Macchine volanti: le guideremo mai davvero?


A che punto è lo sviluppo dei progetti delle macchine volanti? e se ancora non le vediamo scorrazzare per le nostre città  è solo per motivi puramente tecnici o c’è altro?

Sulle auto volanti la fantascienza degli anni ’50 e ’60 – figlia di un mondo in fermento, alla fine del percorso di ricostruzione post-bellica e proiettato verso le stelle – ha basato parte della sua fortuna. Una tale rivoluzione tecnologica sembrava ad un passo e in pochi, in quegli anni, avrebbero scommesso che nel 2021 i mezzi di trasporto più comuni avrebbero continuato ad essere i soliti aerei, i soliti treni e le solite auto a benzina e Diesel (quelle elettriche, ancora oggi, sono una sparuta minoranza). Il futuro era visto a bordo di macchine volanti in formato “familiare” con cui si sarebbero potuto percorrere centinaia di chilometri in pochi minuti senza l’assillo del traffico, dei pedaggi autostradali e di tutti i problemi insiti al trasporto su ruote. Ma, come ben sappiamo, la difusione alla masse di questa tecnologia è ancora ferma al palo.

Uber S-A1

In realtà , prototipi e studi di fattibilità  di tali veicoli non sono mancati e ogni anno ne vengono sfornati di nuovi, quello che manca è la fase successiva cioè la messa in produzione su larga scala. Interessante, ad esempio, è il prototipo della Hyundai in collaborazione con Uber denominato Uber S-A1, che nelle intenzioni dovrebbe essere un piccolo taxi per 5 persone. Ricorda nella forma un piccolo velivolo in grado di decollare e atterrare verticalmente, raggiungere la velocità  di circa 300 km/h con autonomia di una ventina di minuti (traducibili in un centinaio di chilometri) ed è alimentato da batterie ricaricabili. Il problema dell’autonomia minima del velivolo è enorme perchè, pur essendo le batterie completamente ricaricabili in meno di 10 minuti, c’è il rischio concreto che il pilota debba impiegare almeno metà  del tempo effettivo di volo per cercare un punto di ricarica, altrimenti o si precipita o, nella migliore delle ipotesi, si riesce ad atterrare in sicurezza ma poi bisognerà  chiedere un passaggio ad un’auto “convenzionale” – magari ad una vecchia FIAT 500 – per poter proseguire il viaggio.

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Anche le grandi compagnie dell’avionica sono impegnate in questo settore di ricerca e sia Boeing che Airbus hanno svelato i loro prototipi, la prima con un velivolo rivolto al traffico cargo, la seconda con un piccolo elicottero a due posti e 4 rotori chiamato Voom il quale non è stato pensato tanto per essere un velivolo di “proprietà  familiare”, quanto piuttosto come un mezzo di trasporto da “condividere”: il gestore mette il veicolo a disposizione di chi prenota il volo e l’utente potrà  volare solo da e per eliporti convenzionati con il gestore stesso. Il servizio è già  attivo a Città  del Messico e San Paolo del Brasile ma, come si può intuire, ci troviamo più di fronte ad una sorta di “helicopter-sharing” che di una vera e propria auto volante. Ovviamente, numerose sono le start-up che stanno sviluppando idee e prototipi di simili veicoli ma il problema resta sempre che dal prototipo alla produzione e distribuzione di massa ancora c’è un mare in mezzo. Perchè?

Che caratteristiche dovrebbe avere la macchina volante?

Ebbene, nell’immediato futuro (da qui ad almeno 10 anni) magari potremo vedere le prime auto volanti che faranno un servizio di tipo taxi, noleggio o corriere espresso per merci, ma molto difficilmente questi veicoli potranno diventare un mezzo di trasporto da tutti i giorni e per tutte le persone a causa di molteplici fattori. Innazitutto quali devono essere le caratteristiche di un’auto volante? Beh, se vogliamo pensarla come un’utilitaria o, al massimo, come una berlina (com’era nella mente degli scrittori di fantascienza di 60 anni fa da cui siamo partiti) deve necessariamente avere:

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  • un prezzo affrontabile da una famiglia media;
  • un’autonomia discreta con rapida e accessibile possibilità  di refueling (sia esso corrente elettrica, idrocarburi o altro) e che sia particolarmente economica da sostenere;
  • una capienza di almeno 4-5 posti con un minimo di spazio da adibire a bagagliaio;
  • “parcheggiabilità ” (mi si perdoni il neologismo);
  • manutenzione equiparabile per costi e tempi a quella delle normali automobili;
  • comodità  (e con questo intendiamo non solo la confortevolezza dei sedili o lo spazio interno, ma anche la risoluzione di problemi legati ad insonorizzazione e sbalzi di pressione nell’abitacolo);
  • facilità  di manovra;
  • sicurezza.

