Tag: Mondo domini 🌍

  • Errore 451 Unavailable For Legal Reasons: come risolverlo e da cosa dipende

    Errore 451 Unavailable For Legal Reasons: come risolverlo e da cosa dipende

    In breve: l’errore HTTP 451 Unavailable For Legal Reasons (451 Non disponibile per motivi legali, dove probabilmente il 451 fa riferimento al romanzo Fahrenheit 451) significa che non è possibile accedere al documento: questo per motivi legali non diversamente specificati – ad esempio perchè il contenuto è stato rimosso da un’autorità  per motivi di copyright o politici.

    Questo errore è tipico, ad esempio, delle pagine web censurate o oscurate in alcuni stati. All’interno del markup HTML restituito, inoltre, è possibile che venga inserito o sia presente un attributo rel=”blocked-by” per il tag <link>, in modo da mettere in evidenza la relazione esistente tra la pagina bloccata e l’entità  he la sta bloccando: tuttavia questo tag non è obbligatorio.

    La seguente risposta standard contiene una citazione del celebre film Brian di Nazareth del gruppo di comici Monty Python, oggetto di censura proprio per quest’ultimo film in vari stati mondiali (e probabilmente citati non a caso).

    HTTP/1.1 451 Unavailable For Legal Reasons
    Link: <https://la.legge.sono/io>; rel="blocked-by"
    Content-Type: text/html
    <html>
          <head><title>Unavailable For Legal Reasons</title></head>
          <body>
                <h1>Unavailable For Legal Reasons</h1>
                <p>This request may not be serviced in the Roman Province
                of Judea due to the Lex Julia Majestatis, which disallows
                access to resources hosted on servers deemed to be
                operated by the People's Front of Judea.</p>
         </body>
    </html>
  • DNS-on-Blockchain (DoB) è una tecnologia migliorativa del DNS classico

    DNS-on-Blockchain (DoB) è una tecnologia migliorativa del DNS classico

    L’uso dei DNS (Domain Name Systems) su internet è consolidato ormai da molti anni, dopo essere sorta nel 1985 come risposta alla richiesta di inventare una sorta di “rubrica” universale che permettesse di associare ed identificare nomi di host a indirizzi IP. Nonostante siano trascorsi molti anni da allora, il DNS viene ancora oggi utilizzato, seguendo fedelmente l’evoluzione delle tecnologie ed associando, ad esempio, indirizzi IP di classe 4 (IPv6) come di classe 6 (IPv6).

    Al tempo stesso abbiamo assistito, e stiamo ancora assistendo, allo sviluppo della tecnologia blockchain, un must per far funzionare le criptovalute come BitCoin ma anche, estensivamente, per garantire la possibilità  di disporre di un registro univoco e firmato digitalmente per qualsiasi tipo di operazione o transazione. Se blockchain è diventata la parola magica che ha fatto esaltare generazioni di startuppari (a volte in modo del tutto arbitrario), può essere interessante provare ad immaginare come si potrebbe utilizzare una tecnologia del genere per un DNS ancora più solido e sicuro. Il DNS, infatti, è affetto da varie problematiche di fondo: è falsificabile, non da’ garanzie di corretta risoluzione dell’host e può essere sfruttato potenzialmente per varie forme di phishing.

