Domani sera, 18 febbraio, intorno alle 22 (ore italiane), il Rover della NASA Perseverance, toccherà il suolo marziano dopo che saranno passati i “sette minuti di terrore” durante i quali, in completa autonomia, il laboratorio mobile attraverserà l’atmosfera del Pianeta Rossa. Se, come tutti speriamo, la discesa avrà successo, Perseverance fin da subito inizierà ad inondare i centri di ricerca della NASA di foto e dati, con lo scopo dichiarato di fare luce sul passato geologico – ed eventualmente biologico – del quarto pianeta del sistema solare. Non è un mistero che, ad oggi, di prove certe sull’esistenza di forme di vita presenti o passate su Marte non ce ne siano ma qualche indizio, soprattutto per quanto riguarda il passato remoto, c’è ed è proprio questo che Perseverance avrà l’obbiettivo di investigare.
Parlavamo degli indizi e quelli effettivamente non mancano: è ormai assodato che miliardi di anni fa il pianeta non era arido e freddo come ci appare oggi, ma ricoperto da fiumi, laghi e oceani e con una temperatura più mite. Evidenze di importanti bacini idrici tuttora esistenti sono state trovate nelle profondità del pianeta ma le tracce di quelli che eoni fa si trovavano sulla sua superfice costellano ancora oggi il paesaggio marziano. E’ proprio in uno di questi che il rover opererà , alla ricerca, finalmente, di prove inconfutabili di vita marziana presente o, più probabilmente, passata.
Da quando, il 20 luglio 1976, il lander Viking 1 toccò la superficie del Pianeta Rosso (preceduto, in realtà , dal lender russo Mars 3 nel ’72, che funzionò al suolo soltanto per 15 secondi, riuscendo a trasmettere parzialmente a terra una sola foto), inviando a terra le prime foto e dati, è apparso chiaro che Marte, sotto quella onnipresente patina di ossido di ferro che ne colora la superficie, nasconde misteri che, poco a poco, verranno portati alla luce e studiati dalle missioni a venire. Infatti, innumerevoli sono state le missioni robotiche che hanno raggiunto il pianeta e diverse compagnie astronautiche hanno messo in orbita marziana loro satelliti mentre, ad esclusione del già citato lander russo Mars 3 che funzionò per una manciata di secondi, gli atterraggi (o forse si dovrebbe dire “ammartaggi”?) morbidi, con la relativa messa in funzione di lander e/o rover, sono, ad oggi, un’escusiva statunitense: Viking 1 e 2 del ’76, Pathfinder del ’96, Spirit e Opportunity del 2003, Phoenix del 2006, InSight del 2018, Curiosity del 2016. Nel prossimo mese di maggio, dopo che negli anni si sono registrati i tentativi falliti da parte di sovietici, russi ed europei, sarà il turno della Cina di tentare di far atterrare con successo un rover e, nel frattempo, l’orbiter Tianwen-1 che lo contiene, il 10 febbraio scorso è entrato nell’orbita marziana come da programma.
Perseverance, lanciato il 30 luglio 2020, è il più moderno dei laboratori mobili lanciato dalla NASA (i cosiddetti “rover” che si differenziano dai “lander” in quanto dotati di ruote o altri meccanismi che ne consentono lo spostamento sulla superfice) e nasce dal fortunato progetto del rover Curiosity, arrivato su Marte nel 2016 e ancora pienamente funzionate. I due rover condividono il progetto che ne sta alla base, avendo forme e dimensioni simili cosଠcom’è simile il sistema di propulsione e quello che ne garantisce la deambulazione. Ovviamente, Perseverance, avendo potuto sfruttare 4 anni di elaborazione in più rispetto a Curiosity, conterà su strumenti scentifici assenti a bordo del suo predecessore oppure di altri aggiornati e potenziati. Tra questi strumenti, quello più rivoluzionario sarà un piccolo elicottero, chiamato Ingenuity, che sarà il primo oggetto a volare nell’atmosfera di un altro pianeta e sarà in grado di mappare la zona in cui opererà Perseverance in modo da tracciare la rotta più precisa e “interessante” da far seguire al rover.
In ultimo, Perseverance, avrà il compito di selezionare e immagazzinare dei campioni di suolo in dei cilindri isolanti che una futura missione, prevista entro il decennio, avrà il compito di riportare a terra per un’analisi più approfondita.
Se quello di portare i primi astronauti sul Pianeta Rossa è un progetto ancora nebuloso e, sicuramente, non realizzabile prima di una decina di anni, Perseverance sarà l’ennesimo “piccolo passo” che l’esplorazione umana farà sul pianeta e ci permetterà di conoscere abbastanza a fondo la sua realtà per quando, finalmente, arriverà il momento di farvi sbarcare i primi esploratori in carne e ossa.
Ulteriori aggiornamenti sulla missione avverranno dopo l’arrivo del rover al suolo… nell’attesa, beh, incrociamo le dita!
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