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  • Torrent fake: un fenomeno poco noto, ma altrettanto diffuso

    Torrent fake: un fenomeno poco noto, ma altrettanto diffuso

    La diffusione dei siti di fake torrent, cioè di portali in cui apparentemente è possibile scaricare file torrent di musica o film, è molto ampia e spesso più di quanto sembrerebbe a prima vista: molti truffatori creano questi siti in modo identico ai siti originali, riproducendone la stessa grafica ed utilizzando falsi file .torrent per fare phishing, installare virus nel computer dell’utente e diffondere malware o ransomware di ogni genere.

    Siti clone di portali web famosi nell’ambito dei torrent, come ad esempio The Pirate Bay, 1337X, TorrentDownloads e via dicendo vengono non solo creati, in effetti, ma anche indicizzati e ben posizionati tra i risultati di ricerca di Google: eppure sono falsi, e permettono di scaricare solo virus e malware, il tutto con modalità  difficili da seguire ed individuare. Alla prova dei fatti i siti di fake torrent si mimetizzano perfettamente tra i risultati di ricerca, e anche per i più esperti è difficile capire quali siano torrent autentici e quali invece soltanto delle truffe.

    I torrent sono legali?

    Moltissimi torrent sono perfettamente legali: quelli delle distribuzioni Linux o di film di pubblico dominio, ad esempio, o ancora di musica messa liberamente a disposizione dagli artisti. Molti altri, invece, possono essere torrent pirata di contenuti a pagamento reperibili su iTunes o NetFlix, e sono quelli tipicamente più richiesti e più frequentemente a rischio di contenuti malevoli come malware o virus. Questi ultimi torrent, potremmo dire, non sono legali in nessun caso.

    Vedremo ora come sia possibile evitare quelli pericolosi o a rischio infezione, mediante un pratico vademecum.

    Valutare il nome del sito di torrent

    In molti casi i siti di fake torrent hanno un nome di dominio molto simile all’originale: ci sono molti cloni di TorrentDownloads, ad esempio, che è possibile individuare grazie all’estensione del dominio, che non è .com ma che rientra nelle migliaia di estensioni registrabili (.blog, .xxx, e così via). Fare attenzione al nome ed imparare ad essere sensibili a questo fattore è una delle regole più importanti per evitare anche solo di fare click su certi risultati.

    Cercare correttamente il nome del sito

    Per cercare file torrent di solito si cerca il nome del file desiderato con l’aggiunta della stringa “.torrent” (senza virgolette), quindi ad esempio ubuntu italiano .torrent: è chiaro che tra i risultati di ricerca potrebbero apparire anche fake torrent. Di fatto i risultati di ricerca di questo genere cambiano molto spesso: Google si accorge dello spam e cerca sempre di correggere il tiro, ma spesso finisce per non fare in tempo a farlo. Di fatto, in questo modo, le ricerche saranno continuamente a rischio e bisognerà  stare molto attenti. Un buon metodo per limitare il vettore di attacco è quello di trovare un sito torrent affidabile e sfruttare sempre quello noto, facendo attenzione a digitarlo correttamente nella barra del browser e, magari, salvandolo tra i preferiti per averlo sempre a portata di mano.

    Attenzione ai torrent con molti seed e pochi commenti

    I siti di torrent fake sono in grado di falsare numero di commenti, numero di seed (numero di copie complete del file) e numero di peer (numero di utenti che condivide quel file in tutto o in parte). Quindi facciamo attenzione se ci sembra che il file abbia molti seed ma non presenti commenti, o peggio ancora presenti commenti palesemente falsi: potrebbero essere stati scritti ad arte. Di solito si capisce che i commenti sono falsi perchè sono tutti uguali, sono scritti con errori di grammatici e sono tutti entusiastici: alla prova dei fatti, servono solo ad invogliare il click e ad ingannare l’utente in modo realistico.

    Come regola generale, leggete sempre con attenzione i commenti perchè spesso sono indicativi della qualità  del sito: se sono scritti male, è possibile che sia un sito di fake torrent da evitare.

    Attenzione ai torrent con stato ‘Verified’ (verificato)

    Per essere più sicuri di quello che si fa molti siti torrent hanno introdotto lo stato di verifica: cioè un piccolo numero di utenti si incarica di verificare l’autenticità  del file, garantendo che non sia un virus. È un buon sistema, ma anche questo può essere facilmente falsato: potrebbero aver inserito stato verificato su tutti i file più richiesti, anche qui per invogliare il click. Facciamo quindi attenzione anche a questo aspetto.

    Siti torrent di film o musica non ancora uscita

    Questo è un inganno classico: i film molto richiesti vengono proposti sui torrent pirata molto spesso in anticipo, questo invoglia gli utenti “affamati” di sbirciare il film e naturalmente è una truffa per mandarvi un file corrotto con un malware. Evitate di scaricare questi file, e soprattutto evitate di scaricare file pirata in genere: è illegale, e vi metterà  a rischio infezione. Controllate sempre la data di uscita del contenuto, prima di scaricare “sulla fiducia” o nella frenesia di vedere il contenuto prima degli altri.

    Attenzione ai click accidentali

    Non cliccate in modo passivo sui bottoni download o clicca qui perchè potrebbero essere malware o pubblicità  invasive: piuttosto per scaricare il torrent imparate a riconoscere l’estensione del file prima di cliccarci (basta passare sopra col mouse sul link), deve essere sempre un file con protocollo magnet oppure con estensione .torrent.

    Estensioni di file più sicure

    In genere se scaricate file con estensione MKV o AVI sono generalmente sicure; invece se scaricate file con estensione WMV o WMA potrebbero essere a rischio virus. Stesso discorso per i file ZIP, RAR, TAR e ACE che sono archivi compressi e che potrebbero contenere di tutto, al proprio interno. Fate attenzione anche alle estensioni falsate: ci sono molti film che vengono proposti con estensione .MKV e che poi contengono in realtà  l’estensione .EXE: se usate Windows potreste aprire un file eseguibile che potrebbe contenere virus. Non apritelo ed evitare di scaricarlo: per sicurezza tenete sempre l’antivirus attivo, sul vostro computer, anche se si tratta di un Mac.

    Diffidate da istruzioni extra sospette

    Se una alert vi dovesse dire che per scaricare il torrent è necessario installare un programma, non fatelo mai: è un virus. Attenzione che questi siti sono anche in grado di individuare il tipo di PC che usate (anche se Mac), per cui vi proporranno un’app adeguata per il vostro sistema operativo, da non scaricare nè tantomeno eseguire in nessun caso.

    Usate sempre un media player come VLC

    È sicuro, veloce e open source: di solito impedisce anche l’esecuzione di contenuti malevoli,e   sicuramente è meglio dei programmi standard del genere. Per saperne di più su VLC, clicca qui.

  • Come inserire i meta tag in una pagina web

    Come inserire i meta tag in una pagina web

    Cosa sono i meta tag

    In questo articolo andremo a vedere come si gestiscano tutti i tipi di meta tag di una pagina HTML: si tratta delle informazioni che vengono rilevate dai crawler dei motori di ricerca, oltre che dai social network quando condividiamo un articolo del nostro sito. In genere, come prima cosa da sapere, i meta tag vanno inseriti nella sezione <head> della pagina, altrimenti non verrebbero rilevati correttamente all’interno della stessa. I meta tag sono tag HTML che non sono visibili ad occhio nudo (come gli heading o il testo nei paragrafi), ma indicano dati aggiuntivi o meta-dati sulla pagina, come una specie di “carta di identità ” della pagina web.

