Aggiornato il: 19-04-2018 00:58
Microsoft sta pianificando una serie di attività in collaborazione con la startup Twist destinate, almeno sulla carta, a rivoluzione il mondo della tecnologia. I vecchi supporti classici per memorizzare i dati potrebbero, infatti, essere sostituiti in modo efficace – anche se non molto efficente, ad oggi – da sequenze di DNA.
Il motivo per cui si potrebbe usare il DNA per memorizzare i dati sarebbe legato a tre ragioni fondamentali:
- l’elevato livello di conservazione delle informazioni al suo interno;
- l’elevata densità del DNA rispetto ad esempio a dischi o nastri magnetici;
- l’elevata resistenza all’obsolescenza del materiale, ben note entrambe in ambito biologico.
Motivo per cui, almeno in teoria, le sequenze di DNA potrebbero contenere molti più dati di qualsiasi dispositivo di memorizzazione attuale, peraltro garantendone la conservazione addirittura per millenni. Il DNA in questione non è biologico (il classico acido desossiribonucleico) bensଠverrebbe realizzato artificialmente, mediante un processo di sintesi in laboratorio. Il DNA cosଠprodotto permetterebbe, secondo la Twist, di salvare – per fare un esempio quantificabile – la totalità dei dati esistenti ad oggi con un ingombro di circa 20 grammi di materiale.
Sarà improbabile vedere nei prossimi anni in commercio smartphone o pen drive USB basati su questa tecnologia, anche perchè la controindicazione sembra attualmente legata al livello di lentezza di accesso ai dati (è ottimo comunque per grossi archivi di dati scientifici), ma certamente gli sviluppi saranno interessanti da seguire anche a breve (fonte, fonte, fonte).

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