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Sulla Luna. Con Elon Musk

Dopo mesi di approfonditi studi sui progetti pervenuti alla sede centrale della NASA, l’ente aerospaziale americano ha deciso di appaltare alla SpaceX di Elon Musk la navicella che porterà  nuovamente degli esseri umani (e nell’equipaggio ci sarà  sicuramente una donna) sulla superficie della Luna.

Il programma Artemis che la NASA sta sviluppando per riportare il prima possibile l’uomo sulla Luna, sulla carta, sta procedendo spedito, anche se di navicelle pronte per la missione se ne vedono volare ben poche.

L’ultimo tassello della faraonica impresa è stato messo nero su bianco proprio ieri, quando, dopo aver scrupolosamente esaminato per mesi i tre progetti pervenuti – quello della SpaceX di Elon Musk, quello della Blue Origin di Jeff Bezos (patron di Amazon e uomo più ricco del mondo) e quello della compagnia Alabama Dynetics – e sviceratone pregi e difetti di ognuno, la NASA ha scelto la compagnia di Musk per realizzare il modulo di atterrraggio e ripartenza dal suolo lunare con un finanziamento mostruoso di 2,9 miliardi di dollari.

Questo sarà  solo uno – e il più spettacolare – dei tanti tasselli che costituiranno la missione Artemis, prevista, con  buona dose di ottimismo, per il 2024.

Infatti, mentre nell’ambito delle missioni Apollo, di fine anni ’60 inizio ’70, la NASA mandò nello spazio il razzo “all inclusive” Saturn V in cui, nei vari stadi che lo componevano, erano racchiusi i moduli di partenza dalla terra, di atterraggio sulla Luna, di ripartenza dal suolo lunare e di ritorno a casa, la missione lunare del nuovo millennio sarà  costituita da varie tecnologie e navicelle, il più possibile riutilizzabili, su cui gli astronauti dovranno volta per volta imbarcarsi ed utilizzare fino all’ambita meta finale.

Si partirà  infatti dalla Terra a bordo di un enorme razzo nuovo di zecca in via di collaudo negli stabilimenti della NASA che si chiamerà  SLS (Space Launch System) il cui volo inaugurale è previsto per la fine dell’anno e di cui sono già  stati testati, con grande soddisfazione dei tecnici, i motori e l’intero sistema di propulsione. L’SLS è figlio delle tecnologie utilizzate per i voli degli Space Shuttle tanto che, motori, serbatoi e tecnici che lo stanno sviluppando, sono gli stessi che hanno dato vita agli ultimi voli delle navette spaziali riutilizzabili della NASA ormai definitivamente in pensione da un decennio. Ma, mentre queste navette sono, appunto, in pensione, innumerevoli costosissimi pezzi di ricambio nuovi di zecca e altrettanti componenti già  utilizzati ma in ottimo stato degli stessi Shuttle, sono ancora stivati negli hangar dell’ente aerospaziale americano e, avendo ancora sul libro paga molti degli scienziati ed ingegneri che conoscono quel tipo di tecnologia a menadito, per le prime missioni del programma Artemis, la NASA ha scelto di non disperdere le componenti tecnologiche e il know-how raggiunto dalle missioni Shuttle, preferendo valorizzare il tutto chiedendo ai tecnici di aggiornare i progetti già  esistenti alle nuove sfide che la NASA si è prefissata.

Questa prima fase del programma Artemis durerà  circa un decennio e, nel frattempo, sia tramite il personale interno all’agenzia spaziale, sia grazie all’aiuto degli alleati di sempre (le agenzie spaziali Europea, Canadese e Giapponese) sia grazie alle agenzie private, in questo lungo lasso di tempo si prevede di avere a disposizione una nuova tecnologia per i viaggi spaziali che sia completamente riutilizzabile, più efficiente e più economica. Il razzo SLS, infatti, non sarà  riutilizzabile ma, finito il carburante, come il suo predecessore Saturn V, finirà  il suo viaggio nelle profondità  oceaniche.