    Come inserire il tag meta-description

    In genere la forma di un meta-tag descrittivo è così:

    <meta name="description" content="Qui dentro devi inserire la descrizione della pagina.">

    potete copiare ed incollare questo formato, ed inserirlo nel template HTML della vostra pagina adattandolo al vostro scopo. In questo caso gli attributi sono due:

    • name, che deve essere con valore description;
    • content, che deve contenere il valore della meta description, quindi la meta descrizione per quella pagina.

    Per rendere dinamico il valore delle meta description si possono usare delle funzioni (ad esempio PHP per WordPress) predefinite o create da noi, diversamente   -a seconda del plugin o del CMS che usiamo – bisogna richiamare correttamente la funzione ed inserire in automatico, per ogni pagina, quello corretto.

    Come inserire i tag per Facebook

    In genere la forma di un meta-tag per un URL da condividere su facebook, per far apparire l’immagine, il titolo, l’autore e la descrizione, è così:

    <meta property="og:url"                content="http://urlpagina.est/percorso" />
    <meta property="og:type"               content="article" />
    
    <meta property="og:title" content="Titolo dell'articolo su FB" />
    <meta property="og:description" content="Descrizione dell'articolo su FB" />
    <meta property="og:image" content="http://urlimmagine.est/percorso/immagine.jpg" />
    <meta property="article:author" content="Mario Rossi">
    

    potete copiare ed incollare questo formato, ed inserirlo nel template HTML della vostra pagina adattandolo volta per volta. In questo caso gli attributi sono cinque, che rispondono alle specifiche di Open Graph:

    • og:url, che deve essere con valore content uguale all’URL assoluto dell’articolo;
    • og:type, che deve essere con valore content uguale ad article;
    • article:author, che indica l’autore dell’articolo (o una lista di autori separati da virgola);
    • og:url, che deve essere con valore content uguale al titolo cliccabile dell’articolo;
    • og:url, che deve essere con valore content uguale alla descrizione testuale estesa dell’articolo;
    • og:image, che deve essere con valore content pari all’URL assoluto dell’immagine da mostrare nell’anteprima dell’articolo;

    Per verificare che i meta tag di Facebook siano correttamente impostati per una pagina è possibile sfruttare il Facebook Debugger.

    Come inserire i tag per Twitter

    L’abilitazione delle cosiddette card di Twitter si può fare seguendo questo modello:

    <meta name="twitter:card" content="summary" />
    <meta name="twitter:site" content="@flickr" />
    <meta name="twitter:title" content="Small Island Developing States Photo Submission" />
    <meta name="twitter:description" content="View the album on Flickr." />
    <meta name="twitter:image" content="https://farm6.staticflickr.com/5510/14338202952_93595258ff_z.jpg" />

    il funzionamento è abbastanza semplice anche in questo caso: ci sono vari campi che devono essere valorizzati a seconda dei casi. Abbiamo, nell’ordine:

    • twitter:card che deve avere valore summary;
    • twitter:site che deve avere valore pari al nome del sito web;
    • twitter:title che deve avere valore content uguale al titolo dell’articolo nell’anteprima di Twitter;
    • twitter:description che deve avere valore content uguale alla descrizione dell’articolo nell’anteprima di Twitter

    • twitter:immagine che deve avere valore content pari all’URL dell’immagine di anteprima;

    Come inserire il tag meta-keywords

    Il meta tag keywords è ormai considerato inutile dalla maggiorparte delle pagine web; questo perchè è fin troppo facile da manipolare e, per questo, viene in genere ignorato dai motori di ricerca. Se uno volesse inserirlo lo stesso, comunque, la sintassi corretta è la seguente:

    <meta name="keywords" content="lista,di,parole,chiave">
  • Problemi ADSL: come risolverli (senza chiamare un NERD)

    Problemi ADSL: come risolverli (senza chiamare un NERD)

    Introduzione

    Stai cercando di navigare sul web o di scaricare la posta elettronica, e succede l’imprevisto: ecco che la tua connessione ADSL inizia ad andare a singhiozzo, in altre parole va e viene. Di fatto, non funziona internet e stai per andare nel panico. Il router è accesso e le spie sembrano lampeggiare come al solito, ma la connessione di fatto non funziona. In certi casi, non riesce nemmeno a connetterti al tuo router.

    Se riesci ad accedere al router, sembra che la connessione non vada fuori su internet, per cui inizi a sentirti un po’ isolato… ma puoi trovare facilmente un rimedio, se vuoi. Quelli elencati sono problemi tipici sulle linee ADSL che possono richiedere interventi differenti: si tratta di verifiche che possiamo effettuare anche da soli, senza essere neanche troppo esperti. la cosa importante è cercare di mantenere la calma e controllare passo-passo quanto indicato nel seguito. Nella peggiore delle ipotesi, comunque, sarà  opportuno al massimo effettuare una segnalazione al vostro internet provider e pazientare un po’ con loro (i call center non sono sempre molto efficenti, e ci vorranno tenacia e pazienza in ogni caso).

    In questo articolo ho creato un elenco abbastanza corposo, peraltro aggiornato oggi rispetto alla pubblicazione originale dell’articolo (che è nato nel maggio 2015), delle più comuni casistiche, con riferimenti specifici tipo FAQ / Domande e risposte e suggerimenti caso per caso.

    L’ADSL va e viene, oppure il vostro cellulare / tablet / computer non si riesce a collegare alla Wi-Fi

    Se la vostra linea non è costante a livello di segnale, potrebbe dipendere ed essere legato alla posizione del router rispetto alla vostra postazione PC, Mac, cellulare o tablet. Provate, in questo caso, come prima cosa a posizionare il dispositivo in un posto diverso, e verificare come va la connessione provando a caricare Google o altri siti di prova. Purtroppo non sempre è possibile spostare come si vuole il router, perchè siamo sempre vincolati alla presa del doppino telefonico ed alla vicinanza di una presa di corrente.

    Tuttavia, ad esempio per il caso delle smart TV, per amplificare la portata della Wi-Fi anche in punti distanti, inaccessibili o in presenza di muri molto spessi è possibile sfruttare un ripetitore di segnale, che si possa agganciare alla linea del router ed amplificare nello spazio il segnale. C’è un modello molto popolare della TP Link (anche piuttosto economico) di questi Range Extender, che arriva a 300Mbps e puoi trovarlo facilmente su Amazon (costa circa 20 euro).

    Ricordati che propagazione del segnale wireless è radiale, e può essere difficoltosa dalla presenza di oggetti nel percorso, anche se di norma muri e pavimenti non sono un ostacolo enorme. Se usi un router, fai caso anche al modello che stai usando perchè in termini di massima lunghezza di propagazione del segnale non sono tutti uguali: il numero dopo la N può essere ad esempio N150, N300, N400 e così via, e rappresenta la velocità  massima supportata dal servizio wireless. Nota che questo è legato solo alla velocità  della rete in locale e non si lega con l’eventuale lentezza della linea ADSL.

    Per avere maggiore libertà  di movimento del router, soprattutto nel caso in cui le prese scarseggino, usare una multipresa o “ciabatta” elettrica può essere utile per darvi maggiori possibilità  di movimento, ed in altre situazioni può essere utile acquistare un router N300 o meglio ancora N600, che (semplificando un po’ le cose, e senza scendere in dettagli tecnici) possiedono un segnale che si propaga maggiormente sulla lunga distanza. Questo è vero, nella pratica, soprattutto se il router si trova su un piano diverso nell’edificio da quello in cui si trova il vostro dispositivo. Nella mia esperienza, comunque, salvo casi particolari su tutte le connessioni domestica funziona bene anche un router N150: attenzione che sia compatibile, inoltre, con la connessione ad internet che state usando e che riporti almeno il supporto ADSL2+ (questo significa: fino a 24 Mbit/s in download).

