Tag: Mondo informatica 🖥

  • Testate mai le prestazioni del MacOS?

    Testate mai le prestazioni del MacOS?

    Avere sempre le prestazioni del Mac al massimo significa lavorare con una macchina di altissimo livello. Come controllare tutto questo? Cercate mai le migliori applicazioni da scaricare per effettuare controlli specifici, efficaci e duraturi? Un computer deve essere sempre portato a lavorare al meglio, un MacOS a maggior ragione. Scopriamo come. 

    Un computer produttivo, pulito e soprattutto sicuro per tutte le attività di lavoro o tempo libero

    Il Mac rappresenta il massimo dei computer, una vera e propria rivoluzione sotto l’aspetto tecnologico. Eppure, anche una macchina del genere andrà tenuta sotto controllo, verificandone sempre l’efficienza sotto l’aspetto delle prestazioni, della memoria, della velocità. Testare le prestazioni del Mac significa averlo sicuro, pulito e produttivo al massimo. Ogni tipo di problema, anche minimo, andrà risolto per averlo sempre al top delle proprie possibilità. Bisognerà testare sempre le prestazioni di un computer come il MacOS.

    L’importanza della RAM per una funzionalità sempre ottimale

    Cosa controllare di solito? Dove andare a porre la giusta attenzione? Senza dubbio quelle che sono le prestazioni hardware e software intese proprio come memoria, velocità del disco e efficienza della scheda grafica. Chi non ha mai sentito parlare della RAM? È la memoria a breve termine che viene utilizzata dalle app e dai componenti di MacOS proprio pe runa funzionalità ottimale. Sulla RAM (Random Access Memory) viene archiviato tutto quello che è utilizzato proprio sul Mac: il suo monitoraggio è fondamentale per vedere se tutto funziona correttamente.

    CPU contro il rischio crash delle app e GPU per le prestazioni grafiche

    Importante anche il controllo della CPU che è la Central Processing Unit che in un certo senso esegue comandi e istruzioni dell’intero sistema. Una CPU con un carico eccessivo potrebbe causare una limitata esecuzione di tutte le attività. Uno degli esempi più frequenti? Le app potrebbero andare in crash. Il Graphic Processing Unit, detto più comunemente GPU, si interessa e cura le prestazioni grafiche. Molte app o diversi videogame su Mac dovranno passare sotto il controllo proprio di GPU proprio per verificarne e misurarne la fattibilità di esecuzione. Infine, non andrà mai sottovalutata la velocità disco: saranno necessari test appositi per controllare proprio la speed di archiviazione. La lentezza del disco potrebbe incidere anche sulla funzionalità di determinate app.

    Alcune tra le migliori app per un controllo approfondito ed efficace

    No, non pensiate che tenere il Mac al massimo delle prestazioni sia roba esclusiva di chi è esperto. Basterà scegliere i programmi migliori, magari meglio farsi consigliare, e ottenere un ottimo risultato per avere sempre il vostro MacOS in salute, diciamo così. Anche perché, questa è cosa risaputa, limitare un computer del genere per poca manutenzione sarebbe davvero sprecare un avanzamento incredibile della tecnologia legata ai pc. Come accennato basterà farsi consigliare da personale altamente esperto per comprendere al meglio come tenere questo pc al massimo delle proprie prestazioni: la rete offrirà una varietà di scelta importante. Voi controllate frequentemente il vostro MacOS? Riuscite a capire dalla velocità di esecuzione se lo spazio è sufficiente, se tutto sta funzionando al massimo? Non esitate, avrete sempre il top dei computer al massimo delle sue innumerevoli funzioni.

  • Che cos’è un file EPS?

    Che cos’è un file EPS?

    Definizione e Caratteristiche

    Un file EPS (Encapsulated PostScript) rappresenta uno standard di eccellenza nel mondo della grafica digitale. Questo formato di file grafico è progettato per descrivere immagini vettoriali, testo e grafica composta in modo preciso e dettagliato. La sua natura vettoriale consente di mantenere una qualità impeccabile delle immagini a prescindere dalle dimensioni di stampa o visualizzazione, rendendolo uno strumento indispensabile per designer e professionisti della grafica. Un EPS è un file vettoriale e puoi convertire qualsiasi file in un file vettoriale. In questo blog spiegheremo come vettorializzare le immagini

    L’EPS è un file vettoriale?

    Naturaleza Vettoriale dell’EPS

    Assolutamente sì. L’EPS è un formato vettoriale che utilizza equazioni matematiche per rappresentare graficamente forme e linee. Questa caratteristica lo distingue dai formati raster, basati su pixel, permettendo agli utenti di ingrandire o ridurre l’immagine senza alcuna perdita di qualità. Questa capacità rende i file EPS particolarmente adatti per la creazione di loghi, icone, e qualsiasi altro elemento grafico che richieda una flessibilità dimensionale.

    A cosa servono i file EPS?

    Applicazioni dei file EPS

    I file EPS trovano applicazione in numerosi contesti professionali, evidenziando la loro versatilità e importanza nel settore grafico:

    • Grafica e Stampa: Sono lo standard per la creazione di loghi e illustrazioni destinate alla stampa professionale, garantendo risultati di alta qualità.
    • Pubblicazioni: Vengono utilizzati per integrare elementi grafici in libri, riviste, e materiali di marketing, dove è fondamentale preservare la nitidezza dei dettagli.
    • Design Web: Anche se in questo ambito sono meno comuni, possono essere convertiti in formati più adatti al web, mantenendo la qualità grafica originale.

    Vantaggi dell’Utilizzo dei file EPS

    La scelta di utilizzare file EPS nei propri progetti grafici porta con sé numerosi vantaggi, tra cui:

    • Alta Qualità: La garanzia di ottenere risultati di stampa superiori, indipendentemente dalle dimensioni.
    • Compatibilità: La capacità di essere aperti e modificati con la maggior parte dei software di grafica professionale.
    • Flessibilità: L’adattabilità a un’ampia gamma di usi, rendendoli una risorsa preziosa per designer e professionisti.

    Pro e contro dei file EPS

    Vantaggi e Svantaggi

    Pro:

    • Scalabilità: La capacità di essere ridimensionati senza compromettere la qualità dell’immagine è un vantaggio inestimabile.
    • Qualità di Stampa: Forniscono risultati eccellenti in termini di chiarezza e dettaglio su materiali stampati.
    • Compatibilità: La loro ampia accettazione nei software di grafica li rende facilmente accessibili per la modifica e l’uso.

    Contro:

    • Dimensione del File: Tendono ad avere dimensioni maggiori rispetto ad altri formati vettoriali, il che potrebbe essere un problema per la condivisione o l’archiviazione.
    • Complessità: La necessità di software specifico per la loro modifica può rappresentare una barriera per gli utenti meno esperti.
    • Web: Non sono ottimizzati per l’uso diretto sul web, richiedendo conversioni in formati più adatti come SVG per applicazioni online.

    Come creare e modificare un file EPS

    Creazione e Modifica

    Creare un file EPS:

    Per creare un file EPS, è necessario avvalersi di software di grafica professionale. Programmi come Adobe Illustrator, CorelDRAW, e Sketch offrono la possibilità di lavorare con precisione vettoriale e di esportare i progetti in formato EPS. Questo processo garantisce che il design mantenga tutte le sue qualità quando viene trasferito tra diversi programmi o utilizzato per la stampa.

    Modificare un file EPS:

    La modifica di un file EPS richiede competenze tecniche e l’accesso a software adeguato. Una volta aperto il file in un programma compatibile, è possibile utilizzare una vasta gamma di strumenti per apportare modifiche, aggiustamenti di colore, o trasformazioni delle forme. Salvare il lavoro in formato EPS preserverà le caratteristiche vettoriali originali.

    Consigli per la Modifica

    Per ottenere i migliori risultati nella modifica di file EPS, è consigliabile:

    • Acquisire Dimestichezza con il Software: Imparare a navigare tra le funzionalità del programma scelto è fondamentale per sfruttare al meglio le potenzialità dei file EPS.
    • Effettuare Backup: Prima di apportare modifiche sostanziali, è sempre una buona pratica salvare una copia del file originale per prevenire la perdita di dati.

