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Come rootare Android (telefono Samsung)


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Come rootare il telefono? In questo articolo vedremo come effettuare il root su un telefono Android, passo passo.

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Android è un sistema operativo open source, pubblicato nel 2008 per la prima volta in varie versioni; ad oggi, è uno degli standard più diffusi per far funzionare i nostri smartphone e tablet.


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Attenzione: la procedura è consigliata solo per gli utenti più esperti, perchè potrebbe brickare il vostro telefono (ovvero renderlo inutilizzabile)

Perchè fare il root Android

In molti casi, tuttavia, le versioni pre-installate sui dispositivi più diffusi (come ad esempio i Samsung) sono di fatto proprietarie, e presentano due limitazioni principali:

  1. alcune funzionalità  sono limitate (ad esempio, non si possono alterare alcuni parametri hardware);
  2. non è possibile installare alcuni tipi di applicazioni (che richiedono, per l’appunto, la versione rootata), ad esempio quelle non presenti negli store ufficiali di Google.

Per superare queste limitazioni, è necessario entrare nel (magico) modo del root Android.

Cosa significa rootare un dispositivo Android

Il root di Android è una procedura per effettuare una scalata di privilegi all’interno del vostro sistema operativo Android, e questo allo scopo di aggirarne le limitazioni e permettere all’utente (di solito mediamente esperto in materia) di installare qualsiasi software, di togliere di mezzo le app che non si possono disinstallare (e che spesso occupano memoria inutilmente, rallentando il telefono) e di poter accedere al massimo dei privilegi sul nostro telefono.

Le restrizioni di cui sopra, per la verità , per la maggiorparte degli utenti non sono neanche un problema: si accettano per quello che sono, e fine. Pero’ in altre situazioni potrebbe essere utile avere un telefono rootato (rooted, in inglese) il che permette di superare le limitazioni in questione, e far diventare il nostro dispositivo più performante (in teoria), più versatile e anche, c’è da aggiungere, più esposto ad app pericolose: si possono infatti installare app che normalmente non sono consentite, che effettuano operazioni particolari di basso livello (incluse operazioni da malware veri e propri) e che in genere neanche si trovano all’interno del Play Store ufficiale.

Rootare significa, in buona sostanza, sbloccare il telefono in ogni sua limitazione, e questo comporta un cambio totale del sistema operativo, o per meglio dire della ROM del nostro amato dispositivo.

Ti ricordo un po’ di cosette, prima di procedere oltre.

Cosa significa “brickare”?

Tenete conto che la procedura di root è piuttosto drastica, interviene a livello di hardware e, in molti casi, non è reversibile: se lo effettuate, pertanto, tenete conto che il telefono potrebbe smettere di funzionare per sempre, ovvero potrebbe diventare un “mattone” inutilizzabile (brick indica il mattone in inglese, per estensione si dice in gergo telefono brickato).

La procedura in questione, quindi:

  1. è perfettamente legale;
  2. invalida la garanzia del telefono;
  3. deve essere eseguita sotto la vostra esclusiva responsabilità .

Se sei un principianti e vorresti rootare il telefono o il tablet che usi per lavoro, e se non ne hai uno di riserva, ti consigliamo di pensare bene a quello che stai facendo (e di leggere qui, in caso di dubbi).

Vediamo la procedura passo-passo per fare il root su Android, nello specifico per questo modello di telefono o tablet.

Come rootare un dispositivo Android

Come prima cosa, per rootare un telefono o un tablet Android è necessario abilitare la modalità  Sviluppatore, quindi è una procedura da eseguire con cautela, perchè decade la garanzia del telefono e soprattutto rischi di brickare, ovvero di rendere definitivamente inutilizzabile il tuo telefono.

Procurati un PC con Windows

Il software che useremo per rootare il telefono si chiama Odin, ed esiste solo per sistema operativo Windows. Quindi procuratevi un PC con Windows, prima di procedere, e scaricate l’ultima versione del software.

Cerca il menu impostazioni di Android

Modello di riferimento: Samsung Galaxy S/Edge – Galaxy S7 e S7 Edge

Dal telefono o tablet Android, andate su Impostazioni del telefono, e poi tappate Informazioni in basso nella lista di opzioni.

Tappa su Numero build

Tappate sull’opzione “Numero build” per la bellezza di sette volte: serve ad abilitare la modalità  sviluppatore che, a breve, ci servirà .

Abilita la modalità  Sviluppatore

Vai ancora su Impostazioni e tappa su Sviluppatore, che adesso dovrebbe essere apparsa.

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Seleziona lo sblocco OEM

Tra le opzioni, seleziona “Sblocco OEM“. Che cosa stiamo facendo? OEM sta per Original Equipment Manufacturer, quindi stiamo sbloccando l’hardware del nostro dispositivo al fine di installare una ROM rootata.

Scarica e installa Odin sul PC

Procurati un PC con Windows, poi installa e apri Odin sul tuo computer (c’è solo per Windows).

