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8 esempi di aziende che usano male internet

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Mi è capitato in tanti anni di consulenze di riscontrare alcuni errori nell’uso di internet in ambito aziendale: errori che non sono irreparabili, ovviamente, ma di cui bisogna essere consapevoli e mantenere sempre la guardia molto alta.

Vediamo subito di che si tratta, partendo da un campione di otto casi tipici di cattivo uso del web e di internet in ambito aziendale.

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  1. Confondere l’aspetto SEO con Google Adwords – L’essere primi su Google è un qualcosa di perennemente travisato dalle varie aziende online, che in alcuni casi si fanno confondere da consulenti poco trasparenti (per non dire peggio) che li fanno “apparire” in prima pagina grazie agli annunci di Google Adwords: su questa cattiva abitudine ci sarebbe tanto da scrivere, ma basta dire che le due cose sono completamente diverse, ed un consulente che tenda a confonderle è semplicemente ignorante o peggio, in cattiva fede.
  2. La paranoia – Molte aziende che compaiono sul web non appena appaiono i primi visitatori iniziano a sentirsi nell’occhio del ciclone: un atteggiamento più equilibrato aiuterebbe ad usare meglio il mezzo internet che, ricordiamo, è solo un mezzo che esprime un potenziale. Ho ancora traccia di responsabili di aziende e startup che avrebbero passato giornate a parlare, parlare, parlare di quello che avrebbero fatto senza poi concretamente fare mai nulla, in nome di una non meglio specificata “paura”.
  3. Scriversi le recensioni da soli – Sono numerosi i casi di aziende che, spero non per abitudine, mi abbiano chiesto di pubblicare una recensione positiva su qualche mio sito, offrendomi anche denaro per farlo. Al di là  della tristezza di un comportamento del genere, questo comportamento è lo specchio tipico dell’ossessione precedente. L’abitudine è più diffusa di quanto si possa pensare, e basta avere un occhio minimamente critico su forum e siti di recensioni per accorgersene.
  4. Pensare che un sito web serva solo alle aziende che vendono servizi e prodotti online – In realtà  un buon e-commerce, o anche solo il classico “sito vetrina”, può diventare un modo per farsi conoscere e farsi trovare su Google come sui canali social. àˆ molto diffusa la mentalità  secondo cui i siti commerciali servono solo a chi vende hosting o altri servizi online, e non anche a tutti gli altri.
  5. Cambiare continuamente grafica al proprio sito – Forse perchè le visite non arrivano, forse perchè le conversioni sono troppo basse, c’è una diffusa abitudine a cambiare perennemente le carte in tavola in alcuni progetti online: cosa particolarmente comune nel caso in cui le cose non vadano troppo bene. Cambiare grafica, far fare aggiustamenti (inutili) al proprio sito web e tenere sotto pressione il consulente per il gusto di farlo è il classico ripiego che mette a posto la coscienza, ma che è specchio di un problema molto sottovalutato che andrebbe affrontato con gli strumenti e la mentalità  corretta.
  6. Scoraggiarsi – Vari giornalisti tecnologici e testate diffondono l’idea che internet sia una piazza in cui possiamo farci vedere tutti, senza distinzione, ed in cui tutti potranno avere tanta visibilità . Non è cosà¬, purtroppo: la diffusione di un brand su internet in realtà  è lenta, richiede pazienza e “saperci fare” e non esistono, soprattutto, ricette per farlo in modo rapido e indolore. Scoraggiarsi in questo scenario è naturale, ma l’importante è anche armarsi del giusto spirito e finalizzare sempre le operazioni che si fanno in relazione ad un obiettivo (conversioni, ROI, visualizzazioni ecc.).
  7. Sottovalutare internet – Se è vero che è spesso diventato un veicolo di cattiva informazione, allarmismo, bufale ed intrattenimento fine a se stesso, è anche vero che c’è una parte buona del web, come in tutti gli ambiti, che possiede un potenziale non sfruttato enorme. Sfruttiamolo senza timore, e non facciamo l’errore di considerarlo un giocattolo.
  8. Mettere online il sito, e chiudere il discorso lଠ– Forse il cattivo comportamento più diffuso in assoluto: moltissimi, ancora oggi, tendono a considerare la messa a punto di un sito come un punto di arrivo: metto online i contenuti, mi convinco che andranno bene e non faccio più nient’altro. La sottovalutazione delle attività  promozionali in ambito SEO e social non dovrebbe mai essere sottovalutata: una mentalità  troppo “attendista” può essere deleteria nel tempo.

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