    Non funziona internet

    Casistica molto generale ma altrettanto diffusa, in effetti: può dipendere, in questo caso, da uno o più dei seguenti fattori.

    1. Impostazioni di connessione sbagliate: assicuratevi di essere connessi con i corretti parametri, secondo le indicazioni fornite dal vostro provider. In molti casi, bisogna verificare i DNS (ecco come cambiare DNS su Win e Mac) ed assicurarsi che abbiate inserito, se richiesto, username e password di connessione. Non tutte le connessioni richiedono, ad esempio, di inserire username e password e le linee moderne si connettono in automatico sfruttando i router di default forniti al momento dell’allaccio del servizio.
    2. Presenza di virus o malware che impediscono al computer di connettersi; in questo caso il problema non è del router bensì del computer. Ripulite il computer dal virus, verificate se ce ne siano altri e riprovate. per capire subito se vi troviate in questa situazione la cosa più semplice è provare a connettervi con un dispositivo diverso da quello usuale (ad esempio lo smartphone di un amico).
    3. Mancanza temporanea di linea ADSL, in questo caso è quasi sempre necessario attendere o rivolgersi all’assistenza del provider. Non tutti i provider sono in grado di fornire il servizio ADSL 24/7 (24 ore al giorno, 7 giorni su 7), e questo per una varietà  di motivazioni in gioco. Ad esempio, alcuni servizi di ADSL si appoggiano a loro volta ad altri provider, per cui la segnalazione di disservizio richiederà  del tempo per essere smistata.

    Connessione lenta

    Se la vostra connessione è lenta, provate anzitutto a misurarla con uno degli strumenti online gratuiti per farlo: non sempre mostreranno risultati attendibili, ed a volte potranno addirittura essere in contraddizione tra loro, ma serviranno se non altro ad avere un’idea più precisa. In molti casi, comunque, la lentezza della linea può essere legata alla presenza di un telefono o fax sulla stessa presa su cui è connesso il router: provate pertanto a tenere solo il router collegato sulla presa telefonica, evitando di utilizzare adattatori o multiprese per il doppino. Di fatto, se verificate differenze notevoli sulla velocità  lasciando solo il router attaccato alla linea telefonica e connettendo anche fax e telefono, il problema è legato a questo. Di norma, il router per internet – se avete più prese del telefono nell’appartamento – deve essere inoltre collegato alla presa primaria del telefono: il vostro installatore dovrebbe essere in grado di dirvi qual’è, nel caso non lo sappiate.

    Il router è acceso e le spie lampeggiano, ma la connessione non va

    Molto probabilmente il router è funzionante ma non riesce ad “agganciarsi” alla linea: in questi casi la posizione della presa del doppino telefonico a cui siete connessi può fare la differenza, molto meglio attaccarsi alla presa primaria e, per maggiore praticità , telefonare alla vostra assistenza ADSL (Alice, Fastweb, Infostrada ecc.) per chiedere delucidazioni. A seconda del modello dei router, una spia specifica si accende (e lampeggia) quando internet funziona: la WAN è quella all’estrema destra, di norma, ed è a volte di colore diverso dalle altre (che invece indicano il funzionamento della connessione locale o LAN). Le luci fisse (senza lampeggiare) indicano invece casi differenti da diagnosticare volta per volta.

    I router forniscono delle diagnostiche molto precise in corrispondenza dei vari led luminosi presenti su di essi, per cui fate riferimento alle istruzioni del router. In genere, quando l’ADSL non riesce ad agganciarsi alla linea troverete una spia rossa lampeggiante (di solito quella con l’indicazione ADSL a fianco al led di acceso/spento del dispositivo), quando invece è connessa e funzionante dovrebbe diventare verde ed essere fissa.

    Il wi-fi funziona, ma è lento

    Dopo aver fatto i test indicati ed aver letto il tutto, se il problema sembra essere legato non alla connessione quanto alla rete senza fili o wi-Fi potete consultare l’articolo dedicato a questo argomento.

    Testare il funzionamento della propria connessione fibra/ADSL

    Per eseguire un test rapido e veloce con questo tool gratuito: Internet Speed Test

  • Come cercare dentro Gmail (con esempi)

    Come cercare dentro Gmail (con esempi)

    Stai cercando un modo semplice per trovare quello che ti serve nel tuo archivio di posta? Nessun problema: in questo articolo vedremo un po’ di suggerimenti pratici e di uso degli operatori di Gmail che potranno certamente esserti utili.

    Introduzione

    Tieni conto che per effettuare queste ricerche in modo soddisfacente, e con la necessaria precisione, è opportuno fare uso della ricerca web, ovvero aprire Gmail.com, entrare nella tua email con la tua username e password, e sfruttare l’interfaccia web che è anche la più completa che possa esistere. Se ad esempio hai configurato Outlook, oppure Thunderbird o simili, è possibile che queste ricerche non producano i risultati attesi, e che tu non riesca a trovare quello che stavi cercando (soprattutto se hai configurato il tuo client di posta con IMAP e non con POP3). In breve: per fare ricerche di ogni genere nella tua casella di posta Gmail, ti consiglio caldamente di fare uso dell’interfaccia web.

    Quando si cerca su Gmail, bisogna sapere bene dall’inizio che le ricerche ragionano su token o pattern di testo: Gmail in sostanza mantiene un indice dei termini e non può cercare, ad esempio, su porzioni di testo (query che sarebbero computazionalmente pesanti, come ad esempio “parole che iniziano con la lettera A“). Questo purtroppo finisce per escludere l’uso delle wildcard (il classico asterisco * per indicare “qualsiasi lettera o parola di qualsiasi lunghezza“) che i programmatori spesso usano nel proprio codice: in generale non funzionano e non funzioneranno neanche in futuro. La funzionalità  di ricerca di Gmail, infatti, è riservata soltanto al riconoscimento di alcuni pattern di ricerca (come ad esempio tutti gli indirizzi email del tipo nome@server.estensione), per cui non provate a cercare cose tipo peppe* perchè non funzionerà .

    Ricerca generica tra le proprie mail

    Se in genere stessi cercando qualcosa all’interno del mio archivio di posta elettronica, nessun problema: basta andare nella casella di ricerca in alto, una volta aperto Gmail con un browser, e digitare il termine di ricerca desiderato. La figura successiva mostra esattamente questa semplice situazione: quelle che vedrete dopo aver digitato la ricerca seguita da Invio non saranno altro, alla fine, se non le mail che contengono la parola “qualcosa” nel corpo della mail, nell’indirizzo di qualche mittente o destinatario, nell’oggetto o in qualche allegato.

    Per cercare una frase esatta a livello di corrispondenza, basta cercarla tra virgolette:

    “nel mezzo del cammin”

    Cercare per etichette (label)

    Se usate le etichette per raggruppare le vostre email, potete cercare direttamente tutte le mail etichettate con delle fatture, ad esempio, in questo modo:

    label:fatture

    Ovviamente dovrete aver impostato almeno due etichette in questo modo prima di poter utilizzare questo tipo di ricerca.

    Cercare un file specifico nelle mail

    Per fare questo è molto semplice, e basta usare l’operatore filename: per cui ad esempio:

    filename:pdf

    cerca solo file PDF in allegato, mentre

    filename:fattura

    cerca tutti i file che si chiamano fattura.

