I meme della sconfitta inglese agli Europei


I meme stanno diventando un metodo semplice e ironico di comunicare che sta spopolando sul web e, in particolare, sui social. I soggetti più rappresentati e ridicolizzati sono quelli dei film, della politica, dello sport e, in occasione di un evento dalla risonanza mediatica globale come il Campionato Europeo di calcio, la fantasia degli internauti non può che scatenarsi. Già  ieri, a caldo, dopo poche ore dalla trionfante finale vinta dagli Azzurri, avevamo raccolto alcuni dei primi meme che erano iniziati a circolare per la rete. Oggi, passata qualche ora in più, scopriamo che, dopo il meme di Chiellini che placca in malo modo Saka, i meme più gettonati sono quelli relativi alla sconfitta inglese e al loro inusuale modo di approcciarsi alla finale.

It’s coming home? No: It’s coming to Rome!

Se i tifosi italiani si sono approcciati alla finale con la consueta scaramanzia – non azzardando pronostici avventati, badando bene a vestirsi con gli indumenti “fortunati”, invitando a vedere insieme la partita il numero “fortunato” di persone da accogliere a tavola, facendoli disporre nella posizione che già  in passato aveva “favorito” la buona sorte collettiva, ecc. ecc. – gli inglesi si sono avvicinati alla sfida di Wembley con spavalderia e sicumera generalmente poco consone alle tradizioni del tifo. Il loro motto “It’s Coming Home”, riferito più che alla coppa in sà© al gioco del calcio in generale di cui gli inglesi  si ritengono padri e padroni, è rapidamente diventato un tormentone declamato in tutti modi, un po’ per incutere timore agli avversari, un po’ per farsi coraggio da soli.

Certo, la frustrazione da sconfitta perenne per i tifosi della nazionale inglese deve essere terribile. I numeri sono impietosi e parlano da soli: una sola Coppa del Mondo vinta (non che sia impresa facile, intendiamoci), in casa nel ’66, due semifinali perse nel ’90 e nel 2018, una semifinale persa all’Europeo del ’96 e poi pressochà© il nulla cosmico.

Questa sofferenza deve montare forte nei tifosi inglesi ogni qualvolta leggono l’Albo D’Oro delle principali manifestazioni internazionali e per loro deve essere difficile digerire il fatto che nazioni “piccole” come l’Uruguay abbiano vinto due Coppe del Mondo, cosଠcome l’Argentina, uno dei loro più acerrimi nemici (e non solo nei campi da gioco). Allo stesso modo deve fare tanto male leggere dei 5 titoli mondiali del Brasile e dei 4 detenuti da Italia e Germania (altra nazione, quella tedesca, non propriamente amica sia nei campi da gioco che sui libri di storia). Ancora più sconfortante deve essere per i sudditi di Elisabetta dare un’occhiata al palmares dei Campionati Europei dove non c’è traccia di vittoria inglese nella competizione mentre anche nazioni calcisticamente “minori” come Grecia, Danimarca, Portogallo, Cecoslovacchia (che neanche esiste più) e URSS (idem come per la Cecoslovacchia) si possono fregiare della vittoria di un titolo.

Ebbene, la consapevolezza di avere una squadra forte (e nessuno lo discute) e di poter giocare un Europeo itinerante per tutti tranne che per loro (l’unica partita che hanno disputato lontano da casa nella competizione è stato il quarto di finale giocato a Roma contro un’Ucraina già  ampiamente appagata da un risultato per loro storico), ha fatto convincere il popolo inglese, anche chi di mestiere dovrebbe muoversi con cautela (leggasi premier Johnson), che la vittoria della coppa, per loro, quest’anno sarebbe stata solo una formalità . Ecco quindi che il motto “It’s coming home!” (sta tornando a casa) inizia a prendere spazio ovunque nelle vite degli inglesi, con una sicurezza che mal si sposa con la storia dello sport. Ha dell’incredibile “il conto alla rovescia per la vittoria” organizzato dalla piattaforma televisiva Sky nel territorio inglese che senza ritegno veniva trasmesso sui loro canali con un’eloquente scritta “it’s almost home!” (è quasi a casa!):

Cotanta spavalderia non poteva restare “impunita” e con molta più discrezione e superstizione, i tifosi italiani, la cui nazionale intanto si era qualificata per la finale, iniziavano a dire a denti stressi: “it’s coming to Rome” (sta tornando a Roma), a sottolineare il fatto che noi una Coppa Europea, seppur nel lontano 1968, l’avevamo già  vinta e che quindi l’unico vero e proprio “ritorno” sarebbe stato quello sul territorio italiano, dato che l’Inghilterra non ha mai vinto la competizione.

A finale terminata e a coppa vinta dagli Azzuri e persa tra lacrime e risentimento (non si capisce ancora bene verso chi) dagli inglesi, il loro motto “It’s coming home!” è diventato la loro condanna, presto diventato un meme da traslare in tutte le lingue e in tutte le salse.

Di seguito una carrellata dei meme sulla sconfitta inglese più divertenti che abbiamo trovato in rete:

“It’s coming home” diventa “we’re coming home” (stiamo tornando a casa) Fonte: the Sun
Fonte: Corriere della Sera
Non poteva mancare un riferimento al principe ribelle Harry (tratto dai social)
(tratta dai social)
(tratta dai social)
“Tornerà  a casa… un giorno!” (tratta dai social)
(tratta dai social)
(tratta dai social)

 

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