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Quant’è la probabilità  di essere colpiti da un meteorite?

Chi di voi non ha passato almeno una volta nella vita la notte di San Lorenzo ad osservare il cielo stellato, nella speranza di scorgere la scia luminosa di una stella cadente? Credo che lo abbiamo fatto più o meno tutti, in fondo è uno degli spettacoli più belli che la natura ci offre, ed è tutto gratis! Ma, come sanno bene i dinosauri, nello spazio “circolano” oggetti ben più grandi e pericolosi dei sassi che, bruciando all’ingresso in atmosfera, diventano innocue stelle cadenti e alcuni di questi, se impattassero con la Terra, potrebbero decretare la fine della vita sul nostro pianeta se non la totale distruzione dello stesso. Quali probabilità  ci sono che ciò possa avvenire? Proviamo a scoprirlo insieme!

Un po’ di nozioni base

Prima di andare a vedere le probabilità  che ci sono sull’impatto di un corpo celeste con il nostro pianeta, è utile fare familiarità  con alcuni termini astronomici che è bene non confondere:

  • Meteore: Sono le cosiddette “stelle cadenti“. Questi corpi celesti non sono altro che sassi vaganti nello spazio dal diametro variabile dai pochi centimetri a qualche metro. Quando entrano nell’atmosfera terrestra, bruciando, lasciano dietro di sà© la classica scia luminosa che, dopo pochi secondi, polverizzatosi completamente il masso caduto dal cielo, scompare.
  • Meteoriti: Potremmo semplificare dicendo che le meteoriti siano delle meteore che “ce l’hanno fatta” e hanno toccato terra, ma in realtà  c’è tanto altro da dire. Generalmente le dimensioni di una meteorite, perchè possa arrivare al suolo (e non farlo classificare come meteora) sono più grandi di quelle delle meteore stesse ma, se composta da materiali ferrosi particolarmente duri e compatti, anche una meteorite di piccole dimensioni può arrivare a terra. Le meteoriti e le meteore, generalmente (scusate se utilizzeremo spesso il termine “generalmente” ma l’astronomia non è una scienza fatta di imperativi categorici, tutt’altro), sono il prodotto della collisione tra due corpi celesti più grossi che, frammentandosi nell’impatto, rilasciano nello spazio questo materiale roccioso che vagando nel vuoto cosmico per millenni, un giorno può capitare che precipitono sulla Terra o su qualche altro pianeta.
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Foto di mattcaz da PixabayIl Meteor Crater in Arizona – Clicca per ingrandire
  • Asteroidi: Gli asteroidi, più che sassi vaganti, sono dei veri e propri pianeti mancati di piccole dimensioni. Se, quando parliamo di meteore e meteoriti, intendiamo oggetti che sono grandi al massimo qualche decina di metri, le dimensioni degli asteroidi sono molto più grandi, arrivando ad avere un diametro di centinaia di chilometri. La “culla” degli asteroidi nel nostro Sistema Solare risiede nella cosଠdetta Fascia degli Asteroidi, posta tra Marte e Giove e numerosissimi sono gli asteoridi che si trovano all’esterno del Sistema, nella Fascia di Kuiper, oltre l’orbita di Nettuno. Ad oggi sono stati individuati oltre 600.000 asteroidi nel nostro Sistema Solare e il loro numero reale sarà  sicuramente molte volte superiore a questo. Gli asteorodi hanno una loro orbita intorno al Sole che spesso li porta ad intersecare quella terrestre e, probabilmente, proprio l’impatto con uno di essi portò all’estinzione dei dinosauri circa 65 milioni di anni fa.
  • Comete: Anche se gli ultimi studi effettuati su asteroidi e comete stanno portando alla conclusione che la differenza tra questi corpi celesti (soprattutto quelli residenti nella Fascia di Kuiper) sia molto più labile di quanto ritenuto finora, possiamo affermare che le comete siano dei corpi dalle dimensioni di piccoli asteroidi (da qualche centinaio di metri ad una cinquantina di chilometri) composte prevalentemente da gas ghiacciati. Hanno orbite ellittiche molto allungate e quando si avvicinano al Sole, i gas ghiacciati intrappolati tra le rocce che le compongono, iniziano a sublimare, creando la caratteristica “coda” luminosa lunga anche milioni di chilometri. La loro pericolosità  per il pianeta Terra è simile a quella degli asteroidi e – più che dai film catastrofici che diverse volte hanno trattato la vicenda – la prova testimoniata della loro pericolosità  l’abbiamo avuta nel luglio 1994, quando la cometa Shoemaker-Levy 9 impattò contro il pianeta Giove sotto gli occhi dei telescopi terrestri e, soprattutto, della sonda Galileo che proprio in quel periodo stava orbitando intorno al gigante gassoso.