Prezzi

Partiamo dal prezzo: più o meno tutti i prototipi che sono stati presentati prevedono l’utilizzo di rotori per consentirne il volo. Quasi sempre i rotori sono almeno 4 (il doppio degli elicotteri), mai di meno e a volte di più. Ogni rotore, ovviamente, necessita di un’infinità  di componenti e poi deve essere collegato, tramite trasmissione, ad un motore: più sono i rotori più dovrà  essere potente il motore. Insomma, anche una conoscenza del tutto basica della meccanica ci suggerisce che una tale tecnologia avrà  un costo non inferiore a quello di un elicottero di medie dimensioni e a questo vanno aggiunti i costi della sicurezza di cui parleremo più avanti che dovrà  essere superiore a quella garantita dagli elicotteri: per capirci, dopo una rapida ricerca su internet scopriamo che il costo di un piccolo elicottero biposto si aggira intorno ai 70.000 euro, ben al di sopra delle possibilità  della “famiglia media”.

Autonomia

L’autonomia è il fattore che più incide sui costi di gestione e sulla convenienza nell’utilizzo. Qui bisogna considerare il tipo di alimentazione che verrà  adottato. Come abbiamo visto per il prototipo Hyundai, con un motore elettrico si può volare per circa 20 minuti percorrendo un centinaio di chilometri, obiettivamente troppo pochi se non si ha la certezza di trovare uno o più punti di ricarica lungo il tragitto previsto. Se l’alimentazione è a benzina, dobbiamo confrontarci sugli impietosi dati che possiamo traslare dagli elicotteri: un elicottero di media grandezza (ci siamo basati su un Augusta Westland AW109, un modello 6 posti abbastanza diffuso, giusto per fare un esempio) utilizza approssimativamente 700 litri di carburante per percorrere 800 km… un viaggio Roma-Milano, solo di carburante, andrebbe a costare quindi intorno ai 1000 euro, troppi sia per “un’utilitaria” che per una “berlina”.

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Capienza e parcheggiabilità 

Passiamo alla capienza: per una “familiare” il minimo è quattro posti, quindi, appunto come un elicottero di media grandezza che, di riflesso, ci porterà  ad avere gli stessi costi legati ai consumi di cui abbiamo trattato poco fa. Un fattore non da poco conto è quello relativo alla “parcheggiabilità “ (termine brutto come pochi, ma sembra sia corretto) del mezzo. Qui il discorso è molto più complesso di come si potrebbe pensare perchè molto dipende dalle dimensioni. Se dovesse avere dimensioni simili a quelle di un’automobile (data la presenza delle eliche come perimetro non potrà  certo essere più piccola di un grosso suv) in linea teorica si potrebbe pensare al normale parcheggio urbano da “bordo strada” ma, essendo attivata da eliche di una certa potenza, il rischio che queste in partenza ed in decollo possano causare danni alle cose e alle persone che stazionano o passano nei dintorni del mezzo è molto elevato: basta una pietra scagliata lontano dalle eliche per poter fare danni considerevoli. Da ciò ne deriva che il parcheggio dovrà  essere predisposto per forza in aree attrezzate e non “quasi ovunque” come possiamo fare per le nostre automobili. Tutto ciò renderebbe il mezzo poco appetibile da chi vive in condominio che, probabilmente, dovrebbe lasciare il mezzo a centinaia di metri di distanza da casa in un’area che, magari, sarà  anche a pagamento. Insomma, la “parcheggiabilità ” è tutt’altro che un fattore secondario… e se poi vorreste posteggiare il veicolo in garage servirebbero anche delle ruote che ne consentano lo spostamento a terra e ciò influirà  sul costo finale (una componente meccanica in più) e sui costi di gestione (più peso = più consumo di carburante).

Manutenzione

Quello relativo alla manutenzione, invece, sarebbe un problema relativamente minore perchè se tale ipotetico mezzo dovesse diffondersi come le automobili il costo del meccanico e dei singoli pezzi potrebbe assestarsi grosso modo intorno a quelli attuali.  Se invece il successo dovesse essere limitato a quello dei comuni elicotteri o poco più, in questo caso il costo della manutenzione sarà  molto alto.

Comodità 

Per quanto riguarda la comodità  i problemi e i costi saranno del tutto sovrapponibili a quelli degli elicotteri con l’ovvia precisazione che se il veicolo avrà  grande successo commerciale, i prezzi di alcuni componenti dovrebbero calare. Dal punto di vista ingegneristico crediamo non ci siano grossi scossoni con quanto già  si progetta e produce.