    In conclusione, i file EPS rappresentano una risorsa inestimabile nel mondo della grafica professionale. Che si tratti di preparare materiali per la stampa di alta qualità, creare loghi aziendali, o realizzare grafiche per pubblicazioni, comprendere come utilizzare, creare e modificare i file EPS può elevare significativamente la qualità dei tuoi progetti grafici.

  • Certificazioni Informatiche: Una Guida Completa per la Crescita Professionale

    Certificazioni Informatiche: Una Guida Completa per la Crescita Professionale

    Le certificazioni informatiche sono strumenti essenziali per distinguersi in un mercato del lavoro sempre più competitivo. Che tu sia un professionista esperto o un neofita, una certificazione può confermare le tue competenze, aprire nuove opportunità e aumentare il tuo potenziale di guadagno. In questo articolo, esploreremo cosa sono le certificazioni informatiche, perché sono importanti, le principali categorie e come scegliere quella giusta per te.

    Cosa Sono le Certificazioni Informatiche?

    Le certificazioni informatiche sono credenziali rilasciate da enti accreditati che attestano le competenze tecniche di un individuo in un settore specifico dell’informatica. Queste certificazioni coprono un’ampia gamma di argomenti, tra cui:

    • Sviluppo Software: Linguaggi di programmazione come Python, Java o C++.
    • Cybersecurity: Certificazioni come CISSP o CEH.
    • Gestione dei Dati: Competenze in SQL, Big Data e Data Analytics.
    • Cloud Computing: Certificazioni AWS, Azure e Google Cloud.
    • Networking: Competenze validate da Cisco (CCNA, CCNP).
    • IT Service Management: Framework come ITIL.

    Ogni certificazione è progettata per misurare conoscenze specifiche e, spesso, include un esame standardizzato.

    Perché le Certificazioni Sono Importanti?

    1. Riconoscimento Professionale

    Le certificazioni informatiche aggiungono credibilità al tuo profilo professionale, rendendoti un candidato più attraente per i datori di lavoro.

    2. Opportunità di Carriera

    Molti ruoli tecnici richiedono certificazioni come prerequisito. Ad esempio, le aziende che operano su piattaforme cloud spesso cercano esperti con certificazioni AWS o Azure.

    3. Aumento del Salario

    Numerosi studi dimostrano che i professionisti certificati guadagnano in media il 10-20% in più rispetto ai loro colleghi non certificati.

    4. Sviluppo Continuo

    Prepararsi per una certificazione ti spinge ad aggiornarti costantemente, mantenendoti competitivo in un settore in rapida evoluzione.

    Principali Categorie di Certificazioni

    1. Certificazioni di Base

    Ideali per chi è agli inizi, queste certificazioni coprono le basi dell’informatica e delle reti. Esempi:

    • CompTIA IT Fundamentals (ITF+)
    • Microsoft Fundamentals (AZ-900, DP-900)

    2. Certificazioni Intermedie e Avanzate

    Pensate per professionisti con esperienza, queste certificazioni approfondiscono argomenti specifici:

    • Cybersecurity: CompTIA Security+, CISSP, CEH
    • Cloud Computing: AWS Solutions Architect, Google Cloud Professional Engineer
    • Networking: Cisco CCNA, CCNP

    3. Certificazioni Specialistiche

    Focalizzate su settori verticali, come la gestione di database, DevOps o intelligenza artificiale. Alcuni esempi:

    • Microsoft Certified: Azure AI Engineer
    • Google Professional Data Engineer
    • Docker Certified Associate (DCA)

    Come Scegliere la Certificazione Giusta

    1. Analizza le Tue Ambizioni Professionali

    Chiediti: quali sono i tuoi obiettivi? Se desideri lavorare nel cloud, certificazioni AWS o Azure sono un’ottima scelta.

    2. Valuta le Richieste del Mercato

    Consulta annunci di lavoro nella tua area o settore per identificare quali certificazioni sono più richieste.

    3. Considera il Livello di Esperienza

    Se sei agli inizi, opta per certificazioni di base. I professionisti esperti possono mirare a credenziali avanzate.

    4. Budget e Tempo

    Le certificazioni possono essere costose e richiedere mesi di studio. Valuta attentamente il costo e il tempo necessario.

    Prepararsi per una Certificazione: Strategie di Successo

    1. Scegli Risorse di Studio Adeguate: Libri, corsi online (Udemy, Coursera, Pluralsight) e forum di supporto.
    2. Pratica Pratica Pratica: Simula scenari reali per interiorizzare i concetti.
    3. Esami Pratici: Molte certificazioni offrono test preliminari per prepararti al formato dell’esame.
    4. Crea un Piano di Studio: Dedica ore settimanali specifiche allo studio per mantenere costanza.

    Tendenze Future delle Certificazioni

    Con l’avanzare delle tecnologie, emergono nuove aree che richiedono certificazioni specifiche:

    • Intelligenza Artificiale e Machine Learning: Crescente domanda di esperti certificati in AI.
    • Blockchain: Credenziali per comprendere e sviluppare soluzioni basate su questa tecnologia.
    • DevOps e Automazione: Strumenti come Kubernetes e Terraform stanno diventando indispensabili.

    Conclusione

    Le certificazioni informatiche non sono solo un pezzo di carta: rappresentano un investimento nel tuo futuro professionale. Scegliendo la certificazione giusta e preparandoti con dedizione, puoi migliorare le tue competenze, aumentare le tue prospettive di carriera e affermarti come un esperto nel tuo campo.

    Domande Frequenti

    1. Le certificazioni informatiche scadono? Sì, molte certificazioni hanno una validità temporanea e richiedono un rinnovo periodico tramite esami o crediti formativi.

    2. Sono necessarie le certificazioni per entrare nel settore IT? Non sempre, ma possono essere un vantaggio competitivo rispetto ad altri candidati.

    3. Quanto costano le certificazioni? Il costo varia da poche centinaia a migliaia di euro, a seconda del livello e dell’ente certificatore.

    4. Qual è la certificazione più richiesta? Dipende dal settore. Per il cloud, AWS Certified Solutions Architect è tra le più ricercate, mentre in cybersecurity il CISSP domina.

  • Come funzionano i barcode [guida]

    Come funzionano i barcode [guida]

    I codici a barre sono strumenti di identificazione automatica utilizzati per tracciare e gestire informazioni su prodotti e altri oggetti. Ecco una panoramica su come funzionano.

    Algoritmi per i barcode

    I codici a barre si basano su diversi algoritmi di codifica che variano a seconda del tipo di codice a barre. Ogni tipo di codice a barre ha il proprio set di regole per rappresentare i dati con linee e spazi. Di seguito, vediamo alcuni degli algoritmi di codifica per i tipi più comuni di codici a barre. Ce ne sono di diversi tipi, e in genere si utilizzano quelli elencati di seguito.

    UPC (Universal Product Code)

    Il codice a barre UPC è ampiamente utilizzato nei prodotti di vendita al dettaglio. UPC-A, una variante comune, codifica 12 cifre numeriche:

    • Struttura: Composto da una sequenza di barre e spazi di larghezza fissa.
    • Algoritmo:
      • Le 12 cifre sono suddivise in tre parti: un prefisso di 1 cifra (sistema numerico), un numero di fabbricazione di 5 cifre, un numero di prodotto di 5 cifre e una cifra di controllo (checksum).
      • Ogni cifra è rappresentata da un pattern di 7 unità di larghezza, composto da 2 o 3 barre e spazi.
      • La cifra di controllo è calcolata usando un algoritmo di somma ponderata delle altre 11 cifre per garantire l’integrità dei dati.

    EAN (European Article Number)

    EAN è simile a UPC ma viene utilizzato internazionalmente, soprattutto in Europa. EAN-13 è la variante comune che codifica 13 cifre:

    • Struttura: Simile a UPC-A, ma con una cifra in più.
    • Algoritmo:
      • Le prime 12 cifre sono suddivise in una sezione di prefisso, un codice di produttore e un codice di prodotto.
      • La 13ª cifra è la cifra di controllo, calcolata in modo simile a UPC-A.

