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Che vuol dire onomatopea

James Joyce nel suo celebre romanzo Ulisse (1922) aveva coniato l’onomatopea tattarrattat per indicare il bussare alla porta. tattarrattat è elencata come la parola palindroma più lunga nell’Oxford English Dictionary, ed è entrata per molti versi nella cultura pop da molti anni. Qui si fa riferimento al romanzo “Ulisse” di James Joyce, dove l’autore crea un’onomatopea per descrivere il suono di un colpo alla porta, del bussare alla stessa. Questo esempio mostra come anche autori letterari di rilievo utilizzino l’onomatopea per arricchire la loro scrittura.

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Nella serie televisiva Batman degli anni ’60, compaiono sullo schermo parole onomatopeiche in stile fumetto come wham!, pow!, biff!, crunch! e zounds! durante le scene di combattimento. La serie è stata trasmessa anche in Italia e tutti quelli che la guardavano da ragazzini dovrebbero ricordare di cosa parliamo.

L’etimologia della parola “onomatopea” deriva dal greco antico. Si compone di due parti: “onoma” che significa “nome” e “poiein” che significa “fare” o “creare”. L’onomatopea (chiamata a volte, sia pur raramente, ecoismo) è un tipo di parola, o il processo di creare una parola, che imita foneticamente, assomiglia o suggerisce il suono che descrive. Le onomatopee comuni includono rumori animali come oink, meow, roar e chirp. L’onomatopea può differire per lingua: essa si conforma in qualche misura al sistema linguistico più ampio. Di conseguenza, il suono di un orologio può essere espresso in modi diversi tra le lingue: così come tick tock in inglese, tic tac in spagnolo e italiano (mostrato nell’immagine), dī dā in mandarino, kachi kachi in giapponese, o tik-tik in hindi e bengalese.

L’onomatopea è una caratteristica comune in molte lingue, e attraverso l’uso di parole che imitano suoni naturali, può aggiungere vivacità e enfasi al linguaggio scritto o parlato.

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