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Chiude DMOZ: si chiude un’era per la SEO

Tra le innumerevoli parole spese sull’argomento SEO e link building in particolare, DMOZ ha da sempre esercitato un fascino particolare: non solo perchè era praticamente l’unica directory free in cui potevano arrivarti backlink a PR 10, ma anche per via della procedura di inserimento degli stessi, particolarmente complessa e che rendeva la vita difficile a molti di noi. Tanto che, negli anni, si era diffuso un atteggiamento snob nei confronti di questa storica directory, feeling che non mi sono mai sentito di condividere e che, per una volta, possiamo dire chiuso per sempre.

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Dopo la chiusura di OKNotizie, un’ulteriore batosta per il mondo dei SEO è alle porte: il 14 marzo 2017 DMOZ ha annunciato la propria chiusura definitiva, peraltro senza rendere neanche note eventuali motivazioni della cosa. Cosa peraltro che da’ l’idea di un’organizzazione interna un po’ da rivedere, forse, dato che da qualche mese avevano introdotto una grafica più lineare e responsive, ed adesso hanno deciso di terminare brutalmente il progetto, come neanche il buon Schwarzy dei tempi d’oro sarebbe riuscito.

Nata ufficialmente nel 1998 con il nome di GnuHoo, è stata una delle dirette concorrenti della Directory di Yahoo!; da sempre, DMOZ è stata attaccata (non mi sono mai risparmiato critiche a riguardo io stesso, per quanto ne riconoscessi limpidamente il significato al di là  di qualsiasi calcolo SEO) soprattutto per via dei criteri di approvazione dei siti web, non sempre chiari e per larga parte troppo arbitrari.

Probabilmente – e anche comprensibilmente, credo – molti colleghi si limiteranno a fare spallucce: il sottoscritto ha lottato per anni per avere una benedetta inclusione, un link tematico per sè e per siti che avevo in consulenza, sentendosi (8 volte su 10, in media) escluso senza una vera motivazione. Ciò minava non tanto la credibilità  di DMOZ di per sè, quanto quella di alcuni singoli editor (che in molti casi erano essi stessi dei SEO, un conflitto di interesse talmente clamoroso che evidentemente fa parte della cultura italiana) e dell’arbitrio con cui approvavano siti web pieni di nulla ed ignoravano richieste di inclusione di siti almeno altrettanto validi. Poco male, insomma, dato che comunque serviva a poco ed era diventato troppo dispendioso farsi accettare rispetto ai vantaggi sostanziali che te ne potevano arrivare (traffico da DMOZ: mai arrivato per i siti approvati, Google Analytics alla mano).

Tra pochi anni probabilmente sorrideremo un po’ tutti, con un pizzico di nostalgia per quelle battaglie lavorative interminabili, nel pensare alla fine di DMOZ, una directory web che – piaccia o meno – ha fatto la storia e che dovremmo affrettarci a rimuovere dai nostri pensieri. Ormai è assodato che si debba fare SEO con approcci, strategie e tecniche editoriali diverse da quelle classiche, e la morte di DMOZ non fa che consolidare questa idea.

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Non è chiaro se i vecchi link verranno rimossi o meno, ma sono propenso a ritenere che il sito sarà  semplicemente messo offline (per sempre, o finchè qualche “genio” non avrà  l’idea di ricomprarselo per il proprio negozio di scarpe: ironizzo, ma non troppo, dato che nel web di oggi può succedere questo ed altro).

Photo by gaudiramone

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