    Cercare parole vicine

    Per cercare parole vicine tra di loro, possiamo sfruttare l’operatore AROUND, e quindi cercare:

    saldo AROUND fattura

    Cercare email risalenti ad un certo periodo

    Per fare questo ci sono gli operatori di range temporale, quindi ad esempio:

    after:2020/10/23

    cerca genericamente tutte le email ricevute o inviate dopo il 23 ottobre 2020 (notare che la data deve essere scritta nel formato adeguato, quindi ANNO/MESE/GIORNO e non giorno/mese/anno come siamo abituati a leggere e scrivere in Italia).

    Allo stesso modo l’operatore

    before:2020/10/23

    permette di trovare tutte le email ricevute o inviate prima del 23 ottobre 2020.

    Cercare nell’oggetto della mail

    Se volete effettuare una ricerca nell’oggetto delle vostre email, alla ricerca di un qualcosa di specifico, provate l’operatore subject di Gmail:

    subject:qualcosa

    che cercherà  tutte le mail con qualcosa nell’oggetto.

    Cercare email con allegati

    Se stiamo ad esempio cercando una mail contenente un allegato, ovvero una mail con qualche file PDF o di altro genere che ci ha inviato qualcuno, basta utilizzare l’operatore has:attachment, eventualmente seguito dalla ricerca del nome del file che ci interessa. Qui di seguito, ad esempio, ho provato a cercare tutti i report in PDF che mi sono stati inviati da SEMRush.

    Non finisce qui: possiamo anche cercare messaggi email con un link di Google Drive, Documenti, Fogli o Presentazioni, con questi operatori specifici:

    has:drive (con allegato Google Drive)
    has:documento
    has:foglio di lavoro (con un foglio Excel allegato)
    has:presentazione (con allegata una presentazione)

    Cercare per destinatario

    State cercando una mail in Gmail che è stata inviata all’indirizzo email di una persona specifica? Perfetto: nella casella di ricerca di Gmail, quella in alto, provate a cercare:

    to:peppe@gmail.com

    oppure, semplicemente, una parte dell’indirizzo:

    to:peppe

    questo vi permetterà  di trovare tutte le mail inviate A quello specifico indirizzo.

    Cercare per mittente

    State cercando una mail in Gmail che vi ha inviato un indirizzo di una persona specifica? Perfetto: nella casella di ricerca di Gmail, quella in alto, provate a cercare:

    from:peppe@gmail.com

    oppure, semplicemente, una parte dell’indirizzo:

    from:peppe

    questo vi permetterà  di trovare tutte le mail inviate DA quello specifico indirizzo. La ricerca può anche essere estesa a chi era in CC (Copia Carbone) oppure in BCC (Copia Carbone nascosta), sfruttando una sintassi molto simile:

    bcc:peppe

    oppure, ancora:

    cc:peppe

    Rimuovere un termine dalla ricerca

    Nel caso di ricerche ambigue, ovvero in cui cerchiamo la parola “apple” nel senso di frutto e non in quello di computer, possiamo decidere di scremare i risultati che non sono troppo precisi usando l’operatore meno (-): questo permette di cercare, ad esempio, apple che non presentino la parola macbook all’interno della mail:

    apple -macbook

    Anche Gmail supporta gli operatori logici, pertanto, ed il prossimo che andremo a vedere è quello che permette di combinare con l’OR più ricerche tra di loro.

    Combinare più operatori

    Esattamente come gli operatori di ricerca di Google, anche Gmail possiede i suoi operatori logici che possiamo usare per combinare ricerche. Ad esempio, email mandate da peppe OPPURE con qualcosa nell’oggetto:

    {from:peppe subject:qualcosa}

    Ricerche su Gmail più complesse

    Le ricerche si possono effettuare cliccando sui vari bottoni che trovate sotto la casella di ricerca, che sono il corrispondente visuale (e ancora più intuitivo) per fare ricerche nel vostro archivio di posta Gmail. Archivio (ZIP), PDF, Foglio di lavoro ed il menu a scomparsa con il calendario Qualsiasi data servono esattamente a fare le stesse cose che abbiamo visto, una per una, in questa guida.

    Gli operatori di ricerca, inoltre, si possono combinare tra loro in molti modi, e questo rende lo strumento (dopo aver fatto un po’ di pratica, ovviamente) estremamente potente: possiamo cercare, ad esempio, tutte le mail inviare dal 1 ottobre 2020 che contengano un allegato in PDF e siano state inviate da un mittente specifico (il solito Peppe, tanto per dire):

    after:2020/10/23 has:attachment filetype:PDF from:peppe

  • Significato delle principali emoticons / emoji [2025]

    Significato delle principali emoticons / emoji [2025]

    Vuoi sapere cosa significano le varie emoji? Proviamo a dirtelo qui!

    Le emoji hanno trasformato il modo in cui ci esprimiamo online, aggiungendo un tocco di colore e di emozione ai nostri messaggi digitali. Con una vasta gamma di icone disponibili, interpretare correttamente il loro significato può essere fondamentale per una comunicazione efficace. In questa guida, esploreremo il significato di oltre 85 emoji popolari utilizzate su WhatsApp, Facebook, Instagram e altri social media, offrendo un’ampia panoramica delle possibili interpretazioni di queste piccole immagini.

    Le emoji sono diventate un elemento essenziale della comunicazione digitale, aggiungendo colore e espressione ai nostri messaggi di testo e alle nostre interazioni online. Con oltre 3.000 emoji disponibili, comprendere il loro significato può essere un po’ complicato. In questo articolo, esploreremo il significato di più di 85 emoji popolari utilizzate su WhatsApp e sui social media, fornendo un’utile guida per interpretare correttamente queste piccole icone.

    Tieni presente che le interpretazioni delle emoji possono variare a seconda del contesto e della cultura, ma farò del mio meglio per darti una comprensione generale.

    Ricorda che questa è solo una selezione di emoji e che ne esistono molte altre, ognuna con significati specifici. Ricorda che l’interpretazione delle emoji può variare a seconda delle persone e dei contesti, quindi è sempre importante considerare il contesto in cui vengono utilizzate.

    Buon divertimento 😉

    Tieni presente che le interpretazioni delle emoji possono variare a seconda del contesto e della cultura, ma farò del mio meglio per darti una comprensione generale.

    All’inizio erano gli smile: quelli inventati dal buon Harvey Ball nei lontani anni 60: col tempo sono diventati iconici, a loro modo (e durante il boom dell’informatica anni ’90), e poichè non fu mai registrato come marchio entrò nell’uso comune su internet. Lo smile veniva fatto con tre simboli da tastiera:

    🙂

    due punti, trattino e parentesi chiusa, che – se la ruotate di 90° in senso orario – vedrete effettivamente due occhi, un naso ed un viso stilizzato che sorride. I tempi cambiano, e le esigenze pure: se quel primo smile esprimeva felicità  o serenità  (un bel sorriso, insomma), col tempo sono stati introdotti nuovi tipo di “faccine”, atte ad esprimere stati d’animo e messaggi diversi in modo semplice e veloce, senza perdersi in chiacchiere.

    Di That’s E staff photog – I That’s E created this work entirely by myself., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=10561756

     

    Per quello che riguarda l’uso di emoji è impossibile prescidere dall’uso di una delle app più popolari su internet; WhatsApp è sicuramente uno degli strumenti più famosi di messaggistica istantanea, e assieme a Telegram e Signal permette di fare uso delle più moderne emoji, che sono le vecchie emoticon che adesso sono state quasi interamente rimpiazzate nelle comunicazioni di ogni genere.

    Siti web, chat e social network consentono agli utenti di fare uso delle emoji (gli “smile” moderni), ed in questo articolo vedremo come farlo al meglio. Vi ricordiamo che è abilitato il copia-incolla delle emoji, percui potete copiarle da qui per averle sempre a portata di click o di dito ed incollarle nelle vostre chat.