    Code 39

    Il codice 39 è utilizzato principalmente in ambiti industriali e militari. Può codificare cifre, lettere maiuscole e alcuni caratteri speciali:

    • Struttura: Ogni carattere è rappresentato da 9 elementi (5 barre e 4 spazi), di cui 3 sono larghi e 6 sono stretti.
    • Algoritmo:
      • Ogni carattere è codificato come una serie di barre e spazi con un rapporto di larghezza fisso.
      • Include caratteri di inizio/stop (*) per delimitare il codice a barre.

    Code 128

    Il codice 128 è altamente denso e utilizzato per applicazioni che richiedono di codificare molti dati in uno spazio ridotto:

    • Struttura: Può codificare tutti i 128 caratteri ASCII.
    • Algoritmo:
      • Utilizza una serie di moduli con larghezze variabili (da 1 a 4 moduli di larghezza).
      • Tre set di caratteri (A, B e C) sono utilizzati per codificare diversi gruppi di caratteri.
      • Include caratteri di inizio, stop e una cifra di controllo (checksum) calcolata come somma ponderata dei valori dei caratteri.

    QR Code

    I codici QR sono codici bidimensionali che possono codificare una grande quantità di informazioni, inclusi dati alfanumerici e binari:

    • Struttura: Composto da moduli quadrati disposti in una matrice.
    • Algoritmo:
      • Include aree di rilevamento di posizione, aree di allineamento e formati di dati.
      • Utilizza algoritmi di correzione degli errori (Reed-Solomon) per consentire la lettura anche se il codice è parzialmente danneggiato.
      • I dati sono codificati in modalità multiple (numerica, alfanumerica, byte/binaria, ecc.).

    Struttura di un Codice a Barre

    Un codice a barre è costituito da una serie di linee e spazi di larghezza variabile. Ogni combinazione di linee e spazi rappresenta un carattere o un insieme di dati. Esistono vari tipi di codici a barre, ma i più comuni includono:

    • UPC (Universal Product Code): Utilizzato principalmente nel commercio al dettaglio.
    • EAN (European Article Number): Simile a UPC ma utilizzato internazionalmente.
    • Code 39: Utilizzato per identificazione industriale e logistica.
    • Code 128: Altamente denso e utilizzato per applicazioni che richiedono di codificare molti dati in uno spazio ridotto.

    Funzionamento

    1. Codifica dei Dati:
      • I dati (come un numero di prodotto) sono convertiti in una serie di linee e spazi. Ogni carattere è rappresentato da una specifica combinazione di linee e spazi di larghezza variabile.
      • Per esempio, nel codice 128, ogni carattere è rappresentato da 3 barre e 3 spazi, ciascuno con una delle quattro larghezze possibili.
    2. Scannerizzazione:
      • Uno scanner di codici a barre emette un raggio di luce (generalmente un laser) che viene riflesso dalle barre e dagli spazi.
      • Le barre assorbono la luce, mentre gli spazi la riflettono. Lo scanner rileva queste differenze di riflessione.
    3. Decodifica:
      • Il segnale riflesso viene convertito in un segnale digitale che rappresenta le larghezze delle barre e degli spazi.
      • Un decoder interpreta questi segnali digitali e li converte nei dati originali.

    Algoritmi di Codifica e Decodifica barcode

    Algoritmo di Codifica

    1. Input dei Dati: Inserimento dei dati da codificare (ad esempio, numeri di prodotto).
    2. Selezione del Tipo di Codice a Barre: Scelta del formato appropriato (UPC, EAN, Code 39, Code 128, QR Code, ecc.).
    3. Trasformazione dei Dati: Conversione dei dati in una sequenza di linee e spazi o moduli (per QR Code) secondo le specifiche del tipo di codice a barre.
    4. Aggiunta della Cifra di Controllo: Calcolo e aggiunta di una cifra di controllo per verificare l’integrità dei dati (dove applicabile).
    5. Generazione del Codice a Barre: Creazione dell’immagine del codice a barre.

    Se ad esempio volessimo codificare “trovalost.it” in Code 128 otterremmo questo risultato.

    Come creare un barcode in Python 3

    Se volessimo realizzare questo compito in Python, sarebbe molto semplice: in prima istanza si installa pillow e python-barcode

    pip install python-barcode pillow

    poi si usa il seguente codice:

    import barcode
    from barcode.writer import ImageWriter
    
    data = "trovalost.it"
    code128 = barcode.get('code128', data, writer=ImageWriter())
    code128.save("code128_trovalost")

    Algoritmo di Decodifica

    Il processo inverso, da barcode a stringa, segue questi passi.

    1. Scansione del Codice a Barre: Utilizzo di uno scanner di codici a barre per leggere il pattern di linee e spazi o moduli.
    2. Conversione del Segnale: Traduzione del segnale riflesso in una rappresentazione digitale delle larghezze delle linee e degli spazi.
    3. Interpretazione del Pattern: Decodifica del pattern digitale secondo le regole del tipo di codice a barre.
    4. Verifica della Cifra di Controllo: Controllo dell’integrità dei dati utilizzando la cifra di controllo (dove applicabile).
    5. Output dei Dati: Estrazione e presentazione dei dati codificati.

    Per testare quanto scritto, è necessario usare un lettore di barcode come quelli disponibili tipicamente, a infrarossi, negli esercizi commerciali.

    Utilizzi Comuni del barcode

    • Vendita al Dettaglio: Per identificare prodotti, gestire inventari e velocizzare il processo di checkout.
    • Logistica: Per tracciare spedizioni, gestire magazzini e monitorare movimenti di merci.
    • Sanità: Per tracciare farmaci, pazienti e attrezzature mediche.
    • Biblioteche: Per gestire il prestito e il ritorno di libri.

    Vantaggi

    • Efficienza: Permettono di acquisire rapidamente dati senza errori umani.
    • Precisione: Riduzione degli errori rispetto all’inserimento manuale dei dati.
    • Tracciabilità: Facilitano la gestione e il monitoraggio delle scorte e delle merci.
    • Costo: Economici da stampare e implementare.

    Tipi di Codici a Barre

    1. Codici a Barre Lineari (1D):
      • Sono formati da una serie di linee parallele di larghezza variabile.
      • Codificano informazioni limitate (generalmente fino a 20-25 caratteri).
      • Esempi: UPC, EAN, Code 39, Code 128.
    2. Codici a Barre Bidimensionali (2D):
      • Utilizzano una matrice di quadrati, punti o altre forme.
      • Possono codificare molte più informazioni rispetto ai codici a barre lineari.
      • Esempi: QR Code, Data Matrix, PDF417.

    Esempio di Creazione e Scansione

    1. Creazione:
      • Un numero o un insieme di dati viene convertito in un codice a barre utilizzando software specifici o librerie come JsBarcode.
    2. Scansione:
      • Un lettore di codici a barre legge il codice a barre e invia i dati al computer o al sistema di gestione.
  • Che cos’è il Vehicle -To-Everything

    Che cos’è il Vehicle -To-Everything

    La tecnologia Vehicle-to-everything (in sigla V2X, V per Vehicle, 2 per To, X per everything) descrive la comunicazione wireless (senza fili) tra un veicolo e qualsiasi altro dispositivo che possa influenzare o essere influenzato dal veicolo stesso. A volte chiamato C-V2X, è un sistema di comunicazione veicolare destinato a migliorare la sicurezza stradale e l’efficienza del traffico riducendo l’inquinamento e, se possibile, risparmiando energia.

    L’industria automobilistica e delle comunicazioni, insieme al governo degli Stati Uniti,[1], all’Unione Europea[2] e alla Corea del Sud stanno cercando di promuovere attivamente da anni sia V2X e C-V2X come tecnologie potenzialmente salvavita oltre che in grado di ridurre l’inquinamento e avere un impatto ambientale positivo. Il Dipartimento dei trasporti degli Stati Uniti ha affermato che le tecnologie V2X offrono vantaggi significativi in ​​termini di sicurezza dei trasporti e mobilità, sottolineandone l’uso virtuoso, mentre l’ente NHTSA stima una riduzione minima degli incidenti stradali del 13% se fosse implementato un sistema V2V, con il risultato di 439.000 incidenti in meno all’anno.

