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Gagarin fu davvero il primo uomo nello spazio?

Ogni libro di storia che parli del secolo scorso riporta una data chiave per l’umanità , il 12 aprile 1962, quando l’Unione Sovietica lanciò la navicella Vostok 1, a bordo della quale sedeva Jurij Gagarin, il primo uomo a navigare nello spazio. Ma, secondo le intercettazioni radio rese pubbliche da due radioamatori torinesi, i fratelli Achille e Giovanni Judica-Cordiglia, le cose sembrerebbero essere andate in maniera diversa.

L’era della conquista dello spazio.

Finita la Seconda Guerra Mondiale per il mondo inizia una nuova lunga fase di incertezza e instabilità : la Guerra Fredda. Questo strano conflitto – diplomatico più che militare – non ha mai avuto un campo di battaglia vero e proprio nà© eserciti che si sono realmente affrontati a viso aperto (almeno tra i due attori protagonisti della stessa, gli USA e l’URSS) ma ebbe un palcoscenico mediatico di dimensioni enormi: lo spazio. Se, infatti, in terra, le due potenze globali si sono sempre guardate bene dall’affrontarsi a viso aperto, limitandosi a schermaglie diplomatiche o poco più, dal punto di vista tecnologico lo scontro fu aspro e combattuto e terminerà  solo con le missioni Apollo degli americani che portarono più volte l’uomo sulla Luna.

Ma il primo “punto” in questa strana competizione lo misero a segno i sovietici, mandando in orbita il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1, poco dopo, “raddoppiarono” inserendo all’interno del satellite Sputnik 2 la cagnetta Laika – primo essere vivente a lasciare l’atmosfera terrestre – e poi, soprattutto, raggiungendo il traguardo di inviare il primo uomo nello spazio, Jurij Gagarin, appunto.

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Foto di Lynn Greyling da PixabayBusto di Jurij Gagarin

Il primo uomo nello spazio?

Appena tornato a terra, Gagarin, divenuto eroe nazionale, venne portato in trionfo dalle autorità  sovietiche nelle più grandi città  russe e in giro per il mondo e, l’anno dopo, venne eletto Deputato del Soviet.

Ma il resto del mondo non restava a guardare inerme le imprese spaziali sovietiche e non ci riferiamo soltano agli scienziati e ai politici americani ma anche ad un consistente “esercito” di radioamatori dilettanti che scrutavano le frequenze radio dei cieli con la speranza di intercettare qualche misteriosa trasmissione proveniente dallo spazio.

A Torino due appassionati di telecomunicazioni, i fratelli Achille e Giovanni Judica Cordiglia, facevano parte di questa cospicua schiera di radioamatori e più volte si imbatterono nelle frequenze dei satelliti russi, riuscendo a captare sia le trasmissioni tra spazio e terra degli Sputnik 1 e 2, sia quelli della Vostok 1 con a bordo Gagarin. Fin qui nulla di straordinario, non furono gli unici a registrare quelle comunicazioni ma, se oggi stiamo ancora parlando di loro, il perchè è dovuto al fatto che tra il volo dello Sputnik 2 e quello della Vostok 1, i fratelli Judica Cordiglia captarono e registrarono le comunicazioni avvenute tra almeno altre due navicelle sovietiche e la terra esattamente nel novembre 1960 e nel febbraio 1961, mesi prima del volo di Gagarin.

La cosa sconcertante è che queste comunicazioni non trasmettevano solo dati scientifici strumentali come le navette Sputnik, ma anche voci umane (dubbia la loro presenza, per la verità ), respiri affannosi (molto più evidenti), battiti cardiaci e altre informazioni biomediche.

Queste intercettazioni, captate anche da un altro radioamatore italiano, Mario Del Rosario, confermerebbero che ben prima del volo di Gagarin, i russi abbiano mandato in orbita degli astronauti ma tali voli avrebbero avuto un esito tragico e, quindi, non sarebbero stati resi pubblici dall’ente spaziale sovietico che, essendo in netto vantaggio nella corsa alla spazio contro gli USA, preferiva non comunicare al mondo gli insuccessi ottenuti per non prestare il fianco agli americani.

Se le conclusioni a cui sono giunti i fratelli Judica Cordiglia fossero vere, su ogni libro di storia andrebbe cambiata la data del primo volo umano nello spazio e il nome del cosmonauta che lo ha effetttuato a costo della vita, facendo, di riflesso, decadere un mito dell’impero Sovietico come Gagarin. Le autorità  russe però non hanno mai confermato la veridicità  delle intercettazioni dei radiomatori torinesi e, smentendo categoricamente e ufficialmente l’ipotesi da loro avanzata, li definirono essere due “banditi spaziali”.

E’ da sottolineare come, già  dal 1958, voci su missioni russe nello spazio finite tragicamente erano balzate all’attenzione della cronaca occidentale e finanche il famoso scrittore di fantascienza Robert Heinlein (autore del romanzo Starship Troopers) due giorni prima del volo di Gagarin, pubblicò un articolo in cui dichiarava che un militare russo (rimasto anonimo) gli avesse confidato che almeno una missione sovietica con equipaggio umano a bordo era finita in tragedia nei mesi precedenti.

