Le ultime notizie provenienti dal Pianeta Rosso sono entusiasmanti per la comunità scientifica. Se con il drone Ingenuity si sono aperte nuove “rotte” per l’esplorazione di mondi alieni, i risultati di ricerche condotte utilizzando i dati trasmessi dal rover Curiosity, su Marte dal 2012, sembrano spianarci la strada che condurrà alle prove di forme di vita passata sul pianeta.
Ieri è stata una giornata campale per l’astronautica e per il mondo della scienza tutto. Infatti, dopo una prova sul funzionamento delle eliche e un paio di rinvii avvenuti nei giorni scorsi per caricare a bordo del drone Ingenuity un software più performante per permettergli di decollare e volare, l’elicotterino si è finalmente staccato dal suolo nel primo storico volo di un oggetto terrestre su un altro pianeta. Prima di ieri, infatti, volare su un altro corpo celeste sembrava un’impresa difficilmente realizzabile poichè tutta la tecnologia necessaria avrebbe dovuto essere pensata a Terra ma sperimentabile solo parzialmente poichè Marte ha un’atmosfera molto diversa rispetto a quella terrestre e le sue condizioni ambientali sono difficilmente riproducibili. Ma i tecnici della NASA hanno compiuto il miracolo e, con pochi accorgimenti che hanno ritardato il volo di qualche giorno rispetto alle previsioni, Ingenuity ha affrontato il suo primo storico sorvolo della superficie marziana, sotto lo sguardo delle onnipresenti telecamere del suo compagno e “balia”, il rover Perseverance. Dopo una trentina di secondi e il tempo di scattare una foto a immortalare il suolo sotto di sè, l’elicotterino si è nuovamente adagiato sulla superficie marizana – in una “pista d’atterraggio” che è stata ribattezzata alla memoria dei fratelli Wright, pionieri del volo terrestre – in attesa di spiccare il volo nei prossimi mesi almeno un altro paio di volte.
Questi primi voli sperimentali di Ingenuity saranno utili per rodare e affinare la tecnologia per volare in atmosfere aliene e, possiamo scommetterci, le prossime sonde inviate su Marte saranno equipaggiate con dispositivi per il volo figli di questo primo pionieristico robottino. Intanto la NASA ha già in cantiere una sonda, la Dragonfly, che spiccherà il volo su un altro pianeta, Titano, satellite di Saturno. La partenza della Dragonfly è prevista per il 2027 per giungere su Titano nel 2034. Nei sei anni che ci separano dalla sua partenza, i tecnici NASA dovranno studiare a fondo tutti i dati di volo trasmessi da Ingenuity perchè la sua tecnologia dovrà essere traslata sulla Dragonfly che, tra le tante abilità di cui verrà dotata, avrà anche quella di poter volare nella spessa atmosfera del satellite di Saturno.
Ma ieri, analizzando i dati trasmessi dall’altro rover tuttora in funzione su Marte, Curiosity, i ricercatori hanno scoperto che a partire da 3,7 miliardi di anni fa e per almeno 700 milioni di anni, il clima su Marte è stato caratterizzato dalla costante alternanza di periodi umidi e periodi secchi, fino alla definitiva scomparsa delle acque superficiali avvenuta circa tre miliardi di anni fa. Questi dati fanno ben sperare coloro che sono convinti che il Pianeta Rosso abbia ospitato in passato forme di vita poichè il lasso di tempo di circa 700 milioni di anni in cui l’acqua è stata in superficie sotto forma di mari, fiumi e pioggie, potrebbe essere stato sufficiente per permettere alla vita di svilupparsi… in fondo i dinosauri sono comparsi meno di 250 milioni di anni fa mentre i primi ominidi, da cui discendiamo direttamente noi esseri umani, risalgono ad appena un paio di milioni di anni fa.
Insomma, in attesa di poter finalmente mettervi piede con un equipaggio umano, Marte continua a stupirci e a farci sognare. Forse non è e non è mai stata la “patria” degli omini verdi – più probabile che sia stata abitata da semplici organismi unicellulari o poco più – ma è lଠche albergano i sogni e le speranze degli uomini di trovare le prove di non essere soli in questo luogo sconfinato chiamato Universo (Foto di copertina di Daniel Roberts da Pixabay).
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