    Adozione del V2X

    La tecnologia V2X è già utilizzata in Europa e Cina.

    Funzionamento V2X: gli standard

    Esistono due standard per le comunicazioni V2X dedicate a seconda della tecnologia wireless sottostante utilizzata: (1) basata su WLAN e (2) basata su cellulare. V2X incorpora anche vari tipi di comunicazione più specifici tra cui Vehicle-to-Device (V2D) (Bluetooth / WiFi-Direct, ad es. CarPlay di Apple e Android Auto di Google), Vehicle-to-Grid (V2G) (scambio di informazioni con la rete smart), Vehicle-to-Building (V2B), noto anche come Vehicle-to-Home (V2H), e poi da veicolo a carico (V2L), Vehicle-to-Network (V2N), Vehicle-to-Cloud (V2C), Vehicle-to-Infrastructure (V2I),e anche da veicolo a pedone (V2P) e da veicolo a veicolo, Vehicle-to-Vehicle (V2V).

    Le comunicazioni avvengono in tempo reale e scomportano uno scambio continuo di dati di vario genere,

    Attraverso la sua comunicazione istantanea, V2X consentendo così l’adozione di nuove politiche di sicurezza stradale come avviso di collisione anteriore, avviso cambio corsia, avviso luce freno elettrica di emergenza, assistenza al movimento degli incroci, veicolo di emergenza in avvicinamento e lavori stradali.

    A livello pratico, lo standard si basa su 802.11p (DSRC).

    802.11p (DSRC)

    La comunicazione V2X classica utilizza la tecnologia WLAN e funziona direttamente tra veicoli (V2V) e veicoli e infrastrutture di traffico (V2I), che formano una rete veicolare ad hoc poiché due trasmettitori V2X si trovano ciascuno nel raggio d’azione dell’altro. Pertanto non richiede alcuna infrastruttura di comunicazione per consentire ai veicoli di comunicare, il che è fondamentale per garantire la sicurezza in aree remote o poco sviluppate. La WLAN è particolarmente adatta per la comunicazione V2X grazie alla sua bassa latenza. Trasmette messaggi noti come messaggi di sensibilizzazione cooperativa (CAM) o messaggio di sicurezza di base (BSM) e messaggi di notifica ambientale decentralizzata (DENM). Altri messaggi relativi all’infrastruttura stradale sono Signal Phase and Timing Message (SPAT), In Vehicle Information Message (IVI) e Service Request Message (SRM). Il volume di dati di questi messaggi è molto basso. La tecnologia radio fa parte della famiglia di standard WLAN IEEE 802.11 ed è conosciuta negli Stati Uniti come Wireless Access in Vehicular Environments (WAVE) e in Europa come ITS-G5.[14] Per integrare la modalità di comunicazione diretta, i veicoli possono essere equipaggiati con le tradizionali tecnologie di comunicazione cellulare, che supportano servizi basati su V2N. Questa estensione con V2N è stata realizzata in Europa sotto l’egida della piattaforma C-ITS[15] con sistemi cellulari e sistemi di trasmissione (TMC/DAB+).

     

    Foto: By Hans-J. Brehm – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=87250207

  • Come si creano le e-mail temporanee (+3200 servizi)

    Come si creano le e-mail temporanee (+3200 servizi)

    Come creare una mail temporanea “usa e getta”? Lo vediamo in questo articolo.

    L’uso principale degli indirizzi di posta temporanea può essere dovuto a varie esigenze: ad esempio quando mi capita di testare servizi web di natura dubbia che richiedano un indirizzo email preferisco generare un indirizzo temporaneo per non avere il problema dello spam ricevuto in seguito. È cosa comune, inoltre, che l’indirizzo email che utilizzamo per registrarci a siti e servizi web (spesso dalla parvenza gratuita) venga “riciclato” indebitamente a scopo di mail marketing: motivo per cui l’uso di questo genere di servizi è giustificato dal voler ricevere meno spam.

    Cosa sono le email temporanee

    Le email temporanee sono delle caselle di posta a scadenza breve, che risultano convenienti quando ci si registra a siti di dubbia autorità  o serietà , come accennato all’inizio, oppure che possiamo usare per testare dei servizi di posta elettronica. In alternativa, registrare ogni volta un nuovo indirizzo Yahoo! o Gmail costa più tempo e fatica, se vogliamo, per cui questi servizi “a tempo” finiscono per fare al caso nostro.

    I servizi di mail temporanea permettono di essere aperti in pochi semplici click, invece, senza richiedere documenti o dettagli personali di alcun genere; addirittura alcuni dei siti che vedremo creano in automatico, già  all’apertura, una mail temporanea già  pronta all’uso da essere utilizzate.

    Vediamo quindi la lista dei principali servizi di email temporanea. Attenzione: il fatto che siano email temporanee non vuol dire che siano anonime: quasi certamente questi servizi tracciano dei log interni, e possono ricorrere agli stessi nel caso di segnalazione di abusi. Sono email difficilmente rintracciabili in caso di abusi, senza dubbio, ma non sono pensate per questo utilizzo (e naturalmente, come molti altri casi, dipende tutto dall’uso che ne fanno i soliti smanettoni).

    Per la massima privacy potete, ad esempio, utilizzare servizi come TOR per di accedere ai siti indicati (ovviamente, è sottinteso: non spammate 🙂 ).

    GuerrillaMail

    GuerrillaMail semplifica pesantemente il tutto, e vi risparmia di dover inserire alcunchè: dopo aver inserito il nome del sito nella casella del vostro browser, avrete l’indirizzo già  bello e pronto per essere utilizzato, con durata di massimo 60 minuti estendibili.

    Non serve, in questo caso, fornire un indirizzo email di riferimento, con maggiori vantaggi per la sicurezza e la privacy.

    Temp-Mail

    Temp-Mail vi permette di creare un alias della vostra mail – quest’ultima dovrete digitarla nell’apposita casella – ed il nuovo indirizzo, generato casualmente, si auto-distruggerà  dopo 3, 6, 12 o 24 ore a vostra scelta. Io ci ho provato e funziona, le notifiche di ricevimento arrivano immediatamente nell’indirizzo da me specificato, anche se ovviamente così facendo rimane comunque una copia della mail presumibilmente riservata e non criptata.

    Mohmal

    Mohmal è invece leggermente più avanzato, in quanto permette di creare un alias del vostro indirizzo email ed un eventuale reminder a cui inviare le risposte. Anche qui è possibile decidere quanto tempo si debba far durare la mail ad uso temporaneo (12, 24 ore oppure un giorno fino a tre mesi).

    10MinuteMail

    10MinuteMail merita una citazione anche solo per il nome: serve a creare email con 10 minuti di vita, rinnovabili via click (altrimenti scadono e vengono cancellate). Molto semplice da utilizzare e da ricordare, inserite la vostra mail reale e riceverete tutte le informazioni sul vostro indirizzo mediante un nuovo indirizzo casuale e fake.

    Jetable

    Jetable.org fornisce un ulteriore servizio anti-spam, utilizzabile per le registrazioni a servizi di natura dubbia e sempre mediante web, ma al tempo stesso scrive chiaramente che gli header delle mail ed i log vengono conservati, quindi non è un servizio realmente anonimo.

    FakeMail.net

    Mi sembra doveroso citare Fakemail.net, a questo punto, perchè è uno dei servizi che ho provato che sfrutti una protezione sulla connessione di tipo SSL (https) con certificato valido (almeno, stando al mio Firefox). Il funzionamento del tutto è completamente identico ai casi precedenti: fornisci una mail di riferimento (la tua, ad esempio) e puoi creare un alias con un nome a tua scelta.

    Altro servizio che esiste storicamente da un po’; le email durano un’ora da quando vengono create, poi sono cancellate.

    YOPMail

    YOPMail ci offre la possibilità  di creare un indirizzo del tutto casuale oppure con un nome a nostra scelta. Dopo aver fatto la nostra scelta, l’indirizzo sarà  direttamente abilitato per i successivi 15 minuti. Se non vedete nulla, potete provare ad aggiornare la pagina del sito e compariranno i messaggi in entrata in automatico. Il tempo di vita della mail in questione è aggiornabile direttamente con un apposito link, ogni volta di altri ulteriori 15 minuti (non cumulabili).