Facilità  di manovra e sicurezza

Adesso arriviamo ai punti caldi del discorso che abbiamo volutamente lasciato per ultimi: facilità  di manovra e sicurezza. La manovrabilità  di un mezzo volante non è paragonabile a quella di un mezzo terrestre. Se quando guidiamo l’automobile dobbiamo prestare attenzione a guardare davanti, ai lati e ogni tanto agli specchietti, in un mezzo volante dovremo prestare la stessa attenzione anche in alto e in basso, tenendo conto di fattori meteo che nell’automobile hanno meno rilevanza se non nulla.

Non basterà  quindi una normale patente di guida e probabilmente servirà  un qualcosa di simile al brevetto di volo (lasciatemi parlare ancora di soldi, ma è bene specificare che un brevetto di volo oggi costa intorno ai 20.000 euro, costo che ovviamente calerà  solo qualora ci fosse una massiccia richiesta) e per prendere una tale licenza bisognerà  studiare approfonditamente tutte le materie che devono conoscere i “veri” piloti e non sarà  possibile farlo con un “corso di guida” da un’ora al giorno da seguire con poca attenzione e da superare con esami abbastanza ridicoli, come per la patente B, ma servirà  molta più dedizione e preparazione da parte “dell’allievo” e questo sicuramente sarà  un deterrente per una diffusione di massa del brevetto di volo e, di conseguenza delle auto volanti. Alla necessità  di mettere “al volante” guidatori preparati (se il rischio di morire con un incidente automobilistico è già  abbastanza alto, questo sfiora il 100% se si precipita da un’altezza anche di soli 10-15 metri) bisogna accompagnare requisiti di sicurezza ancora maggiori rispetto a quelli che hanno i piccoli velivoli ed elicotteri. Tali mezzi, infatti, ad oggi volano in cieli quasi sgombri dove i rischi legati a tamponamenti e incroci di turbolenze e scie pericolose sono ancora minimi (ma, per quanto minimi, hanno già  causato parecchi disastri) ma se i cieli soprattutto quelli urbani e a bassa quota (dai 20 ai 100 metri dal suolo) si dovessero riempire di auto volanti per questi veicoli dovranno per forza di cosa essere previsti sensori di vicinanza, stabilizzatori e apparecchiature di tracciamento del traffico aereo di prossimità  molto più sofisticati di quelli disponibili su tali velivoli (tutto ciò significa aumento di prezzo). Per dare una mano alla risoluzione di questi problemi legati alla sicurezza si potrebbe attignere a piene mani dalle tecnologie sviluppate nei droni che dispongono di un livello di stabilità  e reazione immediata agli ostacoli che ha quasi del miracoloso. Ma un drone non è e non potrà  mai essere la stessa cosa di un’auto volante per un motivo semplicissimo: a bordo dei droni non volano gli esseri umani! un drone può essere sottoposto a sollecitazioni e accelerazioni che il corpo umano spesso non è in grado di tollerare e di questo fattore non si può non tenere conto.

Il probabile futuro prossimo

In conclusione, per il livello di tecnologia attuale e per il verso che stanno prendendo le progettazioni dei grandi gruppi avionici e start-up dedicate, siamo abbastanza pessimisti sul fatto che nel breve tempo possa esserci una tale richiesta di macchine volanti da poter invogliare le ditte proggettiste a iniziarne una produzione di massa. Probabilmente, tali veicoli, in contesti metropolitani o di media città  potrebbero avere un discreto successo nella forma di servizio taxi (per persone dal portafogli a mantice) o trasporto espresso di carichi urgenti e costosi oppure in funzione salvavita (in sostituzione dell’eliambulanze o per il trasporto di organi, sangue o attrezzature mediche) ma siamo scettici che questa tecnologia, ancora per tanti anni, potrà  avere una diffusione di massa come quella prevista dai libri di fantascienza (in fondo da lଠsiamo partiti) sia per questioni di costo (per il discorso che abbiamo fatto poc’anzi un’auto volante, oggi, non potrebbe costare meno di 300.000 euro) che per questione di tecnologia. Solo un miglioramento della tecnologia potrà  fare abbassare i prezzi di acquisto e di gestione che, a loro volta, faranno aumentare la richiesta e la produzione.

Per ultimo abbiamo tenuto una domanda a cui tutti noi “sognatori” che immaginiamo un futuro a bordo di un’auto volante tutta nostra dovremmo rispondere onestamente: siamo sicuri che qualora le auto volanti fossero davvero disponibili per tutti avremmo davvero il coraggio di metterci al loro “volante”, magari con famiglia al seguito, scorrazzando per i cieli a decine di metri di altezza dal suolo?

Eslivb, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

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