Se nel vostro sito utilizzate più di un servizio di conteggio delle visite, e della provenienza dei visitatori, vi sarà capitato di notare delle differenze: in genere, ad esempio, si potrebbe avere la sensazione che Google Analytics (il servizio di Google per misurare il traffico sul proprio sito) faccia apparire meno visite rispetto a quelle conteggiate da Jetpack, il servizio cloud integrabile nei siti WordPress. Il problema, naturalmente, è legato a quello che questi sistemi considerano nel conteggio: ed è quello che cercherò di chiarire in questo nuovo post.
La cosa importante, ovviamente, soprattutto per i blogger e webmaster principianti (a cui si rivolge l’articolo) è legata anzitutto al capire il perchè di questa differenza; successivamente, cercheremo di individuare il servizio migliore tra i due, ed impareremo qualche importante criterio per orientarci meglio nell’analisi dei dati a disposizione.
Tempo: quando e come viene misurato… fa la differenza
Ovviamente sto assumendo che sul vostro sito sia attivo un flusso di visitatori considerevole, e siano attivi sia Jetpack che Google Analytics; quasi certamente vedrete dati differenti, in termini di numero di visitatori anzitutto. In genere, quando si fanno confronti tra software di statistiche per siti, bisogna fare attenzione a come i dati vengono rappresentati e, alla lunga, anche a come vengono acquisiti.
Sono differenze oserei direi fondamentali da capire, prima di fare qualsiasi altra considerazione in merito o di farne qualcuna sbagliata o che ci possa mandare fuori strada. Comunque decidiamo di misurare il traffico sul nostro sito, pertanto, è essenziale che nel confronto stiamo utilizzando la stessa scala temporale. Se non lo facciamo, rischieremmo di confrontare dati di periodi diversi aggregati in modo diverso, e la cosa semplicemente non avrebbe alcun senso. Avere la stessa scala temporale significa fare in modo che le statistiche sulle visite lavorino entrambe su visite giornaliere, settimanali, mensili e cosଠvia (e non, ad esempio, Jetpack su visite mensili e Analytics su quelle settimanali).
In genere, infatti, si considerano (ed entriamo cosଠun pochino più nello specifico):
- il periodo in cui i dati vengono analizzati (ad esempio, le ultime due settimane da oggi);
- la granularità degli stessi dati, cioè ogni quanto preleviamo un campione, ovvero la base di tempo: su base giornaliera, settimanale, mensile e via dicendo.
Falsi problemi: i visitatori recenti
In passato mi sono capitati clienti allarmati per un “calo di visite”, che peraltro risultava solo in Google Analytics: in realtà si trattava di dati di visite non ancora conteggiati nel grafico, e tipicamente relativi all’ultimo giorno (oggi) o a quello precedente (ieri). Meglio fare qualsiasi considerazione quantitativa sulle visite nei giorni precedenti, ragionando quindi su dati aggregati del passato recente e non su quelli di ieri oppure di oggi.
Per vedere i visitatori in tempo reale Google Analytics offre uno strumento apposito denominato “real-time“.
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Confronto Jetpack / Google Analytics su un sito reale
Se su Jetpack andiamo a vedere l’istogramma delle visite, ad esempio, saranno visite aggregate su base settimanale di default. Aprendolo dall’interno del nostro sito in WordPress, infatti, ogni colonna corrisponderà ad una settimana specifica (immediatamente precedente a quella attuale), e passandoci sopra con il mouse andremo a vedere i dettagli per quella settimana: ad esempio 8265 visualizzazioni nella settimana del 19 marzo di quest’anno.
Questo esempio è tratto da un sito su cui sto lavorando in questi mesi.
Dovremo, pertanto, cambiare la frequenza dei dati su “giorno” (cioè vogliamo vedere le statistiche su base giornaliera), in modo da rendere il confronto con Jetpack consistente e significativo. Facciamo poi click su Invia (il bottone blu in basso nel riquadro) per confermare la nostra scelta.
Questo è quello che vedremo a questo punto:
e potremo confrontarlo con lo stesso grafico di Google Analytics. Ma dove trovarlo?
Aprendo Google Analytics e visualizzando la Panoramica del pubblico in particolare, andremo a selezionare “Giorno” come granularità (se non fosse già selezionato), ed andremo a vedere gli stessi dati secondo Google. Come Intervallo di date per Analytics selezionate “Ultima settimana“, in modo che ci assicuriamo di confrontare sulle due piattaforme lo stesso periodo.
Stiamo confrontando dati:
- nello stesso periodo (controllate sempre che il confronto sia nello stesso periodo);
- su una stessa granularità dei dati, cioè su dati aggregati giornalmente (e anche qui, assicuratevi di farlo anche voi prima di fare il confronto).
Ho quindi osservato una leggera discrepanza sul numero dei visitatori: su Jetpack sembravano esserci più visite, su Google Analytics di meno. La prima cosa che ho pensato, d’istinto, è che Analytics filtri il traffico proveniente da bot e software vari, che spesso vengono usati per “gonfiare” artificialmente le visite, mentre Jetpack non faccia questa operazione.
Tipo di traffico: visitatori o bot?
La discrepanza del conteggio deriva quindi il più delle volte dal capire se si stanno ricevendo visitatori reali o umani oppure visite automatizzate (traffico artificiale). In genere riuscire a filtrare perfettamente i dati che arrivano in termini di visitatori su un sito è un’operazione delicata e complessa: si rischia di registrare più o meno traffico di quello effettivo, ma al tempo stesso esiste la necessità di farlo per una forma di correttezza verso (ad esempio) potenziali inserzionisti del nostro sito. La presenza di bot che portano comunque traffico conteggiato come tale potrebbero fare la differenza, tra un grafico e l’altro; in questo Google Analytics sembra essere più abile e realistico come strumento, ma è possibile che anche altri possano esserlo. Ovviamente Jetpack è configurabile nel dettaglio mediante do_action atte a filtrare il traffico, ed anche il file htaccess e le impostazioni del vostro server in generale possono servire molto bene allo scopo. In genere, pero’ si tratta di un tipo di impostazioni troppo avanzate per l’utente medio, che è bene lasciar fare a dei professionisti.
In genere per distinguere i bot dai visitatori ci sono vari tipi di modelli “comportamentali”, ad esempio basati sullo stabilire cosa facciano gli utenti nel sito, quante pagine visitino, quando durino sulla pagina e cosଠvia. Il tempo di permanenza sulla pagina è uno degli indici a mio avviso più significativi per stabilire la qualità del traffico (e la sua “monetizzabilità “, se vogliamo), anche se ovviamente quasi qualsiasi criterio potrebbe essere falsato ad arte.
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