    PookMail (solo per sviluppatori)

    PookMail, infine, è uno storico progetto ormai non più funzionante, spirato nel 2008, che i suoi creatori hanno saggiamente deciso di rilasciare in open source. Sviluppato in PHP, è a disposizione di chiunque volesse cimentarsi a creare un servizio del genere su un proprio dominio, installandolo in autonomia. Se vi va, esiste anche questa possibilità .

    A che servono le mail temporanee

    La creazione di email temporanee può essere utile per poter provare servizi sul web senza avere l’obbligo di utilizzare una mail privata, potenziale oggetto di spam in seguito. Può servire anche, ad esempio, per scopi di servizio e di test di invio delle email, per verificare che non siano in blacklist oppure non siano bannate per altri motivi.

    Le mail temporanee sono un servizio molto utile e poco noto per chi, ad esempio, non volesse esporsi su un sito web utilizzando la mail aziendale o quella privata, evitando quindi la possibilità  di ricevere email indesiderate di pubblicità  o peggio. A tale scopo, si possono sfruttare uno dei seguenti servizi allo scopo di migliorare il proprio anonimato.

    Questa mail si autodistruggerà  tra 15 minuti!

    Roba da film di spionaggio, quindi? Sì e no! Ovviamente i servizi di mail temporanea non vanno bene se intendiamo creare degli account su vari siti o forum da poter recuperare in seguito: anche un semplice recupero della password in questo caso sarà  impossibile, visto che le mail di questo tipo durano tipicamente poche ore dalla creazione o, al massimo, pochi giorni.

    Come usare le mail temporanee

    Senza entrare nel merito del perchè dovremmo ricorrere ad una mail temporanea anonima (le motivazioni possono essere varie, molte delle quali perfettamente lecite), vediamo quali sono i siti che permettono di farlo e quanto tempo è necessario per crearne una. Nella totalità  dei casi si tratta di servizi accessibili via web: per incrementare il proprio livello di privacy, comunque, si può pensare di (e si deve, in molti casi) adottare un software per l’anonimato modello Tor. I servizi indicati sono tutti, inoltre, gratis e senza alcuna registrazione vera e propria richiesta. Mi riservo di analizzare il codice dentro PoolMail (un software open source per le mail temporanee) perchè ho il dubbio che questi servizi non siano poi così sicuri: di fatto, ad esempio, si instaura pur sempre un’associazione tra il vostro indirizzo reale ed uno fake creato dal sistema, e bisogna capire se nel database rimanga effettivamente traccia di tale associazione allo scadere del timeout.

    Non ho qui considerato i servizi che permettono soltanto di inviare mail, perchè la cosa non ha molto senso e perchè, forse soprattutto, di spam in giro ce n’è già  abbastanza e non è il caso di incoraggiarlo.

  • Spamming: che cosa vuol dire?

    Spamming: che cosa vuol dire?

    Spammare o inviare spam significa sostanzialmente inviare messaggi indesiderati a qualcuno, utilizzando uno qualsiasi dei tanti mezzi che internet mette a disposizione: email, chat, social network e così via.

    Spammare è una parola che è diventata molto generica negli ultimi anni, e che ha finito per estendere la propria accezione: si spamma via email, in genere, ma lo si fa purtroppo anche sui social network ed addirittura dentro Whatsapp. Quando si spamma, in sostanza, si inviano messaggi indesiderati, quindi ad esempio link pubblicitari, ma si può fare anche inviando generici messaggi che non siano prettamente richiesti.

    Un esempio sono alcune discussioni sui social, tra i commenti delle quali è possibile trovare utenti che, solitamente con account fake, vanno a postare offerte promozionali non richieste in modo da sfruttare indebitamente la visibilità  di un post.

    La facilità  con cui si può spammare è legata al fatto che internet è prevalentemente gratuita, e ci vuole poco a creare un account per poi spammare o inviare messaggi indesiderati potenzialmente a chiunque. Evitare lo spam significa anche rispettare la netiquette di internet, un concetto quasi dimenticato che invece andrebbe urgentemente rivalutato.

    Per difendersi dallo spam ci sono varie contromisure possibili: segnalare gli account non conformi alle netiquette o che ci stanno infastidendo, utilizzare dei filtri antispam e così via.

  • PEC: come funziona internamente la Posta Certificata?

    PEC: come funziona internamente la Posta Certificata?

    La PEC è uno degli standard più utilizzati all’interno del mondo delle comunicazioni digitali; il suo funzionamento è piuttosto avanzato dal punto di vista tecnico, e permette di realizzare delle vere e proprie ricevute di ritorno, rendendo le mail simili alle raccomandate con notifica di consegna. In questo articolo cercheremo di capire meglio come funzioni, come utilizzarla in modo corretto e quanto, alla prova dei fatti, questo meccanismo sia diffuso nel mondo.

    PEC vs. raccomandate A/R

    Da un punto di vista formale, la Posta Certificata si differenzia dalla posta elettronica classica per una serie di ragioni: quasi tutte sono prettamente tecniche e relative al tipo di invio, altre invece sono legate alla logica interna con cui l’invio funziona. Per capire bene di che cosa stiamo parlando, e spiegare le cose in modo più semplice, possiamo pensare a come vengono inviate le raccomandate con ricevuta di ritorno, quelle che abbiamo sfruttato un po’ tutti almeno una volta nella vita:

    1. preparo una lettera cartacea, la stampo e la metto in busta;
    2. vado alle Poste e compilo un cartoncino sul quale c’è scritto il nome del destinatario ed il mio; tale cartoncino mi sarà  recapitato in seguito, al momento della consegna della raccomandata al destinatario, firmata dallo stesso come prova della ricezione (questo è il punto base del paragone che sto proponendo);
    3. infine la raccomandata viene inviata, arriva a destinazione, e dopo qualche giorno il cartoncino con la conferma ha valore legale del fatto che io abbia inviato davvero quella comunicazione.

    Le raccomandate con ricevuta di ritorno A/R, come sappiamo, sono molto utilizzate nel caso di cause, questioni burocratiche, richieste di pagamenti, tasse e via dicendo; fino a qualche tempo fa, erano l’unico modo per poter dare valore legale ad un documento, almeno ricorrendo alle poste tradizionali e a cartaceo.

    A livello di Posta Elettronica Certificata, similmente, passiamo tutto al mondo digital ed abbiamo che:

    1. mediante il client di posta PEC, vado a scrivere il messaggio e specifico il nome del destinatario, che deve a sua volta avere per forza una Posta Certificata. Questo primo aspetto è molto importante da capire: la PEC funziona secondo lo standard ed ha valore legale soltanto se avviene tra due indirizzi di questo tipo. Se mandate una Posta Elettronica Certificata ad un indirizzo normale, di default tornerà  indietro senza essere consegnato; per superare questo limite, che produce l’errore generato tecnicamente dal MAILER-DAEMON, molti gestori consentono, mediante apposita spunta, di abilitare le caselle all’invio ed alla ricezione di mail ordinarie, ovvero rinunciando a tutto il processo di autenticazione, certezza di consegna e validità  legale. Le mail ordinarie, invece, sono filtrate e non notificate al proprietario di casella PEC in tutti i casi, senza eccezioni.
    2. Invece di andare alle Poste, fare la fila e seguire la procedura di cui sopra, dovrò semplicemente inviare la mail certificata, da casa o dall’ufficio, attraverso il client che questi servizi forniscono, ovviamente sfruttando la mia connessione ad internet; l’operazione è semplice e sicura, del tutto simile ad un invio ordinario di email e protetta da certificati digitali che garantiscono, oltre alla riservatezza ed all’integrità  del messaggio, la data e l’ora in cui stanno avvenendo.
    3. Finalmente la PEC viene inviata (e viene salvata dal sistema la data e l’ora di invio), arriva a destinazione (e, anche qui, il sistema registra data e ora di ricezione), e la prova dell’invio stesso è stata già  inclusa in automatico dalla procedura. All’utente non serve fare null’altro, anche perchè dopo ogni invio vengono recapitati due messaggi di conferma, come la conferma di invio e quella di ricezione.

