Aggiornato il: 08-03-2023 11:30
I domain hack corrispondono a domini internet in cui l’estensione (o TLD .it, com, .ro, ecc.) viene utilizzata per comporre una sillaba della parola. Alcuni esempi di domain hack sono i seguenti:
- ro.ma (social network della capitale);
- del.icio.us (uno dei social bookmark più vecchi mai creati);
- bir.ds
- inter.net
- blo.gs
In genere il domain hack funziona cosà¬: si parte da una parola chiave (ad esempio “hosting“), e si cerca di scomporla in modo che la sua parte finale coincida con un’estensione specifica: in realtà , per rendere il discorso più flessibile, è possibile considerare anche path o directory che vadano a completare quella parola. Inoltre è possibile anche sfruttare i sottodomini per scomporre all’inverso la parola, come avvenuto nel celebre caso di del.icio.us.
Pi๠facile a farsi che a spiegarsi, in effetti: un domain hack per la propria parola chiave preferita è una cosa che si può cercare anche a mano, ma è possibile trovare l’ispirazione sfruttando tool specifici di ricerca come quello del nostro sito. Nella pagina in questione basta inserire il nome di dominio richiesto, e saranno generati tutti i domain hack del caso, nello specifico hosti.ng, ma anche sue varianti come host.in/g oppure ho.st/ing.
I domain hack possono essere piuttosto simpatici da sfruttare per iniziative promozionali o per rendere il nome del proprio sito particolarmente facile da ricordare per gli utenti, per quanto potrebbero creare problemi in fase di indicizzazione di Google (.ng, .in e .st sono ad esempio TLD geografici che, a volte, vengono ignorati dai motori, per cui è indispensabile per essere indicizzati specificare il paese di appartenenza del dominio, l’Italia ad esempio, via Search Console).
Molti domain hack non sono disponibili per la registrazione e parecchi sono parcheggiati o messi all’asta, per cui è necessario ingegnarsi un po’ per trovare quello giusto.