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Smartphone che ci ascoltano? Il Garante per la Privacy vuole saperne di più

Il Garante per la Privacy italiano sta da qualche tempo estendendo il proprio piano di educazione digitale per i cittadini italiani, allo scopo di renderli più consapevoli delle tecnologie di cui fanno uso ogni giorno. Si tratta di una serie di accortezze, che vengono prese a diversi livelli, e che vengono fortemente consigliate dal garante stesso al fine di tutelare al meglio la privacy durante l’utilizzo dei dispositivi digitali che usiamo ogni giorno. In tal senso, infatti, si verifica periodicamente lo stato delle app più scaricate, mentre un team di esperti si occupa di valutare l’utilizzo effettivo che fanno i dispositivi, mediante alcune app prese a campine, di telecamera e microfono in particolare, che sono chiaramente oggetto di potenziali violazioni e utilizzi non voluti. Punto di vista tecnico un microfono potrebbe essere usato per registrarci a nostra insaputa, sfruttando un mix di possibilità  lasciate indebitamente a parte del sistema operativo che stiamo usando e dalla nostra (eventuale, e sempre possibile) imperizia.

Nell’ambito di un quadro più specifico, si colloca l’ultimo comunicato stampa del garante, che riguarda nello specifico l’uso del microfono da parte di smartphone. àˆ attualmente in corso un’inchiesta per capire come venga usato davvero il microfono dalle app. Se consideriamo infatti ad esempio WhatsApp, per poter inviare i messaggi vocali dobbiamo dare – la prima volta che installiamo l’app stessa – il permesso di fare uso del microfono, e questo va benissimo. stessa cosa vale se decidiamo di installare Skype, Signal e via dicendo nel nostro cellulare.

Ma se utilizziamo un’app di giochi, per esempio, non è molto normale che il permesso del microfono venga richiesto; sai che però succede nella pratica con alcuni giochini, anche con altri tipi di app di manifattura ignota, che spesso promettono “ricchi premi e cotillons” e poi effettivamente non si capisce neanche a che cosa gli serva l’uso del microfono. Se si tratta di app di cui l’uso del microfono sia completamente avulso dalla realtà  dell’app stessa, àˆ assolutamente desiderabile che in questi casi intervenga il Garante.

Per fortuna, da un punto di vista tecnologico, Android e gli altri sistemi sono attrezzati adeguatamente, Google ha sempre fatto più attenzione all’aspetto della privacy , questo soprattutto dal 2015 in poi. Secondo le politiche di gestione di Android recente, per esempio, le app sono obbligate a “dichiarare” al momento in cui vengono aperte ciò di cui hanno bisogno per poter funzionare; l’analisi del garante riguarda proprio le app che fanno uso del microfono in maniera indebita, microfono che potrebbe essere utilizzato per spiarci a nostra insaputa.

A parte il fatto che possiamo sempre concedere il permesso di utilizzare il microfono soltanto durante l’esecuzione dell’app, il dubbio che il nostro telefono ci ascolti è molto diffuso tra i vari utenti. In realtà  non si tratta di una circostanza impossibile, ma è per fortuna (da quello che sappiamo) meno frequente di quello che potrebbe sembrare: sensazione che il telefono ci ascolti infatti può essere spiegata in termini di puro bias psicologico, secondo quello che è noto come effetto Baader-Meinhof. Si parla infatti di illusione di frequenza, fenomeno che si verifica nel momento in cui notiamo una cosa per la prima volta e tendiamo a notarla continuamente durante il resto della giornata, amplificando l’effetto dovuto alla stessa. L’dea ci sia un qualcosa che abbiamo appena scoperto, che ci ha profondamente colpito e ci è rimasta in testa anche dopo che è successa, ricorre molto spesso anche durante il seguito, àˆ un effetto talmente diffuso che si tratta quasi di uno stereotipo che il cinema – ad esempio-  ha sfruttato ampiamente in vari suoi film.

Senza voler sottovalutare l’indagine in corso, ovviamente, viene da chiedersi se tutte le volte che pensiamo che il nostro telefono ci stia spiando non possa trattarsi semplicemente di un effetto del genere. àˆ piuttosto difficile dare una risposta univoca a questa domanda, ma di sicuro è meglio che possiamo fare è sapere che esiste questa possibilità  e imparare ad usare al meglio le tecnologie con cui siam a contatto ogni giorno. L’anno scorso è stata pubblicata una bella indagine da parte di Paolo attivissimo sugli smartphone che ci ascoltano, che vi invitiamo a consultare per maggiori informazioni. Photo by Ali Yasar isgoren on Unsplash 

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