    Jupiter showing SL9 impact sites
    Di Hubble Space Telescope Comet Team and NASA – http://hubblesite.org/newscenter/archive/releases/1994/1994/34/image/a/, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=972901 – Le macchie nere visibili in foto nell’emisfero Sud di Giove sono i punti d’impatto tra il pianeta e i detriti della Cometa Shoemaker-Levy 9.

Probabilità  di impatto tra la Terra e uno qualunque di questi corpi celesti: 1/1

Ebbene, quella dell’impatto tra la Terra e altri copri celesti non è una probabilità , ma una certezza quotidiana. Oltre alle migliaia di meteore che ogni giorno solcano il cielo senza raggiungere il suolo, la NASA ha stimato che ogni anno sul nostro pianeta cadono tra le 100 e le 500 meteoriti per diverse tonnellate di peso complessivo. La meteorite più grande che conosciamo si trova in Namibia e pesa 66 tonnellate.

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Di Eugen Zibiso, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=28134130 – La meteorite Hoba in Namibia.

Probabilità  di essere uccisi direttamente da un meteorite: 1/1.600.000

Se, come abbiamo appena visto, di piccoli corpi celesti sul nostro pianeta ne cadono a centinaia ogni anno, fortunatamente la possibilità  che uno di questi possa colpirci uccidendoci è molto più remota. Ad oggi, ad esclusione di un paio di casi poco documentati risalenti ai secoli scorsi, non vi è notizia di persone morte perchè direttamente colpite da meteoriti. Un manoscritto redatto a Tortona nel 1677 narra di un frate che sarebbe stato ucciso da una meteorite che lo avrebbe colpito all’esterno della chiesa di Santa Maria della Pace a Milano ma sulla ricostruzione della vicenda le ombre sono superiori alle luci e dunque non è possibile confutare la veridicità  della notizia. L’unico caso ben documentato di una “collisione” tra un essere umano e una meteorite risale al 1954, in Alabama, quando, dopo aver sfondato il tetto di una casa, il sasso stellare colpଠl’inquilina ad un fianco . La signora se la cavò con qualche grosso livido, e tanta paura.

Diverso è il caso avvenuto nel 2013 a Cheliabynsk, città  Russa sugli Urali, quando una meteorite di circa 20 metri di diametro entrò nell’atmosfera terrestre disintegrandosi in diversi frammenti, alcuni dei quali – tra cui uno di ben 570 chili – raccolti dagli investigatori. L’impatto con l’atmosfera diede luogo ad un’esplosione pari a circa 500 chilotoni (le bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki avevano una potenza di circa 20 chilotoni) che provocò un boato ed un’onda urto che si sentirono in un raggio di centinaia di chilometri. I vetri di migliaia di edifici andarono in frantumi e il tetto in lamiere di un vecchio capannone industriale collassò all’interno dello stabile, facendolo crollare parzialmente. Un migliaio di persone riportò lievi ferite e due ebbero conseguenze più gravi ma non letali. Nonostante tutto, però, in questo caso, oltre a non esserci state fortunatamente vittime, i danni alle persone vennero causati dai vetri esplosi a causa dell’onda d’urto e non i frammenti di meteorite in sà©.

Tornando alle probabilità  che un uomo possa essere colpito e ucciso direttamente da un corpo celeste, secondo gli ultimi calcoli fatti dai ricercatori, c’è una probabilità  su 1.600.000 che questo possa avvenire, intendendo che per ogni milione e seicentomila meteoriti che raggiungono la terra, una di queste può colpirci e ucciderci. Insomma, considerando che, come detto prima, ogni anno sulla Terra cadono tra 100 e 500 meteoriti, possiamo affermare che queste possano causare la morte di un essere umano una volta ogni 10.000 anni circa. Stiamo dunque parlando di una casistica che, appunto, ha a che fare più con il puro “caso” sfortunato che con un’evenienza che ci debba far vivere con il timore di subirla.