Scarica i driver

Scarica e installa sul PC i driver USB della Samsung, che trovi qui.

Scarica il file Chainfire

Adesso devi trovare il file autoroot che sia compatibile col tuo telefono, quindi il Chainfire per S7 o S7 Edge, a seconda del tuo modello. Cerca qui, ad esempio, ma se non lo trovi… guarda anche un po’ su Google, facendo ricerche del tipo:

chainfire [nome tuo modello samsung]

La scelta del corretto chainfire è fondamentale per non brickare, ovvero per non provocare danni irreversibili al tuo povero smartphone. Il formato del file è compresso, e di solito è:

.tar.gz

un file compresso con tutto quello che ci serve all’interno.

Entra in modalità  download sullo smartphone

Vai sul telefono o tablet Android della samsung, e tieni premuti contemporaneamente i tre tasti:

Power

Home

Abbassa il Volume

Dopo pochi secondi, dovresti entrare in cosiddetta modalità  Download.

Collega lo smartphone via USB al PC

Collega lo smartphone al PC mediante USB:

  1. mentre Odin è aperto e
  2. mentre il cellulare è in modalità  Download.

Aspetta un pochino, adesso: Dopo pochi minuti, su Odin comparirà  “Added Message“, che indica che la connessione tra programma e cellulare è ok. Siamo pronti!

Seleziona AP

Clicca su “AP”, qui dovrai inserire il file che hai scaricato. Per passare eventualmente il file tar.gz dal PC a telefono puoi usare la connessione USB oppure, in mancanza d’altro, direttamente Telegram WEB.

Seleziona l’autoroot

Seleziona il file autoroot, che adesso dovrebbe avere estensione .tar.md5.

Inizia il root tappando su Start

Per rootare il telefono, sei pronto: adesso seleziona Start dal programma Odin. L’operazione di root durerà  diversi minuti e, se tutto andrà  nel verso giusto, dopo un paio di riavvii avrai il tuo telefono rootato pronto all’uso.

Root Android: a cosa fare attenzione

il root di Android è una procedura tecnica per superare le limitazioni imposte dal sistema operativo del telefono, e poter utilizzare app che normalmente richiedono privilegi. Il problema di fondo, come vedremo, è che cosଠfacendo ci esponiamo alla possibilità  di prendere virus.

La cosa che, un po’ controcorrente, vorrei sottolineare è che rooting e jailbreaking sono procedure di sostanziale privilege escalation da non prendere alla leggera, le quali, in parole povere, possono mettere in condizione un utente o app malevola di:

sfruttare la progettualità  interna (da noi stravolta) del sistema al fine compiere operazioni di danneggiamento del telefono, cancellazione dei dati e simili;

Perchè il root di Android è una procedura a rischio

Parafrasando un comune modo di dire, potrei dire che rootare in pubblico non sia esattamente il massimo del bon-ton: certo, in molti casi non provoca danni ma ci espone, in un certo senso, a rischi che non correremmo normalmente. Dopo tanti anni in cui l’informatica ed i suoi accessori sono evoluti a veri e propri elettrodomestici di uso comune, è opportuno secondo me fare un po’ di chiarezza su alcuni aspetti legato al mondo dei cellulari Android.

Perchè fare un root Android?

Leggo in giro tantissime guide sul jailbreak degli iPhone e sul rooting di Android, e su vari aspetti legati al fatto che sia o meno lecito per l’utente farlo: secondo me è più che lecito (non è tanto questo il problema, credo), perchè qualsiasi oggetto che una persona acquisti dovrebbe lasciarlo libero di farne ciò che vuole. Questo pero’, deve essere sempre accompagnato da una considerazione parallela: la sicurezza del vostro telefono potrebbe risentirne notevolmente, soprattutto se non siamo informatici esperti in materia.

Mi chiedo: ha senso fare il root su Android, mettendo al tempo stesso a repentaglio i propri dati personali o la propria sicurezza informatica, solo per il capriccio di averlo fatto e di “sentirsi liberi” nel farlo? Le logiche di Google Play e dell’AppStore dell’iPhone sono certamente criticabili sono vari punti di vista, ma questo approccio alla liberazione a me sembra una “falsa libertà “. Un po’ come dire che per contrastare il controllo panottico di una SuperPolizia Mondiale – modello Orwell – regalassimo passe-partout per tutte le serrature a tutta la popolazione del mondo: quanta gente abuserebbe di tale privilegio?

big brother photo

The David Party by David Blackwell.

Si dirà , Android è free e open source, e voglio fare quello che mi pare: questo è vero (ed in parte sacrosanto), ma forse dovremmo essere più consapevoli di quello che facciamo.

