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La tecnologia pubblicitaria di Google presa di mira dalla UE (di nuovo)

Google sarebbe stato preso di mira dall’antitrust durante una riunione del Consiglio Europeo degli Editori, secondo una recente notizia riportata da Reuters.com, e con richiesta di approfondimento da parte di Margrethe Vestager, vice presidente esecutivo della UE. Il dilemma sembra incentrato su una potenziale “preferenza” che Google accorderebbe ai propri prodotti, in termini di numero e frequenza di visualizzazioni, a discapito di quelli degli altri competitor sul mercato, rimarcando cosଠil proprio ruolo – potenzialmente conflittuale – di “controllato” e “controllore”.

Alla base della denuncia le pressioni di vari editori e media tech company tra cui Axel Springer, News UK, Conde Nast e molte altre, che si direbbero penalizzate da Google. Stando alle dichiarazioni ufficiali di Christian Van Thillo della EPC, “sembra giunto il momento che la Commissione europea imponga nuove regole per le ads a Google, che siano effettive“, anche perchè possiederebbe da sola “quote di mercato fino al 90/100% delle intere pubblicità  online“.


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La risposta di Google è stata affidata ad un portavoce e riporta, molto semplicemente, che l’azienda in realtà  divide gli utili con i partner editoriali della rete pubblicitaria, per cui i teorici benefici surclasserebbero i potenziali problemi. àˆ francamente difficile, secondo noi, venirne a capo: da un lato la tecnologia di Google per le ads (Google Ads, Google Adsense) è sempre più evoluta e capillarmente diffusa, e di questo difficilmente si potrebbe fare una colpa. Il punto sembra essere che non esistono vere e proprie alternative sul mercato online, con l’azienda che occupa una posizione sostanzialmente monopolistica.

Ci sarebbe anche da entrare nel merito di quali siano le basi su cui gli editori espongono lecitamente le proprie perplessità , declinandole in una vera e propria denuncia contro Google: come fanno a dire, nello specifico, che i loro annunci non vengono visualizzati e quelli di Google sà¬? Li hanno misurati in modo adeguato? Si basano su una percezione soggettiva o magari semplicemente non vedono i loro stessi annunci (cosa che in Google Ads è la prassi: un inserzionista non vede i propri annunci di default, in molti casi, per evitare autoclick sugli annunci stessi)? Le policy di Google sono lunghe e spesso sottovalutate, ma è probabilmente su quelle che bisognerebbe indagare (oltre che sulla loro fattualità ).

Il problema difficilmente potrà  essere risolto o bilanciato su semplice pressione politica degli editori, tanto più se effettuata come sospettiamo “a vista” (“ho la sensazione che i miei annunci non siano favoriti da Google” è un po’ vago, probabilmente, come punto di partenza): serve a nostro parere un intervento spontaneo da parte delle istituzioni, che siano sensibilizzate sul problema e non si limitino, come invece sembrerebbe, a tirare la coperta troppo corta da una parte o dall’altra. Anche perchè in ballo ci sono anche le visualizzazioni di quelle ads, ed il pubblico che viene quotidianamente sottoposto alle stesse, e che non può non essere messo in ballo in un discorso del genere (fonte). Photo by Alex Dudar on Unsplash 

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