    Le emoticon, o emoji, hanno una storia interessante: la loro evoluzione risale agli anni ’80, quando sono state create per la prima volta come combinazioni di caratteri tipografici per esprimere emozioni tramite testo. Sono diventate nel tempo un elemento fondamentale nella comunicazione digitale, offrendo un modo rapido e universale per esprimere emozioni e concetti.

    Chi ha inventato le emoticons

    Il primo esempio documentato è stato utilizzato da Scott Fahlman (il “papà” delle emoji) nel 1982, un professore dell’Università Carnegie Mellon, il quale aveva pensato di usare:

    :-)

    e

    :-(

    al fine di indicare rispettivamente messaggi divertenti (e non) in una board online. Con l’avvento di internet e della messaggistica istantanea, le emoticon sono diventate sempre più popolari. Tuttavia, è stato nel 1999 che il termine “emoji” è stato coniato in Giappone da Shigetaka Kurita, che ha creato una serie di piccole immagini per esprimere emozioni, oggetti e simboli, dando vita agli emoji che conosciamo oggi. Il vero boom è arrivato con l’introduzione degli smartphone e delle piattaforme di messaggistica come WhatsApp e i social media come Facebook e Twitter. Le emoji sono diventate un linguaggio universale, permettendo di esprimere emozioni, concetti e situazioni in modo rapido e colorato.

    Oggi, le emoji non si limitano più alle faccine sorridenti o tristi: ci sono emoji per rappresentare cibo, animali, professioni, attività e molto altro. Le piattaforme tech e i consorzi come Unicode continuano a introdurne di nuove regolarmente, cercando di riflettere la diversità culturale e le esperienze di persone di tutto il mondo. Le emoji arrivano anche a generare dibattiti su questioni di inclusione, politicamente corretto, sessualità rispettosa, inclusività, rappresentazione e interpretazione, con sforzi per rendere il set di emoji più diversificato e culturalmente sensibile.

    Lista emoji con significato 2025

    Ecco una lista di emoji comuni con il loro significato, divisa per categorie per facilitare la comprensione:

    Facce ed Emozioni

    • 😀 – Felice (Mood da sabato sera )
    • 😁 – Ultra felice (Quando ti arriva il bonifico )
    • 😂 – Morto dal ridere (Situazione cringe assurda )
    • 😅 – Sorriso imbarazzato (Quando scrivi “ciao” e ti ignorano )
    • 😆 – Sorriso a denti stretti (Eh, qui si rischia il disastro )
    • 😈 – Malizioso (Quando lanci la frecciatina perfetta )
    • 😉 – Occhiolino (Ci siamo capiti )
    • 😍 – Innamorato (Quando vedi il cibo arrivare ❤️)
    • 😎 – Occhiali da sole (Troppo cool per questa chat )
    • 😟 – Amareggiato (Quando il rider sbaglia ordine )
    • 😡 – Furioso (Quando ti spoilano la serie preferita )
    • 😢 – Piangente (Quando finisce la pizza e restano solo i bordi )
    • 😭 – Disperato (Quando hai detto “cinque minuti e arrivo” ma sei ancora a letto )

    Mani e Gesti

    • 👆 – Indice sinistro (Quando dici “leggi sopra” ma nessuno lo fa )
    • 👇 – Indice destro (Quando segnali qualcosa di importante ☝️)
    • 👈 – Indice su (Quando dai l’ordine di partire )
    • 👉 – Indice giù (Quando bocci l’idea di qualcuno )
    • 👊 – Pugno chiuso (Quando stai per dire “fratellì” ✊)
    • 👋 – Mano aperta (Saluto classico, “bella raga!” )
    • 👌 – Ok (Quando il piano è perfetto )
    • 👍 – Pollice in su (Supporto morale gratuito )
    • 👎 – Pollice in giù (Bocciato senza possibilità di appello )
    • 🤘 – Dita incrociate (Speriamo bene )
    • ✌ – Segno di vittoria (Missione compiuta ✌️)
    • 🖐 – Mano a palma aperta (Aspetta un attimo ️)

    Questa lista offre una panoramica delle emoji più comuni e dei loro significati, facilitando la comunicazione in vari contesti.

    Emoticons significato

    🙂 / 🙂 – Sorriso: Esprime gioia, felicità o approvazione.

    🙁 / 🙁 – Tristezza: Indica tristezza o delusione.

    😉 / 😉 – Occhiolino: Utilizzato per indicare scherzosamente un’ironia o un segreto con un tocco di flirt.

    😀 / 😀 – Sorrisone: Esprime grande gioia o entusiasmo.

    😛 / 😛 – Linguaccia: Indica scherzosamente ironia o prendersi gioco di qualcuno.

    :-O / :O – Sorpresa: Esprime stupore o sorpresa.

    😐 / 😐 – Indifferenza: Esprime neutralità, imparzialità o incertezza.

    :-/ / :/ – Perplessità: Esprime incertezza, dubbio o confusione.

    :-X / :X – Bocca cucita: Indica il desiderio di mantenere un segreto o di non parlare.

    <3 – Cuore: Simboleggia l’amore, l’affetto o la gratitudine.

    Emoji e altre storie

    Le emoticons e le emoji sono strumenti potenti per esprimere sentimenti e stati d’animo nelle comunicazioni digitali. Ognuna di esse ha un significato particolare e può essere utilizzata per trasmettere messaggi specifici in ambito amore, amicizia, relazioni e comunicazioni rapide con gli amici.

    Quando parliamo di amore, l’❤️ (cuore rosso) è l’emoticon più comune e rappresenta un amore profondo e sincero. È spesso usato per esprimere affetto romantico. Il (bacio) può essere utilizzato per trasmettere un gesto affettuoso o un saluto amoroso. Altre emoticon come (bacio con occhi chiusi) e (coppia con cuore) aiutano a comunicare il romanticismo e l’intimità.

    Nel contesto di amicizia, le emoji come (abbraccio) e (due persone che ballano insieme) sono perfette per esprimere gioia e compagnia. L’ (faccia sorridente) è spesso usata per mostrare felicità e affetto tra amici. La combinazione di (risata) con (faccina con lingua fuori) può rappresentare momenti divertenti e spensierati condivisi con gli amici.

    Le relazioni possono essere complesse e variegate, e le emoji aiutano a esprimere una gamma di sentimenti. Ad esempio, (faccia con cuori) rappresenta l’affetto e la tenerezza, mentre (faccia con occhi a cuore) indica una forte attrazione o ammirazione. Le emoji come (faccia triste) possono esprimere dispiacere o difficoltà nella relazione, mentre (cuore spezzato) rappresenta una delusione amorosa o una rottura.

    Nelle comunicazioni rapide con gli amici, l’ (risata con lacrime) e (risata rotolante) sono utilizzate per esprimere grande divertimento e umorismo. L’ (pollice in su) e (gesto “ok”) sono usati per approvare o confermare qualcosa in modo veloce. La (faccia con occhiali da sole) è spesso impiegata per comunicare un atteggiamento rilassato o per esprimere che si sta vivendo un momento “cool”.

    In sintesi, le emoticon e le emoji aggiungono colore e emozione alle nostre comunicazioni quotidiane. Che tu stia esprimendo amore, amicizia, sentimenti complessi o semplicemente rispondendo rapidamente a un messaggio, questi simboli aiutano a trasmettere il tuo stato d’animo in modo efficace e visivamente accattivante.