Dall’SLS, una volta ottenuta la spinta necessaria a vincere l’attrazione gravitazionale terrestre, si staccherà  un modulo con a bordo gli astronauti che giungerà  a bordo del Lunar Gateway, la stazione lunare orbitante, in previsione di essere assemblata a partire dal 2024 grazie al contributo delle principali agenzie spaziali del mondo: NASA, ESA, la russa Roscomos, la giapponese Jaxa e l’agenzia spaziale Canadese.

Attraccato al Lunar Gateway l’equipaggio troverà  ad attenderlo la navetta spaziale Spaceship della SpaceX, appena vincitrice del bando miliardario approntato dalla NASA. Numerosi sono già  stati i voli di prova della Spaceship con risultati contrastanti: se, da una parte, la SpaceX ha dimostrato di essere ad un buon punto con lo sviluppo generale della tecnologia, i voli di prova effettuati finora sono sempre finiti col botto. L’aspetto rivoluzionario della Spaceship è quello di essere una navetta completamente riutilizzabile e, per ottenere questo scopo, oltre ad una partenza efficace e a buone capacità  di volo che la SpaceX ha dimostrato ormai di padroneggiare, è necessario un atterraggio morbido che, al contrario, si è finora verificato una sola volta con la navetta SN10 la quale, purtroppo, a causa di un incendio scatenatosi a bordo, è comunque esplosa pochi minuti dopo l’atterraggio.

Lo scopo della Spaceship di SpaceX all’interno del programma Artemis sarà  quello di portare l’equipaggio sul suolo lunare e poi riportarlo a bordo del Lunar Gataway dove, a conclusione del viaggio, gli astronauti saliranno nuovamente a bordo del modulo NASA che li ha portati a bordo della stazione lunare orbitante e con il quale faranno il loro ritorno a terra con uno splash nell’oceano (ancora non è chiaro se questo modulo sarà  riutilizzabile ma la volontà  della NASA sembra essere proprio questa).

Viaggio sulla Luna
Fasi dell’allunaggio secondo il programma Artemis – layout by Saverio Chiodo

Gli scettici penseranno che le previsioni della NASA, per troppi aspetti, siano particolarmente ottimistiche. Noi  pensiamo che l’orizzonte del 2024 per far allunare nuovi astronauti sul nostro satellite sia probabilmente utopico ma, allo stesso tempo, crediamo che la missione comunque si svolgerà  non più tardi di un paio di anni dopo per motivi strategici e politici più che prettamente scientifici. La NASA e gli Stati Uniti tutti, infatti, mai come in questo periodo storico hanno necessità  di rivendicare il loro predominio tecnologico (“predominio tecnologico = predominio militare, mai dimenticare questa equivalenza) al più presto possibile e i progressi aerospaziali del colosso Cinese sono sotto gli occhi di tutto e – cosa che fa terrorizzare gli USA -, il piano spaziale dei cinesi procede quasi in sordina, con il resto del mondo informato delle “prossime mosse” quasi nell’imminenza del momento in cui queste andranno a verificarsi. Siamo sicuri che dalle parti di Washington nessuno si vorrà  svegliare una mattina con le immagini alla TV di un taikonauta che pianta la bandiera cinese sulla superficie lunare.

Dal canto suo, l’ambizioso Elon Musk, grazie ai 2,9 miliardi che incasserà  dalla NASA, potrà  finalmente perfezionare la navetta Starship senza continuare ad intaccare il suo (comunque enorme) patrimonio personale. Per Musk, come ha più volte affermato, la Luna è solo un traguardo intermedio e secondario poichè, il suo obiettivo “di vita” – costi quel che costi – è quello di essere il primo uomo a mettere piede su Marte. Sicuramente, questa valanga di soldi che gli è piovuta addosso lo aiuterà  a raggiungere il suo scopo: per com’è concepita, la Starship, una volta perfettamente funzionante, potrà  atterrare sulla Luna cosଠcome su Marte o qualsiasi altro pianeta roccioso del sistema solare. (immagine di copertina: Foto di Comfreak da Pixabay)

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