In fondo, quante probabilità  ci possono essere che un uomo venga ucciso da una tartaruga caduta dal cielo? Sà¬, avete letto bene, “una tartaruga caduta dal cielo”, il paragone non è arbitrario poichà© come “sembra che sia morto” un frate a Milano nel 1677 colpito da una meteorite (unico episodio di cui siamo a conoscenza, tra l’altro senza solide prove a confutare il fatto), allo stesso modo il drammaturgo greco Eschilo “sembra che sia morto” a causa di una tartaruga fatta cadere sulla sua testa da un gipeto. Insomma, dormite tranquilli: le meteoriti hanno la stessa possibilità  di uccidervi di una tartaruga volante.

Probabilità  che un corpo celeste faccia estinguere la vita o distrugga la Terra: bassa, ma non troppo.

Qui il discorso si fa più complesso. Innazitutto, affinchè l’impatto tra la Terra e un altro corpo celeste possa portare all’estinzione della vita dalla Terra o, addirittura, alla distruzione completa del pianeta, l’asteroide o cometa che ci verrà  ad impattare (una meteorite, date le dimensioni molto più ridotte, non dovrebbe essere sufficente a fare danni cosଠenormi) dovrà  avere dimensioni ragguardevoli, quantificabili in diversi chilometri. Secondo vari studi pubblicati negli ultimi cinquanta anni, aventi a soggetto l’estinzione di massa dei dinosauri e del 70% di tutte le forme di vita avvenuto circa 65 milioni di anni fa (estinzione del Cretaceo-Paleocene), il colpevole del “finimondo” è stato un asteroide dal diametro compreso tra i 10 e i 40 chilometri di diametro. Ovviamente oltre alle dimensioni dell’asteroide nel sistema ci sarebbero da considerare altri fattori difficilmente misurabili, come la velocità  di impatto e la composizione stessa del corpo celeste. Dobbiamo però specificare che l’estinzione del Cretaceo solo in minima parte è stata causata dall’impatto con l’asteroide e dalle sue immediate conseguenze (onda d’urto e tzunami clamorosi) ma il grosso delle vittime arrivò dopo anni, probabilmente secoli se non addirittura qualche millennio, a causa dello sconvolgimento climatico che ne è risultato: piogge acide, innalzamento delle temperature, probabile aumento dell’attività  vulcanica causato dal riassestamento della crosta terrestre dopo l’urto e tutta la sintomatologia “classica” delle notti nucleari.

Ma per cancellare completamente la vita dal pianeta probabilmente serve qualcosa di più grande, di molto più grande: la Terra ha un diametro di ben 12.750 chilometri circa, e sopportare l’impatto con un asteroide di una cinquantina di chilometri, in fondo, per lei è poca cosa. E’ un po’ come se un corpo umano venga colpito da una manganellata su una coscia: il dolore sarà  forte, non ci sono dubbi, probabilmente durerà  per un pò di tempo, ma un corpo umano difficilmente muore a seguito di un singolo colpo di manganello, a meno che questo, con molta sfortuna per la vittima, non vada a causare qualche tipo di emorragia interna che potrebbe portare a conseguenze estreme. Allo stesso modo, per distruggere la Terra servirebbe almeno un corpo celeste di un migliaio di chilometri di diametro. In fondo, la Luna sembra sia nata proprio cosà¬: agli albori del Sistema Solare, una Terra allo stato primordiale impattò contro un altro pianeta delle dimensioni di Marte. Dopo l’impatto catastrofico, la giovane Terra (all’epoca ancora disabitata) si ricompattò e prese massa e dimensioni che le riconosciamo oggi mentre, dal resto dei detriti “avanzati” dallo schianto, si formò la Luna.