    Registro operazioni posta certificata e marca temporale

    Sono due le caratteristiche che rendono una PEC diversa dall’invio di una mail tradizionale; i gestori di PEC, che in molti casi sono servizi di hosting e in altri sono interamente dedicati a questo genere di servizi, registrano in un log tutti gli eventi che vengono effettuati mediante i loro servizi: questo contribuisce a rendere tracciabili l’invio e la ricezione di posta certificata, anche perchè il loro orario è allineati con quello degli istituti che forniscono l’ora esatta. Secondo le indicazioni del Decreto Ministeriale del 2 novembre 2005 che fa riferimento alla formalizzazione dello standard di comunicazione, gli attori che operano in un invio di PEC sono mittente, destinatario, messaggio PEC, gestore del mittente e gestore del destinatario (questo perché, nel caso più generale, non è detto che usino lo stesso servizio entrambi). In termini più generali, per inciso la disciplina e le regole burocratiche della PEC fanno riferimento al Decreto del presidente della Repubblica 11 febbraio 2005 n. 68 e al D.lg 7 marzo 2005 n. 82 (il pluri-citato codice dell’Amministrazione Digitale).

    Tornando alla formalizzazione degli aspetti tecnici, poi, esiste una marca temporale che garantisce di allegare ad ogni invio, e ad ogni ricezione, la data e l’ora esatta in cui sono avvenuti, e fanno da arbitri nella risoluzione dell’ambiguità  sull’effettivo invio che, con la mail normale, sarebbe stata inevitabile e non risolvibile. Il discorso, per la verità , è molto più articolato: ci limitiamo, in questa sede, a mettere in evidenza come certe procedure legate alle PEC, di fatto obbligatoria per legge, siano spesso legate a servizi di webmail non sempre al top come qualità , e poco chiari come uso e come funzionamento. Del resto quanta gente, ancora oggi (sbagliando), invia mediante PEC comunicazioni che potrebbe tranquillamente affidare alle mail tradizionali? Ed in quanti casi, verrebbe da chiedersi, la PEC fornisce un supporto ed un’utilità  realmente percepita come tale?

    In questo senso, le PEC superano il limite imposto dalle mail ordinarie, che possono essere quelle gratuite (meno professionali e con minori servizi) ma quelle aziendali a pagamento rimangono preferibili per l’uso quotidiano, un utilizzo che richiede semplicità  d’uso, massima praticità  ed un senso di autorevolezza derivante ad esempio dall’uso di una mail con il dominio dell’azienda   (ad esempio le mail tuonome@tuazienda.it di Truemail di Seeweb, una delle più diffuse e popolari in questo periodo, e che vengono altresì utilizzate dalle varie SRL, SAS, e dai liberi professionisti. In questo caso, pero’, parliamo di una mail tradizionale, non PEC, solida, sicura, veloce nel recapito e protetta da antispam e antivirus). Utilizzando quindi sia l’una, la PEC, per necessità , che l’altra (la mail aziendale) si finisce per fornire all’utente uno strumento duplice, sicuro e comodo per evitare la trafila descritta per l’invio di raccomandate A/R, di invio di cartaceo in generale e via dicendo. Il servizio di marca temporale, in alcuni casi, viene venduto come servizio a parte da applicare su documenti digitali di ogni genere, in modo da poter associare data e ora legalmente valide a file che, diversamente, sarebbero stati facili da manipolare sia come data di modifica che come contenuti.

    Cosa fanno i gestori delle PEC

    I gestori del servizio sono ufficializzati nel sito dell’AGID, l’agenzia governativa per l’Italia Digitale, e sono i soli a cui è necessario rivolgersi per avere una casella PEC, che in genere ha un canone annuale e, ad oggi, è diventata obbligatoria per aziende e liberi professionisti. I gestori di posta certificata, dal canto loro, sono obbligati a registrare tutti i principali eventi che riguardano la trasmissione per 30 mesi, e successivamente dovranno fornire la prova dell’invio alle autorità  che ne faranno richiesta, oppure agli interessati di una qualsiasi controversia. I gestori sono anche tenuti ad utilizzare sempre un riferimento orario allineato con gli istituti ufficiali che garantiscono l’ora esatta, in modo da evitare ambiguità  ed imprecisione sulla data e sull’ora di invio e su quella di ricezione.

    Funzionamento PEC lato tecnico

    Entrando nei dettagli interni, la PEC utilizza i protocolli tipici delle mail, ma sfrutta un meccanismo di elaborazione dell’invio più complesso, e si limita a considerare i metodi di comunicazione sicuri, certificati e protetti da eventuale spionaggio dall’esterno. Essi sono, tipicamente:

    • HTTPS, che viene usato per la PEC via browser, quindi protocollo sicuro per inviare PEC da browser, senza un client di posta come Outlook o Mail;
    • SMTPS, che viene usato per l’invio sicuro di mail certificate;
    • POP3S e IMAPS, che invece vengono usati per la ricezione sicura di mail certificate;

    Le mail tradizionali, da specifiche originali, sono – come sappiamo – falsificabili nel mittente (cosiddetto spoofing): significa che io, utente malizioso, avrei la possibilità  di modificare manualmente l’indirizzo del mittente (il campo FROM) e metterci qualsiasi altro indirizzo, anche esterno dal dominio da cui sto inviando, mostrando così al destinatario della posta un indirizzo qualsiasi. Questa pratica è alla base dei casi di phishing e di truffe di ogni genere, e nelle specifiche della PEC (che sono formalizzate dallo standard RFC 6109, per quanto il documento non sia ancora stato ufficialmente validate e sia, ad oggi, solo un draft ovvero una bozza) è formalmente vietata. Questo fornisce un ulteriore strato di sicurezza che, nel complesso, ha reso la PEC uno standard adottato da tutte le aziende per le loro comunicazioni formali, ma anche per la formalizzazione di contratti (nel mondo del calcio, ad esempio, le firme dei giocatori acquistati vengono spesso effettuate più rapidamente, dato che i tempi sono spesso molto ristretti, mediante PEC).

    Funzionamento PEC in breve

    Riassumendo, l’invio di una PEC viene certificato e firmato digitalmente da un gestore del servizio, che allega data e ora di invio in modo inequivocabile; il messaggio viene recapitato con garanzia di integrità  (cosiddetta busta di trasporto), cioè con la certezza che non siano state effettuate modifiche di alcun genere sul messaggio originale (sempre grazie ad un’ulteriore firma digitale); la consegna viene, infine, anch’essa autenticata in modo non manipolabile, in modo da dare garanzia di conoscere ufficialmente l’ora e la data in cui essa è avvenuta.

    Attualmente la PEC viene utilizzata massivamente soltanto in Italia, in Svizzera e ad Hong Kong; sono in corso varie attività , al momento in cui scriviamo, per adeguare lo standard almeno a livello europeo, e renderla così utilizzabile in modo estensivo anche in altri stati.

    Photo by Mikaela Wiedenhoff on Unsplash
  • Guida pratica ai numeri primi

    Guida pratica ai numeri primi

    Cosa sono i numeri primi? I numeri primi sono numeri naturali maggiori di 1 che sono divisibili solo per 1 e per se stessi. Lo sappiamo dai tempi della scuola e ce lo ripetiamo a menadito, ma spesso tendiamo a sottovalutare le conseguenze pratiche che questo aspetto ha nella vita di ogni ogni giorno.

    Teorema del quoziente e del resto

    In matematica esiste il teorema del quoziente e del resto secondo il quale se fissiamo a e b come numeri naturali, per cui a può essere un qualsiasi numero naturale mentre invece b può essere un qualsiasi numero naturale diverso da zero, sarà sempre possibile trovare due numeri numeri q e r, unici, tali che si possono esprimere come il prodotto di b per q più r, con r minore strettamente di b.

    Scritto in formule avremo:

    q, r N;

    a = b × q + r

    r < b

    Come sappiamo q ed r vengono chiamati quoziente e il resto di a per b. Se r uguale a zero la divisione sarà esatta, mentre invece serve maggiore di zero avrà un resto r.

