Che cos’è il CrUX di Chrome, e a cosa serve


CrUX è un acronimo proposto da Google Chrome che si basa, essenzialmente, sulla definizione di uno standard web che definisca i Segnali Web Essenziali. Essi appaiono, alla luce del CrUX, come basati su un approccio che combina tecnica e buon design al fine di realizzare pagine web che siano tecnicamente impeccabili ma anche, per non dire soprattutto, facili da consultare ed utilizzare per un qualsiasi utente.

Che cos’è CrUX

CrUX è il rapporto di Google Chrome che rappresenta l’andamento delle metriche chiave relative all’esperienza degli utenti all’interno dei vari siti web. I dati sono pubblici, nel senso che chiunque può vedere anche quelli altrui, mentre il rapporto contiene un insieme di percentuali che vogliono essere indicative degli aspetti legati all’usabilità  del sito. Inoltre queste informazioni non sono legate ad una proprietà  della Search Console, poichè si tratta di informazioni che Google raccoglie comunque (sfruttando tecnologie come BigQuery) e che vengono, significativamente, definite dati sul campo.

I dati sul campo rappresentano un campione anonimo delle esperienze medie dell’utente, cioè dei vari visitatori che arrivano nel nostro sito e che mostrano un quadro dello “stato di salute” del sito lato UX. Prima di approfondire il discorso, è bene ribadire che cos’è la UX, a questo punto, e come fa Google a misurarla. A livello più pratico ciò si traduce in almeno 3 metriche che vengono calcolate da Google:

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  1. Largest Contentful Paint (LCP)
  2. First Input Delay (FID)
  3. Cumulative Layout Shift (CLS)

i quali concorrono alla definizione non solo delle prestazioni della pagina, ma anche del livello di esperienza buona, cattiva o intermedia che vive ogni utente che visita quella pagina.

Cosa si intende per UX di un sito

UX sta per User eXperience, e si richiama ad una miriade di possibili modus operandi e “filosofie” sviluppate in merito. Secondo uno degli approcci che preferisco, e che mi sembrano più validi, la UX rappresenta l’esperienza dell’utente nella misura in cui egli riesca a finalizzare il proprio obiettivo nella pagina stessa. Se si tratta di un articolo di un blog, ad esempio, la UX consiste basilarmente nella leggibilità  e nella facilità  di scorrimento del sito, mentre gli elementi che possono disturbarne l’attività  sono i classici banner pubblicitari a scomparsa. La logica della UX introduce l’aspetto legato al fattore umano, che è sempre soggettivo, all’interno di un mondo che, di suo, non darebbe margine più di tanto: tecnicamente parlando, infatti, un sito può funzionare bene o non funzionare affatto o funzionare solo in parte, ma anche quando funziona bene ci sono delle gradazioni intermedie di possibili situazioni che possono, in certi casi, portare ad una valutazione CrUX non esaltante.

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Se si tratta di un sito di e-commerce, per fare un altro esempio ancora più calzante, la UX media una valutazione sulla facilità  per l’utente di aggiungere al carrello dei prodotti, consultare il sito in generale ed effettuare il pagamento online senza intoppi. Vale anche la pena di ricordare che l’impatto iniziale del sito possiede anche una propria influenza nella valutazione della UX, ed è un’esperienza altamente soggettiva e spesso, c’è da dire, viziata da bias cognitivi (non è un caso, ad esempio, che molti proprietari di siti difficilmente riconoscano che i loro prodotti abbiano problemi di UX, perchè secondo loro vanno bene cosଠcome sono). In genere la UX è un fattore tecnico che dipende dalle scelte progettuali ed implementative del sito, ma possiede anche un aspetto legato alla creatività  del designer della grafica. Non è un caso, in effetti, che le prime idee di UX design siano state concepite da un ingegnere (e curiosamente anche psicologo) statunitense, Donald Norman, che ha lavorato anche per la Apple e che probabilmente ha proposto tanti degli aspetti che rendono quei prodotti particolarmente accattivanti e facili da usare (le interfacce sempre chiare e nette nella separazione, la semplicità  del design, la mancanza di orpelli grafici poco utili che possono solo creare confusione). Sull’argomento UX uno dei must rimane Le leggi della semplicità , un piccolo manualetto per la UX che vuole essere, prima che un manuale tecnico, un modo per essenzializzare le interfacce e proporre contenuti sempre più fruibili e a misura di utente, più che ricchi di contenuti e con men๠troppo “carichi” di voci.

Sulla UX è stato scritto parecchio, e leggendo le varie fonti ho sempre notato una certa contraddittorietà  di fondo: da un certo punto di vista, infatti, nessuno riesce a definire con precisione come la UX influenzi le prestazioni di un sito, e molti sono rimasti in qualche modo radicati sull’idea che sia semplicemente un discorso di velocità  di caricamento delle pagine web. Il che è importante e sempre lo sarà , s’intende, ma nell’ottica CrUX è solo una faccia della medaglia: i rapporti di Google, infatti, non misurano semplicemente la velocità  delle pagine ma provano a stimare e quantificare, mediante algoritmi empirici, come si trovi a proprio agio l’utente nel visitare la pagina stessa.

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Come migliorare il CrUX di un sito (e anche il PageSpeed Insights)

Migliorare la UX del tuo sito significa due cose in genere:

  • proporre contenti altamente fruibili;
  • evitare che la pagina impieghi troppo tempo ad essere caricata

Questo si riflette nelle tre metriche di cui sopra:

  1. Largest Contentful Paint (LCP) rappresenta il tempo necessario a caricare l’elemento DOM della pagina più grande
  2. First Input Delay (FID) è il tempo minimo che l’utente deve attendere perchè la pagina finisca di caricare e renda possibile interagire con la stessa
  3. Cumulative Layout Shift (CLS) rappresenta invece lo spazio che viene occupato da un insieme di elementi della pagina e che provoca uno scorrimento dopo il caricamento

L’ottimiccazione del CrUX non ha ricette preimpostate, di suo: ogni sito fa storia a sè, ma è importante approcciare correttamente al problema per evitare, un giorno, che Google possa penalizzare il nostro sito per via di Segnali Web Essenziali scarsi. Purtroppo non sempre questo problema è risolvibile da uno sviluppatore, proprio perchè c’è la UX di mezzo e sarebbe importante riuscire a combinare più aspetti o trovare un esperto multi-disciplinare.

A livello di soluzione empirica, una soluzione che ho adottato in molti casi almeno per calmierare il problema dei Segnali Web Essenziali scarsi o poco performanti è stato quello di effettuare le classiche ottimizzazioni del sito lato prestazioni (immagini ottimizzate, cache, uso di CDN, minify ecc.) affiancandole con la possibilità  di usare un theme grafico più semplice, dato che mi sono accorto che in molti casi le grafiche pesanti, per quanto possano essere accattivanti, tendono a produrre metriche di questo tipo abbastanza disastrose. La logica sottrattiva comunque, che degenera spesso nel “nascondere” gli elementi a Google e presentare pagine web in cui mancano degli elementi, funziona solo entro certi limiti, ed in molti casi non è, purtroppo, universalmente applicabile o risolutiva.

Il problema rimane aperto, insomma, e non mi sento di fornire la ricetta a nessuno: di sicuro, ovviamente, bisognerà  tenere conto del CrUX da adesso, dato che sta per essere inserito nelle valutazioni che stabiliscono il ranking di un sito web su Google. (fonte, immgine di copertina: Med Badr Chemmaoui on Unsplash)

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