Fortunatamente per noi, il Sistema Solare oggi è un luogo relativamente più calmo e ordinato rispetto ai primordi. Se miliardi di anni fa, con i pianeti in fase di formazione, intorno a noi era tutto un via vai di oggetti delle più svariate dimensioni che collidevano continuamente con Terra&Company, ora le orbite dei pianeti, dopo essere state percorse miliardi volte, sono abbastanza “pulite” e i corpi vaganti di grosse dimensioni sono rari. E’ un po’ come una pista di Formula1: la parte di tracciato in cui le vetture hanno una traiettoria migliore e nel quale cercheranno di stare il più possibile a lungo, saranno quelle più pulite perchè, appunto, lo sporco sarà  raccolto giro dopo giro dagli pneumatici delle macchine stesse.

Ciò non toglie che diversi asteroidi intersechino la nostra orbita ma le probabilità  che questi vengano ad impattarci sono infinitesimali e, in ogni caso, qualora venga appurato che uno di questi corpi ci abbia messo nel mirino, grazie alla costante osservazione del cielo che l’uomo ormai compie quotidianamente con le più sofisticate attrezzature, dovremmo (il condizionale è d’obbligo) accorgercene con largo anticipo (probabilmente diversi decenni prima) e, a quel punto, si spera che avremo tecnologie tali da evitare l’impatto (è un discorso che sa’ un po’ di fantascienza, lo sappiamo ma, qualora fosse, non crediamo che l’umanità  resterà  a guardare con le braccia incrociate senza far nulla nell’attesa della fine).

Le vere variabili impazzite nella vicenda potrebbero essere due: Giove e le comete.

Giove, con la sua enorme massa, potrebbe perturbare l’orbita di uno degli asteroidi della Fascia Principale (che si trova tra Marte e lo stesso Giove) e deviarlo in una traiettoria per noi più pericolosa. Ciò è possibile ma molto poco probabile, perchè come dicevamo prima, le orbite dei corpi all’interno del Sistema Solare sono ormai abbastanza regolari dopo miliardi di anni di centrifuga cosmica e difficilmente un evento del genere potrà  verificarsi per oggetti di grosse dimensioni.

Le comete, invece, sono un po’ più imprevedibili. Proveniendo dai confini del Sistema Solare, essendo relativamente piccole e avendo orbite ellittiche che spesso vengono percorse in decina di migliaia di anni, per noi sono meno osservabili e, magari, potrebbero bussare alla nostra porta troppo tardi: la già  citata cometa Shoemaker-Levy 9 che impattò su Giove nel ’94, venne scoperta appena l’anno prima e, in distanze cosmiche, Giove è ad un tiro di schippo dalla Terra.

Ma ora torniamo alle probabilità  che un corpo celeste possa creare gravi danni alla vita sulla Terra.

Ebbene, da calcoli confutati da diverse ricerche si evince che:

  • Corpi celesti di dimensioni comprese tra 1 e 5 chilometri che potrebbero causare ingenti danni alla vita sul pianeta ma difficilmente ad un’estinzione di massa, impattano sulla Terra in un intervallo di tempo compreso tra  1 e 10 milioni di anni;
  • Corpi celesti di dimensioni superiori a 5 chilometri – che potrebero portare ad un’estinzione di massa – impattano sulla Terra all’incirca una volta ogni 10 milioni di anni;
  • Corpi celesti superiori ai 500 chilometri – e che quindi potrebbero avere un impatto rilevante anche sulle sorti stesse del pianeta – sono invece praticamente impossibili in questa fase storica del Sistema Solare. Probabilmente questo fenomeno si è verificato solo in occasione della formazione della Luna e – a meno di una più che remota eventualità  che un pianeta sfuggito da un altro Sistema Solare, nel suo viaggio ramingo e solitario, venga a trovarsi sulla nostra traiettoria (ma questa è fantascienza pura) – è ragionevole pensare che non avverrà  mai più poichè le orbite dei pianeti del Sistema Solare con quelle dimensioni sono troppo stabili perchè possano venire ad impattare contro di noi.

In conclusione, dati degli astronomi alle mani, in via del tutto ipotetica problemi dalle stelle ce ne potrebbero essere tanti ma, realisticamente, per il momento possiamo dormire sonni  tranquilli.

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