    La blockchain permette di creare indirizzi univoci, in formato esadecimale, al fine di generare chiavi pubbliche che possano identificare i wallet (portafogli digitali) di Ada, Francesco, Giovanna e così via. Tali indirizzi, in formato esadecimale gestibile tipicamente via app, porta alla creazione di progetti sperimentali per poter gestire anche gli indirizzi host dei DNS: è quello a cui hanno pensato ad esempio con Diode, un ambizioso progetto che punta all’uso della blockchain per superare le ambiguità  legate alla risoluzione del DNS. Ambiguità  che, in teoria, sarebbero anche risolvibili con l’uso di HTTPS-over-DNS, alla prova dei fatti con diversi limiti pratici (ed una sicurezza ancora non perfetta), oltre che sostanziale scarso supporto da parte dei browser. L’idea di Diode, di fatto, è quella di riutilizzare la stessa semplicità  e autorevolezza con cui si identifica un wallet digitale all’interno della tecnologia DNS, senza doversi più preoccupare di complessi meccanismi di autenticazione e validazione dei dati: se il DNS usasse la blockchain, di fatto, sarebbe quasi immune ai problemi che l’hanno afflitta per anni (spoofing, phishing e così via). Il problema di fondo nell’uso di HTTPS su DNS, come abbiamo visto, è legato ad un singolo nodo che deve sobbarcarsi di tutto il lavoro di smistamento, quando un’ottica decentralizzata o distribuita sarebbe decisamente preferibile. La blockchain di fatto fa esattamente questo: permette di validare in modo sicuro le transazioni della rete senza dover ricorrere ad un “arbitro” o banca centrale, sfruttando una sorta di meccanismo di rating generato dalla rete stessa (il proof of work ad esempio è un sistema di autenticazione e validazione delle transazioni che è complesso da falsificare, è decisamente esoso in termini computazionali ed è in grado, al tempo stesso, di soddisfare la necessità ).

    Un DNS decentralizzato, del resto, avrebbe bisogno di memorizzare la firma digitale di un qualsiasi dominio, ad esempio trovalost.it, su una blockchain pubblica: in questo modo ogni utente della rete avrebbe una conoscenza univoca e priva di ambiguità  su qualsiasi dominio. Non servirebbe più un certificato SSL per validare l’identità  di un host, e grazie al registro pubblico della blockchain sarebbe possibile smistare le richieste in modo sicuro.

    Tale tecnologia è nota come DNS-on-Blockchain (DoB), e prevede che ogni richiesta DNS sia criptata e, al tempo stesso, la sua autenticità  sia dimostrabile (proof) mediante l’intera rete del registro blockchain. Questo garantisce, al tempo stesso, una estrema difficoltà  per eventuali malintenzionati di alterare il funzionamento del sistema, e nessuno potrebbe di fatto spiare i siti che stiamo visitando. Ovviamente un cambiamento così radicale non è questione di poco conto, e non è detto che sia davvero fattibile adottarne i pregi: lato utente, comunque, non cambierebbe molto, dato che il DNS di suo funziona in modo trasparente e manterrebbe, anche con la blockchain, i medesimi vantaggi.

    Progetti ambiziosi, e ancora sperimentali, come ENS ovvero Ethereum Name System lavorano su questa falsariga: ENS elimina la necessità  di digitare indirizzi lunghi e difficili da ricopiare come quelli dei wallet, sfruttandone altri come salvatore.eth e garantendo vari, interessanti, gradi di interazione. Di fatto, esattamente come avviene per gli indirizzi anonimizzati come i domini .onion, i domini .eth potrebbero sfruttare un DNS decentralizzato.

    C’è da scommettere che, nel prossimo futuro, qualcosa possa muoversi ancora.

  • Domini .AU: come e dove registrarne uno

    Domini .AU: come e dove registrarne uno

    I domini con estensione .au rappresentano il TLD ufficiale dell’Australia (non dell’Austria che è invece il .at, come visto in precedenza), e si tratta di un’estensione di dominio molto popolare da quelle parti. Le politiche di registrazione dei domini con questa estensione sono piuttosto restrittive, e c’è da premettere che in genere non sono ammesse registrazioni di domini di secondo con estensione .au (mionome.au). Per il momento quindi sono disponibili alla registrazione soltanto alcune sotto-estensioni, soggette peraltro a limitazioni sostanziali non da poco.

    Secondo il NIC ufficiale sono ammesse solo le seguenti sotto-estensioni (registrazione libera per qualsiasi soggetto con sede o residenza in Australia, che siano registrate ufficialmente ed ACN assegnato):

    • com.au;
    • net.au;
    • org.au.

