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Pressione sulla rete telematica: prova superata durante l’emergenza sanitaria

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Il lungo periodo di lockdown, imposto per evitare la propagazione del virus, ha costretto milioni di italiani a restare rinchiusi nel proprio domicilio. Una costrizione accolta in modo tutt’altro che favorevole dagli abitanti del Belpaese, abituati, storicamente, ad una vita sociale particolarmente attiva, che è venuta meno, giocoforza, nella fase più acuta dell’emergenza sanitaria.

Rinchiusi nelle proprie mura domestiche, in alcuni casi in appartamenti di metrature modeste e privi di spazi aperti dove poter rigenerarsi, gli italiani hanno fatto ricorso ad Internet, e alla tecnologia in senso più ampio, per poter “ammazzare” il tempo e rendere meno pesante il lockdown. Milioni di italiani costretti agli “arresti domiciliari” potevano, ipoteticamente, portare troppa pressione all’infrastruttura telematica nazionale, creando grossi problemi di connessione.

Lo smart working ha influito minimamente sul repentino aumento del traffico telematico

Un problema assai temuto, al quale, però, gli operatori delle telecomunicazioni operanti nel territorio italiano hanno saputo dare una pronta risposta, dimostrandosi all’altezza della situazione e, salvo alcuni sporadici casi, garantendo la connessione ai milioni di italiani rintanati nelle proprie abitazioni. Una prova superata (quasi) a pieni voti, che non era affatto scontata nel momento in cui si è palesata la necessità  di ricorrere ad un duro lockdown.

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Nell’arco di soli tre giorni, ovvero tra il 7 e 10 marzo, data – quest’ultima – in cui è stato varato il lockdown a livello nazionale, il traffico in rete è improvvisamente aumentato di oltre il 30%, mettendo a dura prova la capacità , da parte degli operatori del settore, di reggere a questa imponente onda d’urto. Nei giorni susseguenti, oltretutto, la percentuale, seppur in misura inferiore in termini di scostamento, è andata costantemente crescendo, ma la risposta è stata più che ottima.

Nel pensiero comune, il massiccio ricorso allo smart working da parte di numerose aziende, sarebbe stata la principale causa dell’aumento repentino del traffico. Ma cosà¬, in base a quanto dichiarato dagli stessi operatori, non è stato. Il lavoro da casa, infatti, ha inciso per una percentuale complessiva non superiore al 10%, senza dare alcuna significativa preoccupazione alle società  di telecomunicazioni presenti sul territorio nazionale.

Un dato, in tal senso, ne è la testimonianza più tangibile: le ore dove si è registrato il maggior volume di traffico telematico, infatti, sono state quelle serali, dove, come risaputo, la maggior parte delle persone non effettua alcuna attività  lavorativa. Lo smart working, di conseguenza, non ha creato alcun stress alla grande rete telematica, a differenza di quanto ipotizzato nel pensiero comune.

Leggerezza e spensieratezza: gli italiani trascorrono il lockdown all’insegna di questi due fattori

Ad incidere significativamente, invece, è stato l’aspetto spensierato e ludico della rete, che in questi anni, spesso, ha reso meno sole le persone, grazie alla possibilità  di dialogare con utenti sparsi in ogni angolo del mondo. Non è casuale, di conseguenza, che durante il lockdown siano aumentate, vertiginosamente, le videochiamate, sia tramite chat, come ad esempio whatsapp, o grazie ai classici software freeware come Skype.

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Anche altri settori, però, sono stati presi letteralmente d’assalto dagli utenti, che hanno costretti i siti di riferimento ad aumentare la capacità  di risposta dei propri provider. Un caso, ad esempio, riguarda il gaming online, uno dei settori – al di là  del periodo relativo all’emergenza sociale – maggiormente frequentati nell’infinita galassia della grande rete telematica. Anche in questo caso, ad eccezione dei primi giorni del lockdown complice anche l’uscita online di “Call of Duty Warzone”, la risposta è stata più che buona da parte dei siti.

Anche un altro settore, però, ha stupito la maggior parte degli addetti ai lavori: quello degli incontri in rete. D’altro canto, le misure di distanziamento sociale non consentivano gli incontri personali, ma alcuni portali, come ad esempio quello dedicato alle escort Torino, hanno visto ampliare gli ingressi complice la possibilità  di sfruttare le prestazioni via webcam delle proprie iscritte. Anche in questo caso, i gestori dei portali hanno retto l’onda d’urto dei molteplici e contemporanei accessi, specie nell’orario serale e notturno.

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