estensioni come GLX) 3D da parte di un’applicazione client X che potrebbe essere in esecuzione su un computer diverso di essere ancora completamente accelerate sul display del server X (il termine server ha un significato diverso e non deve essere inteso prettamente come nel modello client-server). X non fornisce, inoltre, supporto nativo per l’audio; esistono diversi progetti per riempire questa nicchia, alcuni forniscono anche un supporto utilizzabile flessibilmente in tal senso.

    Se stavi cercando X di Elon Musk (ex Twitter), clicca qui.

    Di Liberal Classic – Liberal Classic, MIT, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1680280

  • (ONLINE i nomi) Commissioni esami di stato 2025: commissari esterni

    (ONLINE i nomi) Commissioni esami di stato 2025: commissari esterni

    Come ogni anno, nel mese di giugno, migliaia di studenti italiani si preparano ad affrontare l’Esame di Stato, un momento cruciale che chiude il percorso di studi secondari e apre le porte all’università o al mondo del lavoro. Al centro di questo appuntamento si posizionano le Commissioni d’Esame, ovvero i gruppi di docenti incaricati di valutare studenti e studentesse sulle prove scritte (lettere, matematica, lingue straniere, ecc.) e sull’orale.

    Dove trovare ufficialmente le Commissioni Esame di Stato 2025 (aggiornato)

    Il Ministero dell’Istruzione mette a disposizione una piattaforma web dedicata alla pubblicazione degli elenchi delle Commissioni. Ogni scuola secondaria di II grado (licei, istituti tecnici, istituti professionali) ha la propria sezione all’interno del portale, dove vengono specificati:

    • Nome del Presidente (generalmente un Dirigente Scolastico esterno alla scuola);
    • Nomi dei Commissari interni (docenti titolari dell’insegnamento per la classe quinta);
    • Nomi dei Commissari esterni (docenti provenienti da altre scuole, responsabili delle prove scritte e dell’orale in materie specifiche);
    • Materie assegnate al Presidente e ai Commissari (ad esempio: Lingua e letteratura italiana, Matematica, Lingua straniera, Discipline tecnico-pratiche, ecc.);
    • Codice meccanografico e indirizzo dell’istituto.

    La pagina ufficiale, aggiornata ogni anno a ridosso dell’inizio delle prove scritte (di solito entro la fine di maggio), è raggiungibile al seguente indirizzo:

    Clicca qui per verificare subito la Commissione della tua scuola: https://matesami.pubblica.istruzione.it/VisualizzaCommissioniEsami/indirizzi/ricerca

    Come utilizzare la procedura di ricerca

    1. Accedi al link fornito qui sopra.
    2. Inserisci il codice meccanografico oppure seleziona la regione, la provincia e il comune di appartenenza.
    3. Scegli l’istituto (ad esempio “Liceo Classico G. Leopardi, Roma”) tra i risultati proposti.
    4. Clicca su “Visualizza Commissione”: si aprirà una pagina con l’elenco completo dei nomi di Presidente, Commissari interni ed esterni, e le materie di competenza.

    Tip utili:

    • Verifica con anticipo la correttezza del codice meccanografico (di solito è indicato sul sito della tua scuola o sul diario di classe).
    • Contatta la segreteria in caso di anomalie (assenza di elenco, dati mancanti, errori di inserimento).
    • Ricorda che l’elenco viene aggiornato ufficialmente solo una volta: eventuali variazioni dovute a sostituzioni dell’ultimo minuto saranno comunicate direttamente dalle segreterie alle scuole interessate.

    Ma perché è così importante verificare chi farà parte della Commissione?

    1. Trasparenza e correttezza: Conoscere in anticipo nomi e ruoli (Presidente, Commissari interni ed esterni) permette a docenti, studenti e famiglie di avere la certezza dell’imparzialità delle valutazioni.
    2. Preparazione mirata: Sapere quali materie sono assegnate ai diversi commissari (interni, cioè docenti della scuola, ed esterni, cioè docenti provenienti da altri istituti) può orientare lo studio e l’approccio alle possibili domande durante l’orale.
    3. Supporto organizzativo: Per i dirigenti scolastici, il conoscimento della composizione consente di ottimizzare logistica e turni (aule, tempi di consegna delle tracce scritte, presidio delle sedi d’esame).
    4. Eventuali conflitti di interesse: Se un componente della Commissione risultasse in conflitto con qualche candidato (parentela, rapporti particolari, ecc.), è possibile segnalare tempestivamente l’anomalia all’Ufficio Scolastico Regionale per chiedere la sostituzione prima dell’inizio degli esami.
    5. Informazioni sul calendario delle prove: Spesso, collegando i nominativi dei commissari a precedenti edizioni, si intuisce quali saranno i possibili giorni di correzione e verbalizzazione, utili per studenti impegnati in più progetti o tirocini.