    Questo significa che si possono registrare (ad esempio su GoDaddy) solo domini come mionome.com.au, mionome.net.au, mionome.org.au. Per altre estensioni, ci sono ulteriori vincoli da rispettare (ad esempio asn.au è riservato ad associazioni e partiti politici); in generale, potrebbe essere necessario contattare il register AUDA per accreditarsi ufficialmente.

    Per verificare se un dominio (o sottodominio) con estensione .au è disponibile per la registrazione, prova il nostro tool di ricerca e suggerimento nomi.

  • Trademark Clearinghouse: (non) registrare un dominio a nome di un’azienda non nostra

    Trademark Clearinghouse: (non) registrare un dominio a nome di un’azienda non nostra

    Trademark Clearinghouse è il nome sotto il quale si raccolgono e si catalogano varie forme di tutela legale e dal punto di vista tecnico per evitare che il nome di dominio di un brand possa essere registrato da qualcuno che non ne detiene i diritti. Il tutto serve quindi, almeno sulla carta, ad evitare che Ciccio Pasticcio possa registrare un dominio riferito a Microsoft o ad Apple Inc.

    In alcuni casi può capitare, soprattutto se consultiamo soluzioni software atte al recupero di domini scaduti, di trovare nomi di brand famosi, di realtà  celebri sul web o che comunque potrebbero risultare utili da intestarci, per la nostra attività  o per realizzare siti a noi associati o “satelliti”. Non è una buona idea, il più delle volte, trovare un dominio scaduto relativo ad un’azienda famosa e registrarselo, perchè i precedenti in questi caso sono quasi tutti a sfavore del piccolo e, direi giustamente, a favore dell’azienda che detiene i diritti. Ci sono casi molto famosi nella storia a riguardo, ad esempio l’uomo che si era intestato per qualche minuto google.com (azione revocata poco dopo), o l’artista americano che si era registrato walmart.horse (ed è stato costretto dalla Walmart Stores Inc. a cedere loro la gestione dello stesso).

    Risposta breve, quindi: no, non è opportuno farlo e si rischia qualcosa anche sul piano legale.

    Ci sono numerose estensioni e nomi di dominio che non potrai mai registrare, e questo vale sia per i marchi registrati che per le nuove estensioni di dominio: c’è anche un’autorità  su scala mondiale (Trademark Clearinghouse) che controlla e limita – almeno nelle intenzioni, e nei limiti della vastità  del web – ciò che considera degli abusi, anche se l’interpretazione legale di una cosa del genere potrebbe cambiare leggermente a seconda dello stato in cui si vive.

    Di sicuro, quindi, non è una buona idea rivendere o cercare di intestarsi un dominio scaduto riconducibile ad un’azienda, ad un brevetto o ad un marchio registrato: per l’Italia, prima di registrare un nome che ci piace potremmo pensare di consultare la banca dati pubblica relativa ai marchi registrati, consultando il sito ufficiale uibm.gov.it. Se il nome corrisponde in tutto o in parte ad un marchio registrato, è sconsigliato procedere con l’acquisto se non disponendo dell’autorizzazione preventiva da parte del detentore del marchio: quindi può andare bene una cosa del genere solo in caso di accordo specifico già  stilato – preferibilmente via contratto – in precedenza. Per ulteriori informazioni in merito alla registrazione di marchi e brevetti c’è un post piuttosto approfondito in merito di Carlotta Silvestrini.

  • Che cos’è l’auth code di un dominio

    Che cos’è l’auth code di un dominio

    Un auth code, noto anche come token di autorizzazione o codice di autorizzazione, è una stringa di caratteri generata dal registrar del tuo dominio che viene utilizzata per autorizzare il trasferimento del dominio a un altro registrar, di solito durante la procedura di registrazione.

    Cosa devi sapere sull’auth code di un dominio

    L’auth code è univoco per ogni dominio e ha una scadenza, in genere 24 ore.

    Una volta ottenuto l’auth code, puoi trasferire il tuo dominio al nuovo registrar fornendo loro l’auth code.