Il principale difetto di Android (e anche dell’iPhone)

C’è una cosa che trovo effettivamente odiosa nelle funzioni di Android è l’impossibilità  di disinstallare alcune app, tra cui molte che personalmente non utilizzo: feed di news, programmi di chat, condivisione di file e cosଠvia. Tutte app non richieste, incluse nel pacchetto Android (sul mio gira ancora la versione 2.3.6 Gingerbread, dato che non sono esattamente un maniaco degli aggiornamenti), ed impossibili da togliere di mezzo. Anche utilizzando software di “pulizia” del sistema, in effetti, tali app ritornano regolarmente tra i processi attivi e non c’è modo di eliminarle, se non ricorrendo ad una procedura di root di Android. Questo permetterà  all’utente di installare software non approvato o presente su Google Play (anche se, a dirla tutta, si può selezionare l’opzione “Sorgenti sconosciute” sotto “Applicazioni” per installare qualsiasi apk, se si vuole).

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A me non sembra che questa sia una ragione per rootare il vostro Android, perchè vale la metafora che ho espresso prima riguardo la SuperPolizia che ci dice cosa è buono per noi (Google Play) e dei perfetti sconosciuti che ci invitano a raggirare il sistema “sulla fiducia” (i programmi superuser per rootare il dispositivo come SuperOneClick, Universal Androot, Unrevoked e cosଠvia).

Detta in termini tecnici, il problema di un dispositivo Android rooted è lo stesso di qualsiasi sistema operativo UNIX / GNU Linux: chiunque disponga della password di root, potrà  superare i limiti imposti dal sistema e fare quello che desidera. Cosa che nei PC e nei Mac normali, per uso “medio”, normalmente non è affatto necessaria: allora perchè attivarla su un dispositivo sensibile come un cellulare?

Detta diversamente, se rootate Android lo esponete a maggiori rischi per la sicurezza, che crescono esponenzialmente per via di eventuali app malevole che potreste scaricare. Non che Google Play sia sicura a prescindere (tutt’altro), ma quantomeno le impostazioni standard danno maggiore sicurezza, ed è questo il motivo per cui trovo inopportuno fare un root di Android, e mi sento di sconsigliarlo in linea di massima.

Root e password di root: una piccola precisazione

E qui è necessario chiarire subito un secondo aspetto: mentre sull’iPhone la modifica della password di root è necessaria per evitare abusi via SSH (solitamente tale password è “alpine“), su Android SSH non è solitamente attivo, per cui basta un comando su per accedere come root. Del resto, da quanto leggo, l’accesso via root ad Android è di default privo di password, e questo significa che darete campo libero alle app, dandogli la possibilità  di fare ciò che vogliono anche a vostra insaputa. Rootare un dispositivo Android richiede semplicemente un’app superuser come questa, ma vi invito a pensare bene a quello che state facendo (specie se usate lo smartphone per lavoro, e considerando che si tratta di un’operazione che invalida la garanzia).

Del resto per i curiosi ci sono moltissime applicazioni open source su GitHub, se interessa approfondire l’argomento – e a costo di avere un telefono su cui poterci “smanettare” più o meno liberamente.

Cosa fa Android per proteggere il telefono

Il modo in cui Android protegge l’utente da abusi, malware e virus è legato a due aspetti:

  1. nessuno dovrebbe avere accesso root, perchè il 99% delle operazioni che ti servono possono essere effettuate da utente normale;
  2. i file di sistema e quelli più delicati solo tipicamente di sola lettura.

Il rischio dopo un Android root è, in soldoni, che un’app malevola infetti il vostro telefono, a maggior ragione del fatto che non esiste alcuna password di root nè è possibile impostarne una, se non con una procedura molto specifica. Del resto si tenga conto che il rooting non velocizza il telefono, non lo rende più efficente, lo espone a potenzialità  maggiori (e quindi anche ad altrettanti rischi di virus, cancellazione dati e così via) anche se vi permette, come dicevo all’inizio, di togliere di mezzo le app indesiderate che non potete disinstallare da utente ordinario.

A voi la scelta: tenete conto che il root di Android è reversibile, ed esistono numerose procedure per effettuarlo, a volte semplice a volte leggermente più complesse:

  1. http://it.wikihow.com/Eseguire-l%27Unroot-di-un-Dispositivo-Android
  2. http://www.androidworld.it/2013/04/12/un-root-facile-con-unapplicazione-gratuita-per-android-149651/
  3. http://www.technobuffalo.com/videos/how-to-unroot-return-your-android-phone/
  4. http://www.androidjunkies.com/how-to-manually-update-the-samsung-galaxy-express-to-official-android-4-1-2-jelly-bean-firmware/
  5. http://www.xda-developers.com/android/bring-back-app-ops-to-android-without-breaking-art-compiler/
  6. http://www.xda-developers.com/android/xposed-module-brings-back-app-ops-to-android-4-4-2-and-gives-your-control-of-your-application-permissions/

Photo by Hans (Pixabay) Photo by David Blackwell.

Foto di copertina: downloadsource.fr da Flickr, licenza Creative Commons

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