Come stanno realmente i fatti?

Dopo sessant’anni dal volo di Gagarin ancora non è stato possibile nà© confutare nà© smentire le tesi dei fratelli Judica Cordiglia. Oltre ai russi, molti ricercatori occidentali sottolinearono non tanto la veridicità  delle intercettazioni ma la provenienza delle stesse, asserendo che si trattasse di comunicazioni terra-terra e non terra-spazio. La domanda che ci si pone è il perchè tali comunicazioni siano state captate solo dai due torinesi (e, nel caso delle comunicazioni di febbraio, dall’altro radioamatore italiano Mario Del Rosario) ma non dalle altre centinaia di radioamatori in ascolto in quel periodo tra Europa e Stati Uniti. Anche qui però bisogna sottolineare due aspetti: innanzitutto un centro di ascolto ufficiale (e quindi non radioamatore) che ha confermato di aver registrato nelle stesse date e agli stessi orari dei Judica Cordiglia le comuncazioni in questione esiste ed è l’osservatorio astronomico di Bochum, in Germania; secondariamente, i radioamatori torinesi erano dotati di un’apparecchiatura parecchio avanzata rispetto a quella in dotazione ai radioamatori medi dell’epoca e il loro centro di ascolto, denominato “Torre Bert“, era allocato in un bunker risalente alla guerra mondiale, riadattato e ristrutturato con pareti molto spesse che schermavano quasi tutte le possibili interferenze ambientali.

A favore della linea ufficiale russa, invece, sta il fatto che mai nessuna spia americana abbia confermato l’esistenza di questi voli umani “pre Gagarin” (cosଠcome mai nessuna spia russa, anni dopo, smentଠl’avvenuto allunaggio americano) e, con la caduta dell’Unione Sovietica, negli archivi dell’agenzia spaziale non è stato trovato nulla che confermasse i voli stessi anche se, in realtà , sono diverse i documenti ritrovati relativi a non ben specificati voli suborbitali – non effettuati da comonauti ma da paracadutisti – non andati a buon fine.

Cosmonauti persi nello spazio

Se le registrazioni fatte prima del volo di Gagarin alimentano domande e sospetti, quelle effettuate dai Juduca Cordiglia dopo l’impresa dell’eroe nazionale russo, oltre a testimoniare che forse l’Unione Sovietica all’epoca non disse davvero tutto, in alcuni casi lasciano addirittura sgomenti.

E’ il caso delle intercettazioni effettuate nel maggio del 1961, quindi circa un mese dopo il volo di Gagarin, in cui, in giorni diversi, i torinesi registrarono delle presunte comunicazioni avvenute tra la terra e probabili navicelle russe. In un caso si sente addirittura una voce che dice “attenzione, i torinesi ci ascoltano” mentre, in un’altra, si può ascoltare la voce sofferente di una donna che, dopo aver affermato di sentire molto caldo, chiuderà  la conversazione dicendo “tanto questo il mondo non lo saprà “, frase che diventerà  il titolo di un libro scritto dai fratelli Judica Cordiglia.

Ovviamente, anche riguardo a queste intercettazioni posteriori al volo di Gagarin non c’è nessuna conferma ufficiale ma il dubbio che i sovietici abbiano nascosto l’esito delle missioni spaziali andate male non può essere fugato soltanto da una scontata smentita. Le voci si sentono realmente, i messaggi sono chiari e, all’epoca, realizzare falsi di questa complissità  era pressochè impossibile. L’unica ipotesi che resta in piedi per smentire i Judica Cordiglia resta quella che le registrazioni si riferiscano a intercettazioni terra-terra anzichè spazio-terra o, al massimo, di comunicazioni tra la terra ed equipaggi a bordo di aerei.

Per completezza di informazione è bene specificare che l’Unione Sovietica comunicò nell’imminenza dei fatti il fallimento delle missioni Sojuz 1 del 1967 e Sojuz 11 del 1971 che costarono la vita rispettivamente ad uno e tre cosmonauti e i loro nomi sono riportati nella targa commemorativa posta di fianco al Fallen Astronaut Memorial, la piccola statuetta deposta sulla Luna dall’equipaggio della missione Apollo 12, in commemorazione di tutti gli astronauti (e cosmonauti) che avevano perso la vita in missione.

Fallen Astronaut
http://history.nasa.gov/alsj/a15/as15-88-11894HR.jpg – Il Fallen Astronaut Memorial deposto sulla Luna dall’equipaggio dell’Apollo 12

Achille e Giovanni Judica Cordiglia continuarono ad ascoltare a lungo le comunicazioni tra la terra e i vari satelliti e navicelle lanciati da russi e americani negli anni sessanta, senza ottenere mai la conferma che ciò che avevano ascoltato si riferisse a cosmonauti perduti nello spazio o al rientro a terra.

Dopo sessanta anni, crediamo che difficilmente verremo a capo della vicenda, anche se, la curiosità  di sapere a cosa si riferisse quella voce femminile intercettata dai radioamatori torinesi che diceva “tanto questo il mondo non lo saprà “, è tanta.

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