    Conoscere la composizione delle Commissioni non è quindi un dettaglio secondario, ma un tassello essenziale per garantire serenità e correttezza a tutto il processo d’esame.

    Struttura standard di una Commissione d’Esame

    La normativa MIUR (Decreto Ministeriale n. 741/2024, in vigore per l’Esame di Stato 2025) prevede che ogni Commissione sia composta da 6 membri:

    1. Presidente esterno: figura terza, con funzioni di garante del corretto svolgimento delle prove.
    2. Commissari esterni: 2 docenti, provenienti da istituti diversi, incaricati di correggere la prima e la seconda prova scritta nelle materie di indirizzo (per esempio, matematica, fisica, scienze umane, lingue straniere).
    3. Commissari interni: 3 docenti titolari di cattedra nella quinta classe (svolgono il colloquio orale e operano in sinergia con gli esterni).

    La composizione può variare leggermente per gli indirizzi artistici o per corsi con percorsi di studi particolari (ad esempio quadri orari differenziati), ma in generale resta conforme alle linee guida suddette.
    È importante sapere che:

    • Il presidente non partecipa alla correzione delle prove scritte, ma solo all’orale e alla valutazione finale.
    • Gli esterni garantiscono imparzialità e uniformità di valutazione su scala nazionale.
    • Gli interni hanno esperienza diretta sulla classe e possono orientare l’orale su progetti e approfondimenti svolti durante l’ultimo anno di percorso.

    Scadenze e date utili per il 2025

    • Fine maggio 2025: pubblicazione ufficiale delle Commissioni (solitamente entro il 31 maggio).
    • 29 aprile – 10 maggio 2025: presentazione delle istanze per esoneri (ad esempio, per candidati con bisogni educativi speciali o altre situazioni particolari).
    • 15 giugno 2025: svolgimento della Prima Prova scritta (tema di Italiano).
    • 16 giugno 2025: svolgimento della Seconda Prova scritta (materia d’esame dell’indirizzo).
    • Entro il 23 giugno 2025: inizio delle Prove scritte differite per studenti fuori sede, sostituzioni, candidati con certificazioni mediche o esigenze specifiche.
    • Fine giugno – metà luglio 2025: completamento delle correzioni scritte e pubblicazione dei risultati parziali.
    • Primo luglio 2025: inizio del Colloquio Orale, secondo il calendario predisposto dalla Commissione.
    • Entro il 20 luglio 2025: termine delle prove orali e delle proclamazioni finali.

    Controlla sempre il calendario ufficiale pubblicato sul sito del tuo Ufficio Scolastico Regionale o direttamente nella sezione “Albo online” della tua scuola: eventuali variazioni o proroghe vengono segnalate tempestivamente.

    Cosa fare una volta verificata la Commissione

    1. Annota nomi e materie: prendi nota dei nominativi di Presidente, Commissari e relative materie d’esame.
    2. Verifica che non ci siano conflitti di interesse: se conosci personalmente uno dei componenti (ad esempio, un parente o un tutor di stage), segnala subito la potenziale anomalia alla segreteria.
    3. Preparati all’orale: sapendo quali docenti saranno coinvolti, puoi orientare le domande orali su approfondimenti che sappiano valorizzare il percorso svolto.
    4. Controlla i piani di lavoro: negli istituti tecnici e professionali, l’orale è spesso incentrato su un progetto o su una simulazione pratica; i commissari interni sapranno indicarti quali materiali preparare.
    5. Rimani aggiornato sulle comunicazioni ufficiali: la segreteria potrebbe pubblicare sull’Albo on line eventuali avvisi di variazione dell’aula o richiami su documentazione da consegnare.

    Errori da evitare e consigli finali

    • Non aspettare gli ultimi giorni per consultare la Commissione: se dovessero emergere errori (nome sbagliato, materia assegnata male), i tempi per intervenire sono ridotti.
    • Non basarti solo su voci di corridoio: la conferma definitiva c’è solo sul portale MIUR.
    • Richiedi copia cartacea: molte segreterie affiggono la lista delle Commissioni anche su bacheca interna; verifica che non ci siano differenze con l’elenco online.
    • Condividi l’informazione con i tuoi compagni: spesso chi non controlla in autonomia scopre l’errore tardi; un semplice messaggio di gruppo su WhatsApp può salvare da spiacevoli sorprese.
    • Mantieni la calma: conoscere i nomi dei docenti aiuta a orientarsi, ma l’esame di Stato è una prova complessiva delle competenze acquisite in cinque anni. Studia con metodo, ma cerca di non farti ossessionare dai possibili “trucchi” della Commissione.