    Come usare l’auth code

    Il processo di trasferimento di un dominio può variare a seconda del registrar, ma in genere prevede i seguenti passaggi:

    1. Richiedere l’auth code dal tuo attuale registrar.
    2. Fornire l’auth code al nuovo registrar.
    3. Approvare il trasferimento del dominio nel tuo pannello di controllo del dominio attuale.
    4. Attendere che il trasferimento del dominio venga completato.

    Il trasferimento di un dominio può richiedere alcuni giorni per essere completato. Una volta completato il trasferimento, il tuo dominio sarà gestito dal nuovo registrar.

    Come è fatto un auth code

    Un codice di autorizzazione, noto anche come codice EPP, è una stringa alfanumerica unica generata dal tuo registrar di dominio che viene utilizzata per autorizzare il trasferimento del tuo dominio a un altro registrar. Il codice di autorizzazione è tipicamente lungo da 6 a 16 caratteri ed è valido per 24 ore.

    Ecco un esempio di codice di autorizzazione:

    ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ0123456789

    Il codice di autorizzazione reale per il tuo dominio sarà diverso da questo esempio. Puoi ottenere il codice di autorizzazione del tuo dominio dal tuo attuale registrar di dominio. Il processo per ottenere il codice di autorizzazione varia a seconda del registrar, ma di solito è possibile trovarlo nel pannello di controllo della gestione del dominio.

    Una volta ottenuto il codice di autorizzazione, puoi trasferire il tuo dominio a un nuovo registrar fornendo loro il codice. Il processo di trasferimento varia a seconda dei registrar coinvolti, ma tipicamente include i seguenti passaggi:

    1. Avviare il processo di trasferimento con il nuovo registrar.
    2. Fornire al nuovo registrar il codice di autorizzazione.
    3. Approvare la richiesta di trasferimento nel pannello di controllo del tuo attuale registrar di dominio.
    4. Attendere il completamento del trasferimento del dominio.

    Il trasferimento del dominio potrebbe richiedere alcuni giorni per essere completato. Una volta completato il trasferimento, il tuo dominio sarà gestito dal nuovo registrar.

    Ecco alcune cose aggiuntive da tenere a mente riguardo ai codici di autorizzazione:

    • Il codice di autorizzazione è sensibile alle maiuscole e minuscole.
    • Il codice di autorizzazione è valido per 24 ore. Se non completi il processo di trasferimento entro 24 ore, dovrai generare un nuovo codice di autorizzazione.
    • Alcuni registrar potrebbero addebitare una tariffa per il trasferimento di un dominio.
    • Potresti dover aggiornare i nameserver del tuo dominio una volta completato il trasferimento.
  • Registrazione domini .ZERO

    Registrazione domini .ZERO

    .zero è un’estensione di dominio gestita da Amazon (la quale ne ha anche rivendicato la proprietà  intellettuale), la quale permette di registrare nomi di dominio tipo:

    tuosito.zero

    Ogni dominio con estensione (TLD) .ZERO deve:

    • avere da 3 a 63 caratteri
    • non contenere un carattere accentato sulla prima, terza, quarta o ultima lettera;
    • contenere solo lettere, numeri, caratteri accentati o una combinazione degli stessi
    • non essere un nome di dominio riservato
    • non essere il nome di un paese o di una località 

    Inoltre:

    • sono pienamente supportati gli IDN (Internationalized Domain Name)
    • Il TLD .ZERO deve rispettare i diritti di proprietà  intellettuale e di brand a qualsiasi livello;
    • i domini non possono essere assegnati a persone fisiche, organizzazioni di terze parti, istituzioni;
    • devono contenere informazioni aggiornate su aggiornamento e data di registrazione e scadenza.

    Attualmente un dominio con estensione .zero non è registrabile, ma potrebbe diventarlo nel prossimo futuro.