    La nostra lunga carrellata sull’uso degli emoji per comunicare meglio finisce qui: gli emoji sono ormai utilizzati in moltissimi contesti digitali (inclusi i domini internet) e, fermo restando l’ambito lavorativo (in cui sarebbe bene non farne uso, neanche se c’è confidenza o se il contesto sembra consentirlo) siamo dell’idea che debbano essere usati solo come mezzo di comunicazione informale. evitiamo quindi di mandare emoji al capo oppure in ambito lavorativo perchè potrebbe essere visto come comunicazione poco professionale e potenzialmente fastidiosa.

    Quindi usiamoli pure con amici, parenti e conoscenti, ma non esagerare!

  • Core web vitals: cosa sono e quanto incidono sull’andamento di un sito

    Core web vitals: cosa sono e quanto incidono sull’andamento di un sito

    Nel panorama del digital marketing, i Core Web Vitals sono tra gli elementi cruciali nella determinazione della salute e dell’efficacia di un sito web.

    Questi sono indicatori vitali che misurano la velocità, la reattività e la stabilità visiva di un sito, elementi chiave per offrire un’esperienza utente ottimale e migliorare il posizionamento SEO.

    I core web vitals sono parametri fondamentali per l’ottimizzazione di un sito web su Google e al riguardo segnaliamo che nel sito landing-page-efficace.it uno di questi, ovvero la velocità di caricamento (nello specifico delle landing page, che hanno un’importanza strategica non indifferente), viene approfondito a tutto tondo.

    Vediamo in questa guida nel dettaglio cosa sono i Core Web Vitals e come funzionano!

    Che Cosa Sono i Core Web Vitals? 

    I Core Web Vitals, dunque, sono un insieme di metriche specifiche che Google utilizza per valutare la qualità dell’esperienza utente su una pagina web.

    Questi includono:

    1. Largest Contentful Paint (LCP): misura il tempo impiegato per caricare il contenuto principale di una pagina. Un tempo di caricamento rapido è cruciale per mantenere l’utente impegnato.
    2. First Input Delay (FID): valuta la reattività di una pagina quando un utente interagisce per la prima volta. Un basso FID assicura che la pagina sia reattiva e pronta all’uso.
    3. Cumulative Layout Shift (CLS): misura la stabilità visiva, ossia quanto gli elementi nella pagina si spostano durante il caricamento. Una pagina stabile migliora l’esperienza dell’utente evitando clic accidentali e disorientamento.

    Ottimizzare i Core Web Vitals non solo migliora l’esperienza dell’utente, ma influisce positivamente anche sul ranking del sito sui motori di ricerca.

    Google, infatti, considera questi fattori nel suo algoritmo di ranking, privilegiando i siti che offrono una buona esperienza utente. Pertanto, un sito ottimizzato in termini di Core Web Vitals ha maggiori probabilità di apparire nelle prime posizioni dei risultati di ricerca.

    Come Ottimizzare i Core Web Vitals

    L’ottimizzazione dei Core Web Vitals richiede un approccio tecnico e strategico. Inoltre, quest’attività richiede una particolare attenzione a specifiche aree del sito.

    Per ottimizzare i Core Web Vitals, bisogna iniziare da attività quali:

    • Ridurre la Dimensione dei File: comprimere e minimizzare HTML, CSS e JavaScript può ridurre i tempi di caricamento.
    • Utilizzo della Cache: memorizzare nella cache le risorse statiche del sito consente ai visitatori frequenti di caricare la pagina più velocemente.
    • Analisi delle Prestazioni del Sito: utilizzare strumenti come Google PageSpeed Insights, Lighthouse o WebPageTest aiuta a identificare aree specifiche di miglioramento.
    • Ottimizzazione del Codice JavaScript: ridurre le dimensioni dei file JavaScript e eliminare script non necessari migliora la reattività e riduce il FID.

    Tra gli altri elementi che è necessario ottimizzare per migliorare i Core Web Vitals ci sono anche:

    • First Input Delay: questo è un indicatore essenziale della reattività di un sito. Per ottimizzarlo, è fondamentale ridurre il blocco del thread principale del browser e utilizzare la pre-renderizzazione per caricare anticipatamente le risorse.
    • Cumulative Layout Shift: per ridurre il CLS, è importante assicurarsi che gli elementi della pagina rimangano stabili durante il caricamento, evitando spostamenti imprevisti.
    • Largest Contentful Paint: ottimizzare il LCP significa garantire che il contenuto più significativo della pagina venga caricato rapidamente. Questo può essere raggiunto ottimizzando le immagini, utilizzando la lazy loading e migliorando il server hosting.

    Ottimizzare i Core Web Vitals è un compito complesso che richiede competenze tecniche e una conoscenza approfondita delle best practices di sviluppo web.

    Ricordiamo che un sito web ottimizzato non è solo più piacevole per l’utente, ma è anche più efficace nel raggiungere i suoi obiettivi di business.

    Una volta ottimizzati i Core Web Vitals sarà possibile ottenere diversi vantaggi sia in ambito dell’ottimizzazione SEO sia in termini di miglioramento della navigazione utente. Ecco perché tra le varie attività da svolgere, questa è di certo tra le più rilevanti.

    Foto di Carlos Muza su Unsplash

  • Come disdire il rinnovo automatico dei domini su GoDaddy

    Come disdire il rinnovo automatico dei domini su GoDaddy

    Lo scenario è noto a chiunque sia imprenditore sul web o abbia registrato uno o più siti web: si comprano domini aggiuntivi da parcheggiare, ad esempio, per evitare che siano presi in carico da concorrenti o che siano usati a sproposito per farci concorrenza. Spesso compriamo noi stessi domini, e li rinnoviamo, perchè ereditiamo i backlink che quel dominio aveva, ed in questo modo cerchiamo di migliorare la link building del nostro sito. Insomma, qualche che sia il motivo, comprare domini su GoDaddy è una cosa che più o meno abbiamo fatto tutti. Se ad un certo punto volessimo cambiare strategia, annullare i rinnovi automatico o fare scadere il nostro dominio, o comunque avessimo necessità  di disattivare il rinnovo automatico dei domini che abbiamo comprato, seguite questa guida e vi dirò direttamente come fare. Nella guida ufficiale di GoDaddy non sono riuscito a trovare riferimenti chiari a questa cosa, peraltro, e mi pare utile provvedere in questa sede.

    Premessa: GoDaddy ha tantissimi pregi, ma in questo caso mi è sembrata sicuramente da rivedere: ovviamente lo scrivo come notifica costruttiva per l’azienda, nella speranza che possano risolvere il problema prossimamente e, s’intende, senza alcuna polemica. Del resto trovarsi l’autorinnovo impostato in automatico per tutti i domini che compriamo, in molti casi, può diventare una spesa che potrebbe rivelarsi poco proficua o utile, senza contare che potremmo dimenticarcene nel frattempo e continuare a pagare per cose che non usiamo.

    Se siete già  clienti di GoDaddy e volete disattivare il rinnovo automatico dei domini, quindi, bisogna fare così:

    Recuperare codice cliente e password di accesso

    prima di tutto recuperiamo il nostro codice cliente, che trovate scritto in chiaro nelle mail recenti che vi hanno inviato (è un codice di 8 cifre, in generale); in caso non lo troviate, potete generarlo dalla schermata di recupero codice cliente e password, che trovate dalla pagina di reimpostazione della password. Da qui potete anche rigenerare la password, nel caso l’abbiate dimenticata.

    Disabilitare il rinnovo di dominio su GoDaddy

    Una volta dentro GoDaddy (meglio fare queste operazioni da PC desktop, in generale), cliccate in alto a destra sull’icona dell’utente (l’omino bianco) e dal menù che uscirà  fuori, selezionate Impostazioni Account.