    E a questo punto entrano in gioco i numeri primi: da quello che abbiamo scritto possiamo convenire che ogni numero sia divisibile per uno e per se stesso, dato che si può sempre esprimere come prodotto di uno per a. Ogni numero B sarà diviso divisore di zero dato che B per zero fa sempre zero. Se consideriamo numeri strettamente maggiori di 1, a questo punto, troveremo alcuni numeri che sono multipli solo di uno e di se stessi che vengono detti numeri primi, mentre ce ne saranno altri che ammettono ulteriori divisori che sono detti numeri composti.

    Teorema fondamentale dell’aritmetica

    Saranno quindi i primi numeri 2,3, 5,7, 11,13, mentre invece saranno numeri composti quattro, 6, 8. 9, 10, 12, esattamente come 365 oppure 996. L’irregolarità della distribuzione tra numeri primi e numeri composti (diversa da quella più netta tra numeri pari e dispari, ad esempio) è sicuramente degna di interesse per i matematici, ma anche per gli informatici che si occupano di crittografia. Per comprendere a questo punto cosa sono davvero numeri numeri primi bisogna considerare la base teorica su cui si fondano i numeri numeri composti, ovvero il teorema fondamentale dell’aritmetica. Senza entrare nei dettagli tecnici della dimostrazione, il teorema afferma che ogni numero naturale strettamente maggiore di uno si può decomporre nel prodotto di fattori primi, e tale rappresentazione non soltanto esiste sempre ma è unica a meno dell’ordine.

    In termini più semplici, il teorema afferma che qualsiasi numero naturale (> 1) può essere espresso come il prodotto di numeri primi, e questa rappresentazione è unica, nel senso che se prendi due diverse decomposizioni di un numero naturale nei suoi fattori primi, queste differiranno solo nell’ordine in cui sono scritti i fattori primi.

    Ad esempio, prendiamo il numero 60. La sua decomposizione in fattori primi è:

    60=2×2×3×5

    Questo significa che 60 può essere espresso come il prodotto dei fattori primi 2, 3 e 5. Se provassimo a decomporre 60 in fattori primi in un altro modo, otterremmo ancora gli stessi fattori primi, ma potrebbero essere disposti in un ordine diverso:

    60=3×5×2×2

    Anche se l’ordine dei fattori primi è diverso, i fattori stessi sono gli stessi: 2, 3 e 5. Questa è l’unicità della decomposizione in fattori primi garantita dal Teorema Fondamentale dell’Aritmetica. Analogamente:

    e così via, il che suggerisce che ogni scomposizione in fattori prima sia univoca, una sorta di “codice fiscale” di ogni numero. Secondo il Teorema Fondamentale dell’Aritmetica, ogni numero naturale maggiore di uno ha una sola scomposizione in fattori primi, e questa scomposizione è unica a meno dell’ordine dei fattori.

    Quindi, due scomposizioni in fattori primi che rappresentano lo stesso numero devono avere gli stessi fattori primi, anche se possono essere disposti in ordine diverso.

    Come determinare se un numero è primo

    Storicamente le prime tecniche per determinare il suo numero primo si devono agli antichi greci: l’algoritmo autorizzato era parecchio elementare, in effetti, e consisteva semplicemente nel provare tutti i numeri fino ad arrivare a quello dato. Anche senza conoscere la teoria della complessità computazionale, si noti, è chiaro che è più grande il numero più tempo impiegherà all’algoritmo a concludere le proprie considerazioni.

    Per ogni possibile numero naturale N maggiore di uno:

    1. come primo passo proveremo a dividere N per due, per tre, … per N-1;
    2. non appena una delle divisioni producesse resto zero prenderemo nota del quoziente q, e ricorderemo che può essere espresso come b × q (dove si intende che B sia il valore che abbiamo trovato tra quelli del passo uno);
    3. Se invece tutte le divisioni producessero il resto non nullo concluderemmo che N è effettivamente un numero primo.

    Sulla carta semplice, nella pratica (fin dai tempi di Gauss che se ne accorse) molto complesso da mettere in pratica per N molto grande.

    Crivello di Eratostene

    Il crivello di Eratostene è un antico algoritmo per trovare tutti i numeri primi fino a un certo limite. Questo metodo è stato sviluppato da Eratostene, un matematico greco antico.

    In parole semplici, il crivello di Eratostene funziona in questo modo:

    1. Si prende una lista di numeri da 2 fino al limite desiderato.
    2. Si inizia con il primo numero della lista (che è il numero 2) e si cancellano tutti i suoi multipli dalla lista, lasciando solo il 2 e i suoi multipli.
    3. Si passa al prossimo numero nella lista ancora non cancellato (il 3), e si cancellano tutti i suoi multipli dalla lista.
    4. Si continua questo processo fino a quando non si arriva all’ultimo numero nella lista.

    Alla fine, rimarranno solo i numeri primi nella lista.

    Crivello di Eratostene in Python

    In questo codice Python, la funzione crivello_eratostene restituisce una lista di numeri primi fino al limite specificato. Utilizza un approccio simile a quanto descritto sopra: crea una lista di booleani inizializzati a True per indicare che tutti i numeri inizialmente sono considerati primi. Poi, attraverso un doppio ciclo, identifica i numeri non primi impostando a False i loro multipli. Alla fine, restituisce una lista contenente solo i numeri primi trovati.

    def crivello_eratostene(limite):
        numeri = [True] * (limite + 1)
        numeri[0] = numeri[1] = False  # 0 e 1 non sono primi
    
        for i in range(2, int(limite ** 0.5) + 1):
            if numeri[i] == True:
                for j in range(i*i, limite + 1, i):
                    numeri[j] = False
    
        primi = [num for num in range(2, limite + 1) if numeri[num] == True]
        return primi
    
    # Utilizzo dell'algoritmo con limite 50 come esempio
    limite = 50
    numeri_primi = crivello_eratostene(limite)
    print("Numeri primi fino a", limite, ":", numeri_primi)
    

    Primi 100 numeri primi

    2, 3, 5, 7, 11, 13, 17, 19, 23, 29, 31, 37, 41, 43, 47, 53, 59, 61, 67, 71, 73, 79, 83, 89, 97, 101, 103, 107, 109, 113, 127, 131, 137, 139, 149, 151, 157, 163, 167, 173, 179, 181, 191, 193, 197, 199, 211, 223, 227, 229, 233, 239, 241, 251, 257, 263, 269, 271, 277, 281, 283, 293, 307, 311, 313, 317, 331, 337, 347, 349, 353, 359, 367, 373, 379, 383, 389, 397, 401, 409, 419, 421, 431, 433, 439, 443, 449, 457, 461, 463, 467, 479, 487, 491, 499, 503, 509, 521, 523, 541

    Tavola dei primi 200 numeri primi

    2, 3, 5, 7, 11, 13, 17, 19, 23, 29, 31, 37, 41, 43, 47, 53, 59, 61, 67, 71,
    73, 79, 83, 89, 97, 101, 103, 107, 109, 113, 127, 131, 137, 139, 149, 151,
    157, 163, 167, 173, 179, 181, 191, 193, 197, 199, 211, 223, 227, 229, 233,
    239, 241, 251, 257, 263, 269, 271, 277, 281, 283, 293, 307, 311, 313, 317,
    331, 337, 347, 349, 353, 359, 367, 373, 379, 383, 389, 397, 401, 409, 419,
    421, 431, 433, 439, 443, 449, 457, 461, 463, 467, 479, 487, 491, 499, 503,
    509, 521, 523, 541, 547, 557, 563, 569, 571, 577, 587, 593, 599, 601, 607,
    613, 617, 619, 631, 641, 643, 647, 653, 659, 661, 673, 677, 683, 691, 701,
    709, 719, 727, 733, 739, 743, 751, 757, 761, 769, 773, 787, 797, 809, 811,
    821, 823, 827, 829, 839, 853, 857, 859, 863, 877, 881, 883, 887, 907, 911,
    919, 929, 937, 941, 947, 953, 967, 971, 977, 983, 991, 997, 1009, 1013, 1019,
    1021, 1031, 1033, 1039, 1049, 1051, 1061, 1063, 1069, 1087, 1091, 1093, 1097, 1103,
    1109, 1117, 1123, 1129, 1151, 1153, 1163, 1171, 1181, 1187, 1193, 1201, 1213, 1217, 1223,
    1229, 1231, 1237, 1249, 1259, 1277, 1279, 1283, 1289, 1291, 1297, 1301, 1303, 1307, 1319,
    1321, 1327, 1361, 1367, 1373, 1381, 1399, 1409, 1423, 1427, 1429, 1433, 1439, 1447, 1451, 1453,
    1459, 1471, 1481, 1483, 1487, 1489, 1493, 1499, 1511, 1523, 1531, 1543, 1549, 1553, 1559, 1567