    Image by OpenClipart-Vectors from Pixabay

  • Registrazione domini .ABARTH

    Registrazione domini .ABARTH

    Nel 2012 era stata proposta l’estensione di dominio .abarth, che sembrava non aver mai preso piede e diventare un dominio registrabile. Ad oggi, stando al sito web della IANA, il contatto amministrativo per i domini .abarth risulta essere FCA Italy, ovvero la ex FIAT con sede a Torino e facente riferimento al gruppo Stellantis. Il sito web www.abarth.com dovrebbe spiegare come registrare domini con questa estensione, anche se riporta informazioni sulla famosa automobile con lo stesso nome.

    Il nome di dominio non sembra attualmente registrabile, per cui non possiamo registrare domini con questa estensione almeno al momento in cui scriviamo.

  • Quali domini sono più utilizzati per diffondere malware?

    Quali domini sono più utilizzati per diffondere malware?

    Con quali tipologie di TLD o estensioni di dominio vengono più spesso effettuate truffe, phishing e raggiri?

    DomainTools ha pubblicato una statistica sui domini più frequentemente sfruttati per diffondere spam e malware, ed ha pubblicato il proprio studio su una casistica significativa di domini registrati di recente: ad esempio su un campione di 230 mila domini con estensione .science, è stato scoperto che circa il 63% degli stessi è stato messo in blacklist per motivi di spam o diffusione di malware. Nel caso dei .racing, addirittura, la maggioranza delle registrazioni a scopo malevolo erano state effettuate da un singolo registrante.

    Come è stato analizzato il campione

    La metodologia di analisi è stata la seguente: per ogni dominio analizzato sono state prelevate quattro caratteristiche principali, ovvero estensione (TLD), presenza di WHOIS privacy, indirizzo email gratuito associato al dominio e localizzazione geografica del dominio; incrociando di dati con quelle delle blacklist pubbliche di domini, è stato possibile effettuare una classificazione tra domini blacklisted e domini “neutri”, per ognuna delle caratteristiche in esame. Sia pur con un certo margine di errore statistico, ovviamente, è stato così possibile effettuare una classificazione sulla base delle quattro caratteristiche in esame. Le attività  sospette che sono state considerate nello specifico sono anch’esse quattro, ovvero spam, phishing, botnet e malware.

    Se nel 2015 erano i .link ed i .cf ed i .us le estensioni di dominio più abusate, secondo la statistica di quest’anno sono i .science, i .study ed i .racing ad essere maggiormente veicolo di malware; ovviamente questo dato è solamente indicativo, e non significa che estensioni del genere non debbano essere utilizzate. Al limite, per infondere maggiore sicurezza agli utenti ed evitare di essere assimilati a siti equivoci, in certi casi è possibile sfruttare estensioni alternative a parità  di nome di dominio (cercare alternative di nomi di dominio) ed effettuare un classico redirect 301 su un dominio unificato.

    Conclusioni

    In generale emerge inoltre che le estensioni lanciate quest’anno sono quelle più soggette a casi equivoci o potenzialmente rischiosi per l’utente, e che oltre l’80% dei domini di natura dubbia sono concentrati geograficamente in Cambogia.

    (fonte)

  • Come mettere un dominio in parking

    Come mettere un dominio in parking

    Il parking dei domini è una delle strategie più semplici da attivare per un duplice scopo:

    • sospendere/”congelare” un dominio, rinviandolo ad un momento successivo;
    • inserire annunci pubblicitari tematici all’interno della pagina web per guadagnare.

    Sfruttare il parking dei domini per “sospendere” un sito

    Di base, effettuare il parking di un dominio è una tecnica molto semplice, che si può effettuare ad esempio via cPanel in questo modo.

    Facciamo login nel nostro account, e clicchiamo su “Parked domains” o “Domini in parking“.

    Screen 2015-09-14 alle 10.59.26

    A questo punto troveremo una lista di domini che stiamo controllando, che può essere eventualmente vuota.