    Adesso fate clic sulla sezione Rinnovi e fatturazione.

    Da qui, basterà  selezionare i domini per cui vorreste disabilitare il rinnovo automatico, e dopo aver selezionato la spunta corrispondente nella stessa riga, cliccare su annulla rinnovo.

    In alcuni casi – e questa cosa, secondo me, è abbastanza rivedibile per non dire fastidiosa per l’utente – il rinnovo automatico non può essere annullato: per cui, ad esempio, per evitare addebiti non desiderati è necessario annullare il pagamento ricorrente via PayPal, che in questo caso è il metodo di pagamento consigliato per GoDaddy. Per risolvere il rinnovo automatico, è necessario contattare telefonicamente l’assistenza al numero 02 9148 3552 oppure al numero verde 800790178.

    Una piccola nota finale per l’azienda, in ottica ovviamente costruttiva: nella vostra home mettete in bella vista il fatto che non sia necessaria una carta di credito per accedere ai servizi di GoDaddy. Questo ci può anche stare in ottica marketing, al limite, ma il fatto di essere costretti a telefonare per annullare un rinnovo di dominio mi pare francamente assurdo e piuttosto fastidioso. Mi auguro che si possano trovare soluzioni più a portata di utente finale, nel prossimo futuro, proprio per via della qualità  media secondo me alta, dei vostri servizi, inclusi quelli aggiuntivi di aste di domini, ad esempio.

     

  • Pligg (Kliqqi CMS): guida aggiornata al portale di news open source

    Pligg (Kliqqi CMS): guida aggiornata al portale di news open source

    Come fare a realizzare e mettere online il proprio sito di news social, ovvero quei portali modello Reddit nei quali le notizie sono postate e votate dagli utenti? Fino a qualche tempo fa Pligg veniva comunemente usato nella community open source per realizzare dei cloni del sito di social news, il che fa parte dell’universo di alternative ad OKNOtizie messe a disposizione degli sviluppatori. Di fatto, Pligg consentiva di realizzare un sito di social news, ovvero un portale in cui le notizie sono segnalate direttamente dagli utenti che si siano registrati. Pligg CMS pertanto si presenta(va) come una piattaforma completa, realizzata con tecnologia MySQL + PHP, utile per i siti web di questa categoria. Ad oggi sembra non esistere più, o meglio: ha semplicemente cambiato nome!

    Andando a visitare il sito Pligg.com, infatti, è facile accorgersi che non troveremo quello che ci aspetteremmo: la destinazione d’uso del dominio sembra essere cambiata, almeno al momento in cui scrivo. In effetti Pligg CMS è, ad oggi, noto sul web con il nuovo nome di Kliqqi CMS, ed è disponibile a questo link di GitHub: https://github.com/Kliqqi-CMS/Kliqqi-CMS. Ogni futuro riferimento a Pligg dovrebbe quindi fare riferimento a questa nuova versione, anche se l’ultima che ho trovato è comunque disponibile e scaricabile da Sourceforge; conviene comunque usare la versione disponibile su GitHub. Molto probabilmente la community non ha rinnovato il dominio .com che gli è stato registrato da qualcun altro (ad oggi vediamo un sito in costruzione o parziale, al vecchio indirizzo), così gli sviluppatori hanno deciso di dare nuova vita al progetto sotto un nuovo nome.

    Caratteristiche di Kliqqi (ex Pligg)

    Kliqqi 3.5.2 (al momento in cui scrivo l’ultima versione, di gennaio 2017) richiede server Apache con PHP5.4 o superiori e MySQL versione 5.1; possiede un core open source scritto in PHP, liberamente scaricabile. La versione base è ancora gratuita, ma sono disponibili dei download premium per gli utenti che si siano registrati al sito ufficiale. Kliqqi supporta i profili degli utenti, URL personalizzabili, infinite scroll sui post, sistema di rating (voti con le stelline da parte degli utenti) dei contenuti, commenti degli utenti, pannello di amministrazione backend e feed RSS come molti altri omologhi CMS. Sono inoltre disponibili template grafici che separano la logica del codice da quella del design, in modo da facilitare eventuali customizzazioni; inoltre sono a disposizione degli utenti funzionalità  aggiuntive e customizzazioni di vario genere, come una email di benvenuto ai nuovi iscritti ed altri moduli analoghi attivabili dal backend con un semplice click.

    Installazione di Kliqqi

    Kliqqi può essere installato sulla maggiorparte dei web hosting mediante una duplice procedura:

    1. è possibile infatti installare seguendo il metodo tradizionale di seguito indicato;
    2. si può, in alternativa, sfruttare la procedura guidata messa a disposizione da cPanel e Plesk, per cui esiste solitamente anche per Kliqqi una procedura di installazione 1-click.

    Per quello che riguarda l’installazione fatta con il metodo tradizionale, non è troppo diversa dall’installazione di WordPress:

    1. prima di tutto si scarica il file .zip dell’ultima versione disponibile di Kliqqi;
    2. poi bisogna scompattare il file in questione in una cartella nota;
    3. si apre la cartella appena creata, e si copiano via FTP tutti i file sulla root del sito destinazione;
    4. aprendo la pagina principale del sito in questione, si avvierà  la procedura guidata di installazione;
    5. in una nuova scheda del browser, senza chiudere la precedente, andremo a creare un database MySQL per Kliqqi, annotando nome del database, username del database e password (l’host solitamente è localhost);
    6. a questo punto si torna alla scheda precedente e seguendo le indicazioni della procedura guidata si collega il sito al database vuoto appena creato;
    7. si seguono i vari passi fino al completamento dell’installazione ed alla creazione dell’utenza amministrativa del sito;
    8. …siamo pronti ad utilizzare Kliqqi!
  • Come funziona la blacklist di un account di posta elettronica

    Come funziona la blacklist di un account di posta elettronica

    L’uso della posta elettronica è sempre più diffuso anche a livello professionale, e non semplicemente tra amici e conoscenti – per i quali, ad oggi, preferiamo sempre più i social network, a quanto pare. Le mail sono comode, veloci e discrete, e sono l’ideale per inviare promemoria, informazioni riservate (per quanto qualche piccolo appunto sarebbe necessario, a tal proposito) ed ogni genere di documento in allegato: immagini, file PDF, documenti e video. Succede però, a volte, che queste benedette email non arrivino a destinazione: aspettavamo una conferma via posta elettronica e non è mai arrivata, ad esempio.

    Oppure quella fattura (ammesso che non siamo soggetti agli obblighi di fatturazione elettronica, ovviamente) che il cliente dice di non aver mai ricevuto, ed abbiamo sempre il dubbio che stia facendo finta di nulla… un classico, per ogni freelance e piccola azienda che si rispetti. Se le mail non arrivano a destinazione, oppure finiscono in spam (nel qual caso basterebbe guardare in quella cartella e togliere le email “buone” da là, per inciso), in alcuni casi potrebbe essere un problema di blacklist del proprio IP aziendale o del dominio.

    Perchè le mail finiscono in spam

    A suo tempo, in effetti, avevamo visto come funziona la blacklist, dal punto di vista operativo: se la mail aziendale va a finire in blacklist significa che non parte, cioè che non si riescono ad inviare email dagli indirizzi aziendali e che, in certi casi, non è possibile riceverla. Le mail in questo caso, mediante appositi filtri che operano su base statistica (della serie: vanno a vedere la forma classica di un invio di phishing o di spam, e trovano somiglianze nella mail che non arriva) non sono, in pratica, considerate abbastanza sicure dal punto di vista del software a cui è stato incaricato l’invio. Pertanto può essere   interessante andare a vedere come funzioni questo fenomeno della blacklist della posta elettronica, da che cosa sia causato e come si possa, in funzione di questo, soprattutto risolvere.