    Numeri primi fino a 1000

    2, 3, 5, 7, 11, 13, 17, 19, 23, 29, 31, 37, 41, 43, 47, 53, 59, 61, 67, 71, 73, 79, 83, 89, 97, 101, 103, 107, 109, 113, 127, 131, 137, 139, 149, 151, 157, 163, 167, 173, 179, 181, 191, 193, 197, 199, 211, 223, 227, 229, 233, 239, 241, 251, 257, 263, 269, 271, 277, 281, 283, 293, 307, 311, 313, 317, 331, 337, 347, 349, 353, 359, 367, 373, 379, 383, 389, 397, 401, 409, 419, 421, 431, 433, 439, 443, 449, 457, 461, 463, 467, 479, 487, 491, 499, 503, 509, 521, 523, 541, 547, 557, 563, 569, 571, 577, 587, 593, 599, 601, 607, 613, 617, 619, 631, 641, 643, 647, 653, 659, 661, 673, 677, 683, 691, 701, 709, 719, 727, 733, 739, 743, 751, 757, 761, 769, 773, 787, 797, 809, 811, 821, 823, 827, 829, 839, 853, 857, 859, 863, 877, 881, 883, 887, 907, 911, 919, 929, 937, 941, 947, 953, 967, 971, 977, 983, 991, 997

    Approfondimento: numeri primi e crittografia

    La crittografia e i numeri primi sono strettamente collegati grazie a concetti come la crittografia asimmetrica e il problema della fattorizzazione.

    La crittografia asimmetrica coinvolge l’uso di coppie di chiavi: una chiave pubblica e una chiave privata. Queste chiavi sono legate da proprietà matematiche complesse, spesso basate sulla difficoltà di fattorizzare grandi numeri composti in numeri primi.

    Un esempio di ciò è il sistema RSA, che sfrutta il fatto che è relativamente semplice moltiplicare due numeri primi per ottenere un numero composto, ma estremamente difficile, almeno con le tecnologie attuali, fattorizzare un grande numero composto nei suoi fattori primi originali.

    La sicurezza del sistema RSA si basa proprio sulla difficoltà computazionale di fattorizzare numeri molto grandi in numeri primi. Più grande è il numero primo usato nella generazione delle chiavi, più difficile diventa per un algoritmo tradizionale trovare i fattori primi e rompere il sistema crittografico.

    Esistono altri algoritmi più efficienti per trovare i numeri primi senza esaminare tutte le combinazioni fino a un certo limite, come fa l’approccio se vogliamo “ingenuo” di Eratostene. Un esempio è il “test di primalità di Miller-Rabin” che è più veloce solo per numeri molto grandi. Questo test non esamina tutte le combinazioni, ma si basa su concetti più complessi della teoria dei numeri per identificare se un numero è primo o no. Altri algoritmi come il “crivello quadrato”, ad esempio, sono più efficienti del crivello di Eratostene per numeri molto grandi.

    In generale, trovare numeri primi molto grandi è un problema difficile e ci sono continui sviluppi in teoria dei numeri e in informatica per rendere la ricerca dei numeri primi più efficiente, soprattutto quando si tratta di numeri estremamente grandi utilizzati in crittografia e in altre aree della matematica e della scienza computazionale.

  • Guida alla scelta degli auricolari

    Guida alla scelta degli auricolari

    Gli auricolari sono diventati un elemento essenziale nella vita di tutti i giorni. Utilizzati per ascoltare podcast e musica, comunicare, giocare o lavorare sono diventati un accessorio al quale non si può dire di no.

    Non solo forniscono una qualità audio superiore, ma ti consentono anche di ascoltare l’audio in privato. Che tu stia andando al lavoro, allenandoti o semplicemente rilassandoti a casa, gli auricolari possono fare la differenza.

    Ci sono tantissimi modelli e marche attualmente disponibili sul mercato, ma noi ti consigliamo di acquistare airpods ultima generazione in offerta. Se non sei interessato al mondo Apple, di seguito, andremo a vedere le caratteristiche da tenere in considerazione per andare a scegliere gli auricolari perfetti per le tue esigenze.

    Risposta di frequenza

    Quando si tratta di acquistare dei nuovi auricolari, la risposta in frequenza è un fattore importante da considerare. Stiamo parlando della misura della precisione con cui i segnali audio vengono riprodotti dalle cuffie e determina la qualità del suono che otterrai dagli auricolari.

    È importante comprendere la risposta in frequenza delle cuffie prima di effettuare un acquisto perché può influire drasticamente sulla tua esperienza di ascolto. Conoscere la risposta in frequenza dei tuoi auricolari ti aiuterà a determinare se sono adatti per ascoltare musica, guardare film o giocare ai videogiochi.

    Impedenza

    Quando si tratta di cuffie, l’impedenza è un fattore importante da considerare. Influisce su quanto bene viene prodotto il suono e quanto ti senti a tuo agio quando li indossi. L’impedenza determina anche la potenza che deve essere fornita dal dispositivo alle cuffie affinché funzionino correttamente.

    Si tratta di un valore, espresso in volt/ampere (ohm). Più è alto il valore, migliore sarà la qualità del suono.

    Sapere quale tipo di impedenza supporta il tuo dispositivo ti aiuterà ad assicurarti che il tuo acquisto sia compatibile con il tuo dispositivo e produca un suono di qualità. Per un ascolto ottimale dovresti riuscire ad avere lo stesso valore di impedenza sul dispositivo e sugli auricolari.

    Sensibilità

    Quando si selezionano gli auricolari, è importante considerare la valutazione della sensibilità in quanto ciò determinerà quanta pressione sonora possono produrre gli auricolari.

    Classificazioni di sensibilità più elevate significano che gli auricolari possono produrre suoni più forti senza distorsioni o perdita di qualità. È quindi essenziale per chiunque cerchi un buon paio di auricolari prestare attenzione al suo grado di sensibilità in modo da ottenere la migliore esperienza sonora possibile.

    Cancellazione del rumore

    Le cuffie con cancellazione del rumore stanno diventando sempre più popolari per una buona ragione. Offrono un’ottima esperienza di ascolto bloccando il fastidioso rumore di fondo, permettendoti di concentrarti sulla tua musica o sui tuoi contenuti audio. Che tu stia andando al lavoro, studiando o lavorando da casa, queste cuffie sono l’ideale per coloro che vogliono isolarsi dal mondo e godersi i propri contenuti audio senza distrazioni.

    Con numerosi marchi che offrono la tecnologia di cancellazione del rumore nei loro auricolari, è importante considerare questa funzione quando effettui il tuo prossimo acquisto.

    Qualità del suono

    La musica è parte integrante della nostra vita e la qualità del suono che ascoltiamo ha un enorme impatto sulla nostra esperienza di ascolto. Quando si tratta di acquistare le cuffie, la qualità del suono è un fattore importante da non trascurare.

    Una buona qualità del suono può fare la differenza nella tua esperienza di ascolto musicale. Ti assicura di ottenere il massimo dalla tua musica e di goderti ogni nota nella sua pienezza. Pertanto, quando acquisti degli auricolari, è importante considerare la qualità del suono insieme ad altre caratteristiche come il comfort e il design.

    Questi sono gli aspetti fondamentali. Ti consigliamo anche di tenere in considerazione la qualità del microfono, la resistenza all’acqua e alla polvere, il set di gommini disponibili e la compatibilità con i vari dispositivi.