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Missione compiuta: la Starship SN10 compie un perfetto atterraggio in verticale…

… e poi, al solito, regala i fuochi artificiali!

La giornata di ieri è entrata di diritto nella storia dell’astronautica, grazie all’atterraggio compiuto dal prototipo di nave spaziale della SpaceX – di proprietà  del poliedrico Elon Musk – denominata Starship SN10.

Beh, in un periodo storico in cui si sente parlare quasi ogni giorno di Marte e di Luna grazie a missioni robotiche di successo a ripetizione, sembra quasi strano affermare che un “atterraggio” entrerà  nella storia dell’astronautica. In fondo è dal primo volo dei fratelli Wright nel lontano 1903 che aerei, razzi, astronavi, elicotteri, droni e quant’altro, decollano e atterrano in ogni parte del pianeta.

Il fatto è che se parliamo dell’astronave Starship dobbiamo considerare tre particolari non irrilevanti: il primo è che il velivolo è progettato per atterrare in verticale (non in orizzontale come un aereo o lo Shuttle, per capirci), il secondo è che è riutilizzabile (e quindi deve atterrare integro, e pronto ad un nuovo decollo, nel minor tempo possibile dopo l’atterraggio) e terzo (anche se ingegneristicamente parlando è il primo dei problemi) la Starship è alta 50 metri, larga 9 e pesante 1400 tonnellate… provate voi a fare atterrare incolume un palazzo di 16 piani…

Ma c’è altro, tanto altro: la Starship è stata studiata con queste caratteristiche per essere utilizzata (e riutilizzata) nei futuri viaggi verso Luna e Marte (e poi oltre, chi lo sa?), dove potrà , appunto, atterrare e ripartire, lasciandosi alla spalle le complicate manovre di separazione e riaggancio di più elementi come avvenuto per le missioni Apollo. Con una siffatta tecnologia i viaggi verso altri pianeti dovrebbero essere più facili ed economici da realizzare, e garantisce un maggiore quantitativo di attrezzature ed equipaggio trasportabile, oltre ad una maggiore vivibilità  rispetto alle vecchie navicelle (la vivibilità  è una condizione indispensabile per viaggi lunghi mesi come quelli verso Marte, durante i quali sarebbe impossibile per gli astronauti stare compressi in spazi minuscoli come le navicelle usate nelle missioni Apollo).

Ovviamente, quello che ha volato ieri – come i suoi predecessori e alcuni altri esemplari che saliranno in rampa di lancio da qui a pochi mesi – era solo un prototipo non “abitabile”, costituito da tre motori raptor, un enorme serbatoio e le tecnologie minime per compiere in automatico, con assistenza da terra, un volo di circa 10 chilometri e riatterrare in verticale in un punto distante poco decine di metri dalla rampa di lancio.

Dopo due tentativi falliti (SN8 ed SN9), terminati con un’espolsione all’atterraggio, ieri, finalmente, la SN10 ha toccato il suolo sana e salva per come previsto. Molte testate giornalistiche, inclini per loro incomprensibile natura al disfattismo quando si parla di astronautica, più che sottolineare il successo su tutta la linea degli obiettivi di missione, si stanno soffermando sul fattore più spettacolare ma meno importante per SpaceX, cioè che, circa 10 minuti dopo l’atterraggio, il razzo sia esploso in conseguenza di un incendio avvenuto alla base dello stesso nel momento del touch-down. Ebbene, in questo caso bisogna sottolineare due aspetti: innanzitutto l’esplosione è avvenuta, appunto, circa 10 minuti dopo l’atterraggio, tempo che sarebbe stato sufficiente ad evaquare un eventuale equipaggio umano e, secondariamente, la piattaforma su cui la SN10 si è posata era chiaramente priva di un sistema antincedio efficiente che, sicuramente, in caso di voli con equipaggio, verrà  implementato a dovere (ieri, sul posto, era presente un solo idrante). Quindi, noi, come Elon Musk e tutto lo staff di SpaceX, oggi poniamo la nostra attenzione sul successo dell’obiettivo della missione, considerandolo una pietra miliare dell’astronautica.

Ma chi pensa che il team messo in piedi da Musk sia al lavoro solo sulla Starship si sbaglia di grosso. Questa navetta, infatti, quando sarà  il momento di procedere ai viaggi verso il cosmo, sarà  riempita di astronauti, viveri, attrezzature tecnologiche e il carburante caricato a bordo servirà  solo per manovre correttive, d’atterraggio e ripartenza dal pianeta cui sarà  diretta, mentre per farla decollare dalla Terra (che ha una gravità  esponenzialmente superiore a quella di Luna e Marte, essendo molto più grande) la Starship sarà  fissata in cima ad un booster immenso, alto 70 metri (che sommato ai 50 della Starship raggiungerà  un’altezza di 120 metri circa, solo pochi metri più basso dei Saturn V dell’epoca Apollo) e dotato di 31 motori che garantiranno la spinta necessaria per far lasciare l’orbita terrestre alla navetta. Questo booster si chiamerà  Super Heavy, ed è in fase di assemblaggio. Il suo primo impiego sperimentale non dovrebbe tardare ad avvenire (forse già  in questo anno) e sarà , a sua volta, riutilizzabile.

Poche settimane fa la NASA ha annunciato che le navette Starship di SpaceX saranno utilizzate per portare astronauti sulla Luna entro il 2024 nell’ambito del programma Artemis. Al momento non è ancora stato stabilito se sarà  la stessa Starship ad “allunare” o se si opterà  per un altro sistema di discesa che dovrebbe avvenire dalla stazione lunare orbitante, denominata Lunar Gataway, la cui costruzione dovrebbe iniziare nel 2022.

Restiamo con i piedi per terra perchè è bene non abbandonarsi a facili entusiasmi – la ricerca tecnologica presenta spesso imprevisti inattesi dietro l’angolo – ma più che al facile e immotivato disfattismo di alcuni, bisogna guardare con ottimismo ai successi che SpaceX (compagnia che, ricordiamolo, non ha neanche venti anni di vita) sta ottenendo nella corsa dell’uomo allo spazio, perchè sembra essere avanti ormai anche alla stessa NASA su molti aspetti tecnologici e progettuali.

La Starship SN11 è già  pronta al lancio e siamo sicuri che ci regalerà  altre emozioni… sperando che ci risparmi i fuochi artificiali finali! Noi siamo pronti ad aggiornarvi, stay tuned!

Foto di copertina: Jared Krahn, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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