    L’importanza di avere una mail aziendale è stata rimarcata all’interno di un nostro precedente articolo; le mail aziendali come abbiamo visto sono le più soggette a casi di spam, ma succede lo stesso con una mail appena creata che non abbia uno “storico” di fiducia. In quest’ultima situazione dovrete il più delle volte soltanto pazientare un po’: col tempo, ed abituando i vostri destinatari a togliervi dalla casella di spam, le mail saranno “fiduciate” e riuscirete a risolvere il problema. Il più delle volte sono gli stessi Internet Service Provider (detti anche ISP) a stilare le liste delle potenziali blacklist: quello che fanno è setacciare la rete alla ricerca di invii sospetti, e questo (se è molto comodo ed efficace da un lato) rischia di fare andare in blacklist anche sender che non c’entrano nulla. Un filtro antispam troppo restrittivo, del resto, è una causa molto comune delle mail che finiscono in spam: in molti casi è possibile risolvere solo cambiando provider di posta. Se inviate email da un IP condiviso con altri, ad esempio, sicuramente risparmierete qualcosa – ma al tempo stesso vi potreste ritrovare col problema di essere messi in blacklist a vostra insaputa. Se altri spammer usano quell’indirizzo, visto che è condiviso, ad esempio, succederà  proprio quello che temiamo: saremo puniti per conto di altri, visto che l’ISP non ha modo di distinguere a livello di grana fine chi davvero sia uno spammer e chi no. Come risolvere in questi casi è subito detto: bisognerebbe usare un hosting di mail dedicato, di fatto, fermo restando che sarà  necessario spendere qualcosa in più. Se la mail è molto importante per voi e ci lavorate ogni giorno, potrebbe essere un investimento più che sensato.

    Come controllare se siamo in blacklist

    Per verificare se un dominio sia in blacklist o meno (ad esempio quello della vostra azienda, per intenderci la parte dopo la @ nel vostro indirizzo) è possibile sfruttare un tool gratuito come il nostro:

    Trovalost Blacklist Checker

    Se invece si tratta di tentare di uscire dalla blacklist bisogna inviare delle richieste di informazioni agli ISP: prima di tutto chiedendo chiarimenti sui motivi (il più delle volte parlano in inglese) e poi provando a chiedere la rimozione. Purtroppo, però, questo è un metodo che ho sperimentato in vari casi reali di aziende che avevano questo problema e che, purtroppo, non sempre funziona.

    Servizi di posta elettronica professionali

    Per risolvere il problema delle mail che finiscono in spam, in sostanza, bisogna usare servizi di qualità : anche i reparti tecnici più preparati concordano su questo fatto, ammettendo che il margine di intervento per risolvere è spesso molto basso, per non dire nullo. Quindi entriamo nell’ottica giusta fin dall’inizio, e valutiamo le varie offerte che presenta il mercato. Ci sono molti provider di email dedicata che proteggono le comunicazioni con sistemi di antispam costantemente aggiornati, evitando così di farvi finire in blacklist, e che vi forniscono un servizio di invio affidabile e sicuro. Uno di questi, ad esempio, è Truemail di Seeweb.

    Ecco una guida veloce per utilizzare il Blacklist Checker di Trovalost.it:

    Cos’è il Blacklist Checker?

    È uno strumento online che permette di verificare se un indirizzo IP è presente in una delle principali blacklist utilizzate per contrastare lo spam e attività sospette.


    Come usarlo

    1. Accedi al tool

      Vai alla pagina del Blacklist Checker:

      Trovalost Blacklist Checker
    2. Inserisci l’IP
      • Nella barra di ricerca, inserisci l’indirizzo IP che vuoi controllare.
      • Es. 88.12.11.24
    3. Avvia la verifica
      • Clicca sul pulsante di verifica o premi “Invio”.
      • Il sistema controllerà l’IP confrontandolo con diverse blacklist.
    4. Leggi i risultati
      • ✅ Non in blacklist → L’IP è pulito.
      • ❌ In blacklist → L’IP è stato segnalato.
    5. Cosa fare se l’IP è in blacklist?
      • Controlla il motivo della segnalazione.
      • Se sei il proprietario dell’IP, segui le istruzioni del provider della blacklist per richiedere la rimozione.

    A cosa serve questo tool?

    ✔️ Verificare se il tuo server email è bloccato.
    ✔️ Capire perché le tue email finiscono nello spam.
    ✔️ Controllare la reputazione del tuo IP.

    Se il tuo IP è in blacklist, potresti avere problemi di consegna email o essere segnalato come fonte di traffico malevolo.

  • Come trovare le coordinate GPS di un Luogo (Latitudine e Longitudine)

    Come trovare le coordinate GPS di un Luogo (Latitudine e Longitudine)

    Trovare le coordinate geografiche di un luogo è semplice e può essere fatto utilizzando vari strumenti online, applicazioni e dispositivi GPS. Google Maps e OpenStreetMap sono tra le opzioni più accessibili e user-friendly, mentre i servizi di geocoding e i convertitori di coordinate offrono soluzioni per esigenze più specifiche. Utilizza il metodo che meglio si adatta alle tue esigenze per ottenere le coordinate precise che ti servono.

    Ecco una guida dettagliata su come trovare le coordinate di un posto.

    Utilizzare Google Maps

    Google Maps è uno strumento molto utile per trovare le coordinate di qualsiasi luogo. Ecco come fare:

    a. Apri Google Maps

    • Sito Web: Visita Google Maps.
    • App: Apri l’app Google Maps sul tuo smartphone.

    b. Cerca il Luogo

    • Inserisci l’indirizzo, il nome del luogo o le indicazioni nel campo di ricerca e premi Invio o tocca “Cerca”.
    • Inizialmente non dovresti vedere le coordinate che stavi cercando, ma a questo punto viene la parte importante: come mostrato nell’immagine qui sotto, devi prima premere sulla X a fianco del nome che hai cercato, in modo da rimanere nel posto che ti interessa. Ora senza spostarti sulla mappa devi tappare o toccare un punto qualsiasi della mappa che non contenga alcun luogo. In questo modo vedrai le coordinate del punto in basso, nella parte indicata dalla freccia.

    c. Trova le Coordinate

    • Sito Web:
      • Fai clic con il tasto destro del mouse sul punto esatto della mappa per il quale desideri conoscere le coordinate.
      • Seleziona “Che cosa c’è qui?” dal menu contestuale.
      • Le coordinate appariranno in una piccola finestra nella parte inferiore dello schermo.
    • App:
      • Tieni premuto il punto della mappa per qualche secondo finché non appare un marcatore.
      • La procedura è simile al caso dell’app di Google Maps: devi cliccare su un punto qualsiasi della mappa che non contenga luoghi, in questo caso vedrai le coordinate del punto in basso come mostrato nell’immagine successiva.
      • Le coordinate saranno mostrate nella parte inferiore dello schermo o nel menu che appare.

    Utilizzare un altro GPS o un Dispositivo di Navigazione

    Se sei fisicamente presente in un luogo e desideri ottenere le sue coordinate:

    a. Utilizza un Dispositivo GPS

    • Accendi il dispositivo GPS e attendi che acquisisca il segnale.
    • Il dispositivo mostrerà le coordinate in formato latitudine e longitudine.

    b. Utilizza un’App di Navigazione

    • Le app di navigazione come Google Maps e altre app GPS per smartphone possono fornire le coordinate attuali basate sulla tua posizione.