    Screen 2015-09-14 alle 11.03.47

    Nell’immagine, in effetti, non esistono domini in parking (“You do not currently have any parked Domains“): se è la prima volta che attiviamo il servizio, inseriamo il nome del dominio nella casella a fianco di “Add Domains, e clicchiamo sullo stesso bottone.

    A questo punto, dopo qualche istante, non ci resta che configurare i DNS del sito che abbiamo inserito, attendere la propagazione dei DNS e goderci, infine, il nostro dominio parcheggiato.

    La procedura più specifica è molto simile a quella per configurare i domini di addon che abbiamo visto in passato su questo blog: nell’articolo linkato trovate, per la cronaca, indicazioni anche per configurare i domini in parking.

    Sfruttare il parking dei domini per guadagnare

    Si tratta di una delle opportunità  di maggiore interesse per i webmaster che gestiscano numerosi siti web, e che vogliamo monetizzare questo investimento nel modo più rapido che si può. In un dominio parcheggiato, di fatto, sono semplicemente presenti degli annunci contestuali pertinenti al nome del dominio stesso.

    Parcheggiando come-guadagnare.it, ad esempio, potrei pensare di inserirvi annunci contestuali di Adsense, che sono contestuali e vengono gestiti in automatico dal server di ads di Google, cercandi di inviare le cose che potrebbero interessare maggiormente i visitatori della pagina. In questo caso, il parking viene inteso come una tecnica per monetizzare il dominio: bisogna specificare da subito che, a dispetto della semplicità  di attivazione, non si tratta di un “metodo miracoloso” per fare soldi rapidi e veloci, e questo perchè anzitutto dipende moltissimo dalla qualità  degli annunci.

    Di solito gli inserzionisti non sono molto disposti a spendere molto per questo genere di siti, per quanto possano essere tematizzati o interessanti, per cui il margine di guadagno / ROI per guadagnare mediante parking dei domini è davvero minimale, in molti casi. Il dominio in parking per scopo commerciale è una tecnica borderline che rientra, in molti casi, nel posizionamento di thin content, demonizzato ufficialmente da Google con i suoi recenti update algoritmici (Panda e Penguin).

    Il problema principale del parking in questa veste, in altri termini, risiede nel fatto che questi siti non forniscono contenuti, e sono costruiti con il solo scopo di guadagnare senza fornire alcuna informazione o valore aggiunto all’utente. Questo rende difficoltosa questa pratica in maniera estrema, e per quanto sia sgradevole dirlo parecchio complesso il suo modello di business.

     

  • Domini .coop: come e dove registrarne uno

    Domini .coop: come e dove registrarne uno

    L’estensione di dominio .coop (detta in gergo TLD ovvero Top-Level Domain, in italiano dominio di primo livello) fa parte delle nuove estensioni di dominio, e più in particolare dei domini ad uso generico sponsorizzati. Nello specifico, l’estensione .coop è stata proposta per rendere distinguibili i siti delle cooperative, e la cosa può avvenire con un certo margine di sicurezza: infatti la registrazione di domini del genere è riservata alle cooperative o, al limite, alle associazioni o aziende riconosciute che ne facciano eventualmente da tramite.

    Saremo quindi certi che un dominio .coop (gestito ufficialmente dal NIC.coop) corrisponde realmente ad una cooperativa, in quanto – a monte della registrazione – esiste un meccanismo di validazione e verifica del registrante

    Si può registrare direttamente al secondo livello (nomecooperativa.coop, ad esempio) ed il costo si aggira sugli 85 euro all’anno, dominio escluso. Tra i register accreditati dal NIC, i soli a cui è possibile rivolgersi per registrare un .coop, troviamo l’italiano tuonome.it: questo provider potrebbe offrire particolari promozioni per i clienti interessati, e la registrazione va effettuata per almeno 2 anni, spendendo così 170 euro una tantum per la registrazione, con inclusi:

    • configurazione del DNS;
    • puntamento ad IP statico;
    • redirect gratuito per URL ed email;
    • pagina di cortesia personalizzabile;
    • una web mail inclusa.

    Photo by Steve Snodgrass