    Cerca da qui

    Non perdere tempo: verifica oggi stesso la Commissione del tuo istituto e metti in sicurezza il tuo percorso verso l’Esame di Stato 2025!
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  • Come recuperare la password del proprio SPID (GUIDA)

    Come recuperare la password del proprio SPID (GUIDA)

    Se hai dimenticato la password per il tuo SPID, il procedimento esatto per recuperarla potrebbe variare in base al fornitore di servizi SPID che utilizzi, come Namirial, Poste Italiane o altri. Di solito, è necessario seguire il sistema di recupero password fornito dal tuo gestore SPID.

    Recupero password SPID

    Ecco una guida generale su come potresti procedere per recuperare la password dello SPID:

    1. Visita il Sito Web del Fornitore SPID: Accedi al sito web del fornitore di servizi SPID dal quale hai ottenuto il tuo SPID.
    2. Ricerca del Link o dell’Opzione di Recupero Password: Cerca una sezione o un link dedicato al recupero della password. Solitamente, questa opzione si trova nella pagina di accesso o nella sezione del tuo account.
    3. Avvia il Processo di Recupero: Clicca sul link o l’opzione per il recupero della password. In genere, ti verranno chieste informazioni personali per confermare la tua identità.
    4. Fornisci Informazioni di Identificazione: Potrebbe essere richiesto di inserire dati come nome utente, indirizzo email associato all’account SPID, numero di cellulare, o altre informazioni specifiche.
    5. Verifica dell’Identità: Alcuni fornitori potrebbero richiedere una verifica aggiuntiva dell’identità, come l’invio di un codice di conferma tramite SMS o email.
    6. Reimposta la Password: Dopo aver completato la verifica dell’identità, dovresti essere in grado di reimpostare la password del tuo account SPID.
    7. Accedi con la Nuova Password: Utilizza la nuova password per accedere al tuo account SPID.

    Se hai difficoltà a recuperare la password seguendo questi passaggi, ti consiglio di contattare direttamente l’assistenza clienti del tuo fornitore SPID. Ogni fornitore potrebbe avere procedure leggermente diverse, quindi è importante fare riferimento alle risorse ufficiali e al supporto fornito dal tuo gestore SPID specifico.

    Con quale provider di servizi hai registrato il tuo SPID, lo ricordi? Eccoti per finire qualche possibile spunto che potrebbe esserti utile al recupero della password del tuo SPID. Il recupero, lo ribadiamo, non deve essere effettuato da qui bensì direttamente dal sito web che ti ha erogato il servizio SPID quando lo hai attivato (idea ulteriore: prova a cercare “SPID” nella tua email).  Tieni presente che potrebbero esserci cambiamenti o nuovi fornitori aggiunti in seguito alla stesura del nostro articolo.

    1. Poste Italiane: Uno dei principali fornitori di SPID in Italia, offre servizi di autenticazione digitale per l’accesso a vari servizi online.
    2. Namirial: Fornisce servizi di firma digitale, autenticazione e identificazione online.
    3. InfoCert: Offre servizi di identificazione e autenticazione digitale per accesso a servizi online sicuri.
    4. Aruba: Nota per i suoi servizi di hosting e registrazione di domini, offre anche autenticazione SPID.
    5. Sielte: Offre servizi di autenticazione digitale per l’accesso a servizi online.
    6. Register.it: Fornisce servizi di autenticazione SPID oltre ai servizi di registrazione dei domini.
    7. TIM ID: Il servizio di autenticazione digitale offerto da Telecom Italia (TIM).
    8. Intesa (BancoPosta): Il servizio di autenticazione offerto agli utenti del Gruppo Intesa Sanpaolo tramite il conto BancoPosta.
    9. Lepida: Servizio di autenticazione per cittadini e aziende in Emilia-Romagna.
    10. SPIDItalia: Questo non è un fornitore, ma una piattaforma che elenca tutti i fornitori SPID ufficiali riconosciuti dal governo italiano. Puoi selezionare il fornitore che preferisci e seguire le istruzioni per ottenere il tuo SPID.