Inconseguenza di un grave fatto di cronaca avvenuto a Palermo, il Garante per la Privacy ha stabilito che il social Tik Tok non possa disporre dei “dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica“. Di fatto, ciò sembra coincidere con un blocco formale dell’app per il nostro paese.
Non è la prima volta, peraltro, che il Garante contesta la politica di gestione della privacy all’app: alle precedente osservazioni critiche si aggiungono, ad oggi, (citiamo testualmente) una scarsa attenzione alla tutela dei minori; facilità con la quale è aggirabile il divieto, previsto dalla stessa piattaforma, di iscriversi per i minori sotto i 13 anni; poca trasparenza e chiarezza nelle informazioni rese agli utenti; uso di impostazioni predefinite non rispettose della privacy.
L’Italia non è il primo paese a contestare la scarsa trasparenza di Tik Tok: già l’autorità olandese lo aveva fatto in passato, per mezzo della Dutch Data Protection Authority, mentre restiamo in attesa dell’analisi informatica promossa dalla European Data Protection Board. Tik Tok ha attualmente sede in Irlanda ed è a quella sede che, ad oggi, è rivolto il rilievo, che avrà durata almeno fino al 15 febbraio: di fatto, l’app non potrà più trattare i dati degli utenti dei quali non sia stata accertata l’età anagrafica effettiva, considerando il fatto che molti utenti dichiarano falsamente di avere almeno 13 anni. Cosa che, purtroppo, finisce per essere un problema che affligge qualsiasi piattaforma, anche perchè è sostanzialmente impossibile accertare l’età effettiva degli utenti che spesso sono davvero molto giovani.
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Grazie a Tik Tok è possibile creare brevi video musicali aggiungendo filtri e modificando la velocità di riproduzione, ma – praticamente da sempre – l’app è al centro di vari sospetti da parte degli addetti ai lavori: questo avviene da molti anni, per la verità . Da un lato i video verrbebe condivisi su protocollo che potrebbe, in teoria, essere poco sicuro (almeno, stando agli sviluppatori web Talal Haj Bakry e Tommy Mysk, si basa su HTTP e non su HTTPS), dall’altro Tik Tok sembra premurarsi di raccogliere fin troppi dati sugli utenti: statistiche d’uso, indirizzi IP, carrier del telefono, identificatore del telefono, pattern dei tasti premuti, localizzazione.
Il CEO di Reddit Steve Huffman l’aveva, ancora più direttamente, definita “uno spyware“, “sempre in ascolto” e con un sistema di raccolta dati piuttosto terrificante – accuse da cui l’azienda si era difesa ritendole prive di fondamento. Sorvolando sull’ostilità mostrata dall’ex presidente Trump a riguardo, anche il Wall Street Journal si è spinto oltre, arrivando a ritenere che Tik Tok abbia violato le policy di Google per circa 15 mesi in passato, raccogliendo di nascosto informazioni su MAC e IMEI degli smartphone sui quali veniva installato (probabilmente allo scopo di raccogliere dati per la profilazione pubblicitaria).
(fonte)
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